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1 1
J
BIBLIOTECA
ARTISTICA
VOLUME III.
TRATTATO
dell' arte
PITTURA SCULTURA
ED
ARCHITETTURA
D I
610, PAOLO LOMAZZI)
PITTORE
DEL XVI SECOLO
2Ù4i>i.H> cn delle JCwrt
VOLUME III.
ROMA 1844
PRESSO SAVERIO DEL-MONTE EDITORE PROPRIETARIO
ROMA - TIPOGRAFIA DI GIUSEPPE GISMOND!.
LIBRO SETTIMO
CAPITOLO I.
Della virtù e necessità dell 9 istoria , o forma
che vogliavi dire della pittura.
Vj\\i anderà discorrendo per i pittori stati non pur a
questi ultimi tempi dopo la declinazione dell' impero
romano , ma anco in quei primi felici secoli, che la
pittura , e tutte le altre arti fiorirono , o mirando le
opere loro, o leggendo quello che altri ne hanno giù*
diziosamente scritto , senza dubbio ne troverà molti ,
che quantunque iu alcune parti di questa facoltà fos-
sero eccellenti, nientedimeno per essere stati privi del-
la cognizione della forma e delineamento , che nelle
cose cosi artificiali come naturali si ricerca , sono re-
stati oscuri , sì che appena un picciol suono del no-
me loro è arrivato ai posteri. E di certo impossibile
cosa è che alcuno possa esprimere col pennello, par-
lando della più soda parte che sia nella pittura per
manco oscurità invenzione alcuna, se non sa la forma
esteriore di ciò che ha ritrovato. E di qui ne avvie-
ne 7 che errandosi per non sapere il principio , molti
come ho detto pratici sono restati al fine della opera
loro in vergogna; perciocché è meno apprezzato nella
pittura dai savj quello che si vede , che quello che
sotto si gli nasconde come splendore velato da belli
colori , in quella guisa che nei poemi i versi sono letti
da noi con diletto, più per i concetti e per la sostanza
nascosta , che per quella armoniosa legatura di parole
che esteriormente si sente ali' orecchio. Sicché benis-
8 LIBRO SETTIMO
simo vediamo quanto il sapere la forma esteriore di
ciascuna cosa sia non pur utile , ma necessario nella
pittura. £ perciò io in questo ultimo libro di tutto il
trattato , affine che il pittore tutte le volte che ha da
por mano sopra tavola, o parete, non abbia a gir con
fatica mendicando questa parte, ho voluto trattarne a
lungo , mostrando insieme la virtù sua , e necessità.
Dove se bene non anderò raccogliendo così minutamen-
te tutto ciò che io ho potuto di questa facoltà inten-
dere e per studio e per pratica , nondimeno non tra-
lascerò alcuna delle forme principali di qualunque cosa
che si possa dipingere , cominciando da Iddio , e ar-
rivando come per diritta catena sino a Lucifero, ci-
tando i nomi degli autori onde saranno cavate $ ac-
ciocché vi si possano anco più diffusamente leggere di
quello che io alcuna volta riferirò.
CAPITOLO II.
Della forma di Dio Padre , Figliuolo ,
e Spirito Santo.
JL erchè al pittore, fra tutte le cose, più sovente av-
viene di dipingere Iddio nel modo eli* egli può in que-
sta vita essere rappresentato da uomini mortali, fa di
mestiero cercare in questo luogo in qual modo ciò si
possa convenientemente fare,* ancora che nel vero egli
essendo infinito, non possa essere dipinto da mano fini-
ta. Il che volle significare l'oracolo di Serapide, il quale
CAPITOLO IL 9
interrogato da Nicocreonte tiranno di Cipro, rispose,
che Dio era quello, il cui capo fosse il cielo, il ven-
tre i mari, i piedi la terra, le cui orecchie fossero
collocate nella sfera del fuoco , e gli occhi nel sole :
siccome accennò anco con sentenza non molto diversa
Orfeo in certi suoi versi $ e parimenti Simonide , il
quale più volte ricercato da Jerone tiranno di Sicilia
chi fosse Iddio, dopo molto aver taciuto rispose, che
quanto più ci pensava , tanto più gli riusciva cosa dif-
ficile, e oscura.
E lasciando le autorità dei gentili , il Maestro
delle sentenze air is tesso proposito lasciò scritto, che
con somma modestia e timore dovevano trattare Id-
dio. £ seguendo Eusebio, dopo aver lungamente di-
scorso di Dio, dice sé pensare che quello sia Iddio,
il quale con lingua non si può esprimere , né con in-
telletto comprendere. Tuttavia troviamo eh 9 egli si ha
da rappresentare simile air uomo , come chiaramente
si raccoglie nella Genesi, dove volendo Iddio, formare
l'uomo , dice e facciamolo alla nostra sembianza » ,
come espose poi il Salmista , benché oscuramente. Ed
in diversi luoghi della Scrittura Sacra si leggono at-
tribuiti varj membri umani ed ornamenti a Dio , dei
quali gli uni ci vengono a significare diverse potenze,
che sono semplicissimamente in lui distinte fra sé per
li sacri nomi; e gli altri sono come certe vie, per le
quali si diffonde la grazia di esse membra , siccome
in diversi luoghi delle scritture sacre non oscuramente
ci si accenna. Onde leggiamo nei Cantici « il capo di
Dio come il Carmela e le chiome come porpora di re ».
Degli occhi, delle palpebre , e degli occhi, si dice nei
10 LIBRO SETTIMO
Salmi « gli occhi del Signore sopra i giusti , e gli
orecc/ii suoi nelle loro preghiere », ed altrove « gli
occhi suoi riguardano nel povero, e le sue palpebre
interrogano i figliuoli degli uomini » . Della bocca e
gozzo (che ancora si piglia per tutta la gola), e dei
denti, si legge appresso Isaia « la mia bocca non in-
terrogasti » j e nei Cantici « il tuo gozzo è siccome
vino buonissimo : degno è il tuo del mio diletto da
bevere, e cibo ai labbri, e denti di esso da rumi-
nare ». Si gli attribuiscono eziandio le nari, con le
quali (siccome spesse volte nella legge si trova) « odo-
rai sacrificj in odore di soavità » . Ed oltre di ciò gli
omeri , le braccia 7 le mani , eie dita , dei quali si
legge in Isaia « è fatto il principato sopra gli omeri
suoi : il braccio del Signore a chi è rivelato » ; e nei
Canti del real profeta « le tue mani 7 Signore , mi
hanno fatto 7 e mi hanno plasmato , e vedrò i cieli
tuoi, e V opera delle tue dita ». Della destra e sini-
stra , il medesimo dice « disse il Signore al Signor
mio , siedi alla destra mia » ; e nel Vangelo abbiamo
die « alla sinistra si collocheranno quelli che saran-
no dannati nelY ultimo giorno » . Del cuore, del pet-
tt> , della schiena e parti posteriori , e della faccia 7
si legge nel libro dei Re « che ha ritrovato David uo-
mo secondo il suo cuore * j e nell' Evangelio « quel
petto sopra il quale dormendo Giovanni concepì se-
creti divini » • Nei Salmi descrive la sua schiena nella
pallidezza dell 9 oro ; in Geremia « la schiena , e non
la. faccia mostrerò nel giorno della perdiùon loro »;
ed a Mosè « vedrai le parti mie posteriori » . Final-
mente dei piedi canta il Salmista « nebbia sotto i suoi
CAPITOLO IL i I
piedi » } il che si accenna anco nella Genesi , ove si
dice « andare di mezzo giorno » . Nella stessa maniera
si fa menzione nelle sacre lettere di diversi ornamen-
ti 7 e vestimenti d' Iddio $ come appresso il Salmista
« il Signore ha regnato , si è vestito di politezza, e
circondato di lume come di vestimento » j ed in al-
iro loco « hai vestito l'abisso come vestimento e co-
primento suo » ? ed in Ezechiele , parlando Iddio « ho
sparso il mio vestimento sopra di te 7 ed Ito coperto
la tua infamia ». Leggesi eziandio di verga, bastone,
spada , e scudo : come appresso il Salmista « la tua
verga , ed il tuo bastone mi hanno consolato ; con
lo scudo ti circonderà la sua verità »;e nel Deute-
ronomio « la spada della gloria sua » . Ma perchè trop-
po lungo sarebbe l'andare raccogliendo minutamente tut-
to ciò die in questo proposito si legge per le sacre
scritture , questo che si è detto fin qui assai dovrà ba->
stare per esempio e norma di quello che ha da osser-
vare il pittore nel rappresentare Iddio, Avvertendo nel
resto di non commettere mai eh' egli in qualunque azio-
ne si veda fare atto vile , ed indecente a tanta mae-
stà; ma s'è possibile penetrare tanto oltre con P in-
telletto 7 che si sforzi di rappresentarvi dentro la dei-
tà , con l'eccellenza, e differenza della forma, statura,
colore ^ moto , collocazione , e lume degli altri corpi,
che si fingono intorno a lui, cosa tanto difficile 7 che
lo stesso Leonardo non potè conseguirla nel Cristo che
dipinse nel refettorio delle Grazie di Milano. Ma con
tutto ciò non ha da rimanersi alcuno di procurarla a
tutto suo studio, siccome fra gli altri hannola espli-
cata Raffaello, Antonio da Correggio, e Gaudenzio,
12 LIBRO SETTIMO
Imperocché così non si vedrà per li tempj cotanto spes-
so rappresentato Iddio , non solamente privo di mae-
stà , ma storpiato , e peggio espresso degli altri. Onde
che in vece di muoverci a divozione e riverenza , ci
muove a scherno e dispregio dell 9 artefice-, e per ciò
anco viene a scemar la divozione. Inoltre perchè Id-
dio non sempre ha da essere rappresentato in un me-
desimo gesto, ma diversamente secondo la istoria, non
sarà senza proposito reggersi dietro la intelligenza di
quegli antichi ebrei, i quali ritrovarono molti nomi,
come membri di Dio , che tutti diverse cose signifi-
cano, come ira, furore, compiacenza, dilezione, odio,
dilettazione , delizia, indignazione, e simili. Per esem-
pio, il nome Elohim Ghibor significa Dio robusto, che
punisce le colpe dei cattivi ; Adonai Savaod Dio de-
gli eserciti ; così Elohim Savaod , non però di guer-
ra e giustizia , ma di pietà e di consonanza ; Sudai
onnipotente, e che sodisfa ad ogn'uno, e così seguen-
do si compiscono i nomi sino a dieci, che per altret-
tante numerazioni, dette Sephirod 1 sono contenuti, delle
quali fa menzione nell' Idea del suo teatro Giulio Ca-
millo , dove dice , che per istromenti, ovvero vesti-
menti, o esemplari del modello, influiscono in tutte
le cose create per ciascuno superiore, fino nelle infi-
me e basse, con certo ordine che non fa a nostro pro-
posito per ora di raccontare : bastando sapere , che
secondo che Iddio , rispetto all' istoria, ora va robu-
sto , or severo , or pieno di maestà , così dee essere
in vista rappresentato.
Ora per venire al Salvator nostro Gesù Cristo ,
e vedere qual forma egli avesse in carne umana, ap-
CAPITOLO IL i3
pieno si raccoglie da quella epistola scritta da Lentulo
offiziale di Erode in Giudea , la quale fu trovata in
certi annali dei romani, dove egli descrive la sua for-
ma o effigie in questo modo $ e parimenti ancora da
Gioseffo ebreo vien trattato. « Apparve in questi tem-
pi un uomo chiamato Gesù, uomo di gran virtù,
il quale dalla gente è chiamato Profeta di Verità ,
e da 9 suoi discepoli Figliuolo di Dio , il quale risu-
scita i morti , e sana gl'infermi; uomo di statura
mediocre e spettabile , di volto venerabile si che chi
lo guarda conviene che lo ami ; ha i capelli di co-
lor di noce avellana matura , piani quasi sino air
orecchie , e dall' orecchie sino alle spalle cerulei e
crespi i ha lo scriminale in mezzo al capo secondo
il costume nazareno , la fronte serenissima, la fac-
cia bella, nel naso e nella bocca non si può cosa
veruna desiderare j di colore è simile ai capelli, e
di barba non troppo lunga, ma biforcata in mez-
zo $ ha aspetto semplice e maturo , gli occhi glau-
ci , varj , e chiari j nel riprendere è terribile, nell*
ammonire piacevole , amabile , e lieto , ma sempre
con gravità; né è stato veduto ridere mai, ma si
ben piangere ; di statura di corpo è bellissimo , e
dritto , le mani e le braccia con tutto il corpo sono
dilettevoli a vedere; nel parlare è grave, tardo, e
moderato, e spezioso fra tutti i figliuoli degli uo-
mini ». £ di questo divino simulacro fu felicissima-
mente espresso in marmo dal singoiar Bonarroti nel
tempio della Minerva in Roma ignudo con bellissime
attitudini in piedi , con la croce nelle mani.
Lo Spirito Santo poi non altrimenti ha da essere
U LIBRO SETTIMO
rappresentato aneli 9 egli se non in quelle forme che si
legge nelle sacre scritture essere apparso diversamente,
secondo la divinità dei soggetti , siccome bene lo di-
chiara S. Bernardo, lasciando il cercare, por non con-
venirsi a questo luogo, da chi egli sia mandato, a qual
modo , e perchè , e per qual mezzo fosse mandato ;
dovendoci bastare solamente il sapere a qual teknpo,
e quante fiate , ed in che modo, ed a quali fosse man-
dato. La qual cosa secondo esso S. Bernardo si con-
chiude in queste poche parole, cioè, che egli in quan»
to die è apparso visibilmente cinque sole volte , si è
veduto in diverse forme , prima in forma di colomba
sopra a Cristo battezzato , siccome ne scrive S. Luca
al III capitolo, e lo espresse Gaudenzio in S. Maria
di S. Gelso in Milano sopra una tavola in guisa di lu-
cida nuvola ; la seconda nella trasfigurazione di Cristo,
come riferisce S. Matteo al XV1I° capitolo, e lo mo-
strò Raffaello particolarmente sopra una tavola a S. Pie*
tro Montorio in Roma; la terza in specie di fiato, co-
me si legge in S. Giovanni al XX° capitolo ; la quar-
ta in figura di luce di fuoco , il qual splendore e rag-
gio divino fu dimostrato nell' annunziazione alla Ver-
gine dalla felice mano di Tiziano in una tavola , che
da lui fu poi donata a Carlo V imperatore; e la quin-
ta in sembiante di lingue di fuoco sopra gli apostoli,
siccome rappresentò Gaudenzio in una tavola a Vigevano»
Ma quale sia per contemplazione la Santissima Tri-
nità nell' unita , la descrive Dante nell' ultimo capito-
lo del Paradiso , dicendo x
Nella profonda e chiara sussistenza
Dclt alto lume parvenu tre giri
CAPITOLO IL iS
Di tre colorì e cTutia continenza :
E tun dalt altro , come fri da fri ,
Parea reflesso j c7 terzo parea fuoco
CJie quinci e quindi igualmente si spiri :
epu quel che segue. Ma mentre dalla Sacra Bibbia, e
dai Vangeli potrà il pittore per sé stesso col suo in-
telletto , secondo le occorrenze , cavare in ogni pro-
posito tutto ciò che gli farà mestiere, senza che io va-»
da inculcando qui ogni cosa, farò fine, terminando que-
sto mio ragionamento della forma di Dib nel diade-
ma triangolare che sopra il capo si gli dipinge, il quale
siccome quello che rappresenta anch' egli la Santissima
Trinità, tutto in sé dee proporzionatamente riguardarsi.
CAPITOLO III.
Della forma delle jerarchie, e nove cori degli Angeli^
secondo i loro ufficj.
Lj Angelo, come scrive Damasceno > Alberto, e tutti
gli altri teologi , é sostanza intellettuale , incorporea ,
sempre mobile , libera di arbitrio , a Dio ministran-
te , immortale per natura sua. E Dionisio nel libro
dei nomi divini dice , l' angelo essere immagine di
Dio, manifestazione di lume occulto, specchio pu-
ro , splendidissimo , ed immacukto , il quale rice-
ve tutta ( se è lecito dire ) la bellezza della ben for-
mata deiformità , e puramente dichiara in sé, quanto
è possibile , la bontà recondita. Sono gli angeli simili
16 LIBRO SETTIMO
fra so in quanto sono immortali , invisibili , ed indis-
solubili, semplici, separati in persone, incommutabili
ad altra natura , e per altro non patono che per i su-
periori ; ma sono dissimili in dono di grazia , e di na-
tura. Gli ordini loro il santissimo Dionisio, discepolo
di S. Paolo apostolo, nominò jerarchie, cioè sacri prin-
cipati } e li distinse in superiore , mezzana , ed infe-
riore : in modo che la superiore contiene tre ordini,
cioè Serafini , Cherubini , e Troni ; la mezzana altret-
tanti , cioè Dominazioni , Potestà , e Virtù j e la in-
feriore medesimamente tre altri, cioè Principati, Ar-
cangeli , ed Angeli. E così eziandio da Iamblico , da
S. Gregorio nei morali, e da Proclo, in nove cori sono
distinti.
Ora dovendosi prescrivere la forma di qualunque
Angelo di questi nove ordini , per poterli rappresen-
tare intorno a Dio col resto della gloria, così nei tem-
pj, come altrove , in quella guisa che da alcuni eletti
da Dio sono talvolta stati veduti; ancora che questa
speculazione sia opera piuttosto da teologo , non re-
starò io perciò di darne con alcuni esempj l'ordine ,
avendo sempre innanzi gli occhi la influenza loro ac-
cennata da divini nomi a ciascun di loro attribuiti ,
ed oltre di ciò l'offizio particolare, per il quale ve-
niamo a conoscere il principio puro onde sono.
I Serafini adunque, spiriti più nobili della prima
jerarchia , che in ebreo vogliono dire incensivi ovvero
riscaldanti, perchè considerano la virtù d'Iddio, il quale
conosce in loro come verità , ed il fuoco si gli ascri-
ve, che non è altro che un amore lucente, vanno rap-
presentati risplendenti in modo che spargano intorno
CAPITOLO III. il
raggi a guisa di Soli, e con sei ali, come quello di
cui fa menzione il profeta, ed un che apparve a S. Fran-
cesco con Cristo nel mezzo della croce, rappresentante
il desiderio suo. Il quale affetto fu dimostrato dal Bo-
narroti nel cartone ritratto in S. Pietro Montorio in
Roma (1); da Gaudenzio per D. Antonio da Leva; dal
Sarto per Francesco Valesio re di Francia ; e dal Mu-
ziauo, di cui si veggono molte carte in istampa con paesi
bellissimi e vaghissimi. Ed in questi influisce il nome
della divina essenza, e prima numerazione, interpre-
tato corona evvero diadema. I Cherubini, che in ebreo
significa moltitudine di cognizione, ovvero infusione di
sapienza , considerano la bontà d'Iddio che li ama con
carità , ed in loro la terra non è altro che la propria
stabilità ed immobilità d'essenza j però con molto giu-
dizio da alcuni sono rappresentati con una faccia di fan-
ciullo rotonda con otto ali attorno, due di sopra, due
sotto il mento , e due per orecchia , dinotando le so-
praddette parti della stabilità, e per la faccia la pu-
rità della mente , per la quale Iddio ama ed infonde
la sapienza e cognizione delle cose , che non in altro
loco del corpo si riservano. In questi per il secondo
esemplare del modello chiamato Hochmà, cioè sapien-
za, siccome ruote ovvero forme, come dicono gli ebrei.
11 secondo nome fabbrica altrettante figure quante idee
contiene in se, distinguendo il caos dalle creature per
la sua intelligenza. È ben vero eh 9 eglino talvolta si
fanno eziandio eoa due sole ali , ed ancora in forma
di fanciulli iutieri cou le mani e con piedi in diversi
(i) Questo cartone fu fatto a richiesta del cardinal Sangiorgio,
col q ut le Michelangelo dimorava, non ancora di ?4 &nui.
Lomazzo Tr. Voi. HI 2
18 LIBRO SETTIMO
atti , forse per qualche altra segreta cagione. £ di Sa-
lomone anco è scritto, che nel suo tempio ne fece far
due in piedi dritti, e Tali tutte d oro. Ma tanta licen-
za si ha preso oggimai ogni pittore, che senza alcun
certo prescritto , lo figura in quella guisa che più gli
aggrada , e le più volte contro la verità. I Troni, che
in greco significa seggia eccelsa ed elevata, dove siede
chi giudica , considerano l'equità di Dio , che in loro
siede come equità , e per loro determina i suoi giudi-
zj. L'acqua in loro non è altro che clemenza e pietà.
Questi in ebreo sono detti anco Arelim , cioè angeli
grandi forti e robusti ; e però debbono essere figurati
non in tutto piacevoli , né anco terribili $ ma pieu di
maestà , e come giusti in atto rappresentante la vera
giustizia , la quale appresso i platonici , che forse in ciò
seguirono la dottrina degli egizj , non si determina es-
sere più femina che maschio , né più maschio che fe-
mina , per dimostrare che la giustizia si dee ammini-
strare senza passione alcuna $ sicché questi angeli dei
quali parliamo, siccome seggio del divino giudizio, vo-
gliono così avere del virile, e dell' effeminato, in quella
guisa che si rappresenta Minerva appresso i greci , ed
ancora la Giustizia , con alcuni ornamenti d armi che
benissimo accompagnino la virilità,* siccome di rincon-
tro conviene accompagnare anco il resto degli abiti che
tendano al molle , alla clemenza e pietà, senza le quali
virtù la giustizia non sarebbe perfetta. Per il coro di
questi angeli influisce il terzo nome attribuito allo Spi-
rito Santo per la sua numerazione, che significa remis-
sione e quiete, giubilèo, penitenziale conversione, trom-
ba grande , redenzione del mondo , e vita del secolo
CAPITOLO III. 19
che verrà. £ questi tre ordini , siccome angeli sopra
celesti, sono riposti in questa superiore jerarckia a con-
templare l'ordine della divina providenza. Onde per co-
mandamento loro si fa 7 ed eseguisce ogni cosa dagli
altri, siccome inferiori*
Le Dominazioni reggono gli offizj degli angeli , ed
in loro Iddio signoreggia come Maestà, e l'aere die in
esse è, non è altro che spirito sottilissimo e penetran-
te. Per loro influisce il quarto nome , la cui nume- i
razione è Hesed, cioè clemenza ovvero bontà, che si-
gnifica grazia, misericordia, pietà, magnificenza, scet-
tro , e destra mano. Vanno formati belli , piacevoli ,
e pieni di maestà , con vestimento che tirino al lungo
in alcuua parte , con diadema ovver corona sopra la
fronte , con scettri in mano, con le faccie non grosse,
ma gracili e d'aria acuta , d'occhi risplendenti e ma-
gnanimi , e parimenti con tutte le membra proporzio-
nate, con le mani e dita svelte, con gli abiti non molto
ornati, per non avere loro la magnificenza* Ed in que-
sta forma propriamente rappresenteranno Foffizio loro,
siccome il saggio pittore per le sue significazioni potrà
comprendere} avvertendo sempre di fargli la destra ma-
no libera in segno di comandamento e dominio. Le Po-
testà raffrenano la potenza dei demonj, ed Iddio le di-
fende come salvatore. Per loro influisce il quinto nome
per la sua numerazione , che è potenza, fortezza, se-
curirà , giudicio , che punisce con stragi e guerre , e
si accomodano al tribunal di Dio alla cintura, spada,
e braccio sinistro di esso Dio. Però debbon rappresen-
tarsi severi in modo, che risplenda per le membra loro
la fortezza e securità, con berre grosse ne' capelli, con
2*
20 LIBRO SETTIMO
occhi fieri , eoa gesti magnanimi , con proporzione che
tenda più al virile che alT effeminato, e con abiti sodi,
e senza ornamento. Giudicarci ancora che si potessero
rappresentare armati con bellissimo modo , cosi per
l'offizip che tengono, come ancora per essere preposti
alla sfera di Marte, essendo che sono attribuiti alla spa-
da d'Iddio , ed alla cintura. Per il che non senza pro-
posito si possono fare con cintura , e con palme , in
segno del raffrenare, e legare le forze diaboliche; ed
ancora per simbolo delle vittorie che ne ottengono, non
senza nostra salute. Le Virtù sono quelli a' quali ap-
partengono tutte le operazioni dei mortali , e nei quali
Iddìo opera come virtù , e gì' influisce in loro col se-
sto nome la sua numerazione , cioè ornamento , bel-
lezza , gloria , piacere , e significa il legno della vita.
Devonsi formare diversamente, secondo le operazioni di-
verse , che senza dubbio dalle operazioni nasce l'abito;
come dal reggere, il diadema ovver corona; dal domi-
nio, lo scettro; dalla gravità, la toga; dal combattere,
Tarmi; q dal sacerdozio, abito diverso dal secolare. Pe-
rò direi che questi angeli , massime operando in loro
Iddio come virtù, la quale s'intende perii fiore, ov-
vero odore che esce di qualunque cosa, in tutte le ve-
stimenta dovrebbero avere il sommo della bellezza, così
per ornamenti , come per disposizioni , e legamenti ;
sì che con infinito piacere di chi li riguardasse , cor-
rispondendo gli abiti alla figura e membra, bellissimi
e leggiadrissimi venissero a vedersi; con tal discretezza
però , che essendo varie le virtù loro, si formino egli-
no altresì varj e distinti di ornamento e bellezza.
I Principati , ne* quali Iddio regge come priuci-
CAPITOLO in. 2\
pato 7 sono presidenti e preposti a capi di popoli , e
che hanno cura delle cose pubbliche, come di prìncipi,
di magistrati , di provincie , e di regni. Onde si legge
in Daniello « il principe del regno de 9 persiani ne ha
fatto resistenza ventuno dì , e Gesù figliuolo di Si-
rach testifica a ciascuna gente esser preposto un an-
gelo governatore » • Il che eziandio pare che da Mosè
sia accennato , dove dice « Quando V eccelso divise le
genti , gli pose i termini secondo il numero degli an-
geli ». In questi influisce Iddio il settimo nome per la
sua numerazione , che è trionfo e vittoria ; e si gli ap-
plica una colonna destra , che significa eternità e giu-
stizia di Dio vendicante. La forma loro ha da corri-
spondere alla cura particolare che ciascun di lóro tiene;
onde essendo i popoli e le nazioni diverse così di na-
tura , come di abiti e di colori , diversi ancora eglino
hanno da essere rappresentati. E così in questo coro
si scorgeranno ad un tempo angeli veloci , snelli, gravi,
leggiadri , virili , gracili , ornati , gloriosi, belli, onesti,
stabili , puri , e di ogni altra maniera , secondo che si
leggono essere i popoli a* quali sono preposti j trasfe-
rendo sempre quello che è vizio ne* popoli, negli an-
geli alla virtù prossima e confine , come la volubilità
alla velocità , l'asprezza alla gravità , la leggerezza alla
leggiadrìa. Gli Arcangeli sono apportatori delle cose
maggiori, offeriscono i prieghi e i sacrificj degli uo-
mini alla presenza d' Iddio , il quale rivela, in loro come
luce Y e gì' influisce il nome Elohim Savaod , per la
numerazione Hod, che s'interpreta laude, confessione,
ornamento , e celebrità ; e si gli attribuisce una colonna
sinistra. Questi principalmente siccome . ambasciatori ,
22 LIBRO SETTIMO
ovvero nunzj , hanno d'avere forma corrispondente alla
maniera e qualità della legazione, co 9 segni esplicanti in
mano , come per segno di purità il giglio , il quale
perciò a gran ragione si dipinge in mano a Gabriello
quando annunciò alla Vergine Maria Y incarnazione del
figliuolo di Dio , con le vestimenta di puro colore ,
per accompagnar l'effetto ch'era venuto ad eseguire.
Ma per segno di pace si gli convien l'olivo, comesi
vede in mano a quello die apparve a' pastori cantando
il grazioso inno ; e per incontro altro segno a chi an-
nunzi! guerra , come avean quelli che ad Àbramo ap-
parvero in forma di pellegrini , denunziando la rovina
delle cinque città ; e così s'anderà variando e ne' se-
gni 7 e negli ornamenti , secondo che più converrà al
soggetto dell'istoria , che si a vera a rappresentare. Im-
perocché, per esempio, 1 angelo che apparve ad Hermes
in abito di pastore , e l'ammonì che la Pasqua si do-
veva celebrare in Domenica, apparve in abito di pastore,
secondo che scrive Pio Papa (4). È ben vero che in
(i) Hermas antico aatore, che Origene, Eusebio, e S. Girolamo
assicurano esser quello che S. Paolo uomina alla Gne della sua epi-
stola ai romani con queste parole,, Salutate Asyncritum , Phlegon-
teaiy Hermam et e. „ Fu da qualcuno chiamalo Hermes : e ciò ha
dato motivo a qualche moderno scrittore d'attribuire il suo libro
ad un eerto Hermes fratello del papa Pio I; ma tutti i scrittori an-
tichi lo chiamano costantemente Hermas : e S. Girolamo osserva
che l'autore di questo libro era greco , e che quest' opera era più
conosciuta dai greci, che dai latini; e ciò non sarebbe stato se fosse
Stato composto dal fratello del papa. Questo libro che viene inti-
tolato il Pastore, fu scritto sotto il pontificato di S. Clemente ai
tempi di Domiziano, ed è diviso in tre parti, la prima porla per ti-
tolo/a Visione % la seconda gli Ordini, e la terza le Similitudini. Per
maggiori notizie vedi Du Pin, Biblfot, degli aut. eccles.
GAPITOLO IH. 23
generale vogliono essere tutti di abito succinto, con le
gambe e braccia libere e sciolte d' impaccio. Ultima-
mente gli Angeli sono custodi e protettori dell'umana
generazione , annunziano le cose future di minor mo-
mento, come di minor gravità che sono degli Arcan-
geli. Per il che leggiamo che Zaccaria profeta, quando il
Signore volle liberare il popolo dalla cattività di Ba-
bilonia , ne vide uno che apprendeva le cose da un
Arcangelo, il quale medesimamente le aveva anch'egli
apprese dagli angeli superiori. Ora come nuncj che sono,
così anco debbono essere rappresentati d'abiti e di ma-
niere , che accennino in parte ciò che vengono ad an-
nunziare , come dicemmo pur ora degli Arcangeli ; ma
di manco bellezza ed eccellenza che gli altri , siccome
più familiari a noi. Ora per avvertimento generale, ancor
che tutti gli angeli di qualunque coro in questi guisa
debbano essere formati , si ha però da osservar sem-
pre che ciascuno, secondo la natura sua, riguardi con
gli atti e gesti a Dio , siccome a prima luce ; onde si
vengano a scorgere diversi atti di divozione. E doven-
dosi rappresentare tutti con istromenti in mano in atto
di suonar continuamente , e cantar inni in lode del Si-
gnore, si avranno a distribuire a ciascun coro certi
istromenti alla natura sua conformi , perchè ognuno in-
tende che all' umile , per esempio , non converrebbe
il tamburo* £ qualunque desidera di farsi esperto pit-
tore, e giudizioso nel distribuire cotali istromenti ed abiti
agli angeli , di continuo speculi e rimiri in quelli , che
principalmente dipinse Gaudenzio intorno a Cristo che
corona la Madre e Vergine in cielo , in Valtellina in
Traona $ ed ancora nel gran tiburìo a S. Maria di Sai-
24 LIBRO SETTIMO
rono intorno alla Vergine che ascende al ciclo , ne'quali
egli ha espresso tutto ciò che per grilli , e ravvolgi-
menti di panni , e di teste , di capelli , e di nuove
maniere d' istromenti , si può immaginare e rappre-
sentare in angelo : tanto era felice questo grand" uomo
in ogni sorta d'invenzione, che veramente egli può dirsi
mandato giù da Dio stesso per illuminare quest' arte
della pittura.
Questi ordini da me descritti con tal ordine sono
quelli che scrive S. Dionisio , perchè S. Gregorio e
S. Bernardo pongono i Principati nel secondo coro della
seconda jerarchia , e le Virtù nel primo della terza.
£ perchè si assicuri ognuno di rappresentare nella gloria
maggior numero di angeli che si può, sappia, che quanto
è certo e risoluto appresso di ciascuno, che sono tre
jerarchie 7 e nove cori , tanto è incerto il numero degli
angeli che si trovi in ciascun coro. Benché Daniel pro-
feta , secondo i settanta interpreti , dice che sono mille
millenarii , et decies mille , diece millenarj $ dove ri*
petendo le migliara e migliaia , che sono due numeri
grandissimi , e ricircolandoli in sé medesimi , percioc-
ché dice mille millionarii ; et mirias miriades , cioè
decies mille , decem mille , tacitamente dimostra che
siano in grandissimo numero. Imperocché il circolo co-
minciando in sé 9 e finendo in sé , pare che dimostri
numero incomprensibile. E secondo l'altra traslazione
s* interpreta un altro numero aneli 9 egli infinito , cioè
millia millium decies miUies centena millium. Ma Al-
berto nel suo compendio di teologia scrive, che cia-
scun coro ha in sé seimila seicento sessantasei legioni ;
e ciascuna legione ha tanti angeli quante sono legioni.
CAPITOLO III. 25
Onde ciascun coro viene ad avere quarantaquattro mi-
lioni , quattrocento trentacinque migliare, e cinquecento
cinquantasei angeli. £ moltiplicando il numero per nove
cori , viene a far la somma di trecento novantanove
milioni, e nonantadue migliare, e quattro angeli; de'quali
se ne vorrai il numero di un coro, perchè tanti ne
caddero, resteranno in nove cori trecento cinquanta-
cinque milioni , quattrocento ottantaquattro migliare ,
e quattrocento quarantotto angeli $ i quali tutti vogliono
essere rappresentati con le ali in segno di elevazione
e di velocità , le quali dal prezzo dell'opera loro Dante
scrive essere doro. £ questo basti di aver detto in-
torno a questa parte degli angeli, secondo i nostri teologi,
lasciando di dire in che maniera gli ebrei li dimandino,
e come gli speculino.
CAPITOLO IV.
Della forma della milizia del cielo.
v_/ltre i Troni , Cherubini , e Serafini , i quali vicini
a Dio di continuo con inni il lodano , e senza inter-
missione il magnificano , e per la nostra salute lo pre-
gano , Atanasio pone sette altri ordini , i quali con un
solo nome chiama Milizia del cielo. Il primo ordine
chiama Dottrinale , dei quali uno fu quello che parlò
a Daniello , dicendo « Vieni, acciocché t'insegni quelle
cose , che sono per avvenire al popolo tuo negli ul-
timi giorni ». Il principale di questo con vesti lunghe
26 LIBRO SETTIMO
ha da essere rappresentato , con corona in testa, con
rami in mano di olivo, e con libri e simili cose in
mano , ovvero appresso di sé , che siano segno di dot-
trina e scienza ; conciosiachè l' olivo siccome arbore
della sapienza è dedicato a Minerva, ed i libri sono
stronfienti di dottrina , e le vesti convengono alla gra-
vità dottrinale, ovver profetica. GY ignudi debbono es-
sere alquanto magri e non puerili, p.?r mostrare che la
dottrina non sta in corpo grasso. Il secondo ordine è
detto Protettore ovvero tutelare , di cui eziandio in
Daniello si legge « Ecco Michele uno dei principi che
viene in mio ajuto » ; e nelf istesso loco dice « In quel
tempo si leverà Michele principe magno , il quale si
sta in favore dei figliuoli del popol tuo ». Di questi
fu anco quello che guidò Tobia il giovane nel viaggio
<jhe fece per trovar Gabello debitor del cieco Tobia
suo padre , al quale ritornò con Sara sua figliuola tolta
per moglie , e col feie e cuore del pesce , con cui lo
sanò dalla cecità. La forma loro ha da essere acco-
modata al loco , al tempo , ed alle persone che pren-
dono a custodire, come Raffaello in forma di com-
pagno quando andò a custodire Tobia , mentre che di-
mandava compagnia sopra la piazza di Ninive per an-
dare a Rages città di Media a cercar Gabello. U terz'or-
dme si chiama Procuratorio , del quale è scritto nel
libro di Giob « se fia Vangelo che parli per lui , sarà
pregato il Signqre , e diverrà piacevole » j di quest'or-
dine si dice esser quelli di cui è scritto nell 9 Ecclesia-
stico , che nel giudicio d 9 Iddio le opere loro sono sin
dal principio, e che dalla instituzione degli uomini Iddio
gli diede ordinatamente le parti di quelle opere, che
CAPITOLO IV. 27
i principj suoi sono nelle genti loro , che in eterno egli
adornò le opere sue; e che eglino giammai non so-
stennero fame né fatica , né cessarono per ciò mai dalle
opere loro , né alcuno affannerà il suo prossimo infino
in eterno. A questi si può dare in mano qualche breve
o segno della memoria della orazione , che per li pec-
catori fanno alla divina giustizia ; e gli abiti si gli
possono far diversi , facendogli mostrar gambe e brac-
cia ora ignude ed or vestite secondo la diversità delle
cure loro, e le memorie scritte dei peccatori. Il quart'or-
dine si chiama Ministeriale , di cui S. Paolo agli ebrei
dice « Eglino -tutti sono spiriti delt amministrazione
mandati per coloro che si appigliano all'eredità della
salute ». Queste varierà il pittore, così di abiti 7 come
di proporzione e forma , secondo il soggetto del mi-
nisterio. Imperocché le amministrazioni loro possono
"essere di tutte le maniere conforme alla natura dei me-
riti di chi le riceve $ come sarebbe , per esempio, chi
ministra per carità, debbe essere in vista misericordioso
e piacevole; chi per castità, tutto puerile e sincero;
e chi per giustizia, maschio ed infra sé considerante,
sì che chi lo riguarda resti in dubbio di ciò che pensi,
accomodando sempre a tutti il loro segno particolare.
Il quinto è detto Ausiliare 7 di cui si legge appresso
Isaia « uscito è Vangelo del Signore , ed ha percosso
neW esercito degli assirj cento ottantacinquemila ».
Questi secondo le maniere dell' ajuto che porgono , ov-
vero secondo l'offesa , si formeranno con le armi ap-
partenenti. Onde quello che percosse nel campo di Se-
nacherib si dipingerà come in un fuoco , con la spada
in mano , ovvero saette o folgori , o simil' armi che
28 LIBRO SETTIMO
solamente al vederle atterriscono. Potrassi anco armare
della maniera che si è detto armarsi le Potestà supe-
riori alla sfera di Marte. Cotale si rappresenterà ancora
quello che uccise i primogeniti di Egitto su la mezza
notte; e quello che scendendo dal cielo ruppe le quattro
ruote a Massenzio apparecchiate per straziare il corpo
di S. Caterina , uccidendo quattro migliara dei circo-
stanti. Il sesto ordine è nominato Ricettivo delle ani-
me , del quale si legge appresso S. Luca « T anima di
Lazzaro per gli angeli fu portata nel seno di Abra-
mo » ; e nel medesimo loco siamo insegnati, che ci fac-
ciamo degli amici con le ricchezze aticor che male
acquistate , acciocché ne possano ricevere negli eterni
tabernacoli. Oltre alla ciera allegra si daranno loro or-
namenti grandissimi e ricchi intorno gli abiti , ma va-
riati e distinti , ed in testa ghirlande di fiori , perchè
il ricettatore deve presentarsi allegro e vago in tutti
que' modi che possano dilettare colui che è fatto degno
del suo ricettacolo. Il settimo ed ultimo chiamasi As-
sistente , del quale si legge appresso Zaccaria « Questi
sono due figliuoli deW olio di splendore , i quali sono
assistenti al signoreggiatore della terra universale ».
La cui forma, per essere assai nota da sé per l'offizio
loro j passerò sotto silenzio.
capitolo v.
Della forma delle anime beate.
£5otto i cori degli angeli , e beati spiriti , segue l'or-
dine animastico , del quale , lasciando l'opinione di al-
CAPITOLO V, 29
cuni teologi ebrei 9 che lo chiamano Jssim , cioè or-
dine d'uomini forti e robusti , per ora seguiremo l'opi-
nione di Dante , di Cristoforo Landino , ed Alessandro
Vellutelio suoi espositori.
Quest' ordine adunque di anime beate , in cui si
mostra la felicità della Regina dei cieli in forma di
candida rosa , chiamato Milizia santa , cioè di anime
beate, che quaggiù hanno militato 9 e vinto il mondo,
la carne , ed il demonio , in virtù dei sette doni della
beatitudine , in cotal modo si descrive : che nel mezzo,
ed in una delle più eccelse foglie della rosa si pone
Maria 9 intorno a cui risplende il maggior lume della
Trinità , e vi ci sono infiniti angeli festeggiarti , cia-
scuno distinto di splendore e modo di festeggiare (per-
chè quale splende più e qual meno , secondo che più
e meno è capace del divino amore) 9 e vi risplende
la divina bellezza , la quale è la vera letizia che sen-
tono tutti gli altri santi , e principalmente Maria, sic-
come fra tutte le altre belle bellissima , e più somi-
gliante a Cristo. Nel segond' ordine delle foglie pone
Dante ai piedi di Maria la nostra antica madre , ed
a' piedi di lei nel terz ordine pone Rachele moglie di
Giacobbe , e digradando d'ordine in ordine l'uria sot-
to i piedi dell' altra , pone Sara donna di Abramo x
Rebecca donna d' Isacco , Giuditta vedova , e Ruth
moglie di Booz che generò Obed padre di Jesse. Da
questo settimo grado in giù sino al fiore della rosa
cioè al giallo , pone altre donne ebree che credettero
in Cristo venturo. Dall'altra parte della rosa, nelle
supreme foglie di rincontro a Maria mette Giovanni
Battista ; e siccome sotto lo scanno e seggia di Maria
30 LIBRO SETTIMO
colloca quello di Eva , dì Rachele , di Sara , di Re-
becca , di Giuditta , di Ruth , e delle altre donne ebree
del vecchio testamento l'uno sotto 1 altro sino al fiore
della rosa , così dall' altra parte pone sotto lo scanno
di S. Gio: Battista quello di S. Francesco, di S. Be-
nedetto , di S. Agostino , e degli altri contemplanti del
testamento nuovo , V uno sotto l' altro fino al fiore ;
talmente che tra le ebree che sono sotto di S. Maria,
ed i contemplanti che sono sotto di S. Gio. Battista,
si viene a dividere quasi in forma di muro questa rosa
iti due parti uguali dal fiore in fuori, il quale abbiamo
veduto essere in forma circolare di splendidissima lucè.
Alla sinistra di S. Maria Adamo nostro primo padre,
e dopo lui Mosò primo priucipe del popolo d'iddio,
e poi gli altri padri , patriarchi , e profeti Abramo ,
Isacco col figliuolo ; ma prima i dodici , Malachia ,
Aggeo , Zaccaria, Amos, Osea, Michea, Giona, Abdia,
Sofonia, Naum, Abacuc, e Joel, con tutti quelli che
nel vecchio testamento credettero in Cristo venturo :
dall' altra parte alla destra di S. Gio. Battista, S. An-
na madre di Maria, e poi le altre donne ebree, che
similmente nel venturo Cristo credettero. E così sino
a mezzo la rosa pone che tutte le sedie siano piene di
ebrei e di ebree del vecchio testamento, ma dalla mez-
za in giù sino al fiore è di pargoletti, che senza al-
cuna elezione eran prima salvati per la innocenza e fede
de' parenti , e quelli che si saldarono poi per la cir-
concisione j di modo che le sedie da questa parte sono
tutte ripiene di quelli, che nei vecchio testamento so-
no , mediante la passione di Cristo , salvati. Ora dalla
destra di Maria vi è poi S. Pietro primo apostolo, e
CAPITOLO V. 31
dopo lui S. Giovanni evangelista, ai quali segue il re-
sto de 9 dodici apostoli di Cristo , i quali siccome do*
dici principi (come dice l'evangelista) siedono sopra
dodici tribunali, giudicando le dodici tribù d'Israello;
e neir apocalisse sono distribuiti sopra i dodici fon-
damenti alle dodici porte della città celeste , e sono
segnati in dodici pietre preziose, siccome quelli a quali
è distribuito il mondo, il primo è Pietro , il secondo
Giovanni , il terzo S. Giacomo maggiore , il quarto
S. Filippo , il quinto S. Bartolomeo , il sesto S. An-
drea , il settimo S. Tommaso , l'ottavo S. Matteo , il
nono S. Giacomo minore, il decimo S. Taddeo, Fun-
decimo S. Simone cananeo, ed il duodecimo S. Mat-
tia. Seguono poi gli altri discepoli di Cristo sino al nu-
mero di settantadue, i quali secondo alcuni soprastan-
no ad altrettante celesti quinarie, tribù , popoli , na-
zioni , e lingue. Dopo hanno da seguire i martiri , i
dottori, ed i confessori del nuovo testamento. Dall' al-
tra parte alla sinistra di S. Gio. Battista pone Dante
S. Lucia , intendendo che dopo di lei abbiano da se-
guire le altre vergini, vedove, e matrone del nuovo
testamento ; in guisa che da quest' altra parte sino al
mezzo della rosa sono posti tutti quelli del nuovo te-
stamento , che hanno creduto in Cristo già venuto, e
da mezza la rosa in giù i piccioletti salvati in virtù del
battesimo. Ma le seggie non sono però tutte ripiene da
questa parte, come dall' altra degli ebrei, perchè sono
riservate a quelli che devono meritare di andarle a
riempire.
Sopra questo beato regno pone il poeta il tribunal
di Dio , con gli ordini degli angeli intorno, che a scine-
32 LIBRO SETTIMO
ra a schiera scendono in esso regno , e tornano a ri-
salire a lui , come già si è detto. Tutte queste anime
cogliono esser formate in maniera che riguardino con
attitudini convenienti , e conformi al dono particolare,
per il quale furono fatte degne della beatitudine, alFin-
sù verso Iddio siccome prima luce, a cui perchè con-
tiene in so il fonte di tutti i lumi , di necessità è die
siccome a propria patria ovver nido elleno si rivolga-
no , e si riconoscano del dono concessogli, per il quale
si sono fatte beate. E però speculando più altamente,
si hanno da rappresentare in loro i sette doni discen-
denti da Dio per ordine, in cui più ed in cui meuo,
secondo che ne è stato capace , come la sottilità di
contemplare in Aron profeta, in S. Giovanni, e S. Pao-
lo f la potenza di governare in Mosè , e S. Pietro ; e
l'animosità in Sansone , Giosuè , e Giuda maccabeo ;
la chiarezza de' sensi in Abramo, Isacco , ed il figliuo-
lo ; 1 ardor di amore in Abele, S. Gio. Battista, S. Ca-
terina, e S. Maddalena prima; 1 acume d'interpretare
in Esdra, S. Girolamo, S. Gregorio, S, Ambrogio,
e S. Agostino; e la fecondità di generare con castità,
virginità , e religione , in S. Maria. E con quest' ordine
si può procedere mostrando diversamente in altri rami
altri doni , come la Saturnina , contemplazione e sa-
cerdozio; la Gioviale, somma giustizia; la Marziale,
costanza di combattere per Cristo ; la Solare , studio
d'interpretare le divine cose ; la Venerea, desiderio e
zelo di amore in tutto ; la Mercuriale , eccellenza di
azioni , ed esercizj; ed ultimamente la Lunare, virtute.
Oltre di ciò si ha da esprimere in ciascuna il parti-
colar dono, per cui principalmente si fece salva, come
CAPITOLO V. 33
la contrizione e pentimento in David, la tiarità in S. Mar*
ta , la costanza in S. Antonio, la pietà in S. Martino,
l'umiltà in S. Bartolommeo , l'allegrezza in S. Anna ,
il consigliò ne 9 confessori, la semplicità negl' innocenti,
il fervore nei martiri, e la purità nelle vergini*
Appresso , acciocché più particolarmente si possa
discernere dall' altra ciascun 9 anima , così nella gloria
dov' è , come nei miracoli che fa , ovvero visioni o
apparizioni , secondo che di ciascuna si trova scritto,
egli si ha d'avvertire di formare le anime oltre le parti
già avvertite , co' suoi segni principali in mano ovvero
appresso , come S. Pietro con le chiavi , e ciascun al-
tro apostolo con gì' istromenti della passione e mar-
tirio loro , e così S. Caterina con la ruota , & Seba-
stiano con le treccie, come bene l'uso il dimostra, e
segue ancora che tal volta senza misura appresso di
alcuni che d'altronde non ci possono far conoscere un
santo , che dai segni. Or coti quali colori le anime in
quella gloria beata si abbino a rappresentare , di già
si è detto ; imperocché se non si colorassero , non si
potrebbero dipingere , essendo elle invisibili , e così la
rappresentazione dell' immaginata pittura non ci sareb-
be , la quale però é necessario prima che sia, essendo
questa di maggiore eccellenza per molte parti che quel-
la dell' imitazione , come dalle ragioni altrove allegate
ognuno può facilmente conchiudere. Ed in questa ma-
niera cotali anime beate con segni sopraddetti in ma-
no , con le palme e con i diademi in segno della san-
tificazione loro, hanno da essere dipinte nelle glorie ed
apparizioni divine , nelle ascensioni, e trionfi della fede
e religione ; ed ancora nelle istorie dell' ultimo giudi-
Lomazzo Tr. Voi. Ili. 3
34 LIBRO SETTIMO
zio , come le ha in gran parte espresse Michelangelo
nel cielo del suo giudicio in Vaticano; e similmente
nei miracoli di esse anime beate e dei santi , operati
a beneficio dei suoi devoti per la virtù intasagli dal
sommo Fattore, che si veggono in tante cappelle e ta-
vole espressi co 9 martirj , flagelli , e tormenti che essi
patirono per amor di Cristo. Delle quali opere ne sono
piene tutte le carte dei disegni del divino Raffaello ,
e di molti altri , oltre le pitture loro veramente di-
vine ed immortali al mondo.
CAPITOLO VI.
Della forma di Saturno , primo pianeta
secondo gli antichi.
o.
'ra lasciando le sfere celesti , che sotto il cielo em-
pireo sono state immaginate dagli antichi, e dopo mol-
ti tempi da astrologi più moderni , e quella dove è
immaginato lo zodiaco diviso in dodici segni ed ani-
mali T ed ancora quella dove sono le 48 immagini del
cielo con le sue stelle , le quali ha raccolto fra gli al-
tri Alessandro Piccolomini nella sua Sfera, verrò a par-
lare di Saturno , che è la settima sfera , il quale in
molti modi fu formato dagli antichi , secondo i varj
suoi significati. E prima gì 9 italiani , e massime i latini
lo fecero con la falce , per avergli al tempo di Giano
mostrato a coltivare i campi , chiamandolo Stercuzio,
ed è per ciò che era tenuto Dio del tempo : onde i
.CAPITOLO VI. 35
greci e Tutìò e l'altro chiamarono con un medesimo
nome Chronos. Fu figurato vecchio con un fanciullo
in mano eh 9 egli divora , per denotare che il tempo
strugge ogni cosa , eccetto quei quattro figliuoli che
finsero essergli campati dalle mani , che significano i
quattro elementi, cioè Giove fuoco. Giunone aria, Net-
tuno acqua, e Plutone terra, i quali dal tempo non
possono essere divorati, e però è detto Saturno Theve,
cioè divoratore. Il che accenna ancora la falce che gli
posero in mani , con la quale miete e taglia ogni cosa.
Marciano Gapella lo dipinge che porge con la destra
un serpente , il quale si morde la coda , il che altresì
è figura del tempo ; ed appresso soggiunge, che va con
passo lento e tardo , ed ha il capo coperto d'un velo
che verdeggia , e le chiome e la barba tutte canute.
Il velo verde mostra il principio dell'anno quando tutta
la terra si riveste di erbe, e le chiome bianche il fine
delF anno quando ogni cosa è ricoperta di nevi e bri-
ne $ fingesi con tardi passi per il tardo rivolgimento
che fa la sua sfera rispetto alle altre. £ perchè da Sa*
turno vengono tristi effetti , siccome tengono gli arabi,
si finse vecchio pigro, lento, di color pallido, di cor-
po curvo , magro, venoso, di labbra grosse, di gambe
sottili , con gli occhi volti a terra , col capo avvolto
per essere di natura fredda, secca, e melancolica. Al-
trimenti lo rappresentò, riferente Eusebio, sua sorella
Dea dei fenicj , chiamata dai sidotij Àstarte , con un
cimiero che avea quattro occhi , due dinanzi e due di
dietro, i quali si chiudevano e dormivano a vicenda,
sicché due ne erano aperti sempre; con quattro ali agli
omeri, delle quali due stavano distese come se volas-
36 LIBRO SETTIMO
se f e due ristrette e raccolte come se stésse ; il che
significa che sebben dorme , vi vede ancora, ed insie-
me veglia e dorme , e parimenti che fermandosi vola,
e volando si ferma, cose che tutte si confanno al tempo.
L'istessa Àstarte figliuola di Cielo , e moglie e sorella
sua , come dice il medesimo autore, gli pose in capo
due ali , volendo per l'una mostrare l'eccellenza della
mente , ed il senso per l'altra ; portando l'angel mo-
tore che poi si conosce per il mezzo dei sensi. Mar-
ciano , quando nelle nozze di Mercurio e di Filogia fa
che ella ascenda di cielo in cielo , dice che giunse a
quello di Saturno, e trovò lui che quivi se ne stava in
loco freddo, agghiacciato, e coperto di brina e di neve;
e che aveva in capo come per cimiero talora un ser-
pente , e talora un capo di leone , e tal' altra un capo
di cignale che scopriva i denti. Onde secondo alcuni
scrivono, vengono ad essere figurati gli effetti del tem-
po. Ma gli antichissimi egizj in altro modo lo rappre-
sentarono per il tempo, il quale avevano Collocato ap-
presso alla statua di Serapide , cioè con tre teste, una
di cane , l'altra di leone , e la terza di lupo rapace,
con i colli insieme congiunti , sì che venivano a for-
mare insieme un solo corpo intorno, a 9 quali stava av-
volto un serpente in modo che tutto lo nascondeva,
col capo verso la destra di Serapide, la quale sotto
tal nome per il Sole adoravano. E però essendo que-
sto pianeta autore e padrone del tempo, glie lo po-
sero sotto la destra mano. Ora il capo di leone accen-
nava il tempo presente , per essere del passato e fu-
turo più forte , siccome è il leone fra gli altri animali.
La testa di cane da man destra denotava il tempo fu-
CAPITOLO VI. 3T
turo, che con nuove speranze ci lusinga ? ed il terzo di
lupo dalla sinistra mostrava il tempo passato, il quale
rapisce tutte le cose e divora. Altri interpretano di-
versamente questa statua degli egizj , e vogliono che
Faste significassero l'insegna , il cerchio la perpetuità,
e le tre teste i tre figliuoli di Osiri, cioè del leone Er-
cole , del lupo Macedo , e del cane Anubi»
Riferisce Macrobio che gli antichi lo fecero anco
co 9 piedi legati con un filo di lana/ e così lo tenevano
tutto Tanno , se non che lo scioglievano poi di Decem-
bre in certi giorni consacrati a lui $ volendo in questo
modo dimostrare che la creatura nel ventre della ma-
dre sta legata con nodi teneri e rapili, i quali si sciol-
gono quando nel nono mese matura il tempo del par-
to. Da' suoi effetti lo formarono eziandio in diversi mo-
di 9 come per la lunghezza della vita con la testa di
cervo e con piedi di camello, stante a sedere sopra una
catedra ovvero sopra un dragone, con una falce nella
destra , e nella sinistra una saetta ; seguendo in ciò la
dottrina di un antico matematico , il quale dice, che
Saturno è utile alla lunghezza della vita, raccontando
di certe regioni d'India soggette a Saturno , dove gli
uomini vivono gran tempo. Medesimamente per la lun-
ghezza della vita da altri fu figurato vecchio sedente
sopra una sedia alta 7 con le braccia alzate sopra la
testa 9 ed in quelle un pesce, ovvero una falce, e sotto
i piedi un grappo d'uva , con la testa coperta con un
panuo nero 7 e le vesti parimenti nere e fosche $ fu for-
mato per la potestà di crescere , fu dipinto vecchio ap-
poggiato ad un bastone con una falce curva in mano,
e le vestimento nere. Ma perchè sarebbe opra infinita
38 LIBRO SETTIMO
il ricordare ad una ad una tutte le immagini attribuite
a questo Dio dalla superstiziosa antichità , passeremo
a ragionare di Giove.
CAPITOLO VII.
Della forma di Giove*
Vjriove signore di tutti gli altri Dei, e padrone della
sesta sfera , era rappresentato dagli antichi, come nar-
ra Suida , Eusebio , Porfirio, e molti altri , assiso per
mostrare che quella virtù , la quale regge il inondo
e lo conserva, è stabile e ferma , né si muta mai : le
parti superiori gli si facevano ignude ed aperte per dar-
ci ad intendere che Iddio si manifesta alle divine in-
telligenze i e le inferiori vestite, perchè non lo possia-
mo vedere mentre che soggiorniamo in questo basso
mondo. Teneva uno scettro nella sinistra mano, per-
dile siccome in questa parte del corpo sta il membro
principale , il quale è il cuore , onde vengono gli spi-
riti che poi si compartono per tutto il corpo , così il
mondo ha e riceve da Dio la vita , il quale siccome
re , la dispensa e governa secondo il suo volere. Con
la destra porgeva un 1 aquila , ed ora una picciola im-
magine delia Vittoria , per mostrare in qual modo egli
è così superiore a tutta la gente del cielo, come è l'aqui-
la a tutti gli uccelli : e di questa forma fu il simu-
lacro nel porto Pireo degli ateniesi. Ma volendolo (co-
me fece Orfeo) dipingere in forma di tutto il mondo,
CAPITOLO VII. 39
che in sé contenga tutte le cose , si farà il capo con
la chioma dorata , che rappresenta il cielo sereno or-
nato di splendenti stelle , dal quale escono due corna
dorate , che significano uno l'oriente , e l'altro l'occi-
dente i con gli occhi che denotano il Sole e la Luna;
col petto largo , e gli omeri spaziosi , che accennano
1 aria; con due grandi ali in segno della velocità dei ven-
ti , e per argomento che Dio si fa presto a tutte le
cose $ col ventre ampio per la grandezza e vastità della
terra cinta dalle acque del mare $ e con i piedi per
dimostrar la più bassa parte del mondo , la quale è
essere nel centro della terra. Un 9 altra statua fecero già
i romani , la quale era tutta ignuda, eccetto che avea
intorno una pelle di capra , ed era , come recita Giur
stino , in un tempio alle radici del monte Palatino ,
chiamata di Giove Axur* I greci ebbero Giove Crea-
tore , siccome ancora gli egizj , il quale fecero in for-
ma d'uomo di color ceruleo , che teneva un circolo
neir una mano , e nell 9 altra una verga regale , ed in
cima al capo una penna , la quale mostrava che dif-
ficilmente si può trovare il creatore delle cose, il quale
è re, come il dimostra lo scettro, perchè sta in sua
mano dare vita air universo : cosa eh' egli fa mentre
intendendo in sé stesso si raggira 7 come chiaro ci dà
a vedere il circolo che tiene in mano. Mandava poi fuo-
ri della bocca un uovo, dal quale nasceva Vulcano j
perciocché l'uovo significa il mondo, e Vulcano quella
virtù che in esso dà vita alle cose. In altro modo lo
figuravano eziandio in Egitto per il mondo, cioè di un
uomo con i piedi insieme ritorti , ed annodati , e con
una veste che lo copriva giù infino a' piedi tutta vari?
40 LIBRO SETTIMO
e di colori diversi, il quale sosteneva col capo una gran
palla dorata , per significare che il mondo è rotondo,
uè mai muta loco , e che le stelle sono varie e di-
stinte : ed in un 9 altra maniera, con due circoli l'uno
sopra l'altro attraversati con un serpente che aveva il
capo di sparviero. Conciosiachè i circoli sono figura
della grandezza , e forma del mondo , ed il serpente
del buon demone conservatore di tutto, e che abbrac-
cia l'universo con la virtù sua $ e vi aggiunsero il capo
di sparviero per la sua prestezza grande ed agilità.
Fu già in Creta , come scrìve Plutarco , un si-
mulacro di Giove senza orecchie, per avvertire chi ha
potestà sopra gli altri , ed ha da governare , che non
dee prestare orecchie a ciò che gli vien detto, né udir
piuttosto quello che questo ; ma stare fermo e saldo,
sì che dal diritto non pieghi mai per altrui parole. Per
il contrario i lacedemoni lo fecero con quattro orec-
chie , come che Giove oda tutto , ed intenda : il che
si riferisce alla prudenza di chi ha podestà , il quale
ha da udire , ed intendere tutto quello che i suoi po-
poli fanno. Il che accennò parimenti colui che lo fece
<con tre occhi, volendo dire che Giove vede ogni cosa,
e niente è a lui occulta. Ebbero gli argivi nel tempio
di Minerva un suo simulacro con due occhi a' suoi luo-
ghi , ed un altro nel mezzo della fronte 7 'il quale si-
gnificava che Giove ha tre regni da guardare , l'uno
del cielo , l'altro della terra , ed il terzo dell' inferno;
per cui lo chiama Omero Giove infernale, ed Eschilo
re del mare. Marciano nelle nozze di Mercurio e di Fi-
logia , mentre lo induce a convocare a concilio lutti
gli altri Dei, lo dipinge con una corona regale in capo
CAPITOLO VII. Ai
tutta risplendente e fiammeggiante, con un lucido velo
tessuto già per mano di Pallade , che gli cuopre la
nuca , e vestito di bianco , se non che di sopra ha un
manto che sembra di vetro dipinto a scintillanti stelle,
che nella destra mano tiene due rotonde palle, l'ima
d oro , e l'altra d'oro e di argento, e nella sinistra una
lira con nove corde , con le scarpe di verde smeral-
do , assiso sopra un panno tessuto di penne di pavo-
ne 7 e che coi piedi calca un tridente. In Egitto, ri-
ferente Plutarco ,. per adombrare un re dipingevano
Giove in forma di scettro con un occhio in cima, al-
ludendo alla potenza dei re, perchè lo scettro è segno
della grandezza e potenza che hanno sopra gli altri; e
per l'occhio alla vigilanza che hanno d'avere nel go-
. verno Loro , mostrandosi giusti in ogni sua azione : ed
appresso gli ponevano l'immagine della giustizia , mo-
strando non doversi fare cosa alcuna senza quella. Per
il che , ad ammaestramento dei giudici ed amministra-
tori della giustizia, furono fatte già hi Tebe alcune sta-
tue senza mani per dimostrare che non debbono ac-
cettare premio che possa indurli a far torto altrui. In
molti altri modi si trova essere stato formato questo
Dio da altri popoli, come dagli elei in forma che spa-
ventava gli uomini spergiuri , con un fulmine stretto
con ambe le mani, quasi in atto di punir subitamen-
te gli uomini spergiuri, e si chiamava Giove Spergiuro,
a cui era dedicata cert' acqua presso a Diana. £ dai
romani era anche chiamato Veiove come che potesse
nuocere , ed era fatto, secondo si legge appresso Aulo
Gellio, in forma di fanciullo con le corna in capo, e
con le saette in mano in atto di ferire , con una ca-
42 LIBRO SETTIMO
pra appresso. Gli arcadi, come scrive Pausania , come
Dio custode deli 9 amicizia 7 l'avevano di mano di Po-
licleto , con i coturni ai piedi , con un vaso da bere
in una mano , ed un tirso nell' altra, e sopra il capo
un 9 aquila. Gli elei già nomati, gente della Grecia, l'eb-
bero ancora fabbricato d'oro e di avorio, assiso in seg-
gia regale con una corona in capo fatta a foglie di oli-
vo, e nella destra mano una Vittoria coronata, e nella
sinistra uno scettro di diversi metalli , sopra il quale
era un' aquila, con le scarpe dorate, ed il manto d'in-
torno distinto , e lavorato oon diversi animali, gigli ,
ed altri fiori. Nel seggio tutto d oro e di preziose gem-
me erano scolpiti d'avorio e di ebano molti animali,
e quattro immagini della Vittoria io sostenevano in vece
di piedi. Nerone imperatore fece scolpire un Giove Cu- •
stode, che sedeva sopra un alto seggio con un fulmine
nella destra , e nella sinistra un' asta. Ma Giove detto
Statore si rappresentava con l'asta nella destra, e col
fulmine nella manca , e fu chiamato da Romolo per
la vittoria ottenuta dei sabini. Giove Labrandeo i po-
poli di Caria lo facevano solamente con una scure in
mano (1). Ed il popolo di Seleucia in Siria lo rap-
(i) Gli abitanti di Milas*, città della Caria, avevano due tem-
pli dedicati a questo Dio. II primo era nella città , e Giove era vi
adorato sotto il nome di Osogo, secondo Stratone , o di Ogon, se-
condo Pausania : l'altro era situato sopra una montagna iu qual-
che distanza della città , e in luogo chiamato Labranda , donde
venne dato a Giove il soprannome di Labrandeo. Narrando Plu-
tarco ( Quaest. grec, (/uà est. 45) l'usurpazione della corona di Li-
dia fatta da Gtge, dice che questo priucipe essendosi ribellato eo li-
tro Candaule re di Lidia, fece alleauza con Àrselide di Milasa nella
Caria , il quale gli condusse un numeroso corpo di carj; Candaule
fu posto io rotta , ed ucciso in un combattimento insieme col sua
CAPITOLO VII. 43
presentavano sotto la forma di una grossa pietra : e
gli egizj sotto nome di Giove Ammone in forma di
umbilìco largo di sotto e rotondo , che verso la cima
iva sottigliandosi e finiva in punta , secondo che rife-
risce Quinto Curzio , e l'adoravano in un tempio del
medesimo nome. Nei deserti della Libia Bacco gli driz-
zò un altare , e l'adorò in forma di montone $ sicco-
me altri fecero poi , chiamandolo Giove Ammonio. I
celti 9 gente di Franeia , secondo Alessandro Napoli-
tano , l'adoravano in forma di un 9 altissima querce $ ed
i greci gli posero sempre le corna di montone; e qua-
si universalmente tutti i popoli con l'aquila per il più
, appresso , siccome uccello a lui dato , onde si finge
anco che dall' aquila sia tirato il suo carro. Luciano
scrivendo della Dea Siria dice 7 che nel tempio di co-
stei era il simulacro di Giove posto a seder sopra due
tori. Altrimenti fu formato sotto nome di Giove una
statua ad Antonino Pio , ed a Gordiano , cioè in pie-
di ignudo 7 con Tasta nella destra , ed il fulmine neli*
altra { e sotto nome di Leone Conservatore fu fatto a
Diocleziano diritto, con due saette nella destra, ed un*
scudiere 9 al quale aveva affidata la scure di Ercole. Questo eroe
nella sua spedizione coatro, le amazzoni l'avea lolla ad Ippolita, e
donata ad Onfate. Da queir epoca i re di Lidia , successori di
quella principessa , sempre la portarono eglino stessi nelle batta-
glie , e C andatile non violò impunemente una consuetudine che
era stata in certo modo consacrala dalla religione. Gige % che si
credeva debitore della ottenuta vittoria al valore di Arselide, gli
lasciò il possesso della scure , e questo generale, sommamente de-
siderando di trasmettere le sue gesta alla posterità, la portò nella
Caria , e ne armò Giove Labrandeo. Sulle medaglie di Milasa si
vede quella scure a due fendenti, rappreseutata come quella delle
amazzoui.
44 LIBRO SETTIMO
•sta nella sinistra $ ed in altro modo per Conservatore
dell' universo , con un* asta nella sinistra, e con la de-
stra che porge una picciola immagine della vittoria. Ed
Aliloco discepolo di Apelle , dipinse Giove Partorien-
te, con mitra ed altri ornamenti che portavano in capo
le donne di 'Lidia , in mezzo di alcune donne che lo
ajutavano a partorire Bacco , in atto di lagnarsi , con
molte Dee che tra loro di lui bisbigliavano.
Dalle operazioni medesimamente di questo Dio gli
antichi gli attribuivano diverse figure; come per la lun-
ghezza della vita lo rappresentavano in forma d'uomo
coronato , coperto di veste crocea , o vogliam dire di
colore di zaffrano, posto a cavallo sopra un 9 aquila ov-
vero un dragone , con una saetta in mano 9 con cui
pareva che trafigger volesse il capo dell' aquila o dra-
gone ; e per l'accrescimento , della felicità , ricchezze ,
onori , benevolenza , prosperità 9 e vittoria dei nemi-
ci 9 in forma d'uomo ignudo coronato 9 che tiene le
mani alzate e giunte insieme in atto supplichevole, as-
siso sopra una seggia di quattro piedi, la quale è por-
tata da quattro fanciulli alati ; e per la vita religiosa,
e per la prosperità della fortuna, chiamandolo figliuol
di Giove , in figura d'uomo che aveva la testa di leo-
ne o di ariete , ed i piedi di aquila, vestito di veste
crocea. Finalmente fu formato in molti altri modi, ed
adorato sotto diversi nomi, come di Giove Taburio,
e Giove Labrandeo (1), dall' ajuto porto da lui nelle
guerre 9 come dice il Boccaccio; di Giove Laprio, Mo-
lione , Dodonio , al quale in Gaonia nel monte Dodo-
fi) Vedi la nota a pag. 4?. {
CAPITOLO VII. 45
nio fu sacrato un tempio maraviglioso appresso il fonte
Giove freddissimo , sì che le faci accese estingue , e
l'estinte raccende (1); di Giove Capitolino dal nome
(i) Dodona fa città celebro dell' Epiro pel suo oracolo» la sua
tei va, e la sua fontana : ecco l'origine dell' oracolo, secondo la fa-
vola. Giove avea fatto dono a sua figlia Teba di due colombe che
avevano la prerogativa di parlare. Un giorno queste due colombe
da Tebe volarono in Egitto, per andare una nella Libia a fondare
l'oracolo di Giove Aimone , e l'altra in Epiro nella selva di Do*
dona, dove si fermò e disse agli abitatori del paese cbe era inten-
zione di Giove che in quel luogo vi fosse un oracolo. Questa favola
è fondata sopra l'equivoco della parola peleiai , che significa co-
lombe , e donne vecchie. Nella selva di Dodona scorreva appiè di
una quercia una fontana del medesimo nome , e la sacerdotessa
ne interpretava il mormorio ; ma in seguito quest' oracolo provò
delle variazioni. Si pensò di sospendere in aria dei vasi di ottone
accanto ad una statua dello stesso metallo, parimenti sospesa , e
che teneva in mano una bacchetta di ottone che aveva nell' estre-
mità alcune corde mobili. Quando il vento agitava questa figura ,
andava a battere sopra i vasi, che urtandosi l'un l'altro davano un
suono che durava qualche tempo; e dalla varietà e durata di un
tal suono veniva pronosticato l'avvenire ; da ciò venne il prover-
bio, l'ottone di Dodona, per indicare un chiacchierone. Finalmen-
te rendevano gli oracoli le quercie della selva di Dodona ; vale a
dire, che i sacerdoti si nascondevano in certe incavature di quelle
piante per dare le loro risposte ; e siccome le persone che anda-
vano a consultare l'oracolo stavano sempre per rispetto verso il me-
desimo in una certa distanza , non si potevano accorgere di que-
sta superchietia. Apollod. I. i r. 9, Erod. a e. 57, Meta a e. 3,
Plin. a e. io3, Strab. 17.
Dodona ha ricevuto il suo nome da una ninfa, che secondo al-
cuni era figlia dell' Oceano, e di Teti ; secondo Bcateo nel suo li-
bro delle Genealogie era figlia di Giove e di Europa. Strab. /. 9.
Essa giaceva appiè del monte Tomaro da cui sgorgano sorgenti ine-
sauribili* Il tempio di Giove stava sul monte, e vedovasi decorato
con tutti i suoi portici da innumerabili statue , e dalle offerte di
quasi tutti i popoli della terra. Secondo Erodoto era questo il tem<
pio pia antico della Grecia. Plutarco dice che gli antichi storici
\
46 LIBRO SETTIMO
del tempio a lui eretto e consacrato dai romani nel
monte Tarpejo , dove era il suo colosso di schinieri
pretendono che fosse fabbricato da Deucalione immediatamente do*
pò il diluvio; ma la comune opinione si è cbe venisse eretto da
JPelasgo , o almeno da' suoi discéndenti.
La foresta sacra steudevasi tutta all' intorno , e fra le quercte
di cai era formata , una sola avea nome di divina o di profetica.
La fontana , di cui parla Noél, cresceva e mancava insensibilmente
ogni giorno, cosicché al meriggio era secca, a mezza notte abbon-
dantissima d'acqua. Essa presentava ancora un fenomeno più singo-
lare, ed era che sebbene le sue acque fossero eccessivamente fredde
e spegnessero le fiaccole aceete che vi s'immergevano, all'incontro
accendevano le spente , solamente avvicinate alla fontana. Pomp.
Mela l. a, Plin. L i, Lucret. de rer. nat. /. 6.
Le decisioni dell' oracolo erano annunziate da tre sacerdotesse,
•una delle quali avea nome Peleia\ che significa vecchia e colom»
hai ed ecco a che si riferisce l'equivoco della parola sa riferita da
Noél , benché con poca esattezza , equivoco che ha dato origine
non già alla favola della colomba che dall' Egitto volò in Epiro ,
ma a quella che una colomba dettasse le risposte dell' oracolo. I
beoti che quest' oracolo consultavano , non ricevevano le risposte
dalle tre sacerdotesse, ma da qualcuno dei ministri del .tempio; ed
ecco perché : una volta avendo essi consultato l'oracolo su di un'
impresa che meditavano di fare , la sacerdotessa rispose, che aves-
sero a commettere un' empietà , e sarebbero riusciti nel loro in-
tento. I beoti sospettando eh' ella favorisse i loro nemici la getta*
.rono sul fuoco, dicendo : se la sacerdotessa c'inganna , merita la
morte; se dice il vero , facendo così empia azione, obbediamo al-
l'oracolo. Le altre due sacerdotesse giustificarono la loro sventu-
rata compagna , e dissero che l'oracolo significava dovere i beoti
rapire i tripodi sacri del tempio , e portarli in quello di Dodona.
Nel tempo stésso fu decretato che d'allora in poi esse non avreb-
ber risposto alle domande dei beoti.
Oltre i mezzi riferiti da Noél , di cui si servivano le sacerdo-
tesse per indagare la volontà del Nume , eravi una maniera di
consultare gli oracoli per mezzo delle sorti, estraendo cioè dei bi-
gliettinì , o dei dadi da un' urna che li conteneva. Un giorno che
i lacedemoni avevano scelto questo mezzo per sapere l'esito di
una loro spedizione, la scimmia del re dei molossi saltò sulla ta-
A
CAPITOLO VII. 47
e pettorali ed elmi fatto fare da Spurio Carrilio (1)
dopo la vittoria che ottenne dei sanniti, il quale fu sì
grande 7 che delle reliquie della lima egli fece fare ap-
presso una sua statua, dove prima era stato quel Gio-
ve di plastica miniato di sopra die fece Turiano nei
tempi di Tarquinio Prisco; di Giove Tonante di cui
era una statua grandissima nel Campidoglio di mano
di Leocarete (2) , ed una di Briasside (3), oltre mol-
te altre di Panfilo , di Polide (4) , di Dionisio , e di
vola , rovesciò l'urna e sparpagliò le sorti. La sacerdotessa spaven-
tata gridò che i lacedemoni invece di aspirare alla vittoria , do-
vevano pensare alla lor sicurezza. I deputati tornando a Sparta
pubblicandovi questa notizia ricolmarono di terrore quel popolo
si guerriero.
(t) Fu console insieme a L. Papi rio Cursore l'anno 46 1 di Ro-
ma. Ebbe un figlio che portò lo stesso nome , e viene ricordato
come il primo fra romani che ripudiasse la moglie r succedendo
ciò nel 5t3 di Roma, e a3i avanti G. C.
(a) Questo greco scultore fu emulo di PolicletkyCefisodoro, e
di altri famosi. Oltre questa statua di Giove Tonante, fece la sta-
tua in bronzo d'Isocrate nel vestibolo del tempio di Eleusi, oltre
molte altre statue in oro ed avorio.
(3) Scultore ateniese , contemporaneo ed emulo di Scopa, di
Timoteo, e di Leocarete , in concorrenza dei. quali scolpì il mo-
numento eretto a Mausolo nelP anno secondo dell' olimpiade cen-
tesima. La fronte del monumento posta a levante fu scolpita da
Scopa » da Briasside quella che guarda a settentrione , e le due
altre da Timoteo y e da Leocarete. Briasside scolpi cinque statue
di Dei pei rodiani , non nominando altri lavori sparsi per la Gre-
cia , ed il maraviglioso Apollo fatto per Antiochia, incenerito ai
tempi di Giuliano l'apostata. Vi fu un' altro scultore nomato Brias-
side, che Sesostri re di Egitto, soggiogati diversi paesi di Grecia,
seco condusse nel suo ritorno , e gli ordinò di scolpire magnifica*
mente il simulacro del suo proavo Osiride* 11 che si dice abbia
Briasside felicemente fatto.
(4) Fìtruvio lo loda come primo inventore di macchine di guer-
48 LIBRO SETTIMO
Prassitele , die fra le altre ne fece una di avorio in
casa di Metello; ed oltre il colosso di 30 braccia che
gli eresse Claudio , ed un altro che era a Taranto di
mano di Lisippo alto 30 braccia. In Atene era un Gio-
ve Salvatore, al quale Cefisodoro (1) eresse l'aitare;
ed un altro bellissimo di mano di Stenide (2) offer-
to al tempio della Concordia* A Giove Vendicatore fu
fatto quel mirabii tempio detto Pantheon da Marco
Agrippa , oggi detto la Rotonda. A Giove Casio fu de-
dicato già in Pelusio un picciol tempio con la sua sta-
tua , la quale aveva sembianza di giovane , e stendeva
una mano con un pomo granato 7 il quale aveva se-
creta significazione, e rendeva risposta a tutti della di-
manda fatta. In Alessandria di Egitto ancora fu fatto
un tempio magnificentissimo a Giove Melichio cioè cle-
mente 7 con la sua statua j il quale fu parimenti di-
pinto da alcuni sedente sopra il trono eburneo con lo
scettro solo in mano. Ma il maggior tempio che Gio-
ra ; indi qual maestro di Diade e di Cerea ingegneri di Alessan-
dro Magno, ed autore di un trattato sulle macchine. Non dice pe-
rò che fosse scultore, o pittore.
(i) Scultore, figlio, e degno allievo di Prassitele. Viveva 36o
anni prima di G. C. Sua sorella fu la prima moglie di F orione.
Le sue opere più considerabili erauo una Minerva nel porto di
Atene ; un altare bellissimo , nel tempio di Giove Salvatore; una
Pace che porta al seno una statuetta di Pluto; un gruppo di lotta-
tori a Pergamo, sei Muse sufi' Elicona; inoltre una Lato ci a, una Ve-
nere e Diana con Esculapio , le statue di due cortigiano infami ,
Anito di Tegea , e Miro di Bisanzio poetesse.
(a) Ovvero S tieni de scultore» fratello di Lisistrato, fiorì nel-
la XIV olimpiade. Plinio , Stradone , e Pausania parlano di luì
e dicono che fu autore delle egregie opere che Lucullo espugna*
tore di Sinope portò a Roma; come pure delle statue di Cerere,
di Giove, e di Minerva poi consacrate nel tempio della Concordia.
CAPITOLÒ VIL 49
ve si avesse mai fu quello che era nel monte Olim-
po, al quale tutta la Grecia portava doni, dove Cipse-
lo tiranno di Corinto offerse un simulacro tutto d'oro
sodo* Quivi era anco quella gran statua di porfido (1),
che di lui fece Fidia (2) ateniese col suo discepolo Co-
(t) Non di porfido * ma di oro ed avorio.
(2) Il celeberrimo degli scultori antichi, la erti vita è ravvolta
di molta oscurità , benché il di lui nome ingrandisse coi secoli.
Nacque a Carniide ateniese nella settantesima Olimpiade, Secondo
Dione apprese l'arte da ìppia ; secondo altri, dà Elada scultore*
che probabilmente forma una sola persona con Agelade maestro
a Mirane e a Policleto sicionico j i quali cod Fidia trassero l'arte
greca a quella sublimità , a cui , scesane una volta , non ritornò
più. Moltissimi greci , anzi tutti » seguivano ancora uno stile, che
sebbene ricco di molte doti , bello per semplicità ed espressione *
come quello de' nostri quattrocentisti > sentiva non pertanto di
qualche secchezza; e questa maniera dicevasi eginetida o vecchio
stile. Fidia fu dunque il Raffaello della scultura antica, intredu*
cendd in essa una più franca ed espressiva imitazione della natu-
ra. Egli comparve in mentre che Atene splendeva di tutta sua lu-
ce , in mentre la pulitezza dell' attica letteratura dominava più
che con Tarmi col fascino dell' eloquenza l'intera Grecia. La pri-
ma sua opera pubblica si fu la statua colossale di Minerva Area*
che aveva il corpo di legno dorato , il capo, le mani* e i piedi di
marmo pcntelico, eretta colle spoglie predate nella battaglia di
Maratona 4 perenne monumento di quella memoranda giornata j
lavoro probabilmente eseguito dopo quella di Sala mina e Platea.»
Né Fidia allora poteva contare più di venti anni* Tuttavia venne
subito riconosciuto il suo merito, e quando si volle innalzare sulP
acropoli di Atene un Colosso ella divinità protettrice , a Minerva
Polliade , il di cui cimiero al Capo di Suuio i naviganti scopriva-
no , venne tanta opera quasi a lui tutta affidata. Fu quasi con*
temporanea l'altra statua di Minerva a Pellene in Acaia , formata
d'oro e d'avorio * unione che usatasi anche prima di Fidia. Ma
prima di Fidia non s'era veduta la maestà e la grazia unita in un'
opera, la bellezza e la fortezza, l'espressione e la forma; egli fa
il primo a scolpire si Colossali opere , risplendenti di quanto le
poteva rendere perfette. Interprete del popolo e suo sacerdote *
Lomazzo Tr. Voi. HI* 4
50 LIBRO SETTIMO
lotete, a petto a cui il tempio come che grandissimo,
era piccolo ; onde parve all' artefice che male aves-
cgli in memoria della battaglia di Maratona consacrò in nome de-
gli ateniesi nel tempio di Delfo tredici statue, cioè di Apollo,
Minerva , Milziade , ed altri dieci eroi. E così Cintone che teneva
in allora le briglie dell 1 ateniese reggimento, redimeva con lo scal-
pello di Fidia l'onore meritato dal padre , illustrava il governo
suo con tali capilavori. Maggiore dei quali si fu la Minerva Lemma,
da que' di Lemoo offerta agli amici ateniesi ; opera che segna un*
epoca nella scultura , ebe parve si bella al medesimo Fidia, che
per la prima volta scolpiva il scio nome in una statua ; l'imma-
gine più sublime, secondo Pausania, che abbia avuto Minerva.
A Cintone successe Pericle nel governo di Atene ; l'amicizia dei
primo non gli tolse quella del secondo; Aspasia altamente dichia-
rossi sua protettrice; amò che concorresse a formare la corona, di
cui una gemma era Socrate^ e la Grecia riveri in Fidia il prin-
cipe de' suoi scultori. Nella sua scuola formavasi intanto Agora-
crito ed Ale amene, il quale era il suo prediletto; i due allievi ope-
ravano a gara , come nel concorso della Venere Urania , in cui fu
trionfatore Alcamene , perchè Fidia non isdegnava toccare le sue
Statue, e quindi la Venere Urania più volentieri s'attribuì al mae-
stro che allo scolare. Checché ne sia , dolente della sconfìtta à'A-
goracrito , anche a lui ritoccò l'opera , e gli scolpì nei hassiriìic-
vi della base an' ingegnosa favola ; ma Agoracrilo sdegnato degli
ateniesi , vendette la sua Venere, che per consiglio di Fidia ave-
va mutato in una Nemesi , a que' di Ramno, Egli e notevole che
a compiere questa metamorfosi , bastò mutare la disposizione delle
chiome, che ai greci perfino le Furie dovevano esser belle. Cir-
ca taP epoca Pericle chiamò Fidia , che allora contava 48 anni,
a dirigere tutti i lavori ordinati dal popolo. E qui comincia la
vita dell' architetto. II Partenone fu la prima opera, che, archi-
tettata da Ittino e Callicrate , egli dirigesse, adornandola della
celebre statua di Minerva, e di molle altre sculture, parte da
lui eseguite , parte nella sua scuola. Severissimo con se stesso ,
meditava a lungo i consigli che lo doveano guidare nella esecuzio-
ne, domandava perciò tranquillità e tempo; diffidente di sé con-
sultava il pubblico, e uniformavasi alle sue decisioni; così, quan-
do interrogò il popolo se dovesse eseguire la Minerva in marmo,
perchè costerebbe assai meno, gli venne risposto: Il popolo ale-
CAPITOLO VII. 51
4e osservato la proporzione del loco $ perchè lo fe-
ce che sedendo toccava col capo l'alto tetto 7 e vide
niese non vuole che ricchezza e magnificenza: Straordinario spet-
tacolo che onora non so più se lo scultore od il popolo; l'uno per-
chè in tanta altezza di gloria non inorgogliva talmente del suo
ingegno da non cadere in faccia del vero; l'altro perchè fornito
di squisitissimo gusto consigliava, o rispondeva così degnamente
all' artista, non caricandolo di ceppi , ma lasciandogli libero cam-
po a immaginare opere , per la materia , degne di cosi possente
repubblica, di Fidia pel lavoro. La figura di Minerva era alta ven-
iìsei eubiti (circa trentasei piedi e dieci pollici parigini). Se ne sta-
va protetta dall' egida e vestita d'una tunica fino ai talloni; con
una mano teneva la lancia , coli' altra una statuina della Vittoria;
aveva sull' elmo una sfinge simbolo del sapere , e lateralmente
due grifi ; sopra la visiera stavano otto cavalli in atto di slanciar-
si alla corsa, immagine della rapidità con cui opera il divino in-
telletto. Le drapperie erano di oro , e disposte in modo che si po-
tessero levare senza guastar nulla ; le parti nude d'avorio , ad ec-
cezione degli occhi formati da due pietre preziose. Sulla parte
esterna dello scudo , collocato ai piedi della Dea , scorgevasi la
pugna degli ateniesi e delle amazzoni; sull'opposta quella dei gi-
ganti e degli Dei; sui calzari la zuffa dei lapiti e dei centauri;
sul piedistallo la nascita di Pandora ed altrestorie.il popolo ge-
loso dell' onore veniente da tanto prodigiosa opera, vietò con pub-
blico decreto a Fidia di apporvi il nome; ma egli deluse l'ingiu-
sto ordine ritraendo sé stesso nella figura di un vecchio ateniese,
che scaglia una pietra contro un'' amazzone, e presso di sé Pericle
similmente ritrasse. Costò il lavoro quaranta talenti d'oro ( circa
due milioni novecento settantaquattromila lire italiane ). Le scul-
ture che ornavano i due frontoni del tempio esteriormente rappre-
sentavano argomenti mitologici ; erano le figure di tutto tondo, e
poste sulla cornice quasi sopra una specie di teatro, e ora rappre-
sentavano Minerva che balza armata fuori del cervello di Giove;
ora la medesima diviuità che all' Attica dona l'olivo : ora le feste
che a onorare Minerva formavano gli ateniesi ; ora i lapiti e i cen-
tauri che pugnano , e milP altre cose che lungo sarebbe a dire*
Compiuto il monumento , i nemici di Pericle si unirono a que' di
Fidia ; fecero in modo che la ruiua dell' uno fosse quella dell'al-
tro; comperarono un opera jo di Fidia M il quale dichiarò iunau-
A*
52 LIBRO SETTIMO
chiaramente che se dirizzato l'avesse, sarebbe stato piti
zi al popolo com' egli si fosse appropriato una parte dell'oro de-
stinato alla statua di Minerva* Essi volevano nel medesimo tempo
implicare nella procedura Pericle , il quale previde l'accusa , e
chiese che l'oro fosse pesato , giacché per suo consiglio i panneg-
giamenti erano costrutti in modo che si potevano staccare. Cadu-
ta la prima accusa y i nemici di Pericle chiamarono Fidia sacri-
lego per aver posto il sno ritratto e quello di Pericle nello scu-
do di Minerva. Stolta calunnia per cui gli sarebbe stato proibito
modellare dal vero; ma tale» che se ammessa, lo esponeva alla
pena di morte ; perciò Fidia rifugiossi in Eleusine. Pericle pau-
roso di ciò 9 per occupare il popolo in cose importanti , fece de-
cretare l'esclusione dei megaresi dai porti di Atene e delle città
sue alleate , si strinse ai corciresl contro Corinto ; e da ciò nacque
la disastrosa guerra del Peloponneso. Cosi la ridicola accasa di
Fidia fu la scintilla cbe accese si terribile incendio , così venne
il proverbio ; come Fidia necessario alla pace : amaro rimprovero
dei greci ad Atene. Lasciata Megera a motivo della gnerra , e una
statua incominciata di Giove Olimpico, ei si rìcovrò in Elide nelF
Olimpiade ottantesimaquinta , ed esegui il famoso Giove Olimpico;
Il quale era assiso , dell' altezza di 66 piedi e mezzo della nostra
misura , compresa la base ; occupava quasi tutta l'altezza del tem-
pio f né avrebbe potato levarsi senza sfondare il tetto ; concepi-
mento sublime immaginalo per imprimere negli animi un'idea ter-
ribile della divinità. Preziosissima era la materia, un reo il magiste-
ro dell' arte, poiché la finitezza estrema degK accessori non nno*
ceva al grandioso effetto del tutto. Il sommo della espressione
era la testa, dove si figurava la maestà del pia potente Nume.
Di tutti i capilavori di scultura creati da quegli antichi ninno fu
tanto ammirato, eccettuata la Venere di Pressitele, quanto il Gio-
ve di Fidia. Un' iscrizione gli attribuisce uno dei cavalli, cbe stan-
no in Roma dinanzi il palazzo di Montecavallo. A Fidia ai attribuì
sce una statua di Venere Urania collocata in Elide, d'avorio ed oro.
L'epoca in cut .Fidia fece il Giove Olimpico e morir, restò lunga-
mente incerta. Molti fanno il Giove Olimpico anteriore alla Miner-
va del Partenone; dicono che compiuti sotto la sna direzione i tre
ediftej , cioè il Partenone, il tempio di Eleusi e i Propilei, comin-
ciassero le sue sciagure , né più finissero se non colla morte ; set-
co odo Plutarco f per l'accusa dt sacrilegio mori di veneno seller
CAPITOLO VII. 53
alto assai del tempio (1). Con tutto ciò questa statua (2),
come scrive Quintiliano , accrebbe molto di religione
prigioni ateniesi ; secondo Filocoro accusato di furto, fuggi in Eli-
de ; sette anni dopo fu dagli elei messo a morte , secondo gli sco-
liasti di Filocoro , per nuovo furto; Hejrne f Giunio, Levesque se-
guono Plutarco ; Meursio crede a Filocoro ; Hoffmann, Moreri %
e Schlotzer si compiacciono di amplificare le reità e le sciagure
di Fidia , lo asseriscono reo due volte di furto , pel primo esilia*
to, pel secondo ucciso. Ma si grande artista non poteva essere cosi
vile; Gèdoyn confonde Plutarco; Boettiger lava il nome di Fi-
dia di qualunque infamante accusa ; Quatremère de Quincjr ciò
prova con ogni evidenza; Enterico David finalmente dimostra che*
Fidia mori in Elide 43 1 anni avanti G. G. di circa 66 anni; non
prigione nò accusato di furto , ma singolarmente onorato; poiché
la sua casa e la sua offici uà vennero conservate con religione; ove
operava si eresse un altare a tutte le divinità , perchè egli , scol-
pendole , le aveva tutte onorate ; gli elei istituirono i suoi figli
sacerdoti perpetui di Giove, li chiamarono faidronti f e li inca-
ricarono di pulire la statua. Tolte al Partenone di Atene quasi
tutte le sculture che l'adornavano da lord Elgin e trasportate a
Londra « si fece il confronto della bellezza di tali lavori e quella
delle altre sculture greche esistenti ; venne provato dapprima che
quelle opere erano veramente di Fidia ; indi tutti gli artisti chia-
mati al giudizio , altamente ammirandole, si divisero in molte opi-
nioni. Canova decise per Fidia, e Canova poteva decidere. De-
gno di Pericle, del suo secolo* e della Grecia , educò all'arte
i più grandi antichi , e le sue opere recentemente scoperte coope-
rarono non poco a compiere la sconfitta del barocchismo.
(i) In questo tempio medesimo aveaoo gli elei innalzati sei al-
tari a dodici divinità , di modo che sacrificavasi in un medesimo
tempo a due sulP ara medesima : cioè, a Giove e a Nettuno sulla
prima; a Giunone e a Minerva sulla seconda; a Mercurio e ad Apol-
lo sulla terza; alle Grazie e a Bacco sulla quarta; a Saturno ed
a Rea sulla quinta ; a Venere e a Minerva Ergane sulla sesta.
(a) Colotete oltre df essere stato ajuto di Fidia in questa famosa
statua, si segnalò scolpendo lo scudo d'una Minerva ; ma il suo ca-
polavoro era un' Esculapio d'avorio , che si vedeva a Cillene. La
tavola d'avorio e d'oro , sulla quale si deponevano in Elide le co-
rone pei vincitori , era un' altra sua opera assai preziosa. Egli di-
&4 LIBRO SETTIMO
a Giove , per la divina maestà che in essa espresse ,
secondo l'esempio di Omero (1 )• Ma sarebbe fatica in-
finita andare annoverando tutti i popoli che adorava-
no statue di questo Dio ; bastando sapere in genera-
le, come ci narrano i mitologi, die avendo egli cir-
cuito cinque volte la terra, ordinò a tutti i popoli che
gli dovessero edificare tempj , e simulacri. £ così in
tutte le parti del mondo fu adorato sotto diversi no-
mi , e massime dagli etiopi di Meroc , dagli abitanti
di Candia , Pireo, Tomole, Ida, Elide , Libia (dove
era il suo famoso oracolo), Epiro, Lazio, Gnido di
Licia , Pisa di Macedonia, Lidia, Cizico, nel quale eb-
be un tempio di pietre, con le commissure di fili d'oro,
ed una statua di avorio , la quale era coronata da un
Apolline di marmo , Cilicia , Panfilia, Nasamona, Ga-
ramantia , Toscana , Spagna , Paflagonia , e da quelli
che abitarono il monte Meros d'India, i quali soleva-
no tutti coronar le statue che gli dedicavano, di quer-
cia , arbore a lui consacrato in segno della vita , la
quale era creduta esser data da lui ai mortali. E per-
ciò usavano i romani di dare la corona di quercia a
chi aveva in guerra difeso da morte un cittadino ro-
mano : come che ben si dovesse l'insegna della vita a
colui che era stato cagione altrui di vivere.
scendeva da Ercole, era nato a Paro, e il suo maestro si nominava
Pasitele , secondo alcuni. Perciò od ebbe due maestri, o vi furo-
no due Coloteti scultori.
(ij Peneno fratello di Fidia interrogavalo dove avesse trova*
to il modello , e Fidia rispondeva que* versi di Omero :
Disse : e il gran figlio di Saturno i neri
Sopraccigli inchinò. Su l'immortale
Capo del sire le divine chiome
O ride g giuro , e t remonne il vasto Olimpo*
(fliad. I, 5-48 532^
CAPITOLO Vili.
Della forma di Marie.
IVlarte (secondo i gentili) signore della quinta sfera r
fu tenuto dagli acitani gente di Spagna , come scrive
Macrobio , che fosse Tistesso ardor del Sole. Onde fe-
cero il suo simulacro ornato e lampeggiante di raggi
a guisa di Sole , adorandolo con grandissima riveren-
za. Gli antichi tutti come Dio della guerra , lo rap-
presentavano feroce e terribile nelT aspetto, e tutto or-
nato , con Tasta in mano e con la sferza : talvolta lo
ponevano a cavallo , e talora sopra un carro , come i
traci (fra* quali nacque), il quale era (come dice Ome-
ro) tirato da due cavalli detti il Terrore , e la Tema,
accompagnato dall' Impeto, dal Furore, e dalla Vio-
lenza. La qual cosa imitando Stazio, quando introdu-
ce Giove a chiamar Marte per mandarlo a spargere
semi di guerra fra gli argivi ed i tebani , per cagion
dei due fratelli Eteocle e Polinice , i quali contende-
vano del regno di Tebe , posciachè ha descritto Tar-
me di questo Dio, che sono un elmo lucido tanto che
sembra d'avvampare come che abbia un fulmine ar-
dente per cimiero., la corazza dorata tutta piena di
terribili e spaventevoli mostri , e lo scudo risplenden-
te d'una luce sanguinosa ; dice che gli stanno intorno,
adornandogli il capo , il Furore e Tira j e che il Ter-
rore regge i freni dei cavalli , davanti i quali va scuo-
tendo le ali la Fama apportatrice non meno del falso
che del vero. Alcuni altri antichi gli posero al carro
quattro cavalli tanto terribili e feroci che spiravano fuo-
56 MBRO SETTIMO
co j facendo esso Dio (come scrive Isidoro) col petto
ignudo , per dinotare che il soldato ha da esporsi in-
trepidamente a tutti i pericoli della guerra.
Il paese di Marte lo stesso Stadio nella Tebaide
così lo descrive *
Sotto la region del polo Artoo
Cillenio entrò, a cui comanda Marte $
Jvi sta sempre Verno , e oscuri nembi
Dimostra il Gelo 7 ed Aquilone orrendo
Crudelmente vi soffia , e con furore
Ivi viepiù cTogri altro empito mostra j
Grandine e pioggia ognor dal cielo scendo 7
A bui non vai rimedio di capelli.
Né schermo sopra le percosse acerbe
Di quelle palle : qui Mercurio guarda
Con meraviglia le diserte selve r
E gli sterili boschi li teme e trema.
Segue poi in descrivere con Fistessa felicità la sua abi-r
{azione e famiglia , dicendo ?
Cinta è la fiera casa (Togri intorno
Di gran lastre di ferro , e son di ferro
Jje porte strepitose 7 i travi e i tetti
Di ferro incatenati , ove s'offende
Di Febo il gran splendor contrario a quello
IT la luce ha timor di quella stanza 7
Ed il fiero splendor le stelle attrista.
Primo da stanza tal Impeto sale 7
Cui la Seelerità subito segue ,
$d amendue son di colore ardente ;
/ pallidi Timor vengono dietro
Con F Insidie che sfati nei ferri occulti i
CAPITOLO Vili. 57
La Discordia che in mano doppio il ferro
Si vede ; e queir albergo (f infinite
Minacele suona : la Virtù, sta in mezzo
Tristissima ed afflitta 7 e 7 Furor lieto.
Ivi dimora ancor la Morte armata
Con sanguinoso volto n e solo in terra
£ il FUoco , che abbruciato ha le cittadi.
D'intorno al tempio suo stavano appese
Jje spoglie delle terre 7 e molte genti
0i erano state prese f ed i frammenti
Delle porte dalt armi a terra poste,
Verano ancora i pezzi delle navi
Che combattuto avean nel mare irato j
/ carri rotti , e i lor spezzati arnesi j
I gemiti | i dolori , ed ogni forza ,
Con tutte le ferite e i danni avuti.
L'armi stavano in schiera ivi attaccate
Dei miseri abbattuti, e a terra posti,
II che non si potea senza cordoglio
Guardando rimirare * ivi sta Marte,
Gli danno per sorella Bellona, e la fingono guida della
sqa carretta $ siccome Stazio poco dipoi dimostra ;
Orna Vira e 7 Furor le piume e felmo ,
Ed il Timore suo scudier prepara
4i cavalli le briglie j e innanzi a quelli
Jja vigilante Fama ognor ripiena
Di varie cose t non men vere o false 7
Precede sempre come sua ministra ,
Palando , tuttavia le piume scote
Con vario mormorar 7 talor timore 7
El talor grand 9 ardire a molti dando*
58 LIBRO SETTIMO
Guida della carretta è poi Bellona
Di lui sorella , che con Casta e sproni ,
Discinta i crini , i suoi cavalli punge.
Gli sciti , come racconta Erodoto, volendo ado-
rare Marte come Dio delle guerre, adoravano una spa-
da ignuda a lui consacrata. E Pausania dice che i la-
cedemoni tenevano la statua di Marte legata molto stret-
ta, parendo loro , di tenere in tal modo quel Dio sì
che da loro non si partisse mai, onde fossero r poi col
favor suo sempre vincitori in ogni guerra. Gli antichi
greci ed italiani, imitando gli egizj e sacerdoti di Mem-
fi , solevano rappresentare questo Dio per la potenza
del bene e del mule , e per proprio spavento fra le
genti in tal forma , cioè , un uomo armato a cavallo
sovra un leone , che tiene nella man dritta una spada
nuda dritta , e nella sinistra una testa d'uomo. In al-
tra forma ancora lo rappresentavano per l'audacia, ed
animosità , e per la fortuna nelle guerre e risse, fin-
gendolo in guisa di un soldato armato, coronato, colla
spada cinta , ed una lancia lunga impugnata nella ma-
no dritta. I romani, per essere discesi da lui, gli edi-
ficarono un tempio con la sua statua , dandogli nome
di Marte Vendicatore , e dinanzi gli avevano collocate
due di quelle statue che solevano sostentare il padi-
glione di Alessandro Magno,- e per entro il tempio v'ave-
vano appesi molti schifi di ferro , come dice Plinio.
Nel tempio ancora della Concordia v'avevano dedica-
ta una sua statua fatta di mano di Pisicrate (1); ed
appresso il circo Flaminio ne tenevano un'altra in for-
(i) Olire questa slalua , vi era nello stesso tempio , scolpila
egualmente per mano dì Pisicrate , quella di Mercurio.
CAPITOLO Vili. 59
ma di colosso fatta per mano di Scopa (1) : e quan-
do eglino volevano determinare qualche guerra , a lui
un altare di gramigna edificavano, sopra cui sacrifica-
(i) Fu architetto e statuario, e nacque a Paro circa 46o ailQ i
prima dell 1 era nostra. Riedificò il tempio di Minerva Alea , e fe-
ce i bassirilievi che ornavano il sepolcro di AI a uso lo re di Caria.
Infinite sono le opere eh* egli condusse , e il suo nome è quasi
sempre associato a quello di Prassitele , tanto era il suo merito.
Adornò delle sue opere varie città della Jonia. Penetrata la ripu-
tazione dell' artista nella Grecia , in breve l' Attica , la Beozia ,
ed il Peloponneso si riempirono delle sue opere A M egara, nel
tempio di Venere Praxis o Praticante , eresse tre figure rappre-
sentanti genj proprj a favorire il culto di Venere , vale a dire
l'Amore , il Desio, e la Passione, monumento allegorico compiu-
to da Prassitele. Pare che le sculture della tomba di Ma asolo fos-
sero una delle sue ultime opere. Plinio cita come esistenti a Ro-
ma, al suo tempo, un Apollo, uu Marte colossale» oltre che nel
tempio di Cneo Domi zio una serie di figure rappresentanti Teli,
Nettuno, Achille, delle Nereidi montate su delfini, e su ^avalli ma-
rini : bella opera , ehe basterebbe per onorare la sua vita. Scopa
manteneva presse» di se varj artisti menò rinomati. Tuttavia l'in-
venzione, e la composizjone di tante opere debbono sorprender-
ci a ragione. Sono celebri nell' antichità due statue di Scopa t
i'una era un Mercurio , l'altra una Baccante di marmo pario. Una
moltitudine di autori antichi ci hanuo trasmesse le lodi che la pub-
blica voce gli dava , uuendo egli la verità alla grandezza. Cal-
Ustrato lo chiamava l'artista della verità, forse perchè sapeva esprì-
mere con estraordinario valore le passioni. La statua di Nìobe e
quelle anch'esse di parecchi dei suoi figli» offrono rari modelli
d'un profondo dolore , sempre decente e maestoso ; ma vi si scor-
ge più sentimento che correzione. La bellezza della statua di Nìo-
be , aggruppata cou la figlia, è sublime. In quanto concerne l'ar-
chitettura, la storia non ha conservato memoria che di un solo
monumento di Scopa, il tempio di Minerva Alea, ch'era uno
dei più magnifici del Peloponneso , e mostrò con esso nel!' ar-
chitettura un ingegno inventivo, nobile, elevato; nella scultura
uno scalpello fecondo, un' immaginazione brillante, una sensi*
bililà profonda. Pure Lisippo e Prassitele lo superarono.
60 LIBRO SETTIMO
vaino sacrificj con quelle cerimonie che si leggono dei
sacerdoti Salj , che andavano saltando in suo onore ;
e perciò i romani non ebbero corona più degna , né
di maggiore onore di quella della gramigna, siccome
dedicata e consacrata al loro antico padre ; né la da-
vano se non a chi in qualche estremo perìcolo avesse
salvato l'esercito tptto , ovvero levatosi l'assedio d at-
torno.
À questo Dio fu dedicato per comune parere il
gallo , a dimostrare la vigilanza de* soldati j l'avoltojo,
per l'avidità naturale di questo uccello di seguitare i
corpi morii , andando dietro- gli eserciti $ il pico, per
ciò detto alle volte Martio , per le molte conformità
che ha con lui ; e parimenti il lupo , animale rapacis-
simo , per l'istinto che ha simile ai soldati , d'avere
sempre le mani pronte alle rapine^ ed eziandio per l'acu-
tezza della vista , la quale principalmente si ricerca nel
soldato, acciocché incautamente non inciampi negli agua-
ti ed insidie de 7 nemici. Finalmente non solo dai ro-
mani furono eretti tempj a Marte , e consacrate sta-
tue , o dai traci suoi compatriotti, massime nel monte
Emo, ma anco dai termodonti, sciti, inglesi, galli,
idumei , germani , e da quelli che abitavano le con-
cavità della Siria , Gomagena , Gappadocia, Metagoni-
tide , Mauritania , ed infinite altre regioni, delle quali
non è luogo qui di farne catalogo j atteso che si può
facilmente raccogliere da chi ha scritto dei costumi 7
e delle religioni delle nazioni,
CAPITOLO IX.
Della forma del Sole.
J.1 Sole, signore della quarta sfera, e che illumina tut-
te le altre , in molti modi è stato dagli antichi forma-
to , benché appresso alcuni degli assirj , come si legge
in Luciano , non si dipingesse* perciocché egli e la Lu-
na si potevano vedere di quaggiù. Questo pianeta, pri-
ma che dica alcuna cosa delle sue forme , per essere
il principale 7 dicono gli antichi che ha il governo e
1 amministrazione dei cieli , e dei corpi che sotto al
cielo stanno , ed è signore di tutta la virtù elemen-
tare $ e la Luna in virtù sua é signora della genera-
zione , dell' aumento , e scemamento : perciò disse un
antico astrologo , che la vita s'infonde a tutte le crea-
ture per mezzo del Sole e della Luna ; ed Orfeo li
nominò occhi del cielo vivificanti. Il Sole da sé stes-
so dà lume a tutti 9 e lo dona copiosamente a tutti,
non solo nel cielo e nelT aere , ma ancora nella ter-
ra : onde Eraclito lo chiama fonte del lume celeste;
e molti platonici hanno collocato l'anima del mondo
nel Sole , come quella che empie tutto il globo del
Sole , e diffonde i suoi raggi quasi spiriti per tutto ,
distribuendo air universo la vita, il senso , ed il moto.
E quindi i fisici antichi lo chiamarono il cuore del cie-
lo ; ed i caldei lo posero in mezzo dei pianeti $ e gli
egizj in mezzo del mondo. Questo pianeta fra tutti gli
altri é vera luce dell 9 uno e l'altro mondo , e con la
sua essenza rappresenta il padre , con lo splendore il
62 LIBRO SETTIMO
figliuolo , e col calore lo Spirito Santo. Platone lo no-
mina figliuolo di Dio; Jamblico immagine della intel-
ligenza divina ; e Dionisio bella statua di Dio. Questi
quasi re siede nel mezzo dei pianeti, e vince gli al-
tri di lume, di grandezza, e di beltà; gì* illumina tutti,
e gli dona virtù a disponere le cose inferiori , e reg-
ge i passi loro. E per tenere egli la mezza parte del
mondo , si come negli animali tutto il corpo, così egli
tutto il mondo ajuta a vivificare e generare. Egli è an-
cora misura del tempo, poiché da lui ne viene il gior-
no e la notte , il freddo ed il caldo , e le altre qua-
lità del tempo. Dispone il corpo dell' uomo, onde dis-
sero Omero ed Aristotile , che tali sono i moti no-
stri , quali li porta ogni giorno il Sole.
Ora gli antichi principalmente lo finsero re, e gli
disegnarono altresì una reale stanza , della quale Ovi-
dio nel secondo del suo maggior volume così parla.
Era la casa del Sole fabbricata con altissime colonne,
tutta dorata , e risplendente per la chiarezza del piro-
po, del quale erano costrutte le mura, sicché lam-
peggiava più che il fuoco. Il tetto era tutto di avorio,
e le porte di argento brunito , tutte risplendenti. La
casa era intagliata di figure di rilievo , sì che l'opera
soverchiava di gran lunga la materia. Perciocché quivi
Vulcano vi aveva intagliato i grandi mari che circon-
dano la Terra, ed ella vi si vedeva figurata in pro-
pria forma. Era vi intagliato il Cielo, e tutti i Dei ma-
rini ; Tritone trombetta di Nettuno; Proteo, ed Egeo-
ne con le grandi braccia (1); Doride mezza nascosta
(i) Lo stesso che Briareo. Si crede che questo fosse un pi-
rata » il quale prese il nome dell' isola di Ega , dove aveva la
CAPITOLO IX. 63
neir acqua del mare , e mezza fuori con verdi capelli
al sole. Eranvi scolpiti diversi pesci dissimili l'uno dall'
altro. Ed oltre ciò vi erano intagliate le città , le ca-
stella , le selve , e le fiere che stanno sopra la terra;
ed i fiumi ne 9 quali abitano le Ninfe; i Dei delle ville;
e le immagini del cielo, sei segni dal lato destro della
porta , e gli altri sci dal sinistro. Dopo descrive il poe-
ta anco la maestà reale, ed i suoi baroni , dicendo,
che quivi stava il Sole vestito, e velato di porpora in
una seggia rilucente di smeraldi; ed avea dalla destra,
e dalla sinistra, i Giorni, i Mesi, e gli Anni; e vi ave-
va ancora il Mondo col Secolo e le Ore, le quali di-
mostravano come il tempo trascorre in lui : che nella
seggia di smeraldi vi si vedeva intagliata la Primavera
con una corona in capo di vaghi fiori, l'Estate con una
ghirlanda in capo di spighe, l'Autunno tutto lordo e
tinto di vino , ed il freddo Verno co' capelli arsi dal
gelo. Quindi dipinge il carro :
D'oro era tasse , ed il turione (foro ,
D'oro anco il cerchio delle ruote, e quelle
D'argento aveano i raggi , il cui lavoro
Contenea in sé mirabil cose belle.
Sì ricchi gioghi avean sopra di loro
Sparsi , come nel del le vaghe stelle ,
Fra ricche perle , e bei rubin distinti ,
Risplendenti crisoliti e giacinti.
E tutto questo che Ovidio finge nel carro del Sole ,
oltre molte altre cose, lo attribuisce Marciano al cor-
po istesso del Sole, dove così ne fa un ritratto. Ha
sua residenza. La favola gli attribuisce cento mani , poiché egli
aveva cento uomini al suo comando.
64 LIBRO SETTIMO
Febo una corona in capo di dodici lucidissime gem-
me i delle quali tre gli adornano la fronte, e sono lin-
curio , carbonchio, e cerauno? sei glie ne stanno d'am-
bi i lati delle tempie , che sono smeraldo, scithi, dia-
spro , giacinto , draconite , ed elitropia 5 le altre tre
chiamate jeracita , diamante, e cristallo, generate dall'
agghiacciato verno, sono nella parte di dietro della co-
rona (1)» La chioma ha cosi bionda che par d'oro; la
faccia al suo primo apparire si mostra di tenero fati-
ciullo , poi di feroce giovane , ed ali 9 ultimo di fred-
do vecchio ; pare il resto del corpo esser tutto fiam-
ma , ed ha le penne ai piedi ornati di ardentissimi car-
bonchi- Intorno ha un manto tessuto di oro e di por-
pora , con la sinistra mano tiene un lucidissimo scu-
do, e con la destra porge un* accesa face. Ma tornan-
do al carro , il medesimo Ovidio gli aggiunse i cavalli,
e dice *
Intanto Eoo , Piroo , ed Aetone
Del Sol cavalli alati, e il quarto Flego H
Con annitrir ardente oltre le stelle
Si fan sentire perùotendo forte.
Ora la carretta cosi lucente denota la sua volubilità
non mai intermessa, col lume che mai non manca nel
girare di tutto il mondo. Le quattro ruote dimostra-
no che i quattro tempi già descritti , sono causati dal
suo girare $ così anco i quattro cavalli dinotano le qua-
lità del giorno, perciocché Piroó che é il primo si di-
pinge rosso per il levate del Sole alla mattina rosso j
Eoo che è il secondo, è dipinto di bianco ed è detto
(1) Vedi voi II, pag, 433.
CAPITOLO IX. 65
splendente, perchè essendosi sparso gin il Sole, ed aven-
do sgombrato i vapori , è splendente e chiaro ; il terzo
detto Àetone è figurato rosso , ed infiammato sì che
tira al giallo , conciosiachè il Sole trovandosi allora nel
mezzo del cielo , ha la luce ardente ed infiammata j
Flegone che è l'ultimo viene dipinto di giallo che ten-
de al nero, per dimostrar la declinazione del Sole ver-
so la terra. Altri gli hanno dato altri borni, come Ful-
genzio , che nomina il primo Eritreo rosso , come è la
mattina il Sole ; il secondo Àtteon , perchè distende
verso la terra i suoi raggi ; il terzo Lamptos splen-
dido , perchè nel mezzo giorno molto splende ; ed il
quarto Filogeo amatore di terra , perchè verso la sera
cala verso quella* Marziale ne fa menzione solamente
di due , le quali sottigliezze lasciando , parlerò delle
altre immagini del Sole.
Scrìve Macrobio che in certa parte di Assiria era
un simulacro dorato del Sole senza barba , il quale stan-
do col braccio alto, teneva nella destra mano una sfer-
za in guisa d auriga , e nella sinistra il fulmine ed al-
cune spiche , le quali mostravano il poter suo e quello
di Giove essere insieme congiunto. Sotto tutti i nomi
che gli sono stati attribuiti , sempre fu fatto in viso
senza barba , come cantò Catullo :
Sol Bacco e Febo sono eternamente
Giovani , ed ambi han chioma lunga e bionda.
La chioma bionda significa i raggi risplendenti , e la
giovinezza ci dà ad intendere che la virtù sua , e quel
calore che dà vita a tutte le cose create è sempre il
medesimo , né invecchia mai sì che divenga debole. Si
gli dà anco in mano una lira da sette corde per il nu-
Lomazzo Tr, PoL III. 5
66 LIBRO SETTIMO
mero dei pianeti , i quali movendosi con quella pro-
porzione che più si confà a ciascheduno di loro , fan-
no soavissima armonia , la quale fu con lira posta in
mano del Sole , perchè stando egli in mezzo dei pia-
neti, dice Macrobio, che a tutti dà legge ; sicché van-
no tosto e tardi , secondo che da lui hanno più o me-
no vigore } e per questo lo fecero capo ancora delle
Muse , cioè dell* armonia de' cieli. Porta lo scudo a la-
to , il che rappresenta il nostro emisfero fatto in cir-
colo ; e le saette perchè , secondo che scrisse Porfirio,
siccome elle quando dall' arco sono scosse , penetrano
con gran forza , così i suoi raggi penetrano con la loro
virtù sino nelle viscere della terra, e là dove è la più
bassa parte del mondo. Onde, come afferma Servio,
fu chiamato Dio del cielo, della terra, e dell'infer-
no. I lacedemoni gli fecero una statua con quattro orec-
chie , ed altrettante mani , perchè in quella forma lo
videro combattere per loro , secondo che alcuni dico-
no 5 e secondo altri per mostrare in tal maniera la pru-
denza che viene da lui , la quale è tarda al parlare ,
ma bene Sta con le orecchie aperte per udire. I per-
siani , come dice Lattanzio sopra Stazio , in una spe-
lonca dove l'adoravano , l' avevano col capo di leone
vestito nel loro abito , col capo ornato al modo delle
sue donne , che con ambe le mani teneva a forza una
vacca per le corna: volendo accennare col capo di leo-
ne , eh' egli ha maggior forza nel segno del leone, che
in altro segno , e che gli è tra le stelle come è tra gli
animali il leone; e sotto figura della vacca intendere
la Luna , la quale egli stringe nelle corna, perchè spes-
so gli toglie il lume. Gli assirj per dimostrare la virtù
. CAPITOLO IX. 67
e poter suo , soli fra lotti , solevano farlo , come ri-
ferisce Luciano , con barba lunga ed acuta nel fine ,
con certa cosa in forma di cesta sopra il capo, ripren-
dendo gli altri che lo facevano senza barba , con una
corazza al petto , con un' asta nella mano destra, cui
era .in cima una picciola figura della Vittoria , con la
sinistra che porgeva un fiore , con un panno agli ome-
ri che aveva dipinto il capo di Medusa circondato di
serpenti , con alcune aquile accanto che parevano vo-
lare , e dinanzi ai piedi una immagine di femmina, che
dall' un lato e dall' altro aveva due altre immagini di
femmine , le quali con frezzosi giri annodava un gran
serpente. Del qual simulacro , Macrobio dice , che la
barba che pende giù per il petto, significa che di cielo
in terra il Sole sparge i suoi raggi j la cesta dorata che
sorge in alto , mostra il celeste fuoco di che si crede
eh 9 egli sia fatto $ Tasta e la corazza , mostra il vee-
mente ardore eh' egli porge in Marte, dove che da mol-
ti è tenuto una is tessa cosa con Marte $ la vittoria ac-
cenna che il tutto è soggetto a lui $ il fiore dinota la
bellezza delle cose $ la donna che gli è a piedi , è la
terra eh' egli illustra dal cielo co' raggi ; le altre due
donne significano la materia onde sono fatte le cose,
e la natura che le fa ; il serpente che le annoda , ci
dimostra la torta via che fa il Sole 5 le aquile , per-
chè velocemente volano ed in alto, ci danno a divedere
laltezza e velocità del Sole ,• il panno col capo di Me-
dusa, impresa di Minerva, c'insegna che la virtù sua col
mezzo di Minerva rischiara gli umani intelletti, ed in-
fonde la prudenza Delle menti dei mortali.
Un altro simulacro del Sole, secondo Pausania, fu
68 LIBRO SETTIMO
già iti certa parte di Laconia a lui consacrata, di metal-
lo, che avea un cimo in capo, e nell'una mano l'arco, ed
un'asta nell'altra. Gli egizj tra le altre statue che gli eres-
sero, una ne ebbero che aveva il capo mezzo raso, sicché
dalla destra parte solamente restavano i capelli , che
voleva dire, secondo Macrobio, che il Sole alla natura
non sta mai occulto in modo , che del continuo non
gli porga qualche giovamento co' suoi raggi $ ed i ca-
pelli tagliati mostrano che il Sole in quel tempo an-
cora che noi non lo veggiamo , ha forza e virtù di ri-
tornare a noi di nuovo 7 siccome i tagliati capelli so-
gliono rinascere 7 essendovi rimaste le radici. Oltre di
ciò lo facevano con penne di varj colori , uno fosco
ed oscuro 7 e l'altro chiaro e lucido che dimandavano
celeste, siccome quello infernale: perchè il Sole si dice
stare in cielo quando va per li sei segni del zodiaco
che fanno il tempo dell' estate , e sono chiamati su-
periori j e si dice scendere nell' inferno , quando co-
mincia a camminare per gli altri sei dell' inverno chia-
mati inferiori : e le penne erano segno della sua velo-
cità. Sotto il nome di Serapide lo formavano anco in
guisa d'uomo che portava in capo un moggio , quasi
volesse dire che in tutte le cose si dee usare la con-
venevole misura. In Alessandria v nel tempio dedicatogli
v'era il suo simulacro , fatto di tutte le sorte di me-
talli e legni così grande , che stendendo le mani toc-
cava ambi i lati del tempio 5 ed eravi una picciola fé-
nestra fatta con tal' arte , che il Sole sempre al suo
apparire , entrando per quella , veniva ad illustrare la
faccia della statua : il che vedendo il popolo si per-
suadeva che il Sole ogni mattina venisse a visitare Se-
CAPITOLO IX. 69
rapide , ed a baciarlo. Marciano Capclla quando in-
troduce Mercurio e la Virtù, die vengono da Febo per
pigliare consiglio del doversi maritare, finge che lo tro-
vano a sedere sopra un alto e grande tribunale , con
quattro vasi coperti davanti , nei quali guardava sco-
prendone uno solamente alla volta : ed erano di di-
verse forme, e di varj metalli; uno di ferro, da cui
uscivano vive fiamme, chiamato capo di Vulcano; l'al-
tro di lucido argento , pieno di serenità e d'aere tem-
perata, chiamato riso di Giove; il terzo di livido piom-
bo , nomato morte di Saturno , pieno di pioggia , di
brina , e di neve ; ed il quarto più vicino a Febo di
lucido' vetro , contenente in sé tutto il seme che l'aria
sparge sopra la terra, chiamato poppa di Giunone. Da
questi vasi or dall' uno , or dall' altro , e quando da
questo , e quando da quello , secondo che gli faceva
bisogno , pigliava Febo quello onde aveano poi vita i
mortali, e talora anco morte. Conciosiachè quando vo^ ;
leva compartire al mondo la dolce aura dello spirito
vitale , metteva parte dell' aria temperata del vaso di
argento con parte del seme che stava nel vaso di ve-
tro ; e quando poi minacciava peste e morte , vi ag-
giungeva le ardenti fiamme del vaso di ferro ; o ve-
ramente l'orrido freddo del vaso di piombo. Onde si
vede manifestamente che la diversità dei tempi viene
dalla mano del Sole. Gli egizj innanzi l'uso delle let-
tere , per il Sole facevano uno scettro regale, e vi met-
tevano un occhio in cima, che chiamavano ancora oc-
chio di Giove , come che egli vedesse tutte le cose ,
e le governasse con somma giustizia, perciocché lo scet-
tro mostra il governo. I fenicj facevano una pietra ne-
70 LIBRO SETTIMO
gra rotonda , e larga nel fondo, ma che verso la cima
si andava assottigliando , la quale , come scrive Ero-
doto , si vantavano di avere avuto dal cielo. Scrive
Alessandro Napolitano , che in certo loco mettevano
una pietra schiacciata e tonda in capo ad una lunga
verga , e quella adoravano per la immagine del Sole :
e Pausania riferisce che in Patra citta dell* Acaja, in
un tempio consacrato a lui , gli fu posta una statua di
metallo tutta nuda , se non che aveva i piedi vestiti,
dei quali uno teneva sopra il capo di un bue , perchè
dicevano i buoi essergli piaciuti, com<? canta Alceo in
certo inno che fa a Mercurio, e prima di lui Omero.
I trojani lo figuravano con un piede sopra un topo ,
onde lo chiamavano anco Smintio in memoria dei to-
pi uccisi da lui, i quali guastavano la raccolta ogn' an-
no. Di un 9 altra statua si legge in Plinio, fattagli da
«m. pressitele , la quale non era molto dissimile di signi-
^ ncato a questa , perchè stava con la saetta sulF arco
come in aguato per uccidere una lucerta che gli era
poco lungi. A Napoli gli fu drizzata una statua , che
oltre alle altre insegne ed ornamenti che a lui si dan-
no , aveva una colomba sulla spalla , con una donna
avanti che la guardava fissamente in atto di adorarla}
ed era Partenope (1) perchè dicevano che questo uc-
(i) Fu una delle Sirene , la quale, dopo di essersi precipitata
in mare per la disperazione di non aver potuto incantare Ulisse, ap-
prodò in Italia , ove fu trovata la sua tomba nell* edificare una
città che dal suo nome fu poscia chiamata Partenope. Gli abitan-
ti del paese rovinarono in seguilo quella città , perchè abbando-
navasi Cuma per ivi stabilirsi; ma, avvertili dall' oracolo clic,
per liberarsi dai guasti della peste , era lor d'uopo di ristabilire
la città di Partenope , tosto la riedificarono , e le diedero il no-
CAPITOLO IX. 74
cello gli fu scorta quando di Grecia venne ne' campi
napoletani.
Scrive Eusebio che era in Elefantinopoli , città
dell' Egitto , una statua di lui in forma di uomo che
avea il capo di montone con le corna , tutto di co-
lor ceruleo , il quale siccome color di mare che rap-
presenta nel!' universo l'umidità , vuole accennarci che
la Luna congiunta al Sole nelT ariete , è più umida as-
sai che negli altri tempi. Alcuni altri dalle sue opera-
zioni volendo mostrare l'uomo invitto ed onorato che
conduca al fine le cose cominciate, e scacci da sé le
novità ed i sogni , e che sia sicuro delle febbri e mali,
lo formavano colorato , sedente sopra una seggia coti
un corvo nel seno , con sotto i piedi un globo , e ve-
stito di veste crocea. E volendo rappresentare un uo-
mo fortunato , ricco , ed amato da tutti, lo facevano
in forma di femmina coronata in atto di saltare e ri-
dere , stando sopra un carro tirato da quattro cavali?
con uno specchio nella destra mano , ovvero scudo ,
e nell* altra un bastone appoggiato sopra il petto , ed
in testa una fiamma di fuoco. Gli antichi gli sacrifi-
carono il lupo , come che il Sole co* suoi raggi , così
tiri a sé e consumi le umide esalazioni della terra, co-
me il lupo rapisce e divora i greggi. E Marciano dice,
che gli fu dato il corvo in segno del vaticinio che di
lui era creduto venire ; e vi si aggiungeva il cigno per
mostrare con i contrarj colori delle penne loro , che
il Sole fa il giorno simile alla bianchezza del cigno
quando viene a noi , e partendo fa parimenti la notte
me di Neapolis , presentemente Napoli. Stradone dice che la Si-
reua Pai l etiope fu sepolta « Dicearchia , iti oggi Pozzuolo.
72 LIBRO SETTIMO
negra come è il corvo. Ma Pausania riferisce che in
Grecia il gallo era riverito come uccello di Apolline,
perchè cantando annunzia la mattina , ed il ritorno del
Sole. Omero fe che gli sia consacrato lo sparviero, on-
de lo chiama veloce nunzio di A polline quando scrive,
che Telemaco ritornato a casa in Itaca, vede uno spar-
viero che in aria squarcia una colomba , dal che egli
pigliò buono augurio di dover liberare la casa sua da-
gl'innamorati di sua madre. Così in Egitto sotto la im-
magine dello sparviero intendevano spesso Osiri , che
è il Sole , sì perchè questo uccello è di acutissimo ve-
dere, sì ancora perchè è nel volare velocissimo. E Por-
firio racconta , che dagli egizj non solamente gli era
sacrato lo sparviero, ma ancora lo scarafaggio, il mon-
tone , ed il coccodrillo ; il primo perchè già nei primi
tempi venendo uno sparviero , senza sapersi d' onde ,
portò in Tebe ai sacerdoti un libro scritto a lettere
rosse , nel quale s'insegnava come e con quanta rive-
renza si avessero da adorare i Dei, da che nacque che
gli \ scritto ri delle sacre cose quivi portavano di con-
tinuo un cappello rosso in capo con un' ala di spar-
viero. Il secondo era tenuto, siccome leggiamo in Eu*
sebio , comq vera immagine del Sole, essendo, secon-
do Eliano , tutti i scarafaggi maschi, onde era coman-
dato ai soldati che li portassero continuamente scolpiti
nelle a nella , per avvertirli che bisognava aver l'animo
virile e non effeminato. Il terzo si gli attribuiva per-
chè intendevano per il coccodrillo l'acqua dolce, dalla
quale il Sole purga e toglie Qgni trista qualità co* suoi
raggi temperati ; per il che solevano i teologi egizia-
ni , come scrive Eusebio , mettere la statua del Sole
CAPITOLO IX. 73
in una nave , la quale era portata da più coccodrilli.
Gli era anco, o fosse per Dafne, o per altro, dedi-
cato il lauro , e così sempre glie ne furono fatte ghir-
lande. Ora egli era chiamato Sole , perchè è solo che
luce 5 Febo per la splendidezza 5 Licio da Licio tem-
pio di Delo $ Soconia dai Soriani, come scrive Macro-
bio, il che è tratto dallo splendore dei raggi detti da
loro chiome d'oro dell* argitoroso , perchè nascendo ,
per il sommo spazio del mondo viene figurato un cer-
to arco per la specie bianca e d'argento , dal quale
scoccano i raggi a guisa di saette risplendenti j Oro sic-
come grandissimo e sublime gigante, quale tutto dì noi
lo vediamo , il qual nome gli fu imposto dagli egizj,
i quali lo fabbricarono di ferro nel tempio di Serapi-
de , sicché stava sospeso in aria per le calamita che
vi avevano cTogn' intorno ; oltre rpolti altri nomi , i
quali ha raccolto Macrobio ne' suoi Saturnali.
In Licia ed in Delfo era tenuto per oracolo , ed
in Scizia gli erano sacrati molti tempj , perciocché
que* popoli T adoravano per unico Dio , sacrificando-
gli un cavallo. 1/ adoravano parimenti gli eliopoliti
assirj , e sotto nome di Apolline i rodii , che gli eres^-
sero quel grandissimo colosso fatto da Carete statua*
rio (1) , di altezza di settanta cubiti, e di valore tre-
(l) Scolare di Lìsippa , nato a Lindo, e fioriva verso la CXXI
olimpiade. Impiegò in questo colosso dodici anni , né stette in
piedi a motivo di un terremoto che lo rovesciò dopo 56 anni ;
spezzato, eccitava ancora 1* ammirazione* Un oracolo tolse di
ristabilirlo , ed i suoi avanzi rimasero nello stesso luogo fino al
667, Un mercatante giudeo lo comperò , e caricoune novecento
cammelli del bronzo che ne ricavò. Né fu il solo colosso iutiaJT
iato da Carete , giacché fece una bella testa colossale che fu col-
locata nel Campidoglio dal console P» Leutulo.
74 LIBRO SETTIMO
cento talenti , che vengono ad essere cento ottanta-
mila scudi d' oro francesi , ai conto di seicento scadi
per ciascun talento, secondo Budeo, dal quale furono
poi detti colossensi 5 ed appresso gì' iperborei 7 ed i
milesii, particolarmente gli erano sacrati Parnaso 7 Fa-
scilo , Cinto j e Soratte monti ; e le isole Tenedo ,
e Delo , dove Erisittone gli costrusse quel superbissimo
tempio , di cui ancora si vede parte delle colonne e
marmi , col suo colosso di 1 8 cubiti con lettere gre-
che j Claro , Malloloco in Lesbo , Grineo , Patara 7
Arephnia , Chusa , Terapna , Cirra , Delfo ov' era il
suo oracolo , a cui concorreva tutta la Grecia 7 in un
tempio dipiuto da Aristoclide e Polignoto (1). Gli abi-
(1) Fu uno dei primi che diede all' arie un notevole perfe-
zionamento , oude Teofraslo dicevalo inventore della pittura.
Fu allievo di suo padre Aglaofone , il quale non adoperava che
quattro colori. Era gentile il carattere delle sue figure ; egli pel
primo variò V espressione delle teste , dipinse aperta la bocca e
fece vedere i denti ; ornò le donne di veòti trasparenti e di cuffie
a varj colori graziosissime nella loro forma , e seppe con molta
eccellenza tradurre nelle sembianze il carattere morale. A' Lem pi
di Plinio , ne' portici di Pompeo vi era un quadro di. Polignoto
rappresentante un soldato coperto con lo scudo. Commessagli da-
gli ateniesi la decorazione del Pecile di coneerto con Micone ,
egli uou volle prezzo; e questo generoso alto , cui ricusò d'imi-
tare Micone , lo rese carissimo agli ateuiesi , che gli concessero
la cittadinanza , e gli Anfizioni decretarono , che in qualunque
città greca egli si fosse , avrebbe gratuito ospizio. Abbellì Atene
di molti altri lavori ; e tanta aureola di gloria circondava il suo
nome , che Blpinice figlia di Milziade consentì a servirgli di
modello. Era sommo nelle vasle composizioni e nelle battaglie;
e i suoi capilavori si ammiravano a Delfo nel portico di Losche ,
i quali rappresentavano le più terribili scene che susseguilarouo
la presa di Troja. Fiorì verso V olimpiade novantesima.
CAPITOLO IX. 75
tatorì di Girne gli edificarono un tempio , al quale
Alessandro Magno offerse la suberba lucerna a guisa
di arbore 7 che tolse quando espugnò Tebe nel tem-
pio di Apolline Palatino , di cui Scopa fece una mi-
rabilissima statua ; ed oltre questi , Eutiosi e Tegira
cittadi , e generalmente tutti gì' italiani , fenicj 9 cal-
dei, orsenii , V hanno avuto in riverenza, e gli hanno
levate statue diverse , delle quali troppo lungo sarebbe
il dire di quelle sole anco di greci ed italiani più il-
lustri, che si trovano in Plinio, come quella di mano
di Leontio che lo fece a guisa di citarista col serpente
morto $ quella chiamata Apolline Pitio ; e queir altra
detta Apolline Toscano die fu già nella libreria del
tempio del Divo Augusto in piedi di cinquanta cubiti;
e quella di Leocarete nella loggia di Ottavia ; e molte
altre fatte da Mirone (1) , Beda (2) , Canaco (3) , Li-
ft) Celebre scultore greco uscito dalla scuola di Agelade ,
e fiori circa l' ottantesima olimpiade. Modellò uomini , satiri ,
ed animali , e molte ssa opere furono trasportate a Roma. I
poeti latini celebrarono Mirone specialmente per una giovenca
in bronzo , detta da Virgilio : gloria viva Myronis ; e da Ovi-
dio : similis verae vacca Myronis opus. Fece tre statue colos-
sali \per Sarno rappreseli lauti Minerva , Ercole , e Giove , levate
da Antonio , portate a Roma da Augusto ; però restituite le prime
due , T ultima consacrò in Campidoglio. Fece uni Ercole per
Agrigento , rapito da Verre ; fuse in bronzo la statua di Lata
corriere di Alessandro ; un fanciullo con un vaso d' acqua lu-
strale ; e Perseo che uccide Medusa , nella rocca di Atene e te.
Dissero gli antichi Mirone maraviglioso nello scolpire le teste.
Pure un artista così eccellente ha terminati i suoi giorni in
estrema povertà.
(a} Degno allievo , e forse figlio di Lisippo.
(3) Scultore greco , nativo di Sicione , e fiorente 4 00 ann *
prima di G. C. Benché allievo di Policlcto , sempre eouservò
76 LIBRO SETTIMO
sippo , Bupalo (1), Antermo (2), Pressitele, Scopa,
nelle sue opere la durezza e crudità dello stile aulico. Le sue
opere principali erano la stalua di Apollo Didimo, di Apollo Jsme-
nio , una Venere assisa in oro ed in avorio , la statua del pu-
gilatore Bicello ; finalmente una delle tre Muse ricordate in un
epigramma dell' dittologia , attribuito ad Antipatro. Canacofece
inoltre, coti Patroclo, trentun» statue di bronzo, che furono
eretto nel tempio di Delfo in onore dei duci greci , vincitori
degli ateniesi nel combattimento d' Ego Potamo.
(i) Architetto e statuario, nativo di Chiù, fu figlio di An-
termo , e fioriva 5\o anni avanti G. C. Commessogli dagli abi-
tami di Smirne d' eseguire una statua della Fortuna , diede per
attributo a questa dea il corno di A mal tea , ed il primo imma-
ginò di rappresentarla col polo sul capo, cioè un* emblema del
polo , e volle con ciò dare una viva idea delle opere della For-
tuna , e s' attirò in seguito le più varie e strambe interpreta-
zioni degli eruditi. Eseguì pure per Smirne la statua delle tre
Grazie , replicò questo soggetto in altre statue che adornarono
il palazzo del re Aitalo, Col fratello Antermo scolpì parecchie
altre statue , le quali tutte erauo vestite conforme all' usanza di
quei tempi antichi ; se uè vedeva alcuna in Roma ne' templi
innalzali da Augusto. Teodosio pose a Costantinopoli una Giu-
none di Bupalo , e a' dì nostri si scoperse in Roma un piede-
stallo che ha in greco questa iscrizione*: Bupalo fece»
(a) Fratello di Bupalo e figlio di Antermo, scultori, come Pavo
' M'tcciade, ed il bisavolo Mala ; e così via via fino alla prima
olimpiade. Visse sempre unito col suo fratello Bupalo , e nell'isola
di Delo compirono sì bei lavori, che fitti suberbi dalle lodi ,
sotto alcune statue scolpirono : " Chio è lauto celebre per le opere
dei figli di Antermo , quanto per la sua possanza! „ In un tempio
di Dclo fecero una statua di Diana , la quale a chi entrava era
di sembianze severe, e parea che invece sorridesse agli uscenti.
È incerto il lor fine : dicesi che pittorescamente invaghili della
bruttezza d' Ipponace , poeta contemporaneo , fattane una cari-
catura in marmo , la esponessero ; che il poeta si vendicasse con
versi satirici tanto acerbi , che disperati si appiccarono. Ma que-
sta pare una favola , perchè contraddetta da Plinio. Molti altri
lavori dei due fratelli ornavano le isole della Grecia , e poscia
in grau parte furono trasportati a Roma.
CAPITOLO IX. 77
Eutichide (1 ) , Lisia (2) , Calamide , e Briassifle 7 e
da colui che fece quel gran colosso lungo trenta cu-
biti , che da Apollonia portò in Campidoglio Marco
Lucullo , i quali tutti sempre ebbero avvertenza di
formarlo con lira per umano e piacevole 7 ed armato
di saette e di scudo per nocivo (3). Le forme ancora
(t) Allievo di Lìsìppo , contemporaneo ed emulo di Euticrate,
di Ccfisodoro , di Timarco , e di P ir orna co» Le principali sue
opere erano una statua dell' Eurota , un Bacco , ed una statua
della Fortuna , onorata di culto particolare dai sirj . Avrebbe
forse vinto Prassitele , ma morte Io colse di sedici anni. Vi fu
un altro Eutichide pittore.
(a) Scolpì la famosa quadriga con Apollo e Diana fri un sol
marmo , consacrali da Augusto in una cappella ornata di colonne
in onore di Ottavio suo suocero.
(3) Il più celebre monumento ebe ci rimanga dell' antiebilà ,
essendo appunto la statua di questo Dio, conosciuta col nome
di Apollo di Belvedere , non vogliamo defraudare il lettore di
una descrizione piena d'estro di questa famosa statua, dettata
al chiarissimo archeologo Winckelmann dall' entusiasmo ch'ei con-
cepiva nel considerarne con gli occhi e con la immaginativa le
sue straordinarie bellezze. Eccola : " La statua dell' Apollo di
Belvedere è il più sublime ideale dell' arte fra tutte le opere an-
tiche , che sino a noi si sono conservate. Direbbcsi che l' artista
ba qui formato una statua puramente intellettuale , prendendo
dalla materia quel solo che era necessario per esprimere la sua
idea , e renderla visibile. Questa mirabile statua tanto supera
tutti gli altri simulacri di quel Dio , quanto 1' Apollo di Omero
è più grande degli altri descritti dai susseguenti poeti. Le sue
forme sollevansi sovra V umana natura, ed il suo atteggiamento
mostra la grandezza divina che I' investe. Una primavera eterna,
qual regna ne' beati Elisi , spande sulle virili forme di un' età
perfetta i piacevoli tratti della ridente gioventù , e sembra che
una teuera morbidezza scherzi sulla robusta struttura delle sue
membra. Vola , o tu che ami i monumenti dell'arte , vola col
tuo spirito sino alla regione delle bellezze eteree , e diventa un
genio» e prendi una natura celeste per riempiere l'anima tua
78 LIBRO SETTIMO
di quésto gran pianeta e degli altri , sono state rap-
presentate in pittura e scultura da moderni eccellenti 7
e massime della classe di Michelangelo, di Raffaello,
di Perino , e del Rosso. Ma per essersi notato tanto
coli' idea di un bello sovrumano : potrai formartene allora una
giusta immagine , poiché in quella figura nulla v' è di mortale,
nessun indizio si scorge dell' umana fralezza. Non vi son nervi
né vene , che a quel corpo diano delle ineguaglianze e del mo-
vimento ; ma par che un soffio celeste , simile a fiume che va
placidissimo , tutta abbiane formata la superficie. Eccolo • egli
ha inseguito il serpente Pitone , contro di cui ha per la prima
volta piegato il suo arco , e coli' agii piede lo ha raggiunto e
trafitto. Il suo sguardo sollevalo in una piena compiacenza por-
tasi quasi all' infinito bene al di là della sua vittoria. Siede nelle
sue labbra il disprezzo ; e lo sdegno che in sé racchiude gli di-
lata alquanto le nari, e fin sull'orgogliosa sua fronte s'innalza;
ma la pace e la tranquillità dell' anima rimaner sembrano inalte-
rabili , e gli occhi suoi soh pieni di quella dolcezza che mostrar
suole , allorché Io circondan le Muse , e lo accarezzano. Fra tutti
i rimastici simulacri del padre degli Dei , nessuno ve ne ha che
si avvisi a quella sublimità in cui egli manifestossi alla mente di
Omero , ma in questa statua del figlio di Giove seppe 1' artefice,
eguale a quel gran poeta , tutto rappresentarvi , come su d' una
nuova Pandora , le bellezze particolari , che ad oguuna delle altre
deità sono proprie. Egli ha di Giove la fronte gravida della Dea
della sapienza, e le sopracciglia che il voler supremo manifeslan
co' cenni ; ha gli occhi della regina degli Dei in maniera digni-
tosa inarcali ; è la sua bocca un* immagine di quella dell' amato
Branco in cui respirava la voluttà ; la sua morbida chioma, si-
mile a' teneri pampini , scherza quasi agitata da una dolce au-
retta intorno al divin suo capo , in cima a cui sembra con bella
pompa annodata dalle Grazie , e d' aromi celesti profumata.
Mirando questo prodigio dell'arte tutte le altre opere ne oblio,
e sovra di me stesso e de' sensi mi sollevo per degnamente esti-
marlo. Il mio petto si gonfia e s' innalza come quello de'vati dal
profetico spirito iuvestili , e già mi sento trasportato in Delo*
e nelle Licie selve, che Apollo onorò di sua presenza; parrai
già che T immagine eh' io meri formo vita acquisii e molo, come
CAPITOLO IX. 79
che basta del comporle 7 le tralascio , lasciando tut-
tavia contemplare nel sonno all'antico Parrasio la forma
di Àpolline dipinto da lui in Lindo , quando per ciò
diceva che egli era disceso dalla sua stirpe , e da
quella di Ercole , tenendosi per questo arrogantemente
principe dell' arte.
capitolo x.
Della forma di genere.
|_ja forma di Venere signora della terza sfera si trova
molto diversa , ma la generale ( lasciando Cupido che
gli va rappresentato appresso siccome suo figliuolo ) è
quella , che abbiamo descritta da Àpulejo , dove dice
che ella era di bellissimo aspetto , di color soave e
giocondo , e quasi tutta nuda mostrava la sua perfetta
bellezza ; perciocché non aveva altro d* intorno che un
velo sottilissimo, che non copriva, ma solamente adom-
brava le parti sue , le quali stanno nascoste quasi sem-
pre , ed il vento soave leggiermente soffiando 7 talora
T alzava un poco gonfiandolo , perchè si vedesse il fiore
della giovinezza ; talora lo stringeva ed accostava alle
la bella opera di Pigmalione» Ma come potrò io ben dipingerla
e descriverla? Io aveva bisogno dell'arte medesima che guidasse
la mia mano anche ne' primi e più sensibili (ratti che ne ho ab-
bozzati. Depongo pertanto a pie di questa statua I' idea che ne
ho data , imitando così coloro che posavano appiè de* simulacri
degli Dei le corone che non giugnevano a metter loro sul capo,,.
Winckelmann , Storia delle Arti del disegno*
80 LIBRO SETTIMO
belle membra , in modo che quasi più non appariva.
Il corpo tutto era di bianco celeste , ed il sottil velo
di color ceruleo, per essere tale il color del mare d'onde
ella nacque. Dinanzi gli andavano i vezzosi amori con
ardenti facelle accese in mano $ e dall' un lato aveva
le Grazie, e dall' altro le bellissime Ore, le quali con
vaghe ghirlande di fiori in varj modi pareano ador-
nate ; da una parte la Dea dei piaceri , la quale dal-
l' una mano tiene Cupido, e dall'altra Aliterò (1).
(i) Il Contro Amore , o piuttosto amor per amore ; era fi-
gliuolo di Venere e del Dio Marte. Questo nome tioo si piglia
nel senso di opposizione o di contrarietà , ma dinota un amore
reciproco , scambievole. Basta riferire la storia della nascita di
Antero , per esser convinti della esattezza di questa interpreta*
zione. Venere , dice Porfirio , dietro i poeti greci , lagnavasi un
giorno con Temi , perchè Cupidine rimaneva sempre fanciullo ;
la Dea consultala rispose che il solo mezzo per farlo crescere
si era quello di dargli un fratello. Allora sua madre gli diede
per fratello un altro Amore > il quale fu chiamato Antero. Ap-
pena questo Amore ebbe veduta la luce , suo frale Ilo sentì au-
mentar le sue forze e dilatarsi le alle , le quali ripigliavano il
loro antlto staio ogni volta che Antero era lontano da lui. Si
può agevolmente scorgere che questo secondo Amore è stato im-
maginato per dinotare che il ritorno fa crescere 1' amorosa pas-
sione. Antero aveva un altare nella città di Atene , e la circo-
stanza che lo fé' innalzare è una novella prova che pel Contro
Amore gli antichi greci intendevano un amore reciproco. L'ate-
niese Mele te , dice Pausatila , era amato da uno straniero chia-
mato Timagora , e non gli corrispondeva ; un giorno abbando-
nandosi alla sua avversione , gli comandò di precipitarsi dall'alto
della cittadella di Atene. Timagora volle dimostrargli il suo amore
a costo della propria vita , e si precipitò. Melete veggendo Ti-
magora morto ne fu si afflitto , che diventato sensibile allorché
non era più a tempo, salì sullo slesso macigno, si precipitò in
giù, e peri nello stesso modo. Alcuni stranieri che travavansi al-
lora in Alene, pigliarono occasione da qucsl' «sventura per in-
CAPITOLO X. 81
Altri poi per essere ella nata nel mare dal sangue di
Gelo 7 la fecero con una conca marina in mano , bel-
lissima quanto si puote , e con una ghirlanda di rose
in capo, perchè appunto rosseggiano , e pongono , come
è proprio della libidine. Altri la finsero ancora che
nuotasse per il mare , per dimostrare la vita degF in-
felici amanti essere congiunta con amaritudine, e com-
battuta da diverse fortune , con spessi naufragj , onde
Porfirio dice:
Di tenere nel mar povero e ignudo.
Ed Ovidio , mentr' ella nuota nel mare , l' induce a
così dire a Nettuno :
Ed ho che fare aneli io pur qualche cosa
Tra guest' onde , se vero è cK io sia stata
Nel mar già densa spuma , dalla quale
Ho avuto il nome , eli oggi ancora serbo ;
perchè Afrodite la chiamano i greci dalla spuma. Vir-
gilio parimenti fa che Nettuno così risponda a lei ,
quando ella lo prega a voler ormai acquetare la tem-
pesta del mare, che aveva assalito il suo figliuolo
Enea :
Giusto è che né" miei regni tu ti fidi ,
Perchè tu già di questi nata sei.
Il cliè volendo mostrare gli antichi , la dipingevano
eh 9 ella quindi usciva fuori , stando in una gran conca
marina , giovane e bella quanto era possibile , e tutta
Balzare un altare al Dio Antero, che essi onoravano come il pro-
tettore di Timagora. Alcuni autori si appoggiano su questo aned-
doto per riguardare Antero come il Dio vendicatore di un amore
contro natura. Cicerone de Nat. Deoi\ L 3 e. 23, Porphyr. de
Divin. Nomin. , Pausania l. i e. 3o , Lil. Gyraldi Hist. Deor.
Sintagma i3.
Lomazzo Ti\ Voi III. 6
82 LIBRO SETTIMO
ignuda. E le diedero la conca marina, perchè , come
dice Guba , nel congiungersi col maschio tutta si apre
e si mostra , per alludere a quello che si fa ne pia-
ceri amorosi. Fu fatta tutta ignuda, perchè rende ignudi
coloro che la imitano ; e per mostrare quello a che
ella è sempre apparecchiata j ed ancora per dare a di-
vedere , che chi va dietro ai lascivi piaceri , rimane
spesso spogliato e privo di ogni bene , avendo perso
le ricchezze, il corpo indebolito, e l'animo macchiato
sì , che nulla ha di più bello: ed oltre di ciò per farci
conoscere che i furti amorosi non possono stare occulti
sempre. Laonde o per questa , o per qual* altra ra- J
gioire si fosse , Pressitele fece ai gnidi quella sua tanto
celebrata Venere nuda di marmo bianchissimo , tanto
bella , che molti vi navigavano per vederla (f) $ di
(i) P russitele 9 celeberrimo scultore greco , del quale parla-
rono molti antichi , e tuttavia non ci dissero né Panno della sua
nascita • né quello della sua fine, né dove sia nato, né dove sia
morto. Che se sappiamo qualche cosa di lui, lo dobbiamo ali'eru-
duzione profonda di Enterico Davida il quale seppe col mezzo di
confronti ingegnosissimi determinare alcune epoche della sua vita.
Prassitele f secondo lui, nacque in Atene nell'olimpiade LTV; chi
gli fosse maestro ci é fgnoto , certo si é che di ventisei anni in-
namorassi di Fritte quando essa alla presenza di tutta la Grecia,
nelle feste di Eleusi, uscì ignuda dal mare sfavillante di tutta fa
sua bellezza. Frine gli rispose d'amore, e gì In spiro alcune delle
sue opere mnravigliose , e forse non poco valse in determinare il
suo ingegno verso quella maniera che rese con tanta delicatezza
le dolci affezioni dell' anima , e tanta grazia negli atteggiamenti.
Le primizie del suo talento vennero consacrate all' amore con un
Cupido , che donò a Frine ; la quale a vicenda donò questo su-
blime capolavoro alla sua patria , a Tespra , che Io consacrò in
un tempio antico dell' Amore , dove lungamente rimase , e con-
verse gli occhi dell'antichità colta su quella città prima devastata
CAPITOLO X. 83
cui, come scrìvono Luciano e Plinio , un giovane di
qualità divenutone innamorato, si celò una notte nel
tempio , e la contaminò. E di questo parere vogliono
dalla guerra , poi dalla sete romana dì preda. Tespia non è pia
nulla, dice Cicerone, ma serba il Cupido di Pr assito le. Trasportato
anch' esso a Roma sotto i portici di Ottavia , l'incendio di Roma
poco dopo il distrusse. Circa la medesima epoca Alessandro si
preparava alla conquista dell'Asia , e prese seco Lisippo già pro-
vetto nell'arte» assai maturo in età, e di estesissima fama, io luogo
di Prassitele che allora cominciava ma con auspicj cosi felici , spro-
nato alla gloria vicina dall' amore e dalla bellezza, e già soggetto
di superbia alla Grecia. Probabilmente circa quest' epoca egli fece
alcuni bassirilievi per 1' ara del tempio di Efeso ; altre due figure
di Amore, ma in bronzo- Paro nella Propontide possedeva un altro
Amore di Prassitele , in marmo come quello di 'tespia , ed era si
bello, che gli antichi nel loro entusiasmo favoleggiarono che di
esso s' innamorasse Archila rodiano. Si ricordano moltissime ripe*
tizioui di questa statua, le quali abbastanza ci dicono quanto l'an-
tichità venerasse l'originale. Durante la sua giovinezza ed i suoi
amori , getto in bronzo il Satiro o Paùno , posposto al Cupido da
Frine; collocato in un tempio d' Atene , tanto crebbe in celebrità
che fu detto Peribóete o il Celebre. La contemplazione assidua
delle belle forme della sua cortigiana gì' ispirarono le due Veneri
che illustrarono Coo e Gnido. La prima era vestita , ignuda la se-
conda , ma di tanta venusta, che per la grazia dei movimenti, per
la morbidezza del marmo , per 1' animata imitazione del vero ,
veone detto il capolavoro dell' arte greca in tal genere , come
in un altro il Giove di Fidia. Secondo Plinio , si era Prassitele
giustificato alla Grecia intera colla grazia di questa Venere della
sua passione per Frine; nella sorridente espressione del volto avea
scolpita la sua speranza ; per ciò da tutte le estremità della terra
naviga vasi verso Gnido per ammirare la statua di Venere , e con
poetica enfasi manifestarono la loro maraviglia Quintiliano , Mas*
sima Tirio , Callistrato , Diodoro Siculo , e Cicerone* Per que-
st' opera il re Ni co me de si proflèrse di pagare a que r di Guido i
loro considerevoli debiti, ed essi ricusarono. Una terza Venere si- *
mi I mente in marmo si vedeva nella città di Tespia. Le due statue
di. Frine sono quasi contemporanee, e riescirono degne della cele-
6*
84 LIBRO SETTIMO
molti che sia la statua per la maravigliosa bellezza che
si ritrova in lei , la quale è ora in ftoraa 7 che an-
eli* io ho veduta (1). La quale molti anni sono insieme
con le principali statue degli antichi e dei moderni fu
gettata dal cavalier Leone Aretino 7 e mandata al suo
bellissimo palazzo in Milano per ornarlo.
À costei fu parimenti , come agli altri Dei , dato
un carro 7 sopra il quale , oltre la conca marina , ella
brità del modello. E una di esse, che era di bronzo dorato, Frine
donolla al tempio di Delfo , e fu posta tra quella di Archidama
re di Lacedemone, e quella di Filippo padre di Alessandro. Sulla
base leggevasi .* Frine di Tespia figlia di Epicleo. L' altra statua
di Frine era in marmo , e que' di Tespia Y eressero nel tempio
dell' Amore presso la statua di Venere. Una delle più grandi opere
furono le sculture che ornarono i due frontoni del tempio di Er-
cole , a Tebe , lunga- pezza dopo il compimento del tempio ; e
queste sculture rappresentanti le fatiche d'Ercole erano di tutto
rilievo come quelle del Partenone. Nel tempio di Venere Pra-
xis esisteva una statua assai antica ed io avorio di tale divinità ;
Prassitele circondotta con le statue della Persuasione e della Con-
solazione , così significando la seduzione che trascina alla colpa,
e il pentimento che resta. Nel tempio di Bacco in Elide vi era allo
stesso Dio una statua di bronzo descritta da Callistrato, e lodata
come un capolavoro di prim' ordine. Ai tempi di Plinio, vedevansi
a Roma di Prassitele una Venere» nel tempio della Felicità; un
Trittolemo, una Cerere» detta anche Flora, nei giardini Serviliani;
una buona Fortuna nel Campidoglio j un Sileno , un Apollo, un
Nettuno , negli edifizj di Asinio Pollione , oltre l' Apollo Sau-
roctono , ovvero uccisore di lucerle , una delle più eleganti sta-
tue di Prassitele, e uno dei simboli più curiosi della sapienza
pagana. Prassitele e Apelle indicano l'epoca più luminosa dell'arte
fra i greci. Egli ebbe due figli Cefisodoto ed Eubulo suoi allievi,
(i) Qui Lomazzo vorrà forse intendere della famosa statua ,
conosciuta col nome di Venere de* Medici, la quale nel tempo
che l' autore la vide esisteva in Roma, non essendo stata traspor-
tata in Firenze che sotto il Pontificato d* Innocenzo XI.
CAPITOLO X. 85
andava diportandosi e per mare e per aria , dove più
gli aggradiva; benché Claudiano quando finge che Vada
alle nozze di Onorio e di Maria , portata sopra la
chioma d'un tritone che con coda sollevata gli fa-
ceva ombra. E furono i carri dati ai Dei 7 prima per
maggior sua maestà , poi perchè con quelli si viene a
dimostrare il rotare delle sfere loro , ed a ciascuno
accomodare animali di sembiante natura al Dio , che
li tirino. Sicché quel di Venere è tirato da candidis-
sime colombe, imperocché elle sono oltramodo lascive;
ed altre volte dai cigni , siccome scrivono Orazio ,
Ovidio , e Stazio , per la soavità del cantar , per cui
si accresce grandemente il diletto ne 9 piaceri amorosi.
Leggesi che appresso de 9 sassoni, questa Dea appo loro
stava dritta sopra un carro tirato da due cigni , ed
altrettante colombe , nuda , col capo cinto di mirto ,
con una facella ardente nel petto , con certa palla ro-
tonda in forma del mondo nella mano destra , e nella
sinistra tre pomi d' oro $ cui stavano dietro le Grazie
tutte tre coni le braccia avviticchiate. E come che da
lei venga non meno il disamare che V amare , Mar-
cello dopo la vittoria di Sicilia gli edificò un tempio
fuori di Roma un miglio , acciocché ella togliesse dal-'
T animo delle donne romane ogni desiderio lascivo : al
qual tempio andavano le giovanette ad offerir cotali
figurette di stucco e di pezze. Pausania é autore che
appresso i tebani furono tre Veneri , a cui diede il no-
me Armonia moglie di Cadmo ; V una celeste che mo-
stra l'amor puro e sincero, ed alieno dal congiungi-
mento dei corpi ; l' altra popolare , che fa 1' amor la-
scivo e libidinoso ; la terza Apostrofia , che noi pos-
86 LIBRO SETTIMO
siamo dire preserva trice, la quale era contraria ai di-
sonesti desiderj. Alla popolare fece già Scopa una sta-
tua , la quale , secondo che riferisce Alessandro Napo-
litano , sedeva sopra un montone , e con un pie cal-
cava una testuggine. Ed una altresì ne fece Fidia agli
elei , che stava in pie sopra una testuggine , per mo-
strare alle donne che a loro tocca la cura della casa,
e conviene ragionare manco che sia possibile , siccome
nota Plutarco ne suoi ammaestramenti , per non avere
la testuggine lingua alcuna , secondo Plinio, Oltre alle
Grazie , a} agli Amori , scrive Plutarco, che solevano
gli antichi- aggiungere alla statua di Venere quella di
Mercurio , per dare ad intendere , che degli amorosi
piaceri sono dolcissimo condimento le parole piacevoli
ed accorte , siccome quelle che producono e conser-
vano T amore fra le persone. Il perchè mettevano tra
le Grazie che accompagnavano quella Dea una chia-
mata Pito, dal persuadere (1). X lacedemoni le eres-
sero già un tempio , e dentro gli posero la sua statua
tutta armata , in segno della vittoria che ebbero le
lor donne quando armate uscirono di Lacedemone, e
distrussero i messenj, come scrive Lattanzio (2), E di
(i) La* Persuasione. Questa Dea era riguardata come la figliuola
di Venere, e d' ordinario trovasi nel suo corteggio, o al suo fianco,
colle Grazie per indicare che in amore debbono esse reciproca*
meute aju tarsi. Avendo Teseo persuasi tutti i popoli dell 4 Attica
di unirsi in una stessa città, in quell* occasione introdusse il culto
di questa Dea* Pito aveva nel tempio di Bacco a M egara una statua
uscita dalla mano di Prassitele. Fidia V aveva rappresentata sulla
base del trono di Giove Olimpico, neir istante in cui essa incorona
Venere.
(?) Allorché i lacedemoni, dice Lattanzio, stringeano d'assedio
la città di Messene , una truppa di messenj secietaineute uscì dalia
CAPITOLO X. 87
questa Venere armata , finge Ausonio, che Pallade cor-
rucciata , la sfidasse a venir seco a contesa sotto il giu-
dizio di Paride , e che ella gli rispondesse : o teme-
raria ! che di' tu ora di vincermi che sono armata ,
se ignuda già ti superai? I romani formarono Venere
detta Vittrice , in guisa di donna bellissima con veste
lunga sino a terra , la quale con la destra mano por-
geva una breve immagine della Vittoria , e nella si-
nistra avea certa cosa , a sembianza di quella che ado-
ravano quelli di Pafo , sotto il nome di Venere , che
alcuni stimano che fosse uno specchio , perchè Filo-
strato nella pittura degli amori scrive 7 che le ninfe
posero una statua a Venere , in premio eh 9 ella le aveva
fatte nkadri di così bella prole, come sono gli amori,
e le dedicarono nno specchio di argento con alcuni or-
namenti di piedi dorati. In altro modo si vede Venere
Vittrice in una medaglia di Faustina; conciosiachè con
la sinistra tiene uno scudo appoggiato in terra , che
ha due picei ole figurette scolpite nel mezzo , e con la
destra porge una Vittoria. Scrive Pausania 7 che ap-
presso i sicionj in Grecia era un tempio dedicato a
città eoa intendimento di portarsi a saccheggiare Sparla , ov'erauo
rimaste sole le donne cogli uomini incapaci di portar le armi. Si di-
fesero esse con tanto coraggio, che il nemico fu posto in fuga: ritor-
navano esse a Sparta cariche delle messeniesi spoglie , allorché i la-
cedemoni , istrutti del disegno degli assediali, corsero in ajuto della
loro patria: scorgendo da lungi le loro donne il cui vestimento, come
lutti sanno, era da quello degli uomini ben poco diverso, le presero
per nemici, e già disponeansi a combatterle, allorché per trarli dal-
l' errore, si spogliarono esse , e mostraronsi ignude. Quello spetta-
colo produsse il suo effetto. Per conservare la memoria del valore
delle lacedemoni , fu consacralo un tempio ed una statua a Venere
armata.
88 LIBRO SETTIMO
Venere , nel quale non potevano mai più di due donne
entrare ; e di queste , quella che ne aveva la guardia
non andava mai per tutto queir anno col suo marito ,
e T altra bisognava ohe fosse vergine ; e tutti gli altri
poi che ivi andavano a pregare la Dea , stavano di
fuori : e la statua che vi era dentro di Venere , era
tutta d' oro , e stava a sedere , tenendo con 1' una
mano alcuni capi di papavero , e con V altra un pomo,
con certa cosa sopra il sommo della testa che rap-
presentava un polo , o vogliam dir ganghero ; dove
queir altra che fece Tindareo in ceppi , aveva un certo
velo che usavano portare per ornamento le donne di
que f tempi ; della quale l' istesso Pausania dice 7 che
appresso dei lacedemoni sopra il tempio di Venere ar-
mata era una cappella , ov' ella stava a sedere , chia-
mata Morfo., con certo velo in capo, e con certi lacci,
o ceppi die fossero , ai piedi ? per mostrare che le
donne hanno da essere di fermissima fede verso co-
loro , a 9 quali si congiungono di nodo maritale. I ro-
mani avevano un tempio che chiamavano di Venere
Calva , r e tale era la sua statua , in memoria che per
il mezzo de' capelli delle donne romane erano stati li-
berati dai galli in Campidoglio (1); ancora che molto
(i) Venere sotto nome di Calva, avea in Roma due templi. Il
primo le fu consacrato in memoria di essersi le romane dame, du-
rante l'assedio dei galli", tagliati i capegli per farne delle funi , le
quali servirono al movimento delle macchine da guerra ; il simu-
lacro di lei era senza capelli. L'altro tempio le fu dedicato in ri-
conoscenza di avere, per intercessione di lei , le romane dame in
poco tempo ricuperate le chiome che per un insopportabile prurito
dovettero farsi tagliare. Anche quesla statua era calva , ma teneva
uu pettine in mano. **
CAPITOLO X. 89
bea sapessero che a Venere si convengono bellissimi
capelli , corno scrive Claudiano :
Venere allora in bel dorato seggio
Stando a compor le vaghe , e bionde chiome ;
Avea le Grazie intorno , delle quali
Sparge C aere di nettare soave
I dorati capelli $ e quelli F altra
Distende, e scioglie con F eburneo dente}
La terza con belF ordine gli annoda
Con bianca mano , e in vaghe treccie accoglie.
In Cipro ella fu adorata con la barba , come riferi-
sce Alessandro Napolitano , e così la sua statua avea
faccia ed aspetto d' uomo , benché avesse poi intorno
vesti di donna. Di lei scrive Suida , che anco dai ro-
mani fu scolpita con un pettine in mano , e con la
barba al viso per aver liberato le donne romane da
certo morbo , onde gli erari caduti i capelli $ e dal
mezzo insù maschio , e dal mezzo ingiù femina , sic-
come quella che era cagione della universale genera-
zione degli animali. E di qui gli antichi reputandola
una istessa cosa con la Luna, solevano sacrificargli gli
uomini in abito di femmina, e le donne in abito d'uo-
mo. Fu già nel monte Libano un suo simulacro con
un manto intorno, che cominciando dal capo lo co-
priva tutto , nel quale ella sembrava di essere tutta
sconsolata e dolente , con una mano pure avvolta nel
manto, che sosteneva la cadente faccia, onde credeva
ognuno che le lacrime cadessero. E ciò era in memo-
ria della morte di Adone , per cui scrive Plutarco ,
che anco in Atene in certi giorni sacri , chiamati le
feste adonie , le donne universalmente per la città di-
90 LIBRO SETTIMO
sponevano certe immagini simili ai corpi morti: e quelle
come fossero persone pur dianzi morte, piangendo por-
tavano alle sepolture.
Rappresentarono eziandio gli antichi Venere , per
la grazia e benevolenza , in forma di donna che aveva
la testa di augello, ed i piedi di aquila, con una saetta
in mano $ e per 1' amor donnesco la formavano gio-
vane nuda coi capelli sparsi , con uno specchio in ma-
no, ed una catena al collo, cui stava di rimpetto un
giovanetto che la riteneva per la catena con la mano
sinistra , e con la destra gli acconciava i capelli , mi-
randosi T un T altro $ e d' intorno un fanciullo a lato
che teneva una spada , ovver saetta. In altra forma la
figuravano per la giocondità , piacevolezza , robustezza,
e beltà , ed era una giovane con i capelli sparsi e lun-
ghi , vestita di veste bianca , con un ramo di lauro in
mano , o un pomo , ovvero con fiori , e nella sini-
stra un pettine. In Musonio autor greco si legge , che
già appresso i barbari gli fu fabbricato un tempio con
la sua statua chiamata Callipigia , dalle belle natiche,
alludendo a certa favola di due giovani , uno dei quali,
contendendo due sorelle chi di loro avesse più belle
nàtiche , diede la sentenza per la maggiore , e tolsela
per moglie j e P altra fu presa poi dal fratello : in me-
moria di che sacrarono cotal tempio e statua a Ve-
nere (1). Altri scrivono eh' ella in Cipro edificò un
giardino di tutti i frutti ornatissimo , solamente per
isfogare le sue sfrenate voglie. Fu chiamata con di-
(i) Vedi Ateneo iaj lettere di Aìcifrone l. 5cj ; Lessing, Win*
ckelmunn, etc.
CAPITOLO X. 91
versi nomi dai romani , ed oltre il nome di Vesta ,
era detta Mirtea , onde gli ergevano 1' altare di mir-
to , arboscello a lei dedicato per le sue qualità j Ci-
terea dall'isola Citerà (1), ovvero dal monte Citerò,
dove fu adorata $ Acidalia dal fonte Acidalio consa-
crato a lei ed alle Grazie in Orcomene città di Beo-
zia , dove gli antichi credevano le Grazie sorelle di
Venere lavarsi; Idalia da Idalio o Idalo, bosco e ca-
stello neir isola di Cipro a lei dicato ; Espero come
nome proprio appresso i greci di pianeta , che appare
non solamente quando il sole tramonta, ma anco quando
a noi ritorna, come canta Virgilio
Anzi il dì ( c/iìuso il cielo ) Espero viene j
Vespertagine da Plauto; e perchè è apportatrice della lu-
ce, venendo ella innanzi al levar del sole, Lucifero, altri-
menti dal volgo detta stella Diana j Anadiomène, quale
la dipinse Apelle , ad esempio di Campaspe (2) , in
atto eh' esca dal mare , la quale ancorché nella
parte inferiore fosse dal tempo guasta, Augusto con-
sacrò nel tempio di Giulio Cesare (3) ; Genitrice , ed
ebbe un tempio in Roma (4) , nel quale Cesare pose
(i) Esiodo dice , che vi approdò essa nel giorno della sua na-
scita,
(a) Nome di quella cortigiana che Alessandra ebbe la genero-
sità di cedere ad Apelle , il quale nel dipingerla nuda, per ordine
di questo principe , se ne era vivamente innamorato,
(3) Questo celebra tissimo dipinto era a Coo , nel tempio di
Esculapio, Strabone dice che i romani, avendolo portato in Roma,
feeero agli abitanti di Coo una rimessa di cento talenti , sul tri-
buto che pagavan essi alla repubblica * per iudeuniizarli di quel
capolavoro.
(4) Cesane t pretendendo di discendere da questa Dea per parte
di Julo figliuolo di Enea , e per tal motivo allcttando di aveio
92 LIBRO SETTIMO
le opere di Timomaco (1 ) $ e fu dipinta anco nel foro
di Cesare da Arcesilao (2) , e cosi imperfetta fu de-
dicata al suo tempio , come dice Varrone $ ed Afro-
dite come la fece Acbemene ateniese , la quale lun-
gamente stette fuori delle mura di Atene. Ma oltre
diverse altre forme e figure di questa Dea , che se-
condo diversi nomi gli furono attribuite , o secondo
alcuno suo effetto , le quali lungo sarebbe a ricordare
ad una ad una , ve ne sono alcune che in verun modo
non debbono essere tralasciate. Fra le quali fu quella
dipinta da Nicarco (3) fra le Grazie e gli Amori , ed
per essa una grande divozione , le fece sotto di questo nome Del-
l' ottava regione di Roma un tempio di marmo innalzare. Plinio
dice che quel dittatore vi mandò in dono sei scrigni di pietre pre-
ziose. La consecrazione di quel tempio dovea essere da tutte sorta
di giuochi accompagnata ; ina non ebbero luogo che dopo la morte
dì lui , poiché fu ucciso nel tempo dei preparativi. — Nella ce-
lebrazione di que' giuochi , apparve quella crinita stella , di cui
burino fatto menzione Virgilio , Plinio , Diotte Cassio , Seneca*
« pai ecebi altri autori, e che il popolo riguardò siccome l'astro
di Cesare , e qual pegno della divinità di quel principe. Attui di
perpetuare la memoria di uti siffatto avvenimento, Ottavio eresse
a Cesare una statua di bronzo , portante una stella sul capo, e nel
tempio di fenere Genitrice la consacrò.
(i) Fu pittore di Bisanzio contemporaneo di Cesare , dal quale
ebbe commissione di dipingere un Ajaceeà una Medea che gli fu-
rono pagati ottanta talenti ( ?4» 000 l ,re ) » e questi furono quelli che
Cesare consacrò nel tempio di Venere Genitrice. Varj epigrammi
relativi a questi due dipinti trovatisi ne!P Antologia greca,
(?) Fu scultore e non pittore, fiorente 65 anni circa avanti G. G.
Visse gran pezza a Roma presso Lucullo che molto lo amava; per
esso scolpì una Venere Genitrice , per Ottavio cav. romano una
coppa , il di cui modello in gesso gli fu pagato un talento. Inoltre
<)' un solo pezzo di marmo fece una leonessa, colla quale giuocavano
alcuni amorini.
(3) A questo pittore greco si attribuiscono due quadri, uuorap-
CAPITOLO X. 93
un'altra di mano di Nealcete (1); ma la più bella che
fra gli antichi si trovasse sino a quel tempo fu quella
che scolpì in marmo Fidia , la quale già si trovò nelle
opere di Ottavia in Roma. Quelli di Coo ne ebbero
una di mano di Prassitele vestita , la quale tennero
più bella di quella , della quale erano possessori, che
poi fu portata in Gnido , di mano del medesimo mae-
stro. A Roma nelle anticaglie di Pollione una si trovò
di mano di Cefisodoro $ ed appresso i samotraci era
la statua mirabile di mano di Scopa , adorata perciò
da loro con grandissime cerimonie ; oltre un 9 altra la
quale superava quella di Prassitele in Gnido 7 la quale
era tutta ignuda , e stette un tempo nel tempio di
Bruto appresso il circo Flaminio, come riferisce Pli-
nio. Dedicò già Vespasiano nel tempio della Pace una
Venere d' incerto scultore , la quale fu tenuta la più
bella che mai fosse fatta sino allora ; nei portici di
Ottavia, un 9 altra che si lavava , fu fatta da Eliodo-
presentante Venere circondata dalle Grazie, e dagli Amori , Tallio
le furie di Ercole. Gli antichi citano tali pitture come capi d' opera,
fi) Questo greco pittore fioriva ?fò anni avanti G. C. Si distiuse
per le invenzioni spiritose che animarono le sue opere ; dovendo
rappresentare uua pugna navale fra persiani ed egi&j sul Nilo , di-
pinse sulla riva del fiume un coccodrillo in atto di divorare un asino
che sopraggiunge per bere. Furono celebri una sua .Venere, e l'im-
magine di Anassandra sua figlia. Aperse una scuola fiorente che
diede alla pittura Pasta, fratello del plastico Egineta- Quando Arato
liberò Sicione sua patria , volle distrutte tutte le immagini dei ti-
ranni , fra le quali vi era un magnifico ritratto di Aristrato, collo-
cato su di un carro, ed incoronato dalla Vittoria, dipinto nella scuola
di Melante** Jf ealce te corse da Arato , e supplicollo piangendo di
conservare quel capolavoro , ed Arato acconsentì che si lasciasse
tutto fuorohè l'immagine del tiranno. Nealceteuon osando sostituirci
un' altra figura , vi dipinse iuvece una palma.
94 LIBRO SETTIMO
ro (1). Ma chi desidera sapere esattamente le statue,
ovver forme di questa Dea, legga le istorie dei po-
poli che F adorarono , come degli assirj che furono i
primi che introdussero il culto di Venere , dei pafi ,
cipriotti , fenicj , citerei , i quali , come n* é autore
Ageo , furono seguiti dagli ateniesi, e lacedemoni, che,
come ho detto , 1' adoravano armata ; dei delfi die
la chiamavano Epitibia , dei coi , di quelli di Ama-
tunta isola del mare Egeo, e di Memfi citta dell'Egitto;
dei gnidj , degli abitatori del bosco Idalio, e di Ipepa
città , ed Erice monte di Sicilia ; di Galedonia , Ci-
rene , Samo , delle Cicladi, e monti marittimi dell'Asia
minore ; dei parti , medj , arabi , persj, battilani , ca-
spj , serici , tebaidi , osasidi , trogloditi , ed altri po-
poli infiniti : imperocché niuno Dio del gentilesimo fu
giammai tanto celebrato , né da tante nazioni , quanto
Venere , come ne fa fede Aristotile parlando dei numi*
Ma della forma di Amore suo figliuolo , ne scrive
Orfeo negli Argonauti , seguendo la teologia di Mer-
curio Trismegisto , dove canta dei principj delle cose ,
e degli eroi alla presenza di Clarone , ponendo il Caos
innanzi al mondo ed agli Dei. Ora nel seno di esso
Caos colloca l f Amore figliuolo di Venere celeste , e
non della volgare , il quale dona i costumi e le ma-
niere a Cupido, che secondo Apulejo neir asino (Foro^
lo forma bellissimo che dorme, con la chioma d'oro ,
con le tempie lattee x con le gote vermiglie , con gli
(i) Di questo greco statuario, forse eoo temporaneo di Fidia ,
dice Plinio , esisteva nei medesimi portici di Ottavia un gruppo
rapprese alante una lotta tra Pane ed Olimpo : opera che non aveva
altra uguale nel mondo , che il siraplegma di Cefisodoro.
CAPITOLO X. 95
occhi cerulei , co 9 capelli tutti involti in un modo ,
crespi e sventolanti , per lo cui soverchio splendore
il lume della lucerna di Psiche si abbagliava., e con
le ali che per gli omeri biancheggiavano d' una luce
grande , con le piume tenerine e delicate , che tre-
molando spuntavano , mostrando una estrema lascivia.
11 resto del corpo era candido , molle e delicato di
tal sorta , che Venere non si poteva pentire di averlo
partorito. £ di questa forma , oltre gli altri rappre-
sentati in figura anticamente , fu quello già scolpito
di mano incerta , il quale fu già nella curia della diva
Ottavia , che ayeva in mano le armi di Giove , e si
tenea di certo che fosse ài ritratto di Alcibiade ate-
niese , mentre era fanciullo bellissimo sopra gli altri.
Fra i moderni , i principali nel far questi Cupidi sono
stati Raffaello, il Mazzolino, ed il Correggio. Ma in altra
forma lo rappresenta Francesco Barberino , come ri-
ferisce il Boccaccio. Perciocché lo fa con gli occhi ve-
lati con una benda , co* piedi di grifo , circondato da
una fascia piena di cuori. Ed in altri modi , altri lo
pinsero cieco o velato , altri con vista acutissima ; e
parimenti leggiadretto , gracile , fiero , e colorato di
color di fuoco. , con 1' arco , le saette , ed il turcasso
dorato, siccome lo dimostrò Mosco poeta greco, tra-
dotto in nostra lingua dall'Alamanni. Ed il Petrarca
così lo descrisse :
Sopra un carro di fuoco un garzon crudo
Con arco in mano 7 e con saette a fianchi ,
soggiungendo poi
Sapra gli omeri avea sol due grand 9 ali
Di color mille , e tutto V altro ignudo.
96 • LIBRO SETTIMO
Ed in questa forma fu dipinto dal nostro Tiziano, ap-
poggiato sopra la spalla di Venere , la quale appresenta
con le altre stagioni la Primavera , ornata di verde ,
con lo specchio in mano, e li colombi ai piedi di Cu-
pido ; siccome dal divin Michelangelo fu scolpito ia
marmo in Roma a Giacomo Galli.
CAPITOLO XI.
Della forma di Mercurio.
Usando gli etnici di formare sotto diversi nomi di-
verse immagini di un Nume , secondo le cose che gli
volevano attribuire , nacque che a Mercurio principe
della seconda sfera , secondo che ora gli attribuivano
la cura del guadagno , ora della favella , ed ora dei
furti , diedero diverse forme. Ma la più usitata e vera
sua immagine era quella, che lo mostrava messaggiero
degli Dei , e Dio del guadagno^ benché Iride fosse par-
ticolare messaggiera di Giunone, che annunziava le cose
cattive. Questa forma era d'un giovane che appena spun-
tava la barba , con due alette sopra Y orecchie in un
cappelletto , tutto ignudo , se non che dagli omeri gli
pendeva di dietro un panno non troppo grande , che
teneva con la destra una borsa appoggiata sopra il capo
d' un becco che gli giaceva ai piedi, insieme con un
gallo, e nella sinistra il cadùcèo , con li talari ai piedi
che erano le penne , siccome fanno fede Omero , Vir-
gilio, e molti altri. Gli egizj , che furono i primi a
formarlo in questa guisa , fabbricarono il cadùcèo in
CAPITOLO XI. 97
modo d' una verga diritta con due serpenti intorno Tira
maschio e V altro femina annodati insieme nel mezzo,
sì che facevano quasi un arcò dalle parti di sopra del
corpo $ e venivano a congiungere le bocche nella cima
della verga , avvolgendo le code intorno alla medesima
verga di sotto > onde uscivano fuori due picciole ali*
£ questo era segno di pace, onde solevano portarlo
gli ambasciatori che arrecavano pace, e perciò erano
detti caduceatori. Ora le penne in capo significano la
favella , perchè nel parlar ne volano le parole $ e per*
che da questo Dio furono trovate le lettere , con la
musica , geometria , e palestra. Fu ancora formato in
figura quadrata , e tale era posto per le scuole, come
fecero gli arcadi , secondo che riferisce Pausania. Ga-
leno lo disegna giovane bello , fatto non ad arte, ina
naturalmente allegro in vista , con occhi lucidi sopra
una quadrata base , mostrando la saldezza della virtù
ai scolari , die non teme la ingiuria della fortuna* I
greci altresì, chiamandolo Mercurio Cillenio, cioè senza
membri, eccetto che la testa, lo facevano alle volte
come un dado , senz' altro membro fuor che 9 1 capò,
mostrando in questo , che la forza del parlare non ha
bisogno di altra parte del corpo. Come a Dio de" mer-
catanti , ai quali fa bisogno saper ben dire le ragioni
sue , gli furono poste le ali ai piedi, che significano,
come dice Fulgenzio , il corso di quelli che trafficano,
che non stanno mai riposati, ma sempre desti ed eser-
citati ne negozj loro; e per il gallo si accenna la vi-
gilanza che si ricerca ne scienziati. In Corinto fu una
statua di lui fatta di bronzo , la quale sedeva con un
agnello a lato; ed appresso i tanagrei, popoli della Beo-
zia , una che portava un montone in collo, perchè in
Lorna zzo Tr. Koh ///. 7
98 LIBRO SETTIMO
tal modo andando attorno alla lor e ittà l' avevano li-
berata dalla pestilenza. Un' altra ne fu portata d v Ar-
cadia per offerire al tempio di Giove O lirapico, la quale
era armata con un elmo in capo , e vestita con una
breve vesticciuola da soldato , portando un montone
sotto il braccio. Gli egizj sotto nome di Anubi lo di-
pingevano col cadùcèo in mano, con la faccia or ne-
gra , ed ora dorata , che alzava il capo di cane , e
con la destra scuoteva un ramo di palma : né per altro
gli fecero il capo di cane , che per mostrar la sagacità
che da lui viene, essendo il cane sagace al pari di ogni al-
tro animale. Gli antichi galli per dare a divedere la forza
dell' eloquenza , lo fecero in tal forma quasi di Ercole,
il quale adoravano per Dio della prudenza ed eloquen-
za ; ed era , come riferisce Luciano , un vecchio tutto
calvo , se non che pure aveva alcuni pochi capelli di
color fosco , in viso tutto crespo , vestito di pelle di
leone , che nella destra teneva una mazza 7 e nell'altra
un arco , con la faretra pendente dagli omeri , ed al-
l' estremo della lingua attaccate molte catene d' oro e
di argento sottili, con le quali si traeva dietro per le
orecchie una moltitudine grande di gente , che lo se-
guiva volentieri. Apulejo raccontando il giudizio di Pa-
ride , rappresentato in scena , fa che per Mercurio com-
parisca un giovane tutto nudo , fuor che il collo an-
nodato intorno d'un panno che gli pende giù dall'o-
mero sinistro , bello e vago nelF aspetto , con biondi
e crespi crini, tra quali erano alcune penne dorate, poco
da quelli differenti, che a guisa di ali spuntavano fuori,
e col cadùcèo in mano. Marciano Capella lo descyve
di corpo bello , giovane , grande , e sodo , il quale co-
CAPITOLO XI. 99
mincia a spuntare alcuni pellicci dalle guancie , coperto
solamente gli omeri , e nel resto ignudo , né fa men-
zione alcuna d'ali , né di cadùcèo $ ma ben dice, che
mostra di essere spedito ed esercitato assai nel correre,
e nella lotta , giuoco ritrovato da lui. Quando lo figu-
ravano per la ragione , e per quella luce che alla co-
gnizione delle cose ci è scorta , gli ponevano accanto
il gallo che significa la vigilanza , la quale deve essere
negli uomini che attendono alla dottrina, alli quali pare
che sia cosa degna di biasimo dormendo consumare
tutta la notte ; conciosiaché questa ragione e luce non
vuole che stiano così lungamente sepolti nel sonno, ma
che poscia che sono rinfrancati gli spiriti, ritornino alle
usate opere , ed alla considerazione delle cose. In cer-
ta parte dell' Àcaja , autore Pausania , fu già una im-
magine di Mercurio sopra la via , in forma quadra ,
con la barba e col cappello in capo $ le quali statue
quadrate , per il capo solo , ed il membro virile di-
ritto che avevano , mostravano che il Sole , che per
quelle era figurato, è capo del mondo, e seminator di
tutte le cose ; e per i quattro lati le quattro parti del
mondo, ovvero le quattro stagioni, il che significa anco
la cetra di quattro corde data medesimamente a Mer-
curio.
Questo Dio, siccome ambasciatore, è finto andare
sovente ali 9 inferno a riportare ambasciate da Plutone,
come si vede appresso di Stazio , dove Plutone adi-
rato lo manda ai Dei del cielo; adirato perchè la luce
del giorno era scesa nel suo regno , ove è perpetua
riotte , quando si aperse la terra per inghiottire Anfia-
rao nella guerra tebana. Claudiano parimente finge che
7*
100 LIBRO SETTIMO
il medesimo lo manda a Giove a domandargli mo-
glie ì e per questo vuole Macrobio che Mercurio sia
il Sole , poiché di cielo scende nell'inferno , e dall'in-
ferno rimonta in cielo , come fa il Sole. Fra tutte le
nazioni del mondo non fu mai chi adorasse questo Dio
con maggiori cerimonie di quello che fecero i galli,
al quale eressero , oltre molte altre statue , in Alver-
nia quel famoso colosso t di cui ne fu fabbro Zeno*
doro , il quale passò di bellezza tutti gli altri colossi
di quel tempo (1). Gli abitatori di Lisimachia gli fe-
cero fare da Policleto famosissimo statuario , una sta-
tua bellissima , che fu poi portata a Roma nel! 9 andito
di Tito imperatore. Fu anco formato che nutriva Bacco
nella sua infanzia , siccome fa fede quella bellissima
statua di rame die fece il primo Cefisodoro, e d'altra
maniera lo espresse Pisicra te (2); ed altri, secondo
quello che volevano che significasse. Ma non istarò in
questo luogo a far menzione di tutti gli ufficj e signi-
ficazioni di ornamenti , che dagli antichi gli furon dati,
o degli effetti, secondo i quali diversissime fra loro
forono le altre statue ed immagini che gli fabbricarono
gli abitanti di Cilleno monte di Arcadia , dove prima-
mente fu adorato; gli ermopoliti, i memfiti, i coreni,
i marmarici , gli elamiti , gì' ircani, gli armeni , gli
abitatori di Treciri città, i quali lo adorarono formato
(i) Vibio Avito prefetto dell' Al ver nia fece fondere questo co-
losso. Dieci anni Zenodoro spese nel lavoro, e guadagnò quaranta
milioni di sesterzj (quattro milioni di franchi e più). Il mede-
simo Zenodoro fu l'artefice del famoso colosso di Nerone,
(a) Dice Plinio , che questa statua esisteva in Roma nel tem-
pio delta Concordia.
CAPITOLO XI. 101
di ferro , sospeso in mezzo il tempio da pietre di ca-
lamita , e molti altri , de' quali troppo luogo sarebbe
il dire. Basta che sino al tempo, di S. Paolo , e Bar-
naba , era tenuto in riverenza appresso dei listri di Li-
caonia ; conciosiachè per le opere loro miracolose vol-
lero adorarli , ed offerirgli sacrifici , chiamando Bar-
naba Giove, e Paolo Mercurio, come prudente ed elo-
quente i come si legge negli atti degli Apostoli.
CAPITOLO XII-
Della forma della Luna.
l_ja Luna primieramente la dipingevano gli antichi in
forma di giovane vestita, con due brevi corna in capo,
perchè la vedevano in cielo cornuta sempre che ella
era scema , e la ponevano sopra una carretta di due
ruote per mostrare la velocità sua , ovvero il corso
diurno , tirata da due cavalli, come dice Isidoro, l'uno
negro, e 1 altro bianco , perchè ella non solamente ap-
pare di notte , ma anco di giorno. Altri gli ponevano
un mulo, come Festo Pompeo, alludendo alla natura
sua sterile come quella del mulo che non genera ; altri
due cervi bianchi , sotto nome di Diana, come si dirà
parlando delle Ninfe dei monti ; ed altri due gioven-
chi , come dice Claudiano , ed Ausonio Gallo , essere
stato in Egina città di Grecia in un tempio a lei con-
sacrato , dove era chiamata Lucina , come ancora la
noma Orazio , dalla umidità sua, per la quale si mol-
102 LIBRO SETTIMO
lifica il ventre della donna , onde facilmente s' apre
nel partorire. Scrive Pausania, die di lei era una sta-
tua coperta da un sottilissimo velo , eccetto le mani,
i piedi , è la faccia che erano di marmo , e stendeva
T una mano , e con 1' altra portava un accesa face ,
per denotare eh 9 ella era apportatrice della luce ai na-
scenti fanciulli, porgendo loro ajuto ad uscire dal ven-
tre della madre (1). Disegnò già Marco Tullio un si-
mulacro di Diana , che tolse in Sicilia, alto e grande,
con veste che lo cuopriva tutto sino ai piedi, giovane
di faccia , e di virginale aspetto , che nella destra mano
portava una facella ardente , e teneva un arco nella
sinistra , a cui le saette pendevano dagli omeri. La face
accesa accennava , eh* ella rilucendo di notte era guida
ai viandanti , siccome tennero gli arcadi, i quali, come
scrive Pausania, ne avevano un simulacro di metallo
che chiamavano di Diana guida e duce: e l'arco con
le saette mostrava le acute punture dei dolori che sen-
tono le donne nel partorire , per il che usarono di far-
gliele quasi sempre. Fu la Luna, sotto il nome di Dia-
na , adorata come Dea cacciatrice ; onde ne la for-
marono in abito di Ninfa tutta succinta , con l' arco
d' oro in mano , e con la faretra piena di saette al
fianco,- le posero i cani a lato , e le diedero una com-
(t) La favola dice, che Diana appena ebbe veduta la luce as-
sistè la madre sua, ed agevolò la nascita del fratello Apollo. I do-
lori che èssa le vide soffrire durante il parto , le ispirarono av-
versione sì grande pel matrimonio , che da quel giorno fé' voto
di serbare la verginità. A tal fine pregò Giove, suo padre, di
concederle il potere di presiedere ai parti, onde aver mai sempre
presente i mali cagionati dall' unione dei due sessi.
CAPITOLO XII. 103
pagnià di alcune ninfe caccia trici. Gli arcadi , come ri-
ferisce Pausania, la fecero vestita di una pella di cerva,
con una faretra piena di strali pendente dagli omeri ,
che con 1' una mano portava una lampada , e con l'altra
due serpenti $ ed a lato gli stava un cane da caccia*
Era vestita di pelle di cervo , perchè gli era dedicato;
né tempio alcuno della Luna si trovò mai appresso gli
antichi , dove non fossero appese corna di cervi. Cosi
la dipinge Claudiano per Dea cacciatrice in questi po-
chi versi :
Men fera assai , ma più leggiadra e bella
Diana era , cK in lei gli occhi e le guancic
Parean di Febo ; lo splendore i e 7 sesso
Sol chi fosse di lor scoperto avrebbe.
V ignude braccia di condor celeste
Splende arde , e sparse dalle spalle al seno
Scherzando se ne giano i capei sciolti.
V arco allentato e le quadretta al tergo
Pendean, e da duo cinti ben ristretta
La sottil veste con minute falde
Sin sotto le ginocchia discorrea.
Nel tempio di Giunone appresso l'arca di Cipse-
lo fu, secondo Pausania, una figura d'oro di Diana con
le ali agli omeri , la quale porgeva con la destra un
dardo , e con la sinistra un leone. Sotto nome di Tri-
via , ovvero di Ecate, fu anco riputata Dea che aves-
se cura e stesse alla guardia dei crocicchi delle vie ,
che da diversi luoghi vengono a congiungersi insieme;
e perciò favoleggiarono i poeti, ch'ella aveva tre fac-
eie T onde Ovidio dice :
Vedi che con tre faccie Ecate guarda
404 LIBRO SETTIMO
Tre vie , che poi riescon tutte in una.
Ma Virgilio la domanda Trigemina 7 Trivia, e Trifor-
me, come ancora la chiama Seneca, volendo cosi mo-
strare i variati aspetti che di sé ci fa vedere la Luna,
e che la forza sua non solamente ha forza in cielo do-
ve la chiamano Luna, ma in terra ove la dicono Dia*
na , e sin giù nelT inferno ove l'addimandano Ecate e
Proserpina (1). Imperocché è creduta scender nell'in-
ferno tutto quel tempo che a noi sta nascosta : e così
la formarono in tre modi ; il primo era con vesti bian-
che e dorate , e con la face accesa in mano , dino-
tandola quando comincia a dare il lume a* mortali, e
porgere con quello accrescimento alle cose ; il secondo
era la cesta , nella quale portavano le sue cose sacre,
dinotando quando ha già la metà di tutto il lume, per
il quale ogni dì crescendo, si maturano i frutti che con
le ceste si colgono j ed il terzo era con vesti che ave-
vano del fosco ,. col lauro ed il papavero , mostran-
dola quando ha compito il lume, perchè per il lauro
si mostra la virtù che dal Sole piglia , e per il papa-
vero la moltitudine di anime , le quali credevano es*
sere nel suo orbe, quasi che quello fosse una gran cit-
tà di popolo; conciosiaché il papavero per avere i capi
suoi tagliati in cima come sono le mura delle città,
e raccolto in sé un numero grande di minuti granelli,
figura quasi come un gran numero di persone unite nel-
la città. Narra Pausania , che in Egina città dei co-
rintj , Ecate era adorata più ik tutti gli altri Dei , e
che quivi ella ebbe un simulacro di legno fatto da Mi-»
(i) Ter reti lustrata agit % Proserpina , Luna, Diana \
Ima , suprema, feras, sceptro, fulgore y sagitta.
CAPITOLO XII. 106
reme , con una faccia sola, ed il resto del corpo a gui-
sa di tronco, come che non fosse fatta sempre con tre
faccie: e credesi che Alcamene (1) primo di tutti gli
altri tale la facesse agli ateniesi. Delle tre teste adun-
que che ebbe il simulacro di Ecate , l'una era di ca-
vallo , l'altra di cane , e la terza di mezz' uomo ru-
stico secondo alcuni, e secondo altri di cignale, che
forse meglio si confa a quello che si dice della Luna,
la quale considerata quando sparge il lume sopra noi
è chiamata Diana , e cacciatrice , il che si può inten-
dere per lo cignale, perchè egli sta nelle selve sempre
e nei boschi ; siccome la testa del cavallo animale ve-
loce ci dà a divedere eh 9 ella circonda velocemente il
cielo ; e quella del cane che è la medesima quando a
noi si nasconde , e perciò fu creduta Dea dell' infer-
no, e chiamata Proserpina, perchè il cane si dà al Dio
dell 9 inferno. Un 9 altra statua di lei fu già , come scri-
ve Eusebio, in Apollinopoli città di Egitto, la quale
mostrava eh 9 ella non ha luce da sé, ma la riceve dal
Sóle; perciocché era fatta in forma d'uomo tutto bian-
(i) Ateniese, uno dei migliori allievi di Fidia. Egli fioriva cir-
ca il 4^8 prima di Cristo ; ricorderemo di lui la Venere Afrodite,
in cui si ammirava specialmente il petto , le braccia, e le mani ;
una statua di Giunone in un tempio situato sulla via che da Fale-
rea mena ad Atene ; un Vulcano veduto da Cicerone , e Valerio
Massimo , il quale accennava di zoppicare senza essere deforme ;
un' altra Venere fatta a gara con Agoracrita , la quale fu preferi-
ta dagli ateniesi, ma più che pel merito, per essere lo scultore
ateniese : finalmente il frontespizio posteriore del tempio di Giove
Olimpico , ove finse i La pi ti battagliami coi Centauri alle nozze di
Piritoo, e questo è il suo capolavoro. Tanta era la sua riputazio-
ne , che la sua immagine ebbe luogo in un bassorilievo che orna-
va la sommila del tempio dì Eleusi.
106 LIBRO SETTIMO
co con capo di sparviero : conciosiachè la bianchezza
mostra che la Luna da sé non ha luce , ma da altri
la riceve , cioè dal Sole , che gli dà spirto ancora e
forza , il che significa la testa dello sparviero , perchè
questo uccello , come di sopra si è detto , è consacra-
to al Sole. Conforme a questo gli egizj facevano Iside
vestita di negro, per mostrare eli 9 ella da sé è un cor-
po fosco ed oscuro ; la qual non era altro che la Lu-
na , come chiaro si conosceva dalla sua statua fatta
con le corna , con un cimbalo nella destra mano , e
nella sinistra un vaso $ e , come dice Servio , da al-
cuni fu anco tenuta per il genio dell 9 Egitto, e per la
Terra, e per la natura delle cose che al Sole sta sog-
getta. Onde nacque che la fecero tal volta tutta piena
e carica di poppe , e nella destra mano gli posero una
navicèlla , e nelT altra l'abrotano erba, ed in capo una
ghirlanda della medesima erba, e la coronavano di un
serpente. Onde dice Valerio Fiacco :
II capo ha cinto di serpente , e porta
Il risonante cimbano con mano.
E tale altresì la dipinge Ovidio quando la fa apparire
in sogno a Teletusa fra alcuni altri Dei dell 9 Egitto ,
Anubi , Bubaste , ed Api.
Ma lasciando le facelle di Cerere, Tarco di Diana,
i timpani di Cibele , la figura triforme con le corna in
capo, la cerva con i cimbàli, che nell 9 orbe della Lu-
na fa vedere a Filogia Marciano , siccome cose che
ciascune da sé significano la Lana $ Apulejo , mentre
che egli era asino , dice , che dormendo gli parve ve-
dere questa Dea , che con reverenda faccia usciva dal
mare , ed a poco a poco scuopriva tutto il lucido cor-
CAPITOLO XII. 107
pò 7 ed aveva il capo ornato di lunga e folta chioma
lievemente crespa , che per il bel collo si spargeva 7
cinta da bella ghirlanda di diversi fiori ; e nel mezzo
della fronte portava certa cosa rotonda schiacciata e li-
scia , che risplendeva come specchio; e dall' una parte
e dall' altra gli stavano alcuni serpenti, sopra dei qua-
li erano alcune poche spighe di grano $ e che la veste
di diversi colori , era di sottilissimo velo, ora bianca,
ora gialla e dorata, ora infiammata e rossa; oltre un 9
altra tutta negra, ma però chiara e lucida, coperta quasi
tutta da risplendenti stelle , nel mezzo delle quali era
una Luna tutta risplendente , con attaccati intorno al
lembo in bellissimo ordine fiori e frutti d'ogni sorta.
E di più portava nella destra mano certa cosa di ra-
me fatta in guisa di cimbalo, che scuotendo il braccio
faceva assai gran fuoco , e le pendea dalla sinistra un
dorato vaso , cui facea manico un serpente che di ve-
neno parea tutto gonfio , ed ai piedi avea certo orna-
mento fatto di foglie di palma. Della qual forma es-
sendo l'esposizione da sé chiara per l'altre già date ,
senza fermarmi vi verrò a dire come dalle operazioni del-
la Luna gli antichi , e massime gli egizj , volendo mo-
strare ne 9 viandanti costanza contro la stanchezza , la
figuravano in forma d'uomo appoggiato sopra un ba-
stone , con un uccello sopra la testa, e dinanzi un ar-
bore fiorito. E per significare l'accrescimento delle co-
se che nascono nella terra , e la resistenza contra i ve-
neni , e le infermità puerili , la formavano in atto di
donna cornuta che cavalcava sopra un toro , o sopra
un dragone di sette teste , o sopra un braccio che te-
neva nella mano dritta una saetta, e nella sinistra uno
108 LIBRO SETTIMO
specchio, ed in capo due serpenti avviticchiati alle cor-
na , e ad ogni braccio un serpente circondato , e si-
milmente ad ogni piede. Ebbero già quelli di Chio una
statua di questa Dea posta in alto , di cui la faccia a
chi entrava pareva mesta 7 ed a chi usciva pareva al-
legra. Un* altra ne ebbero gì* iasei che mostravano con
grandissima solennità , fatta da Bupalo ed An termo $ ed
un" altra in Sicione scolpita insieme con Apolline da Di-
peno e Scillide cretensi (1).
Finalmente fra tutti gli altri popoli gentili, i tau-
rici di Scitia gli fabbricarono diverse statue secondo gli
officj suoi diversi $ e cosi quelli di Efeso , appresso ai
quali tutta l'Asia fece fare in trecento anni quel mira-
bilissimo tempio ; del quale ne fu inventore Chersifro-
ne gnossio , ovvero Arcifrone (2) ; ed A pelle dipinse
(1) Furono fratelli , e scultori, che sempre operarono uniti. Se-
condo alcuni nacquero d'un Dedalo scultore in Creta, fiorente ver-
so la sessantesima Olimpiade , 54<> anni prima di Cristo; altri li
vogliono puramente discepoli di Dedalo 3 altri né l'uno né l'altro.
Checchessia , furono i primi che usassero il marmo per la scultu-
ra , i fondatori della celebre scuola di Sicione, dove vennero chia-
mati per fare le statue di alcuni Dei, se non cbè il villano pro-
cedere di quegli abitanti fece loro interrompere varj ed importanti
lavori, e si ritirarono in Etolia. In breve Sicione afili tta da cru-
del carestia ricorse ali' oracolo di Apollo, che rispose eh' essa ces-
serebbe se Dipeno e Scillide terminassero le statue degli Dei* Per-
ciò scongiurati e donati, onde ripigliassero le imperfette opere»
cioè le statue di Apollo» Diana, Ercole, e- Minerva in marmo pa-
ria, le terminarono. Di altri lavori illustrarono le città d'Ambra-
cia , Argo , Cleone , Tirinto etc. Ebbero fiorente scuola , da cui
uscirono Tetleo, ed Angelione, Learco di Reggio» Doriclide di La-
cedemone , e Me do ne suo fratello etc. Le opere tanto de' discepo-
li , quanto de' maestri , sussistevano ancora al tempo di P ausonia.
(2) Chersifrone architetto , chiamato Ctesifonle , Arcifrone ,
Cresi/onte etc. nacque a Gnosso in Creta» e fioriva verso il, 55o
CAPITOLO XH. 409
Alessandro col fulmine, il coro di Diana fra le ver-
gini (1), e la pompa di Megabizo sacerdote del tem-
pio (2). Oltre dì ciò quelli di Nicena, dopo che fu am-
mazzato Toante re della Taurica, l'adorarono nella sta-
tua rapita da Ifigenia ed Oreste; avendo cambiato il
costume dei sacrificj appresso di Àricia: i magnesj po-
poli di Tessaglia; i cittadini di Pisa dell' Acaja; i per-
avanti Cristo. Disegnò e cominciò la costruzione del tempio di Efe-
so, continuato dopo la sua morte dal figlio Metagenete, dopo que-
sto da Demetrio, e da Peonie Incoraggiato dal voto dei popoli
jonii dell' Asia , i quali contribuirono tutti alle spese della costru-
zione, divenne quel tempio una delle sette meraviglie del mondo.
S'impiegò a edificarlo duecento e venti anni, e fu arricchito con
quanto si aveva di più prezioso. La sua lunghezza era di 4^5 pie-
di sopra aao di larghezza, ed era ornato da 197 colonne del più
bel marmo, dono di altrettanti re. Quanto riferisce S. Paolo (Act.
*• 19J, della sedizione eccitata dagli orefici di Efeso, che vivevano
del lucro ricavato dalle statuette di Diana che essi facevano, è mol-
to acconcio a provare la celebrità del culto reso a questa Dea. Fu
incendiato , come si sa , da Erostrato (uomo di oscuri natali, che
immaginò questo delitto per tramandare il suo nome famoso alla
posterità) 356 anni avanti G. C , e restaurato da Dinocrate. Cher-
sifrone aveva composto col figliuolo Meta gene te uno scritto , nel
quale pubblicò il disegno e determinò le proporzioni dell' ordine
jonico.
(1) La prima di queste pitture fu dagli efesini pagata venti ta-
lenti d'oro ; e la seconda era una composizione si bella , che su-
perava i vèrsi di Ornerò^ che servirono di argomento ; ma queste
non potevano essere in Efeso nel tempio di Diana che dopo la sua
riedificazione, mentre lo slesso tempio bruciò nella CVI olimpia-
de nel giorno stesso che nasceva Alessandro , e d'altronde A pelle
non usci dalla scuola di Pamfilo che nella olimpiade CXII.
(3) I Megahiù o Megalóbizi , erano sacerdoti eunuchi di Dia-
na Efesina; poiché una Dea vergine , dice Strabone, non voleva
altri sacerdoti. Erano dessi sommamente onorati e rispettati, è di-
videvano con vergini donzelle l'onore di questo sacerdozio ; ma
siffatto uso cangiò a norma de' tempi e de' luoghi.
HO LIBRO SETTIMO
gameni di Panfilia; gli attici) e cireni, appresso i quali
si adorava sotto sesso di maschio; i romani nel Tìbur,
ed Aventino monte; gli sciti che, sotto nome di Sci-
tia, gli dedicarono quel famosissimo stagno chiamato
Diana ; i beozj , che gli sacrarono il fonte Gargafio ,
nel quale si finge che Àtteone vedesse Diana con le nin-
fe ignude ; e gli etiopi di Fenicia 7 i quali , come nar-
ra Eliodoro , solevano averla in tanta riverenza , che
fuori di Meroe niuno era riputato degno di sacrificar-
gli , fuor che la regina del paese, siccome il re al Sole.
E questo è quanto n' è paruto degno di essere notato
delle forme della Luna , lasciando addietro le bizzarre
e strane forme che di lei fecero i bitini, i frigj, i nu-
midi , e quelli di Coleo , di Calcedonia 7 e di Carta-
gine; e quella bellissima e mirabile statua che fece Ti-
moteo (1) 7 così bene intesa, alla quale Aulanio Evan-
dro ripose il capo , dovendosi porre a Roma nel tem-
pio di Apolline Palatino.
CAPITOLO XIII.
Della forma di Vulcano Dio del fuoco.
Nella seconda regione, de,U «lenire, Sporta
alla corruzione e continua variabilità 7 la prima sfera
sotto la Luna è quella dei fuoco 7 della quale pinsero
(i) Emulo di Scopa, e di altri illustri artisti, coi quali operò
intorno al monumento eretto in Alicarnasso dalla regina Artemi-
sia al suo consorte Mausolo re di Caria.
CAPITOLO XIII. 111
gli antichi essere Dio Vulcano , e vollero che da lui
procedesse la virtù e poter del fuoco. Onde gli fecero
una statua in forma umana, con un cappello in capo
di color celeste in segno del ravvolgimento dei cieli,
appresso i quali trovasi il fuoco vero, puro, e sincero:
il che non si può dire di quello di qua giù, il quale
da sé stesso non si mantiene , ma sempre ha bisogno
di nuova materia che lo nutrisca e sostenti. E quindi
nacque anco , che si finse Vulcano zoppo, perchè cosi
sembra la fiamma, la quale ardendo, non ascende per
il dritto , ma si torce , e quasi si dibatte ora in una
ed ora in altra parte , perchè non è pura e leggiera
come le farebbe bisogno ad ascendere al luogo suo. Lo
fecero di più , negro nel viso , brutto , ed affumicato
per tutto il corpo , come appunto sono i fabbri ; alle
volte nudo , ed alle volte né nudo né vestito, ma so-
lamente con certi stracci intorno. Scrive Eliano , che
gli egizj gli consacrarono i leoni, per essere questi ani-
mali di natura molto calda e focosa : ond 9 è che per
l'ardore che hanno di dentro, temono assai quando veg-
gono il fuoco ; e fuggono il gallo perchè ba in sé mag-
gior caldo che non hanno loro. Dice Alessandro Na-
politano , che in Roma al tempio di Vulcano stavano
i cani , come custodi e guardiani , che non latravano
mai se non quando alcuno fosse ito per involare al-
cuna cosa. E cosi leggiamo ancora, che appresso il Mon-
gibello in Sicilia, i cani guardavano il tempio di Vul-
cano , e la sacra selva che vi era d'intorno. Gli egizj
ebbero appresso di loro una statua di questo Dio, che
teneva con le mani un topo , perchè dicono, che già
egli mandò una grandissima copia di topi fra gli ara-
412 LIBRO SETTIMO
bi nemici degli egizj , che giù avevano tolto gli archi,
gli scadi , le briglie de" cavalli , ed altre simili cose,
per il che gli convenne fuggire: ovvero ancona, secon-
do Plinio, perchè i topi moltiplicano grandemente quan-
do i tempi sono asciutti.
Ma tornando a Vulcano , gli diedero i poeti per
moglie Venere , perchè la generazione delle cose signi-
ficate per Venere non si fa senza calore , il quale è
proprio del fuoco inteso per Vulcano. Fu finto essere
fabbro 7 e che facesse le saette ad Amore, le armi ad
Achille, la corona di Arianna, la collana di Armonia,
le saette ed i folgori co 9 quali furono distrutti i titani,
le armi che Venere diede ad Enea , e la rete con la
quale prese Marte colto con sua moglie in adulterio.
Fu chiamato con altro nome, cioè Mulcibero, e fu te-
nuto padre di molti figliuoli. Tre fabbri gli furono at-
tribuiti , chiamati Bronte, Sterope, e Piragmone. £ due
primi dinotano gli accidenti della saetta, perchè Bron-
te significa tuono, il quale nasce dalla frazzione e rom-
per violento della nuvola , nella quale è acceso il va-
pore,* Sterope significa il baleno, che non è altro che
il lampeggiare del fuoco, che apparisce nella rotta nu-
vola j e Piragmone accenna gli stronfienti fabbrili, per-
ciocché pur significa il fuoco , ed ancora l'incudine. Ma
Esiodo in vece di Piragmone lo chiama Arpete, a di-
notar la violenza della saetta , la quale d ogni cosa fa
strage e rapina , dalla parola greca che vuol dir ra-
pire. E qualunque desidera di vedere formata questa
fucina con Vulcano, ed i suoi fabbri , ed altre genti
intorno , vegga la stampa, che vien fuori di mano del
Bologna, nella quale si potrà esaminare tutta l'arte che
CAPITOLO Xni. H3
sia possibile a mostrare in questo proposito; ed anco
quella del Mazzolino, dove si vede Marte e Venere che
si giacciono insieme.
CAPITOLO XIV.
Della forma di Giunone Dea dèli' aria,
e delle sue Ninfe.
lVXacrobio nel Sogno di Scipione , seguendo l'opinio-
ne dei più antichi , afferma che Giunone s' intendeva
l'elemento dell 9 aria, e che sotto il nome di lei que-
sto elemento fu lungamente adorato. Questa Dea fu fi-
gurata in diverse maniere, conforme ai diversi effetti
ed ufficj che gli attribuivano. Imperocché leggiamo, che
fu chiamata regina dei regni e delle ricchezze ; ed al-
lora ,. secondo Fulgenzio , si formava col capo velato,
e con lo scettro in m^no. Perciò tennero ancora ch'el-
la fosse il medesimo che la Terra , siccome tenevano
che Saturno fosse il creatore delle cose, ed Opi la ma-
teria , e per conseguenza ella sua figliuola, nella quale
ognun sa che stanno i regni del mondo. Perciò era ado-
rata come signora dei regni,- il che dinotavano con lo
scettro , e per la medesima ragione per signora delle
ricchezze $ perciocché siccome nelle sue viscere tiene
tutti i metalli, il cbé si accenna per lo capo velato,
codi nella superficie ha le biade, i frutti, e gli armenti,
ne* quali consistono le ricchezze terrene. E quindi fu
tenuta anco Dea dei matrimonj, perciocché si contrago
Lo/nazzo Tr. Vo\ HI. 8
\\k LIBRO SETTIMO
gono col mezzo della dote. Ma lasciando di cercar più
oltre dei nomi suoi , e venendo alla sua forma , ella
si vede nelle medaglie di Faustina fatta in forma di
donna di età già perfetta, vestita in abito di matrona,
che nella destra mano tiene una tazza , e mezz' asta
nella sinistra ; conciosiachè alle volte di pacifica si è
mostrata terribile 7 e di quieta feroce , come quando
nella guerra di Troja ebbe ardire di andare in batta-
glia contro i trojani insieme con Minerva , come rac-
conta Omero , il quale così descrìve il suo carro : che
avea di ferro quel legno che a traverso lo sostiene 7
le ruote di rame con otto raggi , ed i cerchi che lor
vanno intorno doro , cinti di sopra di rame , e quel
corpo onde escono i raggi fregiato di argento , e di
sopra dove stava la Dea una sedia fatta con correggie
d'oro e d'argento, il timone di argento, il giogo d'oro,
e gli ornamenti de cavalli, che allora gli facevano più
di mestiero che i pavoni, parimenti d'oro. Virgilio me-
desimamente gli dà il carro , e le armi, quando dice
eh' ella amava così Cartagine, che vi teneva il suo car-
ro e le armi.
Le Ninfe che la servivano furono tenute quattor-
dici , per alludere ad altrettanti accidenti che per ca-
gioni diverse si generano nell'aere, come la serenità, l'im-
peto de 9 venti, la neve, la pioggia, la gragnuola, la tempe-
sta, la rugiada, i folgori, i tuoni, le comete, l'arco ce-
leste , i vapori infiammati , i baleni , ed i nuvoli. Tut-
tavia alcuni ne aggiungono alcune altre, per accennare
altre cose appartenenti alla terra. Di tutte la più fa-
miliare , che si gli attribuisca dai poeti, è Iride mes-
saggiera, che significa l'arco celeste, la quale fu figliuola
CAPITOLO XIV. 115
di Taumante, che vuol dire ammirazione, perchè nel
suo apparire pare maravigliosa per li colorì che mo-
stra, siccome le ricchezze fanno maravigliare gli scioc-
chi, le quali cosi tosto se ne vanno come tosto ve-
diamo sparire Iride. Questa dagli antichi fu figurata in
abito di donna con veste di colori diversi, e talor gialla,
tutta succinta per essere più presta ad eseguire li coman-
damenti di Giunone, alla quale fu poi dato il pavone in
tutela , per far palesi le qualità dei ricchi , perciocché
siccome il pavone, come dice il Boccaccio, è un uc-
cello che grida, così il ricco con altiere voci si vanta:
e siccome il pavone abita sopra i tetti , e sempre sale
sopra i più alti luoghi degli edificj, così il ricco sem-
pre ricerca le preminenze, e non essendogli date se le
usurpa ; oltre di ciò il pavone è ornato di beile piu-
me , si diietta di lode, e di maniera si trae a vagheg-
giare sé stesso , che rivolge in giro l'occhiuta coda, e
lascia ignude le parti di dietro piene di lezzo. Dal che
ci vengono significate la porpora dei ricchi, la veste
d oro , la gloria vana , la superba pompa , e le orec-
chie inchinate alle adulazioni; onde bene ne nasce che
la lordura loro, che altrimenti forse sarebbe stata na-
scosta, si scuopre, e sotto quello splendore appare un
cuor misero , cruciato da ansiosi pensieri; la dapocag-
gine , la pazzia , l'inettia dei costumi, le sporcizie dei
vizj , e molte volte i corpi fracidi dal lezzo. Ma per
tornare al primo , non solamente a Giunone fu dato il
pavone, ma ancora, come dice Eliano , certa sorta di
sparviero ed avoltojo , delle penne di cui gli egizj co-
ronavano la statua d'Iside. £ per segno di nobiltà, e
di antichità di casato , le ali di questo uccello , se-
8*
116 LIBRO SETTIMO
condo Alessandro Napolitano , erano da loro attaccate
nei primi ingressi delle case loro. Marziano Capella vo-
lendo rappresentare nell' immagine di Giunone le qua-
lità dell' aria con tutto ciò che quindi si genera, finge
che ella ha il capo coperto con certo velo lucido e
bianco, sopra cui ha una corona ornata di preziose gem-
me , come è il verde scitide , l'affocato cerauno , ed
il bianco giacinto , postavi da Iside , che ha la faccia
quasi rilucente , ed assai si assomiglia al fratello , se
non che egli è sempre allegro , nò si turba mai ; ma
ella si muta in viso, e mostra alle volte la faccia nu-
bilosa. Gli dà la veste poi di sotto sembiante al vetro,
chiara , e lucida, ma il manto di sopra oscuro, e ca-
liginoso , in modo però che se da qualche lume è
tocco , risplende. Gli cinge le ginocchia con una fa-
scia di colori diversi, che talora risplende con vaghez-
za mirabile, e talora cosi si assottiglia, che la varie-
tà dei colori piò non appare. Le scarpe fa che siano
di colore oscuro , e che abbiano le suole così negre,
che rappresentino le tenebre della notte, benché Esio-
do , e gli altri poeti le fingano dorate f nella destra
mano fa che' tiene il fulmine, ed un timpano nella si-
nistra.
Scrive Pausania che già in Corinto fu una statua
grande di Giunone fatta d'oro e di avorio di mano di
Policleto , la quale aveva una corona in capo , dove
con mirabile artificio erano intagliate le Ore, e le Gra-
zie; e nell* una mano teneva un pomo granato, e nell 9
altra uno scettro , cui stava sopra un cuculo : perchè
finsero i poeti, che Giove innamorato una volta di Giu-
none , si cangiò in questo uccello , ed ella da scherzo
CAPITOLO XIV. 117
lo pigliò 7 onde egli ebbe poi copia di lei. In Luciano
si legge 7 che quantunque la Dea Siria tanto riverita in
Jeropoli città dell 9 Assiria , fosse Giunone , niente di
meno la statua che era nel suo tempio la rappresen-
tava non una sola, ma molte; conciofossechè vi si ve-
deva alcuna cosa di Pallade, alcuna di Venere, di Dia-
na , di Nemesi, delle Parche , e di altre Deej percioc-
ché ella stava sedendo sopra due leoni, e nell' una ma-
no teneva uno scettro , ed un fuso neir altra , ed in
capo aveva alcuni raggi , ed alcune altre cose che a
diverse Dee erano attribuite. Di qui cava Luciano, che
Giunone fu un nume diversamente adorato sotto di-
versi nomi $ e di qui è che alcuni antichi la fecero di
corpo mondo e puro, avendo riguardo al corpo della
Luna. Il che , seguendo Omero, là dove dà a ciascun
idolo un membro particolare , fa che Giunone abbia
le braccia bianche e belle ; ed altri gli dedicarono il
ciglio , siccome conservatore della vista òvver luce ,
che viene da lei per gli occhi. Apulejo quando rap-
presenta in iscena il giudizio di Paride, in altro modo
anco la figurò , quando dice , che uscì fuori una gio-
vane che a Giunone si assomigliava, di faccia onesta,
col capo cinto di bianco diadema , e con lo scettro
in mano , accompagnata da Castore e Polluce , i quali
avevano in capo un elmo col cimiero di una stella. E
perchè eglino sogliono mostrarsi in aria , apportando
bonaccia ai naviganti, e Faria vien significata per Giu-
none , furono a ragione da Apulejo posti in compagnia.
Questi fratelli, come dice Eliano, solevan formarsi gran-
di , senza barba , tra loro simili , con veste militare
intorno , con le spade a lato , con le aste in mano ,
418 LIBRO SETTIMO
ed in vece delle stelle gli erano ancora poste alcune
fi a inmette; ma secondo Festo Pompeo portavano i cap-
pelli in capo. Appresso si coronava Giunone di ghir-
lande di gigli chiamati rose di Giunone , perchè tinti
dal suo latte di ventanni bianchi, quando una volta Gio-
, ve mentre che ella dormiva le attaccò Ercole fanciul-
lino alle mammelle, acciocché nudrendolo del suo lat-
te, non lo avesse poi in odio; ma quegli succhiando
troppo avidamente , destò la Dea , che riconoscendolo
subito lo ributtò in modo , che il latte si sparse per
il cielo , e quivi cagionò quella bianca lista che vi si
vede ( la quale dagli astrologi è detta via lattea ) , e
parte ne cadde giù in terra, onde rimasero i gigli così
tinti di bianco.
In una parte della Beotia fu un tempio a lei con-
secrato , nel quale era un suo simulacro grande ritto
in piedi , dov' ella era chiamata sposa, non per altro,
che per la riconciliazione che quivi fece con Giove
quando trovò la quercia in loco della nuova sposa che
si credeva aver presa Giove. Tale fu tenuta altresì nell'
isola di Samo , per essere quivi stata vergine prima
che si maritasse con Giove. Onde nel suo tempio era
un bellissimo simulacro fatto in forma di sposa, con
quel velo colorito che portavano le spose , che gli cuo-
priva la faccia. Scrive Tertulliano , che in Argo citta
della Grecia fu un simulacro di lei cinto con rami di
vite , che aveva sotto i piedi una pelle di leone, quasi
dispregio di Bacco , e disonore di Ercole. In Lanuvio
citta del Lazio era adorata sotto nome di Sospita, che
noi possiamo dire Salvatrice, come principal nume di
quel luogo, secondo che recita Tito Livio, la cui sta*
CAPITOLO XIV. 419
tua , come scrìve Marco Tullio , aveva una pelle di
capra intorno , Tasta , ed un picciolo scudo. In certe
medaglie di Nerva imperatore ella si trova in forma
di matrona coronata di raggi 7 assisa in alto seggio ,
con uno scettro nella sinistra mano , ed una forbice
nella destra, la quale chiamavasi la Fortuna del popo-
lo romano. E perchè tennero che ella fosse inventri-
ce del matrimonio, la fecero in pie vestita, con capi
di papavero in mano 7 e con un giogo ai piedi , allu-
dendo al nodo maritale , col quale credevano eh 9 ella
congiungesse gli uomini in matrimonio; onde i romani
gli edificarono un tempio in certo luogo, perciò detto
vico Giugario. Ma chi volesse cercare esattamente tutte
le sue forme , non ne troverebbe facilmente il fine ,
massime se cercar volesse quelle che fecero Dionisio
e Policleto di marmo , delle quali già ne fu una nel
tempio di essa Dea dentro ai portici di Ottavia, e quelle
che furono nel tempio di Giunone Lacinia appresso gli
agrigentini, nel quale fu anco quella tavola di Zeusi (1),
(i) Nato in Eraclea della Magna Grecia , Vanno 478 prima di
Cristo. Gli fu maestro Demofilo d'I mera o JSisea di Taso ; visse
a' tempi di Apollodoro. Questi aperse , Zeusi entrò le porle dell'
arte: rivali si onorarono entrambi: Apollodoro pubblicamente sé
vinto confessò, con un verso che diceva; " Zeusi m'ha rapita Par-
te: e l'ha seco „: Apollodoro intendeva del colorito. Prima di
Apollodoro i pittori ombreggiavano dipingendo riciso tratti neri o
bruni talora incrocicchiati , detti da Plinio, incisurae , attraverso
tinte chiare: le pitture, massime nei vetri, dei secoli XIII, XIV,
ed anebe XV ne ofTrono l'idea. Apollodoro cavò l'ombre e i chia-
rì dalle tinte stesse dell'esemplare, crescendole più o meno alle
contigue in guisa che ne uscirono le degradazioni secondo natu-
ra : i greci dissero quest' ombreggiare , come Plutarco racconta»
colorir l'ombra. Così Apollodoro fé' vere le parti cave, e gli scor-
420 LIBRO SETTIMO
eh' egli dipinse togliendo le più belle parti di cinque
vergini scelte fra tutte le più. belle agrigentine; di
quella di rame fatta da Beda , così eccellente che i
ti leggieri , trasparenti , e per ciò fu detto il pittor dell' ombra.
Plinio afferma di Apollodoro : primus gloriam penicillo jure con-
tulit; e di Zeusi: penicillum ad magnam gloriam perduxit. Questi
due pittori riformarono Parte al modo stesso de' moderni , allor-
ché l'ombre piene e trasparenti sostituirono ai -tratteggi del me-
dio evo, tratteggi che ereditò l'intaglio. Nutrito, come tutti i gre-
ci, d'Omero, cercò la maestà , la grandiosità dello stile, sicché
alcuna fiata alle membra segnò contorni troppo robusti , fosser
di donna. E Plinio lamentava nelle sue figure articolazioni e te-
ste troppo grosse : deprehenditur tamen grandior {a capitibus ar-
ticulisque. Da tali testimonianze vuoisi credere che lo stile di Zeusi
simigliasse a quello di chi scolpì il fregio e le metope del Parte-
none : largo stile, maschio, grandioso, espressivo, non affatto cor-
retto. Però la continua lode che ottenne vivente lo fa meritare di
star di costa a Fidia : e le opere sue, quanto allo stile, di costa
ai bassirilievi in cui la processione delle panatenee , e alla statua
dell 1 Ilisso. Dipinse V Elena per la città di Eraclea, giusta Elìano^
per Agrigento, giusta Plinio, per Crotona, giusta Cicerone e Dio*
nigi di Alicarnasso; a tal' uopo studiò il nudo di cinque fanciulle:
gli ateniesi vollero la ripetizione dell' Elena: Zeusi li satisfe; ma
prima espose il quadro, esigendo da ciascun curioso una mer-
cede : ecco i greci intitolarlo Elena meretricia. Il suo Giove in
trono con tutte le deità fu lavoro imponente : magnìficus est Ju-
piter ejus in throno % adstantibus diis , nota Plinio. Bellissimo il
suo Ercole fanciullo: Filostrato giuniore così; " Scherzava nella
culla il bambino Ereole , quasi che si burlasse del cimento , ed
avendo preso con ambe le mani l'uno e l'altro serpente da Giuno-
ne mandati , non si alterava punto né poco in veder quivi la
madre spaventata e fuori di sé. Già le serpi erano distese in ter-
ra , non più ravvolte in giro, e le teste loro infrante scuopri va-
no, gli acuti velenosi denti. Le creste erano divenute cadenti e
languide in sul morire , gli ocebi appannati , le squamine non
più vivaci per la porpora e per l'oro , né più lucenti nel moto,
ma scolorite e livide. Sembrava che Alcmena dal primo terrore
si riavesse , ma che non si fidasse ancora degli occhi proprj . . .
CAPITOLO XIV. 121
romani la posero nel tempio della Concordia. Né starò
manco cercando in quante altre forme la rappresen-
tassero, gli altri popoli , come i falisci quando comin-
Le ancelle stordite , mirandosi , dicevan non so che l'ima al l'al-
tra» I tebani con armi alla mano erano accorsi in ajuto di Anfi-
trione , il quale al primo rumore col pugnale sguainato s'era qui-
vi tratto per intendere e vendicare l'oltraggio. Né ben gi distin-
gueva s'era ancora atterrito od allegro. Aveva egli pronta alla ven-
detta la mano ; raffrena vaio il non vedere di chi vendicarsi , e
che nello stato presente piuttosto abbisognava di chi spiegasse l'o-
racolo. Scorgevasi quivi Tiresia , che vaticinando presagiva il fa-
to del fanciullo giacente in- culla. Tutto ciò si rappresentava di
notte , illuminando la stanza nna torcia, perchè non mancassero
testimonj alla battaglia 4 di quel bambino,,. Ma la sua centaura ma-
nifestò sommo in Zeusi l'artificio di assortire parti di corpi diver-
si * Luciano così : " Venne a Zeusi capriccio , una volta , d'uscir
dipingendo dalla strada battuta, come quegli che mal volentieri
o di rado applicava il pennello a cose ordinarie e triviali; e perciò
risolse di figurare una storia di centauri d'ogni età» e d'ogni sesso. Fe-
ce adunque in una macchia fronzuta e piena di fiori , una centaura
con la parte cavallina tutta colcata in terra in modo che sotto alla
groppa se le vedevano i piedi di dietro* La parte donnesca gentil-
mente si sollevava appoggiandosi al gomito. I pie dinanzi non istava-
no distesi, come se giacesse sul fianco; ma l'uno stava come inginoc-
chiato con l'unghia ritirata in dietro , e come in sé stessa rivolta,
l'altro all' incontro si alzava posando in terra , giusto come quan-
do un cavallo fa forza per sollevarsi. Eranle appresso due centau-
rini , che uno ne teneva nelle braccia , ponendogli la mammella
muliebre alla bocca, e nutricandolo all' uso umano, l'altro allat-
tava con la poppa cavallina , come fanno le cavalle i puledri. Nel-
la più alta parte del quadro scappava fuori come da una vedetta,
un centauro che era il marito di essa , e verso lei guardava ri-
dendo , né si lasciava veder tutto , coprendo la metà della parte
ove era cavallo , e tenendo nella destra un leoncino , pareva che
lo sollevasse per fare, così burlando, paura ai centaurini. Questa
pittura ancora nelle altre parti, nelle quali agi' ignoranti dell' ar-
te non si palesa l'eccellenza e l'industria , era tuttavia condotta
con somma accuratezza; cioè a dire con tratti e colpi regolatissi-
122 LIBRO SETTIMO
ciarono ad essere celebri, che l'adorarono in forma ro-
busta sopra un carro chiamandola Gurite, i cartagi-
nesi , prosennesi , argivi , miceni , e gli eliopolitani.
mi , con mischiaaza e composizione di colori fatta eoa buon di-
scernimento e con opportuna collocazione e disegno. Oltre a ciò
erano l'ombre bene intese e mantenuta la proporzione e l'accorda-
mento in tutte le parti dell' opera. Le quali cose tutte sogliono
ammirare i professori ebe molto ben le conoscono. Ma quello che
più palese faceva il valore , l'industria di Zeusl , era che in una
medesima storia , considerata la diversità , s'era accomodato per
eccellenza a mostrare , secondo il bisogno, le differenze dell* arte.
Vedevasi il centauro orrido e torvo , ed alquanto zotico , con la
zazzera rabbuffata , con la cotenna scabrosa ed ispida non sola-
mente ov' era cavallo , ma ancora nella parte umana» avendo so-
pra le spalle rilevale formato il viso , ancorché ridente, tuttavia
bestiale , salvatico e crudele. Tale era figurato il maschio. La fem-
mina era fatta a sembianza d'una cavalla bellissima, e quali prin-
cipalmente sono quelle indomite di Tessaglia ancor non use a por-
tare. La metà che donna appariva era delineata con vaghezza
straordinaria , trattene però le orecchie , le quali solo lasciò roz-
ze e deformi. Ma l'attaccamento e la commessura, ove la parte don-
nesca si univa e si congiungeva al cavallo, non in un tratto, ma
a poco a poco scendendo , ed insensibilmente degradandosi , tra-
passava sì dolcemente dall' una nell' altra parte , che gli occhi
de' riguardanti non se n'addavano. I centaurini erano di colore
somiglianti alla madre. Uno di essi però era tutto il padre nella
rozzezza , e già in età benché tenera aveva aspetto barbaro e
spaventoso. Ma quel che pareva singolarmente ammirabile era il
vedere come l'artefice aveva bene osservata la natura ed il co-
stume , facendo che essi fanciullescamente riguardassero il leonci-
no senza staccarsi dalla poppa. Avendo Zeusi in questa tavola tali
cose rappresentate con singolare artificio , gli venne concetta per
la squisitezza ed eccellenza dell' arte d'avere a far strasecolare
chiunque la vedeva: e cosi diceva ognuno che sarebbe avvenuto»
Perchè in verità come poteva altrimenti fare chi si abbatteva in
così raro spettacolo ? Tutti adunque con applausi alzavano al cie-
lo quel!' opera, ma per l'invenzione pellegrina e per la novità del
pensiero , che non era giammai ad alcun altro pittore venuto in
CAPITOLO XV.
Della forma delt Oceano, di Nettuno, delle Ninfe,
e mostri marini.
JLj Oceano fonte padre di tutte le acque, il quale cir-
conda tutta l'universa terra , dalla velocità ha pigliato
cotal nome. Però i gentili gli diedero il carro, per
fantasia. Quando Zeusi si accorse, che solamente la novità del con-
cetto rapiva i riguardanti , e non lasciava loro contemplare la fi-
nezza dell' arie, in guisa che niente stimassero l'esattissima espres-
sione delle cose, rivoltatosi al suo scolare , disse : orsù Miccione ,
leva la pittura > rin volgila , e portala a casa , perchè costoro lo*
dano il fango e la feccia dell'arte nostra, né si degnano di con-
siderare la leggiadria di quelle cose che la rendono adorna, e che
sono condotte da maestro .* talmente che appresso di loro l'eccel-
lenza di quest' opera è superata dalla singolarità del pensiero. Cosi
parlò egli non senza ragione , ma per avventura troppo risentita-
mente. Questa pittura fu conservala lungo tempo e con grande
stima in Atene. Siila , lasciandovene la copia , insieme qon molt'
altre cose di gran valore mandò a Roma l'originale , il quale in-
sieme con tutto il rimanente andò male , avendo la nave da ca-
rico fatto naufragio a capo Malio, promontorio della Morea „. Le
pitture onde Zeusi abbellì il palazzo d'Archelao re macedone at-
tiravano i stranieri a visitarlo : il palazzo , intendasi , non il re.
Straricchito , Zeusi stimò bassezza vendere i quadri : li donava. E'
regalò Archelao del quadro di Pane ; la città di Agrigento di quel-
lo di Alcmena. Invanì: sé stimò non da meno che i re e i popoli
cui regalò. Entrava ne' giuochi olimpici vestito d'un manto su cui,
tessuto in oro ; Zeusi eracleota. Sotto all' Elena scrisse que' versi
di Omero : " Non ti maravigliare se Priamo e i trojani tanti mali
incontrino per costei , in bellezza pari alle dive „. Sotto air atle-
ta scrisse : " Facile invidiarlo, imitarlo no „. Pure ricordasi di lui
savia una risposta ad Agatarco che si diceva presto a dipingere:
" Io lento dipingo e per età lenta „. Moti circa l'anno foo P 1 **-
ma di Cristo.
124 LIBRO SETTIMO
mostrarci appunto eh' egli va intorno alla terra, la cui
rotondità è significata dalle ruote, e finsero che lo ti-
rassero le balene, perchè elle scorrono così tutto il ma-
re , come le acque dei mare scorrono intorno tutta la
terra , e sparse per entro lei ne occupano la maggior
parte. Teodonzio aggiunge , che oltre al carro tirato
dalle balene, gli andavano ionanzi i Tritoni con le buc-
cine in mano per trombetti ed officiali, denotando che
il ripercuotimento delle onde nel lito con più terribile
strepito del solito , è certissimo messaggio di fortuna,
perciocché il Tritone non è altro che percussore e smar-
ritor della terra. Oltre di ciò lo fecero ricco di molti
buoi marini , sotto la custodia di Proteo che n'era pa-
store. E ciò perchè il mare Carpazio (1) ha gran nu-
mero di foche , le quali hanno le parti davanti simili
ai vitelli ; e di altri simili animali , dove Proteo fu
finto essere signore. Gli aggiunsero poi per serve e com-
pagne molte schiere di ninfe , attribuendogli grandis-
sima moltitudine di figliuoli, i quali non denotano al-
tro che le molte proprietà dell' acque. Il colore dell'
abito e della carne era quale è il colore delle sue acque,
cioè ceruleo, e talvolta nero, come io dimostra la sua
profondità.
Nettuno Dio del mare fu formato in diversi mo-
di , ora tranquillo quieto e pacifico, ed ora tutto tur-
bato, come si legge appresso Omero e Virgilio, im-
perocché tale anco si vede il mare in diversi tempi.
E si finse che sopra un carro andasse spaziando sopra
(i) Così chiamato da Carpata, ora Scarpanto, isola situata fra
quelle dì Rodi e di Creta.
CAPITOLO XV. 125
il mare , seguito da molti , come descrive Virgilio in
questi versi x
Ai superbi destrieri il carro aggiunge
E i fren schiumosi pone , e dalle mani
Lascia tutta cader la briglia , e vola
Col nero carro sovra il mar leggiero.
Stan salde Fonde } e sotto il grave peso
V acque sue il mare parimente estende.
Fuggon dalT ampio ciel gli oscuri nembi :
Pengono in compagnia varie sembianze ,
Smisurate balene, e i cori antichi
Di Glauco , Inoo , e Palemone , e i presti
Tritoni j indi r esercito di Forco.
Seguitan poi da man sinistra Teti ,
E Melita y e la vergin Panopea ,
Nisee r Spio , Tedia , e Cimodoce.
Della quai forma non fu molto dissimile, secondo che
scrive Plinio , la mirabile scultura di Scopa che fu già
in Roma nel tempio di Cajo Domizio nel circo Fla-
minio , dove era Nettuno , Teti, Achille, e le Nereidi
sopra delfini , ceti , ippocampi , tritoni , ed il coro di
Forco , e Pristi , e molti altri mostri marini. Ma Sta-
zio diversamente lo figura in que' versi :
Siccome fa Nettuno allora quando
Dalla spelonca d'Eolo uscir fa fuori
I fieri venti) e sopra il mare Egeo
Accompagnato vien da rei ministri :
Stanno d'intorno lui i nembi , e i verni ,
I nuvoli profondi atri ed oscuri.
Oltre di ciò. fu rappresentato nudo col tridente in ma-
no , dritto in pie in una gran conca marina invece di
126 LIBRO SETTIMO
carro , tirata da cavalli che dal mezzo in dietro erano
pesci , come sono descritti dal medesimo Stazio in que'
versi :
Varcando il mare Egeo Nettuno , in porto
Mena gli affaticati suoi destrieri ,
Chel capo , il collo , il petto , e Pugne prime
Han di cavallo che obedisce al freno ,
E son nel resto poi guizzanti pesci.
E di questa forma fu espresso il mirabile Nettuno col
tridente in mano ignudo sopra il mare , co* venti at-
torno che soffiano , dalla felice mano di Raffaello , il
quale viene fuori in istampa con alcune istoriette intorno.
Scrive Fornuto, che alle volte ancora gli fu posto inforno
un panno di color celeste, che rappresenta il color del
mare; e Luciauo nei suoi sacrificj lo finge avere i capelli
celesti e neri 5 benché Servio dica, che appresso gli antichi
tutti i Dei del mare erano fatti co* capelli canuti e bian-
chi , e per lo più vecchi, conciosiachè i capi loro bian-
cheggiano per la spuma del mare. Ma Filostrato in altro
modo descrive questo Dio , dicendo che va per il mare
tranquillo e quieto sopra una gran conca tirata da balene,
e da cavalli marini , ed ha in mano oltre la buccina,
che è quella conca sonora che portano i tritoni, il tri-
dente , il quale dicono significare i tre golfi del mare
mediterraneo , che vengono dall' oceano; ovvero le tre
nature dell' acque, perchè quelle dei fonti e fiumi sono
dolci , le marine sono salse ed amare , e quelle dei
laghi ni amare , né grate al gusto. Altri, come il Boc-
caccio , han detto , che il tridente è dato a Nettuno
in vece di scettro, che denota la triplice proprietà del-
l'acqua , perciocché è corrente navigabile, e buona da
CAPITOLO XV. 127
bere. Platone aggiunge alla compagnia di Nettuno cen-
to Nereidi 7 che sedevano sopra altrettanti delfini, là
dove disegna il miracoloso tempio che fu già appres-
so gli atlantici a lui consecrato , dove dice , eh 9 egli
stava sopra un carro , tenendo con mani le briglie dei
cavalli alati $ ed era cosi grande, che col capo tocca-
va il tetto del tempio. Leggesi ancora , che i delfini
furono molto cari a Nettuno , onde Igino scrive, che
a tutte le sue statue ne mettevano uno in mano , ov-
vero sotto un .piede; e non senza ragione , per essere
il delfino così tra i pesci 'principale , come è il leone
tra gli animali , e 1 aquila tra gli uccelli. Nelle nozze
di Filogia , Marziano introducendovi anco Nettuno, lo
descrive nudo tutto verdeggiante come l'acqua del ma-
re , con una corona bianca in capo , che rappresenta
la spuma che fanno Tonde agitate. Filostrato dipingen-
do due isolette , le quali avevano una piazza sola tra
loro commune , ove l'una portava quello che coglieva
dai coltivati campi , e l' altra quello che depredando
andava per il mare, dice, che quivi fu drizzata una
statua a Nettuno, con 1 aratro e col carro come a col-
tivatore di terra, per dimostrare che le genti di quelle
isole riconoscevano da lui eziandio ciò che dalla terra
viene $ ma perchè non paresse che lo avesse fatto so-
lamente terrestre, aggiunse ali 9 aratro una prora di na-
ve, sicché sembrava che egli navigando arasse la terra.
Nella contenzione che fu tra lui e Pallade, per la città
di Atene, al cospetto degli altri Dei, Ovidio
Fa che Nettuno nel sembiante altiero ,
Col tridente percuote un duro sasso ,
128 LIBRO SETTIMO
Onde un destrier vien fuor superbo e fiero: (i)
Ora lasciando molte altre figure di lui , che fu-
rou fatte cosi dagli elei, gente della Grecia , come di
altri popoli , ed in rovesci di medaglie, come ài vede
in molte 7 e massime nelle medaglie di Adriano , con
la sferza in mano di tre correggie , e col tridente in
alto nella sinistra , passerò a dire, degli altri Dei ma-
rini , come di Anfitrite principal Dea del mare e mo-
glie di Nettuno , dluo detta Leucotoe, di Tetide Dee
marine $ di Glauco , Nereo ,• Forco , Melicerta , Pale-
mone, e degli altri, e dopo delle Ninfe. £ prima Glau-
co già pescatore , in Antedona città dell' Eubea , se-
condo .Filostrato, si rappresentava con la barba bianca
tutta bagnata e molle , con le chiome medesimamente
bagnate che si spargono sopra gli omeri, con le ciglia
spesse, folte, e raggiunte insieme, che alzando il brac-
cio taglia le onde per aver più facile il nuoto, col
petto tutto carico di verde, di ruggine, e di alga ma-
rina , e col veutre che a poco a poco si va mutando,
si che il resto del corpo , cioè le coscie e le gambe
si fanno di pesce , il quale si mostra con la coda al-
(i) I romani aveano tanta venerazione per questo nume, che,
oltre le Net t urtali da' loro celebrate in ouoré di lui nel mese di
luglio , gli aveano altresì consacrato tutto il mese di febhrajo ,
onde pregarlo anticipatamente di essere propizio ai navigatori , i
quali , all' aprirsi della primavera, disponevansi ad intraprendere
i viaggi di mare. Ciò che era vi di particolare ai è , che siccome
credevano aver Nettuno formatp il primo cavallo , nel -giorno di
siffatta solennità lasciavano tanto i cavalli, quanto i muli iu-riposo*
Le vittime che d'ordinario immotavansi -a questa divinità, erano
il cavallo, il toro, ed il tonno; gli aruspici le offrivano il fiele
delle vittime, per la ragione che l'amarezza di quel viscere con*
veniva ali 1 acqua del mare.
CAPITOLO XV. 429
zata fuor dell 9 acqua. E di questa maniera tutti gli al-
tri Dei marini formare si possono, benché in qualche
parte diversamente , secondo il giudizio e disegno che
ha il pittore.
I Tritoni , araldi ossia trombetti di Nettuno, de*
quali Stazio fa che due stanno ai freni de* suoi caval-
li , dicendo :
Viensene il re del mar alto e sublime ,
Tratto da ferocissimi destrieri,
A gli spumosi fren dei quali vanno
I Tritoni nuotando , e fanno segno
Alt onde che si debbano acquetare *
portano in mano una conca marina in sé ritorta, con
la quale fanno un terribil suono , per cui dice Igino,
che i giganti combattendo con i Dei fuggirono. Sono,
secondo Virgilio , dal mezzo in su uomini, e dal mez-
zo in giù pesci ; la qual doppia forma alcuni vogliono
che dimostri la doppia virtù deli' acqua , che talora
giova , e talora nuoce. Questi propriamente stanno nel
mare , e suonano , come dice Plinio , tanto forte, che
ne fu udito uno suonare nei liti di Lisbona di Por-
togallo al tempo di Tiberio imperatore. Alessandro Na-
politano riferisce, che dalle ultime parti dell' Affrica
fu già mandato in Ispagna, condito nel mele, un mo-
stro marino, il quale da tutti fu tenuto un Tritone;
ed aveva la faccia di uomo vecchio, i capelli e la bar-
ba orridi ed aspri , il colore celeste, di statura gran-
de e maggiore d'uomo , con alcune ale come hanno i
pesci , ed era coperto di un cuojo tutto lucido, e co-
me trasparente. Però dice, che i Tritoni hanno le chio-
me simili all' appio palustre, sì che non si discerne
Lomazzo Tr. FoL l //. 9
130 LIBRO SETTIMO
l'un capello dall' altro, ma tutti sono contenuti insie-
me a guisa delle foglie del petrosello $ il corpo tutto
coperto di minuta scaglia aspra e dura, le branche sot-
to le orecchie , il naso di uomo , la bocca più larga
assai dell 9 ordinario, i denti come quelli delle pantere,
gli ocelli di color verdeggiante , le dita delle mani e
l'ugne come il guscio di sopra delle gongole , e nel
petto e nel ventre a guisa di delfini, alcune alette in
vece di piedi.
Proteo pastore e Dio marino, famoso indovino,
che secondo Esiodo fu figliuolo dell'Oceano e di Teti,
è così descritto da Virgilio nella Georgicaz
Sta nel Carpatio gorgo di Nettuno
Il ceruleo Proteo che intorno al mare
Va discorrendo sopra una carretta
Guidata da cavalli , cK han due piedi :
e poco dopo continuando dice ;
Tutte le cose tindovin conosce
Oie furono , che sono , e che saranno i
Così ha voluto il gran Nettuno , a cui
Pasce gli armenti, e i sozzi* buoi marini.
Omero dice , che egli essendo sforzato a rispondere
alle interrogazioni, si cangia in varie forme, per scher-
mirsi dal rispondere , il che dimostra eziandio Virgi-
lio là dove dice :
Subito fassi un orrido cignale
Pieno di squame , ed or fulvo leone ,
E talor viene in così liquidi acque <,
Una tigre crudele , ed un dragone ,
Or fuoco che fuor manda ardenti fiamme y
Che par che uscito sia fuor de legami.
CAPITOLO XV. 431
Le Ninfe manne, il quale è nome generale di tutte
le umidità figliuole di Nereo Dio marino, e di Dori
sua sorella , onde alcune si nomano Nereidij e di loro
Omero nella Iliade ne ricorda trentatre , delle quali
tre dice che vennero a condolersi con Teti afflitta per
la morte di Achille suo figliuolo , Attea, Agave, Ar-
ma tia 7 A nfinome , Anfitoe, Apsaiides, Alia, Callianas-
sa, Cimodoce, Cimotoe, Olimene, Dexamene, Dori, Do-
to, Dittamene, Ferusa , Galatea, Glauce, Iera, Ianassa,
Janira , Limnoria , Mera 7 Melite , Nemerte , Nesea ,
Oritia, Panope, Proto, Spio, Talia, e Toa (1): e vuo-
le di più che ve ne siano delle altre assai , le quali
però altro non vengono a significare che le proprietà
dell* acque del mare , o accidenti intorno a quelle, le
quali dall' etimologia del nome dato a ciascuno , age-
volmente si' possono intendere. Quanto alla forma loro,
dice Alessandro, che un certo Teodoro Gaza afferma-
va di averne veduta una nel Peloponneso , gittata sul
lito del mare per gran fortuna , di faccia umana assai
(i) Apollodoro ne nomina quarantacinque, vale a dire: Al-
tea, Agave, Anfitrite, Antonoe, Alia, Alimede , Calipso, Ceto,
Cranio , Cimo , Cimotoe , Dejanìra, Dero , Dione, Dato , Dina-
mene , Erato, Eucrate , Eudora , Eulimene , Eumolpe, Eunice ,
Èva gora , Ferusa, Gala tea, Glaucotoe , Ipponoe, Ippotoe, Ione ,
Isea , Limnorea, Li s ianassa, Melie, Nausitoe, Neomeris, Pano-
pe, Pione, Plesauro , Poline , Proto , Protomedusa , Psamate ,
Suo, Spelo, e Tetide. — Igino ne dà i quarantauove nomi seguen-
ti: Attea , Agave, Amateti, Armatia, Anfinome , Anftto, Apseu-
de , Aretusa, Asia, Beroe, Callianassa, Cielo, CU mene, Crenis,
Cidippe , Cimodoce, Cimotoe, Deiopea, De x amene, Dori, Doto ,
Drima, Dr inamene, Efire, Euridice, Ferusa , Fillodoce , Gala*
tea, Glauce, Jera, Janassa, Janira, Leucotoe, Li gè a, Limnoria,
Licorias, Mera, Melite , Nasea, Nimerti, Opi, Oritia, Panope,
Panopea, Proto, Spio, Talia, Toe, e Xanto.
9*
132 LIBRO SETTIMO
bella , coperta dal collo in giù di dure squarti me in-
sino alle coscie , le quali raggiunte insieme terminava-
no in pesce. Non però abbiamo da immaginarci che
tutte siano d'un istessa forma , ma di diversa secon-
do i varj nomi loro. Ma io lasciando nondimeno le al-
tre , dirò solamente di Galatea , così chiamata dalla
bianchezza che rappresenta in lei forse la spuma dell'
acqua. E però, secondo Esiodo, ha d avere le chiome
bianche , e la facck simile al latte. Così Polifemo in-
namorato di lei , lodandola , appresso di Ovidio , la
chiama più bianca dei bianchissimi ligustri; e Filostra-
to in una favola che finge del ciclope, introduce Ga-
latea che se ne va per lo mar quieto sopra un carro
tirato da' delfini governati e retti da alcune figliuole di
Tritone, che stanno intorno alla bella Ninfa presti sem-
pre a servirla ; ed ella alzando le belle braccia, stende
alla dolce aura di Zeffiro un panno purpureo, per fare
coperta al carro , ed a sé ombra. Le chiome non si
gli hanno da fare sparse al vento, ma come bagnate
hanno da stare distese parte sopra la candida faccia,
e parte sopra i bianchi omeri. E di lei ne fu già fatta
una sopra una conchiglia con Polifemo , e diversi Dei
marini che furavano le sue ninfe in varj atti, da Raf-
faello in Roma in casa del Ghigi (1) con alcuni amori
per l'aria saettanti intorno , e lei tirata da delfini so-
pra il mare.
Oltre le Nereidi , vi furono anco altre Ninfe ma-
rine , come Eurinome, die s'interpreta pastore de' ven-
ti, ovver della fortuna marina ; Persa che nacque dai
(i) Ora detta la Farnesina io via della Luagara.
CAPITOLO XV. 133
reflussi del mare 5 Plejone eh' è il medesimo che piog-
gia , la quale vien causata dagli umidi vapori che iu
alto dall' oceano si levano $ Olimene che è interpreta-
ta umidità , figliuola di Oceano e di Te ti; Melanto fi-
gliuola di Proteo , che è interpretata per la bianchezza
che nasce dalla spuma del mare; Etra figliuola dell'
Oceano ; Idotea sua sorella , che significa bella Dea ,
e perciò è intesa per la tranquillità del mare ; Scilla
figliuola di Forco , e Corteide ninfa , la quale Ovidio
quando finge che Glauco innamorato di lei la vede dall'
alto monte, dice che era maravigliosamente bella, con
lunghissima chioma , con una coda di pesce che fra le
gambe gli pendeva, e così se ne giva per lo mare fug-
gendo Glauco , per cui fu da Circe in dispregio con-
versa in mostro* marmo. Ma qual forma ella si piglias-
se discordano alquanto tra sé. Imperocché Omero dice,
che ella si ricoverò in un' antro oscuro e spaventevole,
e con terribile latrare faceva risuonare il mare , ed
aveva dodici piedi, e sei colli con altrettanti capi; e
ciascheduna bocca aveva tre ordini di denti, da 9 quali
pareva che stillasse del continuo mortifero veleno ,* e
fuori della spelonca porgeva spesso in mare le spaven-
tevoli teste guardando se nave alcuna passasse, per far-
ne miserabile preda , come già fece dei compagni di k
Ulisse. Virgilio altrimenti la descrive :
f^è una spelonca che nasconde Scilla ,
Che trae le navi hi sassi, e duri scogli :
È dorma neW aspetto , ed il suo petto
Par di bella donzella 5 ma Favanzo
Del corpo è (ter delfln , ed ha la coda
\M LIBRO SETTIMO
Di lupo j e appresso del Pachin (1) dimora.
Ed Ovidio altrimenti dice , che entrando Scilla nelf
acqua , come era suo solito , ed essendovi dentro sino
a mezzo il corpo , subito i peli si gli conversero in
bocche di cani , che fuggendo ella abbacavano ; onde
restò piene le coscie , le gambe , i piedi , e l'angui-
naglia di bocche di cani, e da mezzo insù rimase co-
me prima.
Molti altri mostri marini si potrebbono descrivere,
dei quali fa menzione il Mattioli, il Sai vi a no, Guglielmo
Rondeleti , e massime di alcuni di strane forme , così di
uccelli, come di quadrupedi, che per brevità tralascierò.
Non voglio però tacere alcuni mostri , che si trovano
nelle parti di Aquilone , fra i quali è uno chiamato Fi-
siteri , che drizzandosi in piedi sommerge le navi get-
tando T acqua e nebbia sorbita per due forami lunghi
che ha nella fronte ; ed un altro detto Tifio , che in-
ghiotte il bue marino , ed ha la testa simile a quella
della civetta , ma fuor di modo grande $ un altro no-
mato Spinguale , che ha li piedi come Y orso , ed un'al-
tissima gobba che in fine si aguzza sopra la schiena ,
e la testa di porco cignale; ed uno simile al Rinoceronte,
che ha le narici cornute e taglienti , e piglia a traverso
il granchio marino , che con una tanca stringendo am-
mazza T uomo ; un altro che ha i denti rabbiosi , con
le corna e l'aspetto di fuoco terribile, V occhio di cir-
cuito di venti piedi , con la testa quadra, e la barba
lunga e grande $ ed uno che assomiglia di testa e di
(i) Pachino, presentemente Passato, promontorio della Sici-
lia , situato alla punta orientale dell' isola ; s'avanza pel tratto di
due miglia in mare, a forma dì penisola*
CAPITOLO XV. 135
denti al porco , tutto coperto di scaglie , col resto a
guisa di pesce 7 e due alette sotto pungenti , e le corna
ritorte in dietro , ma grandissime in capo. Ma parrai
cosa piuttosto curiosa che necessaria il far menzione
di tutti i mostri marini, atteso che in ciò può il pit-
tore a guisa di poeta fingerne da se stesso ? secondo
che gli detta il capriccio , o veramente leggere ciò che
ne scrivono i naturali.
Restano le Sirene figliuole di Acleloo, e della musa
Calliope , secondo Fulgenzio , e Servio , le quali fu-
rono tre , F una cantava a voce , V altra con la cetra ,
e la terza col flauto. Ma Leonzio vuole che fossero quat-
tro , chiamate Aglaosi , Telsipia , Pisinoe , ed Ilige , e
fossero figliuole di Àcheloo e di Tersicore , aggiungendo
die la quarta canta nel timpano. Aristotile dove tratta
delle cose maravigliose d' udire, dice, che nell'ultimo
dell' Italia dove il Peloro dà adito al mare Tirreno nel-
T Adriatico sono le isole Sireneche , delle Sirene , dove
gli è edificato un tempio , e sono con sacrificj molto
solenni adorate. Furono tenute tre, Partenope, Leu-
cosia , e Ligea , benché alcuni greci le domandino Tel-
siope , Molfe , ed Agleofenia. Ma qualunque si sia il
nome , la forma loro è tale : hanno il viso e mezzo
il corpo di donzella , ma dal mezzo in giù sono pe-
sci. Alcuni le danno anco le ali , come Alberico , ed
i piedi di gallina ; Servio , non pesce , ma uccello le
fa in quella parte che non è di donna; e così Ovidio,
quando racconta che elleno erano compagne di Proser-
pina ; e dopo che ella fu rapita da Plutone si muta-
rono in mostri marini , che avevano il viso e 1 petto
di donna , ed il rimanente di uccello. £ perchè furono,
f 36 LIBRO SETTIMO
come dice Palefate (1) 7 meretrici, che lungo il fiume
di Etolia tenuto suo padre 7 avevano prostituito a molti
la vita loro , vengono a significare la lascivia , e gli
allettamenti meretrici. Onde si fingono , che col dolce
canto addormentati i naviganti gli uccidevano , siccome
avviene ai poveri forsennati, che vinti dalle lusinghe
delle femmine di mondo , si fanno predai loro 7 ed al
fine rimangono divorati. Per il che gli antichi alcuna
volta le dipinsero in verdi prati sparsi di ossa di morti ,
mostrando la ruina e morte che seguita dai lascivi pia-
ceri , e massime di meretrici, che in viso e gesti sem-
brano vergini come Partenope, in apparenza sono bene
ornate , ma impudiche come Leucosia (2), e nelle pa-
role sono dolci e lusinghiere come ligia (3).
(i) Antico filosofo greco , che , da quanto credest, visse fra il
secolo di Aristotile , e quello di Augusto. £i compose un 9 opera
intitolata .• De incredibilibus , nella quale tentava di spiegare la
favola coli 1 istoria. Queir opera era divisa in cinque libri, dei
quali ci è pervenuto soltanto il primo.
(a) Una delle Sirene , diede il suo nome ad un' isola del mar
Tirreno , sulla costa occidentale d' Italia, ove fu dessa gittata dai
flutti , allorquando le Sirene- si precipitarono in mare. Altri pre-
tendono che quest' isola abbia avuto il nome da uno dei compa-
gni di Enea ohe vi approdò a nuoto.
(3) Altra Sirena , da Ligus , dolce , argentino* Ella si gittò in
mare colle sue compagne , ed il suo corpo fu portato presso Ter ma,
presentemente Nòcera.
CAPITOLO XVI.
Della forma dei Fiumi, e delle Najadi ninfe loro.
JL erchò i fiumi eziandio furono dagli antichi in di-
verse maniere figurati , ed anco posti in cielo per or-
namento , come fecero gli egizj del Po , figurandolo
con due corna , anderò qui brevemente notando alcune
forme più segnalate che gli furono attribuite , e poi
soggiungerò alcuna cosa della forma delle loro ninfe.
Primieramente adunque i Fiumi per lo più furono
rappresentati in forma e sembiante di uomo, con barba
. e con capelli lunghi , alcuni giacenti 7 ed alcuni appog-
giati sopra T un braccio , come dice Filostrato quando
dipinge la Tessaglia (perciocché non mai i Fiumi si
levano dritti in alto ) ; ed alcuni 7 anzi i più , appog-
giati sopra una grand 9 urna che versa acqua. Onde Sta-
zio parlando d' Inaco fiume grandissimo dell' Acaja ,
dice :
Inaco , ornato il capo di due corna ,
Sedendo appoggia la sinistra alt urna ,
Che prona largamente V acque versa.
Di cui scrivendo altresì Ovidio dice , che stava rin-
chiuso in una grandissima spelonca , e piangendo au-
mentava con le lacrime Y acque. Oltre di ciò si face-
vano con le corna , come dice Servio, ovvero perchè
il mormorio dell' onde rappresenta il muggire de'buoi ,
ovvero perchè veggiamo spesso le ripe dei fiumi in-
curvate a guisa di corna. Per il che Virgilio «, dove
chiama il Tebro re dei fiumi dell' Italia , lo chiama
ancora cornuto , e così lo dipinge.
138 LIBRO SETTIMO
Tra le populee f rondi par mostrarsi
Già vecchio , cinto gV omeri ed il petto
Di verdeggiante velo , e ombrosa canna
Cuopre e circonda le bagnate chiome.
Ed il Sannazzaro non senza ragione chiamandolo trion-
fante , lo corona , non come gli altri , di salci o di
canne , ma di verdissimi lauri , per le continue yittorie
de 9 suoi figliuoli» Così del Po , altrimenti detto Eridano
per la favola del giovane Fetonte , dice in altro luogo
Virgilio , che ha la faccia di toro, con ambe le corna
dorate $ ed ivi un interprete espone , che si finge con
faccia di toro perchè il suono che nasce dal suo corso
è simile al muggito dei tori ^ e le sue ripe sono torte
come corna. Eliano parimenti scrive , che le statue dei
Fiumi , che da prima si facevano senza alcuna forma,
furono poscia fatte in forma di bue. Però s' io avessi
a formare il Po siccome re dei fiumi , come lo chia-
mano molti poeti , e massime il Petrarca , dove dice
Re degt altri superbo altero fiume ,
lo farei vecchio robusto , di aspetto grave e venerando,
con le berre grosse ne' capelli , e nella barba , sì che
non tirassero allo squallido, siccome ad altri fiumetti
fare si potrebbono ; lo farei ia atto poi tutto fiero ,
con le braccia e tutte le membra del corpo ben fatte
e robuste , col corno dell' abbondanza nella destra de-
notando la fertilità che porta , e sotto il braccio manco
sopra il quale lo facessi posare gli aggiungerei un gran-
dissimo vaso di cinque bocche , dalle quali impetuo-
samente ne uscisse acqua , per dinotare l' entrata ch'egli
fa con cinque bocche nel mare Adriatico ; e lo cin-
gerei di corona fatta di tutte le frondi , delle quali si
CAPITOLO XVL 139
coronano gli altri $ ed assai acconciamente vi si po-
trebbe porre appresso lo scettro , ovvero nella destra
appresso al corno. E per dar luogo alla favola , ac-
ciocché meglio fosse espresso , farei nelle paludi intorno
di quegli arbori che fanno l' ombra , ne' quali si con-
versero le sorelle di Fetonte per il lungo pianto.
Ma uscendo ormai da questo fiume, abbiamo da
sapere che tutti per 1' ordinario si solevano coronar di
canne , per nascere e crescere questi virgulti molto mi-
gliori nei luoghi acquosi che altrove , donde Virgilio
coperse il capo al Tebro di canne. Ed Ovidio raccon-
tando la favola di Àci già mutato in fiume, poscia che
Polifemo l'ebbe schiacciato col sasso, induce a così
dire di lui:
Subito sopra l'acque tutto apparve
II giovanetto sino alla cintura ,
Ed in altro mutato non mi parve ,
Se non eh 9 era (T assai maggior statura 9
Ed il color di prima anco disparve ,
Onde la faccia già lucida e pura
' Verdeggia : e ornato è d? uno e cC altro corno
Il capo , cui va verde canna intorno.
Quando appresso Ovidio , Acheloo racconta a Teseo
la pugna che fece con Ercole per Dejanira , sta ap-
poggiato sopra T uno delle braccia , col capo cinto di
verde canna 7 ed un manto verde intorno, e non come
gli altri con due corna , ma con un solo , perchè l'altro
gli fu rotto da Ercole , e pieno di diversi fiori e frutti
fu donato agli etolj , che poi lo chiamarono corno di
dovizia. Con la qual favola non vollero significare al-
tro , secondo che recita Diodorò , se non che Ercole
UO LIBRO SETTIMO
con grandissima fatica torse un ramo di quel fiume dal
suo primo corso , e lo rivoltò in altra parte , la quale
per le acque che alle volte vi spargeva sopra il fiume
col nuovo ramo , divenne soprammodo fruttifera. E
mentre che finsero che combattendo con Ercole pi-
gliasse forma di serpente , vollero accennare il suo corso
obliquo a guisa dello sdrucciolar del serpe ; siccome
col fingere che si cangiasse poi in toro ci significarono,
che rivolto da quel suo corso torto , fece di sé due
rami a guisa di due corna , delle quali finsero che uno
gli fosse fiaccato da Ercole , perciocché solamente con
una foce entrava in mare ; e che fosse donato alla Dea
Copia 7 perciocché con quel ramo veniva ad aver fatto
fertile il paese. E per questo , non senza proposito ,
un saggio scultore non riguardando a ciò che dalla forma
dei fiumi ne avessero detto i poeti antichi , fece quel
Tebro di marmo , che ora si trova in Roma , non con
le corna , o cinto il capo di canne , ma ornato di di-
verse foglie e di frutti: volendo mostrare in quel modo
la fertilità e l'abbondanza che egli genera nel paese
che è dalle sue acque inaffiato. E dall' altro canto non
volendo scostarsi affatto, dall' opinione dei poeti , gli
pose in mano una canna , la quale per nascere in luo-
ghi acquosi non si può con ragione lasciare , se non
rappresentando par avventura fiume che non ne par-
torisca , che allora gli disdirebbe come cosa non sua
propria. Onde è mestieri bene avvertirvi , essendo i
fiumi diversamente descritti dai poeti , ora secondo la
qualità delle acque , ora secondo il corso , e talora
secondo la natura del paese per il quale passano. Onde
è che ragionando Pausania dell' Arcadia scrive , che in
CAPITOLO XVI. U«
certa parte di quel paese sono alcune statue de' più no*
bili , e più celebrati fiumi degli antichi , tutte di bian-
chissimo marmo , se non del Nilo che è di pietra ne-
gra , soggiungendo poi che ragionevolmente ciò fu fatto,
perchè egli correndo al mare passa per gli etiopi gente
negra. Di cui scrivendo anco Luciano , dice , che gli
etiopi lo mettevano a sedere sopra un cavallo fluvia-
tile 7 v il quale è certo pesce che ha il capo quasi di
cavallo , con alcuni fanciullini intorno tutti lieti e seller*
zanti.
Ma lasciando da una parte gli avvertimenti e le
regole che in universale circa il modo del dipingere
o scolpire i fiumi si potrebbero dare , per essere co-
tante che piuttosto apporta rebbero confusione che chia-
rezza , e venendo agli esempj $ qual' è colui che non
rappresentasse il fiume Peneo dolente per la trasforma-
zione della figliuola in lauro nella selva Tempe di Tes-
saglia , dove egli nasce a pie del monte Pindo , col
vaso accomodato sotto Y uno delle hraccia , che versi
largamente le acque , e d' intorno numerosa copia di
laure tti. che in grandissima abbondanza nascono in quei
paesi , onde n' ebbe origine la favola della figliuola ?
E appresso non lo rappresentasse vecchione languido
tristo e pieno di doglia, con labbra pendenti ed occhi
concavi , con la testa china , coronato di lauro , ed in-
torno altri fiumi che lo confortino , come Sperchio ,
Giseo, Apidano, e Ninfe alle quali suole in quel luogo
rendere ragione , e dare gli officj delle acque ? Ed avendo
a dipingere il Ticino fiume dell' Italia , limpidissimo
si che dal maggior fondo scuopre le più minute pie-
tre, ciascuno che avesse note le nature e qualità sue,
U2 LIBRO SETTIMO
senza dubbio lo formerebbe giovane robusto , ma bello
e ben fatto , in atto baldo , e di ciefra non come gli
altri fiumi melancolici , ma allegra , co 9 capelli e la
barba non così pendenti, ma alquanto crespi per la
robustezza delle berre. £ per denotare la sua limpi-
dezza gli farebbe scherzare attorno un panno traspa-
rente come vetro , coronandolo non solamente di sa-
liei che nelle sue ripe nascono in grandissima copia,
ma ancora alludendo all' amenità dei luoghi dove tra-
scorre , di frutti e fiori. Oltre di ciò per l' abbondanza
dei pesci che nudrisce converrebbe fargliene alcuni ap-
presso di quelli che produce in maggior copia , sic-
come gli egizj facevano al Nilo : e per le arene auree
che mena il sottil Pattolo , starebbe bene sementato
di verghette , e di gocciole d'oro. U freddo Tanai fiume
nel Settentrione , non è dubbio che non debba figu-
rarsi vecchio , secco , magro , ritorto , e ristretto in-
sieme , con le chiome e la barba congelata per dimo-
strare la frigidità sua nascendo dai monti Rifei. Al Ti-
gri , perciocché dal suo rapidissimo e velocissimo corso
è così chiamato , che vuol dire in altra lingua saetta,
assai acconciamente si porrebbe nella destra un dardo ,
rappresentandolo nel resto magro e lungo, col vaso da
cui n* esca V acqua del medesimo andare. L' Eufrate, che
significa in ebraico fertilità, così detto dall' abbondanza
che apporta , ad ogni modo ha da tenere il corno della
copia , ed una tazza in mano in atto da porgere da
bere , denotando la bontà delle acque. Al Giordano per
la memoria del battesimo di Cristo nostro Signore,
che vi apportò V eterna pace , porrei in mano un ramo
di olivo , che usavano di portare gli antichi ambascia-
CAPITOLO XVI. 143
tori di pace. £ di questi , come più famosi , basterà
aver ragionato per esempio , che ci serva per saper for-
mare gii altri. Ricorderò solamente questo , che è ne-
cessario così ne*, fiumi , come in tutte le altre cose che
si vogliono formare, eleggere sempre ed esprìmere la prin-
cipal parte e qualità loro. Perciocché in questo modo
le opere ci riusciranno felicemente , scorgendovisi quella
diversità fra le cose, onde ne risulta la principale bel-
lezza ed eccellenza loro , come per esempio ne* fiumi
le onde negre di Acheronte; il nascondimento di Al-
feo ; la fama di Ànfriso $ la privazione dell' aria e della
nebbia di Anauro ; la sterilità dell' Arno , benché per
altro famoso ; l' impeto di Asopo $ i cavalli fluviali e
coccodrilli di Bamboro fiume di Etiopia $ il corso del
Dauubio verso oriente contraria al corso degli altri fiumi;
i ravvolgimenti e l'abbondanza che apporta ai campi
irgaleti il Neandro ; V oro e i porti del Prigeo in Ir-
cania; le arene dorate del Pattolo fiume di Lidia , e
parimenti del Tago $ la salsedine delle acque , e V im-
peto del Timavo (1); le sette foci ond' entra nell'Oceano
il Gange, fiume grandissimo e famosissimo dell' India ;
gli oracoli del Gefiso , appresso il quale fu già il tem-
pio di Temi Dea dei responsi avanti che vi fossero
gli oracoli di Apolline , o di altri. Onde tennero gli an-
tichi che quelle acque fossero fatidiche. Oltre di ciò si
(1) Fiume d' Italia, che ha la sua sorgente in un monte > e
mette foce nell* Adriatico per mezzo di sette bocche , presso le
quali trova nsi delle piccole isole ove s' incontrano delle sorgenti
di acqua calda. Stratone dice che in quel luogo eravi un tempio di
Diomede , un porto > ed un piacevolissimo bosco. Il fiume Timavo
usciva dal lago dello stesso nome , e scorrea fra Targeste e Con-
cordia.
144 LIBRO SETTIMO
debbono esprìmere alcune qualità notabili e meravigliose
che la natura ha posto in alcuni di loro , come in que'
due fiumi di A Land ria 7 1' uno dei quali fa le pecore
negre 7 e V altro bianche , gustando delle sue acque ;
neir Astace fiume di Ponto , che con le acque fa fare
il latte negro alle pecore ; nel Fitero che, secondo Ari-
stotile , fa generare gli agnelli neri ; nel Silare, il quale
converte in pietra ciò che vi si sommerge dentro ; in
un fiume di Egitto che fa cadere i peli della testa ;
ed in un altro in Etiopia , che fa divenir pazza la gente.
Ma per venire alle Ninfe ormai , che si finsero abi-
tar nei fiumi , in generale si possono formare in guisa
di donne ignude , con ciera languida e molle , con le
membra che pajano ricadenti , e le grassezze in certo
modo spiegate dal suo luogo , siccome appunto si veg-
gono quelle delle donne. E siccome per lo più i Fiumi
ed i Dei del mare si fanno vecchi , così queste deb-
bono rappresentarsi meri vecchie , rispetto alla grandezza
del fiume verso il mare , ma però vaghe e belle, mas-
sime se sono Ninfe di. fiume ameno e dilettevole, come
il Ticino; e debbono essere collocate in modo che mo-
strino la lor grandezza. Ma volendole ornare e vestire,
si gli accomoderanno abiti conformi al color dell' acqua
e della spuma del fiume $ ed ornamenti di pietre , frondi,
ed altre cose tali , corrispondenti alla natura e qualità
del fiume loro. Però alcune mostrerannosi allegre , al-
tre meste , altre vecchie , altre giovani , altre magre ,
altre grasse, altre grandi , ^altre picciole, altre belle,
altre brutte, altre bianche, altre negre , altre vestite,
altre ignude, altre ornate, ed altre inculte, seguendo
sempre la noran data del formare i Fiumi.
capitolo xvn.
Della forma dette Muse.
JLie nove Muse, tenute Dee 'delle scienze dai gentili ,
sono descritte da Luciano-con volto pudico e riverendo,
e sempre a' studj ed a 9 canti intente. Per la scambie-
vole benevolenza che è fra loro sono riputate sorelle,
e perchè , secondo Mario Equicola, le scienze sono col-
legate insieme come in un vincolo, sempre si fingono
accompagnate ; per il che Plutarco vuole che siano dette
Muse. Si formavano alate, giovani, belle, e vaghe come
Ninfe, e coronate di diverse frondi, e massime di pal-
ma , con una penna in capo per alludere alla vittoria
che ebbero delle piche (4), come racconta fra gli' altri
Ovidio 5 e delle Sirene, secondo Pausania, che per isti-
gazione di Giunone le provocarono a tenzone , e vi per-
dettero le penne. Ed in questa forma se ne veggono
in Roma alcune statue antiche. Si coronavano di pal-
ma , perchè quest' arbore è delizioso e sempre verde,,
di difficile ascesa , e di dolce frutto. Pindaro le attri-
ti) Piero re di' Macedonia ebbe nove figlie ; , epcellenti nella
musica, e nella poesia. Superbe del loro numero e dei loro talenti,
osarono di sfidare le Muse sul monte Parnaso. La sfida fu accet-
tata, e le Ninfe di quelle contrade furono scelte come arbitre. Queste
ultime , dopo di avere inteso il canto delle due parti , tutte con-
cordemente pronunciarono a favore delle Muse. Le Pierie irritate
per siffatto giudizio, proruppero in invettive, e tentarono per-
sino di percuotere le Muse , ina Apollo le trasformò in piche, la*
sciando loro per sempre la brama medesima di parlare. Questa
favola sembra fondata sull'avere le Pierie y insuperbite per la loro
abilità nel canto , osato di prendere il nome di Muse.
Lomazzo Tr. Fot. III. io
U6 LIBRO SETTIMO
buisce le chiome nere $ il che quantunque si possa ri-
ferire a bellezza , nondimeno abbiamo anzi da inten-
dere che significhi i sensi reconditi ed oscuri dei poeti.
Se le dà eziandio il lauro perchè , secondo il Giraldi ,
quest' arbore conferisce alla ispirazione , o perchè gli
antichi credettero che solo col gusto di quello si acqui*
stasse la facoltà poetica-, come dice Iicofrone; o piut-
tosto perchè si conservai sempre verde, siccome di-
ciamo che altresì i versi dei buoni poeti verdeggiano
perpetuamente nelle bocche degli uomini.
Bla quanto alla forma particolare di ciascuna, Cal-
liope si dipingeva con un volume in mano, siccome
inventrice della poesia ; Clio con la cetra , per essere
stata ritrovatrice di questo suono; Erato in atto fle-
bile con capelli sparsi , siccome inventrice dell' elegia j
Urania con un coro di stelle, ed un bastone in mano,
con cui tocca un triangolò che in cima ha uoa palla
die non molto si discerné; Euterpe, come inventrice
della tragedia , col capo coronato $ Talia con faccia ri-
dente , e con la clava di Ercole presa con amendue
le mani , siccome inventrice della commedia $ Melpo-
mene con la lira , la quale da Orazio è data, anco a
Polihnia ; Tersicore con la fistola , o vogliam dir sam-
pogna ; e Polinnia con la tibia , o trombone , o flauto
eh* egli si sia. Di più , si fanno cantare , suonando la
lira Apolline, il quale perciò è detto Musagete, cioè
condottiere delle Muse. Oltre lui si gli dà per compa-
gna Pito Dea della persuasione, che d' un limpidissimo
liquore cavato dal fonte Orcomenio dalle Grazie dà a
bere ad alcuna di loro* Golumella le dà per compa-
gne le Sirene. Alcuni le dipingevano insieme con nove
CAPITOLO XVII. 147
Bacchi variati di nome , ed altri gli aggiunsero ancora
Ercole. Onde Fulvio Orsino racconta di aver veduta
una medaglia in argento di Ercole , con la clava ai
piedi , con le spoglie del leone sul tergo , ed una cetra
in mano , con le Ore , le Parche , e le Grazie , le quali
tutte figliuole di Giove, a tre a tre costituiscono il
sacro coro delle Muse nel numero novenario. Si fin-
sero presidenti dei cori, e furono onorate con que' voti
e quelle cerimonie con che si onorava Cerere. Ma Vir-
gilio altrimenti parla di loro, e vuole che Clio fosse
inventiice dell 9 istoria , Melpomene della tragedia , Ta-
lia della commedia ,. Euterpe della tibia o cornamusa,
Tersicore del salterio , Erato della geometria , Calliope
delle lettere , Urania dell' astrologia , e Polinnia della
retorica. Giovanni Grammatico vuole che la poesia fosse
trovata da Calliope , l' istoria da Clio , 1' arte del pian-
tare da Talia , le tibie da Euterpe, il canto da Mel-
pomene , i balli da Tersicore, le nozze e le feste da
Erato , la coltivazione dà Polinnia , e F astrologia da
Urania. Leggesi eh* ebbero una volta contrasto con le
Pieridij il che non significa altro che la guerra che
hanno talvolta gli scienziati con gì* ignoranti , i quali
all' ultimo non riportano altro dell' ardire e temerità
sua se non confusione e scorno , siccome le piche, nelle
quali per ciò finsero i poeti che furono trasformate le
Pie ridi. Alcuni altri hanno voluto* che Polinnia rap-
presenti la stella di Saturno per la contemplazione ,
Tersicore quella di Giove per la dilettazione , Clio quella
di Marte per V ardore della gloria , Melpomene quella
del Sole per il concento , Erato quella di Venere per
T amore , Euterpe quella di Mercurio per la voluttà ,
10*
U8 LIBRO SETTIMO
e Talia quella della Luna , per l' umore della quale la
terra verdeggia. Gli uccelli a loro sacri , oltre i cigni,
sono le api ; il fonte è il Castalio; ed i monti Olimpo
ed Elicona. Racconta il Giraldi di avere veduto la Poe-
sia dipinta con l'uria mano tenente un globo, con una
gonna succinta , ed una sopravveste ampia ed ondeg-
giante , ricamata e dipinta, col piede destro nudo, ed
il sinistro calzato in vaga maniera , e con varie ghir-
lande sparse innanzi di lauro , d' edera , di mirto , e di
altre frondi inserte. Ma affine che oltre le regole ed i
precetti dati , abbia ancora il pittore alcun esempio che
gli sottoponga agli occhi esse regole e precetti , onde
più chiaramente venga ad intenderle, ed apparar più
facilmente il modo di metterle in opera con vero giu-
dizio , e quanto alla forma loro , e quanto ai colorì,
ed in somma quanto a tutte le altre circostanze , po-
trà vedere e minutamente considerare le Muse che sono
dipinte nelle stanze papali in Roma di mano di Raf-
faello , dov f elle si veggono in bel coro* circondare Àpol-
line, il quale assiso in mezzo con la cetra in mano
suona con loro appresso il fonte del monte Parnaso,
standovi attenti intorno ad udire i più celebri poeti an-
tichi e moderni ritratti al naturale con alcuni fanciulli
che per T aria volano, in atto di coronarli di ghirlande
di lauro , del quale se ne vede ripieno tutto il monte.
Potrà osservare anco , massime quanto ai coloriti , le
Muse dipinte da Calisto Lodigiano (1) in Milano nel
(i) Calisto Piatta nato a Lodi verso la fine del secolo XV,
fu uno de 1 più illustri discepoli di Tiziano. Le vicende di questo
artista sono ignorate , perchè venne tardi la giustizia per lui ,
alcuni storici dimenticandolo , altri diminuendo il suo merito. Egli
CAPITOLO XVII. U9
giardino della casa che già fu del presidente Sacco ,
appresso la chiesa de Servi , dove con molte altre fi-
gure si vede il ritratto di esso presidente , e di sua
moglie. Della qual pittura posso senza nota di teme-
rità dire , che non sia possibile quanto alla bellezza dei
coloriti farne altra più leggiadra e vaga a fresco*
comparisco nella storia eoo un quadro operato nel i5?4 ; arerà
girata tutta l' Italia settentrionale , lasciando qua e là prora del
molto suo ingegno ; nella collegiale di Codogno fece un* Assun-
zione 4 e due ritratti dei marchesi Trivulù, non indegni dello stesso
Tiziano, Nella chiesa dell' Incorouata a Lodi , ornò tre cappelle,
e ciascuna con quattro. bei quadri; rappresentò nell* una le storie
della Passione; nella seconda le azioni di S. Giovanni Battista ;
nella terza storie della Vergine* Corre tradizione che Tiziano pas-
sando per di là facesse qualche testa ; ferola forse nata dalla sor-
prendente bellezza di alcune. Gli piacque anche la maniera gior-
gionesca » e con tal gusto dipinse a S. Francesco di Brescia , e rap-
presentò la Madonna attorniata da varj santi • tenuto per uno de'
più bei dipinti della città. Vantano di possedere sue opere Crema,
la cattedrale d*' Alessandria , e Lodi , ove più che ad olio valse
a fresco. Nel 1 545 dipingeva a Milano la sua sorprendente com-
posizione delle nozze di Cana ; nei i556 dipinse nel refettorio
del convento superiore delle religiose in S. Maurizio, due quadri
in tela , e tre freschi nella chiesa inferiore ; poi entro un cortile
del palazzo Sacco il coro delle Muse , ricordato da Lontano f e
alcuni ritratti con portentosa vaghezza di colorito. Oltre facilità di
pennello , lo distinguono disegno grandioso e forme assai scelte,
il che unito al colorire veueziano ne fa un raro pittore. Dodo
il i556 non si sa altro di lui.
CAPITOLO XVIII.
Della forma della Fama*
jfVnzi che io venga alla terra, ragione è che tratti al-
cuna cosa della Fama , la quale da 9 poeti fu tenuta e
buona e mala Dea , e si finge essere stata partorita
dalla Terra in dispregio degli Dei , acciocché ella fosse
relatrice delie scelerità loro , per vendetta della ucci-
sione fatta de* suoi figliuoli da Giove , e dagli altri Dei.
La stanza di questa Dea vien descritta minutamente da
Ovidio nel duodecimo libro delle Metamorfosi in questi
versi :
JFhi terra , e mare , ed il celeste clima
Picino a mezzo il mondo è un ampio loco ,
Da cui si vede quanto in quello è posto ,
Benché lontani, sian tutti i .paesi j
Dove ogni voce penetra le cave ,
Per sino al cielo , ivi la Fama tiene
Il seggio suo , e in quella rocca elesse
Entrate innumerabili , ed aggiunse
Mille forami ai tetti , e non rinchiuse
& alcuna porta i muri j anzi di notte
Sta sempre aperta $ e tutta è fabbricata
Di bocche risonanti , e tutta freme
E riporta le voci , e ognor palesa
Quello che V ode ; entro non v è riposo j
Né alcun silenzio da nessuna parte ;
Non solo v è gridar , ma un mormorare
Bugiardo e temerario. Ivi la vana
CAPITOLO XVni. 151
Letizia , ed ivi le abbattute teme ,.
La nova sedizion 9 senza sapersi
Di bassa voce , come proprio quello
Che dall' onde del mar suole esser fatto ,
Se di lontano alcun fremer lo sente $
Ovvero quale è il suono allor che Giove
Fende le oscure nubi , onde si fanno
Gli estremi tuoni : ed occupa i teatri
La turba , e il leggier volgo 7 vassi , e viene
Insieme seminando varie cose
E vere e false $ é van volando insieme
Mille parole di rumor- confuse ,
Di quali empiane questi coi parlari
Le orecchie vuote , riferiscon queste
Le cose udite ad altri , e cresce appresso
La misura del finto , e il nuovo autore
Sempre ne aggiunge alcune alt altre intèse.
Ivi sta la, credenza ? ivi T errore
Chi delt invenzion ne sia T autore.
Ella ciò che si faccia in cielo , e in mare ,
E in terra vede , e tutto V mondo cerca.
Ma la Fama dipinsero gli antichi in forma di donna
talor vestita d' un panno sottile , e tutta succinta , che
mostri correre velocemente ? con una stridevole tromba
alla bocca. E per mostrare più vivamente la sua ve-
locità , gli aggiunsero le ali, e mille occhi , come leg-
giamo in Virgilio nel IV dell' Eneide.
La Fama è un mal di ch'altro più veloce
Non si ritrova , e di volubilezza
Sol vive i e camminando acquista forze.
Piccola al timor primo ? e poi s* innalza
152 LIBRO SETTIMO
Sin alle stelle , ed entra nella terra ,
E tra i nuvoli ancora estende il capo :
e poco dopo soggiunge .*
È veloce di piedi , e leggier cf ale ^
Un mostro orrendo e grande 7 al quale quante
Sono nel corpo piume , san tan£ occhi
Di sotto vigilanti, e tante lingue
( Maraviglia da> dire ) e tante bocche
Sonano in lei , e tante orecchie innalza.
Vola di notte in mezzo 7 del stridendo ,
E per V ombra terrena ; ne mai china
Gli occhi per dolce sonno i e siede il giorno
Alla guardia del colmo <J? alcun tetto ,
E sopra et alte ed eminenti torri
La gran città smarrendo ; e sì del falso
Come del vero è messaggier tenace.
E perchè si apportano cosi buone come ree novelle,
tennero gli antichi che fossero due Fame ; Y una era
chiamata buona Dea che annunziava il bene, e Y altra
mala che apportava il male , a cui per differenza del-
l' altra si attribuivano le ali negre: onde Claudiano
scrivendo contro Alarico dice 7 die la Fama stese : le
ali negre : e da alcuni si gli attribuivano di pipistrello.
In compagnia della buona Fama si dipingevano
il Grido 7 con gli occhi gonfi ed infiammati per il gri-
dar violento ; il Rumore veloce e strepitoso , in atto
di scioperato j la Gloria trionfante e colma di piacere ,
pallida in faccia , e che a guisa di regina siede in alto
seggio j tenendo le Virtù sotto i piedi $ il Vanto con
le mani verso il cielo , come che giubili j Y Onore
pieno di maestà : sicché ciascuno sembri di portargli
CAPITOLO XVIII. 153
riverenza j e la Lande tutta felice , odi pregio ricchis-
simo così di abito , come di ornamenti. Ma della mala
si fingono compagni l' Esaltazione , con faccia fraudo-
lenta $ T Infamia ben vestita , ma di membra e faccia
Irutta e deforme $ la Calunnia , quale la dipinge Amel-
ie $ il Rimprovero , di gesto insolente e minaccioso ,
^ di volto terribile ; e l' Obbrobrio discacciato e scher-
mito. Le quali cose si possono facilmente cavare da
quello che hanno scritto gli storici degli uomini famosi
«osi per fatti gloriosi , come per scelerati { gli uni chia-
mati dagli antichi , eroi e semidei j e gli altri 7 famosi
ladroni , e tiranni nimici di Dio e del mondo , poiché
dovendo in terra essere immagini di Dio siccome Dei
terreni , si fecero spettacoli del diavolo confidatisi nella
lor. mala fortuna ; che air ultimo per giustizia di Dio
li condusse nel fuoco eterno : ovvero di quelli savj che
co* suoi felici studj hanno giovato al mondo col mezzo
degli esempj e delle leggi ; ed ali 9 incontrò di quegli
uomini ignoranti ed inutili , che vestiti delle fatiche al-
trui , si pensano di esser riputati gloriosi , dove ali 9 ul-
timo sono ridotti ad affogare nel fiume della oblivione.
CAPITOLO XIX.
Delle forme dei Venti.
Xerchè io non dubito che la terra non stia così fer-
ma , che io non la possa al luogo suo aggiungere , ho
pensato frattanto di trattare della forma dei venti , i
quali , secondo Lattanzio e Servio , furono figliuoli di
Astreo , di Tifeo , e dell 1 Aurora. Questi da prima sta-
vano «quieti e liberi , ma dopo essendo stati incitati da
Giunone contro Giove per il nascimento di Epafo , fu-
rono da Giove rinchiusi nelle caverne, e confinati sotto
T imperio di Eolo : ancora che altri dicano , che non
Giunone , ma le Furie dell' inferno a 9 prieghi del Liti-
gio gì* incitarono , che dal cielo scacciar lo volessero.
Dice Isidoro cristianissimo nel libro delle origini (1),
che i venti sono dodici $ il primo che dal principio del
verno tende verso occidente detto subsolano, percioc-
ché nasce sotto V apparir del sole , a cui aggiunge due
compagni alati , cioè Euro dalla sinistra , così chia-
mato perchè spira dall' occidente di estate, e dalla de-
stra Volturno, così detto perchè in alto tuona : il quarto
che soffia da mezzo giorno detto Austro perchè getta fuori
le acque, e dai greci vien chiamato Noto, a cui pone
dal lato destro Euroaustro così chiamato per essere
tra Euro ed Austro, e dal lato sinistro Austroafro, per-
ii) Questo Isidoro è S. Isidoro di Siviglia , cosi chiamato ,
perchè fu arci vescovo di questa città ; fioriva nel VII secolo , e
fu detto ancora il giovane per distinguerlo da 5. Isidoro di Cor-
dova.
CAPITOLO XIX. 155
che è tra Àustro ed Afro , ed è anco detto Libonoto,
perciocché quinci ha Libio e quindi Noto ; il settimo
«he soffia da occidente nomato Zeffiro, perchè col suo
spirare avviva i fiori e F erbe, altrimenti da 1 latini chia-
mato Favonio , perchè favorisce alle cose che nascono;
dalla cui parte destra mette Affrico ovvero Libio, così
nomato dal paese onde soffia 7 e dalla sinistra Coro ,
detto perchè chiùde il circolo de venti , e fa quasi un
coro | ancorché altri lo chiamino anco Cauro, ed altri
Agresto ; il nono che spira da Settentrione, e ritiene
il medesimo nome perchè si leva dal cerchio di sette
stelle 7 dal cui lato destro colloca Circo così detto dalla
vicinità di Coro , e dal sinistro Aquilone così nomato,
perchè dissolve le nubi , e disperde le acque , ovvero
Borea perchè pare che esca dai monti Iperborei. Ma
per non riportar qui tutto ciò che Isidoro più diffu-
samente va discorrendo di questi dodici Venti , e di.
alcuni altri che vi aggiunge , verrò alla bella invenzione
descritta da Vitruvio nella sua architettura , trovata da
Andronico Cirreste per dimostrare come i Venti erano
solamente otto. Questi edificò in Atene una torre con
otto cantoni, ed in ciascuno fece scolpire V immagine
di quel Vento , a cui detta faccia era rivolta ; ed ul-
timamente fatto un capitello di marmo sopra la torre,
vi mise sopra una statua di bronzo , che nella mano
dritta teneva una bacchetta , la quale essendo girata
d* intorno dallo spirare dei venti , disegnava con quella
verga qual fosse il vento che soffiasse. E così fu os-
servato che tra Solano ed Austro , v* era Euro j tra
Austro e Favonio , Africo j tra Favonio e Settentrione,
Cauro ovvero Coro $ e tra Settentrione e Solano, Aqui-
156 LIBRO SETTIMO
Ione. La qual descrizione , secondo il Boccaccio, è buona
e vera. £ però non discorrendo più lungamente intorno
alle diverse opinioni che sono del .numero e dei nomi
dei venti , e massime di Vitruvio che nel 111° libro
Vuole che siano ventiquattro (1), dirò delle forme loro
per quanto se ne trova appresso i scrittori. £ da quelle
facilmente appararemo a formar le altre , considerando
la natura del Vento che vorremo dipingere»
Noto ovver Austro è descritto da Ovidio in tal
maniera :
E con V ali bagnate il Noto vola ,
Portando il volto orribile coperto
Di caligine oscura , indi la barba
Ha tutta intorta ,. ed esce T acqua fuori
Dai canuti capelli , e nella fronte
Porta i nuvoli , e tutto umido ha il petto.
Di Zeffiro ovvero Favonio , Filostrato ne fa un disegno
tale, ch'egli sia giovane, di faccia molle e delicata,
con T ali agli omeri , una ghirlanda di belli e vaghi
fiori in capo $ poi eh 9 egli è quello che alla primavera
veste la terra di verdi erbe , e fa fiorire i verdeggianti
prati. £ di qui fu finto marito di Flora -, adorata da-
gli antichi come Dea dei fiori, con veste intorno tutta
dipinta a fiori di colori diversi. Aquilone ovvero Bo-
rea , scrive Pausania , eh 1 era scolpito da un lato del-
(i) I romani contarono i seguenti : Seplentrio > Gallìcus , Su-
perna* , Aquilo , Boreas , Carbas , Solanus, Caesias, Eurus, fol-
turnus , Euronotus , Austen , Alsanus , Libonotus , A/ricus , Sub-
vesper , Argestes , Favonius , Etesiae , Circius , Caurus , Còrus,
Thrascias.
CAPITOLO XIX. 157
r&rca di Cipselo (1) nel tempio di Giunone appresso
degli elei in Grecia , che rapiva Orizia, come fingono
le favole ; ma non dice come ei fosse fatto , se non
che in vece di piedi aveva code di serpenti, stimando
forse che dalle opere e forze sue agevolmente ciascuno
lo poteva formare (2). Imperocché, appresso di Ovi-
dio , in persona di sé stesso egli dice :
Sta in mio poter cacciar le triste nubi 7
Turbare i mari, e C alte guercie ancora
fi) Lab da , figliuola di Antione della famiglia dei Bacchiai o
Bacchi adi , zoppa , e per questa ragione spregiata dalle sue com-
pagne , le abbandonò per isposaro Aetione figliuolo di Ececratc.
L' oracolo aveva predetto cbe un figliuolo di Labda sarebbe un
giorno divenuto tiranno di Corinto, quindi furono spediti dieci uo-
mini presso Labda per uccidere il fanciullo ; ina all'isantc cbe
1' un d* essi stava per immergergli nel cuore il pugnale , Cipselo
gli stese sorridendo le braccia , la qual cosa tolse all' omicida il
coraggio di ucciderlo. Questi diede il' bambino al suo compagno
cbe si vide pur 'esso disarmalo come il primo ; così Cipselo passò
da una mano all' altra sino all' ultimo , cbe lo rendette alla propria
madre. Essendo poscia tutti usciti dalla casa di lei, tira prò veraronsi
a vicenda la loro debolezza ; e siccome eglino già rientravano per
trucidarlo , Labda cbe tutto aveva inteso , celò il figlio in una mi-
sura .dì frumento , che i greci appellano cipselo, e in tal guisa 1* in-
volò al furore de' nemici* Questa misura di frumento o cassa in cui
venne nascosto Cipselo e dalla quale ebbe il nome , fu dai Cipse-
lidi t discendendi di lui, consacrata nel tempio di Giunoue in Olim-
pia. Era déssa adorna di bassirilievi rappresentanti diversi fatti del-
l' eroica storia. Il mentovato autore ne ba data la descrizione , la
quale ba sommiuistrato al sig. Heine il soggetto di una erudita dis-
sertazione.
(a) Nella torre o tempio ottagono di Andronico era rappresen-
tato sotto la figura di fanciullo alato, coperto il capo da un manto,
e con sandali ai piedi. Ed in un' autica pittura di vaso , è figurato
con ampie ali al dorso , ed ali più piccole alle gambe , e in atto
di rapire Orizia.
158 LIBRO SETTIMO
fiottar sossopra , ed indurar le nevi.,
E sopra terra far venir tempeste.
Nacqui ancor io nel cielo aperto quando
Nacquero gV altri miei fratelli , e tengo
Gli uomini miei nelle profonde cave ;
E un campo in mia balìa , dove trascorro
Con tanto variar , che mezzo il cielo
Trema per nostri corsi , e dalie cave
Escono fuochi e nuvolosa polve :
Ed io quandi entro nei forami torti
Della terra , e feroce sottometto ,
Con tremor sveglio V alme , e tutto il mondo.
E seguendo questa maniera , facilmente si potranno
formare tutti gli altri Venti , senza che io mi affati-
chi a descrivere la forma di ciascuno; e dovrà bastare
T avere accennata la via per la quale si formano , ed
avere avvertito che sopra tutto conviene aver riguardo
alle qualità e forze di ciascuno particolare , dal che
ne nascerà la diversità ; imperocché Subsolano , come
dice Beda, è vento calido e secco i ma temperatamente;
Vulturno disecca il tutto; Euro ristringe, e genera le
nubi; Settentrione, perchè nasce in luoghi acquosi e ge-
lati , ed in alti monti , fa Y aere sereno; Euro ovvero
Noto è freddo e secco ; Circio causa neve e tempesta ;
Africo tutto tempestoso , genera folgori e tuoni ; e Coro 7
neir oriente fa F aere nuvoloso , e nelF occidente sereno.
Del nascimento e stanza loro 7 perciocché occorre tal-
volta il rappresentarli insieme con Eolo loro re, cosi
scrive Ovidio :
Venne in Eolia a la città de* venti
Ove con gran furor son colmi i luoghi
CAPITOLO XIX- 159
D % Austri irati, quinci in la gran cava
Eolo preme i faticosi venti
Le risonanti tempe , e come rege
Pon lor legami , e gli raffrena chiusi ,
Ov essi disdegnosi (t ogrì intorno
Fremono , ed alto ne rimbomba il monte.
Questo luogo è nell' isole Eolie , altrimenti chiamate
Tulcanie , vicino alla Sicilia , e tutte gettano fuoco.
CAPITOLO XX-
Della forma della Terra.
J_ja Terra figliuola e sede anco di Demogorgone y da'
popoli antichi per la diversità de 9 nomi impostigli, sotto
diverse immagini fu adorata. Onde talvolta fu chiamata
moglie di Titano , per cui s'intende il Sole $ percioc-
ché il Sole opera in lei come in materia atta a pro-
durre ogni sorta di cose , e fu chiamata Terra a ter-
rendo , perciocché cuopre quello che si appartiene alla
superficie sola : e dagli egizj , riferente Macrobio, era
formata tra le sacre immagini , in guisa di un bue ov-
vero vacca 7 non per altro che per Futile che si cava
da questo animale. Fu tal volta nomata Tellure, per-
chè da quella togliamo i frutti, come dice Rabano (1)}
Tellumene per quella parte la quale non si cuopre ;
(i) Rabano Mauro Magnenzio nacque l'anno 788 a Fulda; fu
arcivescovo di Mago a za, e scrìsse fra molte altre opere quella che
ha per titolo De universo libri XXII, sive etymologiarum opus.
160 LIBRO SETTIMO
Humo , secondo il medesimo, per quella parte che ha
molta umidità come propinqua a paludi ed a fiumi;
Àrida perchè si ara ; Bona, per testimonio di Macro-
bio ne 9 Saturnali , perchè è causa a noi di tutti i be-
ni necessarj al vivere, poiché nutrisce le cose che pro-
ducono l'erba e i frutti, e somministra Fesche agli uc-
celli , ed i paschi ai bruti , de quali anco noi siamo
nutriti. Ed allora era rappresentata che porgeva con
mano alcune verdi piante quasi pur ora germogliate;
alle volte con uno scettro nella sinistra mano, per il
che ci diedero a credere , eh* ella di potere fosse pari
a Giunone ; con un ramo di vite sopra il capo , ed a
lato un serpente con una verga di mirto, per quello
che si favoleggiava di suo padre innamorato di lei. Inol-
tre fu chiamata Gran-Madre come creatrice del tutto,
siccome afferma Stazio nella Tebaide, in quel luogo:
O eterna madre d'uomini e di Dei,
Che generi le selve , e i fumi , e tutti
Del mondo i semi , d'animali , e fiere.
Di questa Gran-Madre , Isidoro scrive , che fu talora
formata con la .chiave in mano, per mostrare chela
terra al tempo dell' inverno si serra , ed in sé ristrin-
ge il seme sopra lei sparso , il quale germogliando ,
viene poi fuori al tempo della primavera , quando
è* detta poi aprirsi. Si coronava di diverse ghirlande ,
talora di quercia perchè come delle ghiande prodotte
dalle quercie vivevano già i mortali, così vivono oggi-
cU del grano e degli altri frutti prodotti dalla terra; e
talora di pino , perchè cjuesto arbore era a lei con-
sacrato.
Leggesi in Cornelio Tacito, che alcuni popoli del*
" CAPITOLO XX; 161
la Germania adoravano la madre Terra , come quella
che pensavano che intervenisse in tutte le cose degli uo-
mini; ma perchè non avevano nò templi né simulacri,
facevano le lorp cerimonie in un bosco, ov' era un car-
ro coperto tutto con panni, cui non poteva toccare al-
tri che il sacerdote , come che esso solo sapesse che
la Dea fosse quivi ; e perciò lo seguitava dietro con
molta riverenza , facendolo tirare da due vacche : al-
lora erano giorni allegri e giocondi, né si poteva guer-
reggiare , ma tutti i ferri stavano serrati ; il paese era
pieno di pace, ed i luoghi dove andava erano guar-
dati con rispetto grande ; e saziata eh' ella era di an-
dare attorno, né più voleva conversare tra mortali, il
carro era subito lavato in certo lago con le vesti che
la coprivano ; ed ella parimenti, ed i servi che ciò fa-
cevano erano inghiottiti dal lago, sicché più non si .ve-
devano. In altro luogo della Germania, come soggiun-
ge il medesimo Cornelio, alcuni popoli non avendo tem-
pli o simulacri, adorandola portavano attorno l'imma-
gine di un cignale , ed in questo modo si tenevano si-
curi da tutti i pericoli de' nemici. Vedesi in una me-
daglia antica di Faustina, l'immagine sua come di Gran-
Madre, la quale ha il capo cinto di torri, e siede, col
braccio destro appoggiato alla sedia, e con la sinistra
mano sostiene uno scudo fermato sopra il ginocchio',
e da ciascuno dei lati ha un leone. Né lascierò di dire
che talvolta la chiamarono Fauna , imperocché, come
dice Macrobio, favorisce ad ogni uso degli animali; Far-
va a fando, che significa parlare; e Cibele, come scri-
ve Festo Pompeo, da certa figura geometrica fatta co-
me un dado , chiamata cubo , la quale dagli antichi
Lomazzj Tr. Poi. IH. ' ti
162 LIBRO SETTIMO
fu pure a lei consacrata , come scrivono i platonici ,
per mostrare la fermezza della Terra. Conciosiaehé get-
tato un dado, cada in qual lato si voglia, vi ci si fer-
ma sempre. : e sotto questo nome si rappresentava pa-
rimenti col capo cinto di torri, secondo Lucrezio, do-
ve dice :
Valla testa gli cinsero , ed ornare
Di corona di mirto , per mostrare
CK ella sostien città, ville, e castella*
E si gli dava il carro medesimamente tirato da leoni,
per mostrare che non vi è fierezza alcuna così grande
che non sia vinta dalla pietà materna , siccome tiene
Ovidio , ancora che Diodoro voglia che ciò fosse per*
cliè da leoni fu nudrita ed allevata nel monte Cibelo
in Frigia , dal quale alcuni vogliono che ella avesse tal
nome. Fornuto vuole che la Terra ancora si dimandi
Rea, quasi che ella sia cagione che la pioggia scenda,
e dice che gli furono dati i timpani, i cimba li, le fa-
celle, e le lampadi , per segno dei tuoni , dei folgori,
e dei baleni che sogliono andare innanzi alle pioggie;
sebbene altri vogliono che i timpani significhino che la
Terra in sé contiene tutti i venti. Ma il più particolar
nome che dagli antichi gli sia stato dato è il nome Ope,
la quale si finse essere moglie di Saturno, perciocché
questa voce significa ajuto $ e non é chi più ajuti la
vita dei mortali che la Terra (1): onde Omero la chia«*
{i) La Dea Ops dei romani era nippresentata sotto le forme
di una donna di venerando aspetto che stendea la destra mano,
come in atto di offrire a tutti i soccorsi > e colla sinistra dava del
pane ai poveri. T. Tazio, re dei sabini , fu il primo ad innalza-
re , e dedicare un tempio a questa divinità in Roma , nel luogo
* CAPITOLO XX. 163
ma donatrice dalla vita , perchè ella ci dà ove pos-
siamo abitare , e ci porge onde abbiamo da nutrirci ,
ed in altri modi ci giova a guisa di pietosa madre ;
sicché Marciano descrivendola dice, che ella è di mol-
ta età , ed ha un gran corpo, e benché partorisca spes-
so 7 e abbia d'intorno molti figliuoli , nondimeno ha
pur anco intorno una veste tutta dipinta a fiori di co-
lori diversi , ed un manto tessuto di verdi erbe , nel
cjuale pajono esser tutte quelle cose che più sono ap-
prezzate aw mortali, come le gemme ed i metalli tutti;
e vi si vedeva ancora una copia grande di tutti i frutti,
ed un' abbondanza mirabile di tutte le cose. Nel qual
ritratto ciliarissimamente può riconoscere ognuno la
Terra.
Varrone , secondo che riferisce S. Agostino nella
Città di Dio , vuole che fosse chiamata Ope, perché
pei* F opera umana diventa migliore , e quanto più è
coltivata , tanto divien più fertile. Altre volte fu chia-
mata Proserpina , perchè uscendo le biade dalla Terra
vanno come serpendo ; e Vesta , perchè di verdi erbe
si veste. Sotto nome di Ope la descrive con una co-
rona fatta a torri in capo, perchè il circuito della Ter-
ra a guisa di corona è tutto pieno di città, di castel-
la , di villaggi, e di altri edificj $ con la veste tessuta
di verdi erbe , e circondata da fronzuti vanni, che si-
gnificano gli arbori , le piante , e l'erbe che cuoprono
la Terra ; con lo scettro in mano , che accenna che
in Terra sono i regni tutti , e tutte le ricchezze uma-
ot' era depositato il pubblico tesoro; e Tulio .Ostilio le oe edi-
ficò un altro insieme a Saturno. Filocoro fu il primo che in Afri-
ca erette uu' ara a Saturno e ad Opi.
464 LIBRO SETTIMO
ne , e la potenza dei signori terreni ; con i timpani ,
per i quali s'intende la rotondità della Terra partita in
due mezze sfere , delle quali l'una è chiamata emispe*
ro superiore, e l'altra inferiore $ con un carro da quat»
tro ruote , perchè sebbene ella sta ferma ed è immo-
bile , le opere nondimeno che in quella si fanno sono
con certo /ordine variate per le quattro stagioni dell'an*
no, che ne vanno succedendo l'una all'altra ; con man-
sueti leoni che lo tirano, per alludere a quello che fan-
no i contadini seminando il grano , perctfF subito lo
coprono , acciocché gli avidi uccelli non ne facciano
preda, come fanno i leoni quando camminano per luo-
ghi polverosi , i quali levano via con la coda le peda-
te ^ acciocché per quelle non possano i cacciatori inve-
stigare dove vadino. Le sedi che gli si fingono intorno
dimostrano , che sebbene le altre cose tutte si muo-
vono 7 ella sta però sempre ferma. I sacerdoti chia-
mati Coribanti (1) che la circondano, stando dritti ed
(i) Frigj di nascila, e per la maggior parte mutilati. Solen-
nizzavano le feste di questa Dea cou un gran tumulto, facendo un
alto strepito coi loro tamburi, percuotendo i loro scudi con lance,
ballando ed agitando le loro teste con gesti frenetici , e mesco-
landovi grida ed urli per piagnere la morte di Ali , di cui que-
ste vittime del fanatismo soffrivano volontariamente il supplizio.
Essi si astenevano dui mangiar pane, perchè Cibcle (ossia la Terra)
aveva osservato un lungo digiuno , per dimostrar meglio la sua
afflizione; onqravano il pino presso del quale era stato mutilato
Ali, e coronavano i suoi rami. Neil' udire il suono del flauto ca-
devano in delirio ; dal che deriva il verbo Korybantizein dei gre-
ci , per significare fanatico o ispirato. Diodoro di Sicilia (/, 5) lo
fa derivare da Coribante figlio di Cibele e di Iasione, il quale pas-
sando in Frigia cou suo zio Darà ano , vi recò il culto di Cibe-
le , e diede il suo nome ai sacerdoti che lo ajutarono a celebrare
i misteri di sua madre. Essi avevano una specie di superiorità sulle
» CAPITOLO XX, 165
irmati , sono argomento che non solamente i coltiva-
tori della Terra , ma quelli ancora , i quali hanno il
;o verno delle città e dei regni non hanno da sedere,
ìè da starsi in ozio ; ma che deve ciascuno dar di pi-
glio alle sue armi , chi per coltivare , e chi per difen-
lere la patria, esponendosi per quella ad ogni pericolo.
Brevemente adunque raccogliendo quel che ho det-
o , questa Dea , secondo Varrone , si ha da collocare
opra un carro tirato da leoni, col capo cinto di torri
i guisa di corona ^ con lo scettro in mano, vestita di
in manto tutto carico di rami, d'erbe, e di fiori, con
ilcuni seggi vuoti d'intorno , accompagnati da s^cer-
loti castrati, i quali armati percuotano con le mani
timpani. Oltre di ciò , perche la Terra non è atta a
>rodurre 4n ogni luogo , quella che è fertile e perciò
; coltivata fu detta Cerere $ e la sua statua era fatta
n forma di matrona con ghirlande di spiche in capo,
»n un mazzetto di papavero in mano , il quale è se-
[oo di fertilità, tirata in carro da due fieri draghi. On-
le Claudiano quando la fa ritornare in Sicilia , ov'ella
iveva riposta la figliuola , così dice :
Ascende il carro alle materne case ,
Drizza de* draghi il volo , a cui le membra
Spesso percuote , ed etti per le nubi ,
Ondeggian torti suffolando , e 7 freno
Placidamente leccano , che molle
Dell 9 amico velen la schiuma rendeè
Questi coperta la superba fronte
Tengon <T altiere creste , ed hanno il tergo
lire divisioni di quest'ordine fanatico, note sollo il nome di Cu-
«</, di Dattili, di Galli e te. Strab. I. io, Ovid. Fast. /. 4.
166 LIBRO SETTIMO
Di nodi tutto , e di rotelle asperso ,
E le lor squamine lunghe risplendendo
Pajon (Toro gettar faville e fuoco.
Furongli dati i serpi per dimostrare i torti solchi che
fanno i buoi mentre che arano la terra , ed anco per-
chè le biade molto non s'innalzano , ma pare che va-
dano quasi serpendo per la terra $ e secondo Esiodo,
per memoria di quel serpente che fuggito dall'isola Sa-
lamoia, per salvarsi entrò nel tempio di Cerere in Eleu-
si , dove poi si stette sempre dentro come ministro e
servo. Ma che Cerere significhi la Terra piana, e larga
produttrice di grano, lo mostra, come dice Eusebio,
l'immagine sua coronata di spiche, con alcune piante
di papavero intorno , che mostra la fertilità. Gli die-
dero di più le facelle in mano per la favola die di lei
si racconta, quando andò cercando la figliuola, Proser-
pina rapita da Plutone ; come ne fece già una statua
Prassitele : e nell' Arcadia ve ne fu un'altra, la quale
assisa teneva nella destra mano una facella , ed acco-
stava la sinistra ad un' altra statua di certa altra Dea
chiamata Era (1). Neil 9 Arcadia, appresso un antro con-
sacrato a lei , fu chiamata Negra , perchè era vestita
di negro, parte per il dolore della rapita figlia, e parte
per lo sdegno eh' ella ebbe della violenza fattagli da
Nettuno in forma di cavallo, laddove nascosta in queir
antro, e non volendo più vedere la luce del cielo, la
terra più non produceva frutto alcuno , onde ne se-
guì una pestilenza grande , che perseverò sin che da
Pane a sorte fu trovata, il quale poi accusatala a Gio-
ii) Nome greco di Giunone.
CAPITOLO XX. 167
ve, fu per pietà del mondo mandata a pregare dalle
Parche ; per il che deposta ogni mestizia uscì placata
dall' antro , e di subito cessò la pestilenza, e la terra
produsse i soliti frutti. Ed acciocché restasse la me-
moria di questo fatto, le genti del paese gli consacra-
rono quell 9 antro con una statua dì legno che stava a
sedere sopra un sasso, in figura di donna, fuorché ave-
va il capo di cavallo con i crini , intorno al quale an-
davano scherzando serpenti , ed altre fiere, con la ve-
ste che la copriva tutta sino ai piedi , ed un delfino
neir una mano , ed una colomba nell' altra. Fu anco-
ra , come dissi di sopra, chiamata Vesta, ma non quel-
la eh 9 era Dea del fuoco, cioè di quel vivo calore ch'è
sparso per le viscere della terra, il qual dà vita a tutte
le cose che di lei nascono $ ma quella che denota la
rotondità della terra, ed il suo vestirsi , la quale da-
gli antichi era rappresentata donna di virginale aspetto,
quale dice Plinio che la fece Scopa scultore eccellente,
con un timpano in mano. Fornuto dice di più , che
si soleva fare ancora quasi rotonda tutta, tanto gli fa-
cevano gli omeri ristretti; e la corona di bianchi fiori,
perchè la terra è rotonda , e circondata tutta dal più
bianco elemento che sia, che è 1 aria. Oltre di ciò, dal-
la magnitudine della terra fu chiamata Maia, da cui il
mese di Maggio fu nomato , come dice Ovidio nel li-
bro dei Fasti , nel qual tempo gli antichi romani sa-
crificavano una porca pregna. Gii egizj, dal coltivar la
terra la chiamarono Iside, e la figuravano come ho
detto in figura di vacca, per l'utile che si trae da que-
sto animale ; o perchè , quando ella navigò in Egitto,
aveva per insegna della sua barca una vacca. Ma per-
168 LIBRO SETTIMO
che troppo lungo sarebbe l'annoverare , e render ragio-
ne di tutti i nomi attribuitigli , che ancora ci restano,
come di Berecinzia (1), di Proserpina, di Giunone, di
Era , di Media , di Erinne (2) , con le lor forme di-
stinte ed appartate , metterò fine a questo capitolo.
CAPITOLO XXI.
Della forma di Pane, di Eco, dei Satiri, Fauni,
e Silvani.
JL Satiri, ovvero Onoscelidi (3), Fauni, Silvani, In-
cubi (4), e Pani, furono tenuti, come scrive Teodon-
zio , figliuoli di Fauno ; e da altri, come da Leonzio,
(i) Il cullo di Berecinzia era molto celebre nelle Gallie ; e si
vede in Gregorio di Tours 9 che sussisteva ancora nel IV secolo.
Si traeva la Dea pei campi e per le vigne , sopra un carro tiralo
ci.» buoi, per la conservazione dei prodotti della lena, ed era
seguita da immensa calca di popolo che cantava e ballava dinan-
zi -la sua statua.
(7) Soprannome di Cerere , preso dal furore che le cagionò
l'insulto di Nettuno , il quale, cangiatosi iu cavallo, giunse a sor-
prenderla dopo che anch' essa ebbe preso le forme di una caval-
la onde sottrarsi alle sue sollecitazioni. Aveva essa sotto questo
nome un tempio a Talpusa città di Arcadia. L* sua statua, dell*
altezza di nove piedi, aveva nella destra mano una fiaccola, e nel-
la sinistra portava un canestro.
(3) Questa parola vuol dire colui che ha le cosate d'asino. Lu-
ciano parla di questo popolo immaginario. Essendosi un diacono
di Milano vantato d'averne veduto uno , fu da 5. Ambrogio so-
speso dalle sacerdotali funzioni.
(4) Spiriti malefici, che supponevasi venissero in tempo di not-
te a comprimere , col peso dei loro corpi , gli uomini e le don-
CAPITOLO XXI. 169
di Saturno : ma i Fauni, ed i Satiri orano riputati Dei
dei boschi , i quali , come dice Rabano 7 con la voce
predicevano le cose avvenire $ i Pani erano tenuti Dei
dei campi, ed i Silvani delle selve. Dice Pomponio Me-
la , che oltre l'Atlante monte di Mauritania spesse vol-
te si sono veduti di notte lumi , ed uditi strepiti di
cembali e fistole, né di giorno essersi ritrovata cosa al-
cuna , e per ciò fermamente tenersi che questi siano i
Fauni e Satiri. E Rabano dice, che i Fauni ovvero uo-
micelli hanno le nari torte , le corna in fronte , ed 1
piedi di capra ; e che, uno di questi fu già veduto dal
Beato Antonio nelle solitudini della Tebaide , mentre
andava per visitar S. Paolo primo eremita (1). E così
S. Agostino scrive di averne molti per isperienza ve-
duti, che sono di natura molto lascivi, ed amatori del-
le donne. Tutti questi si fingono quasi d'una medesi-
ma forma , siccome per ordine s'intenderà.
Pane capo dei Pani e Dio de' pastori , che cosi
era adorato nel monte Liceo , Menalo di Arcadia , e
neir Aventino a Roma da Evandro, avea le corna con
le orecchie di capra, ed una picciola coda, le tempie
circondate di pino, la barba lunga, ed una verga in
ne , e a soffocare. Siffatta soffocazione non era altro che l'effetto
d'un accidente chiamato dai francesi il cochemar , e da noi , op~
pressione. Questo nóme davasi eziandio ai "Fauni ed ai Satiri a mo-
tivo della loro lubricità. Ne' tempi dell' ignoranza, i Demonografi
"hanno immaginato dei demonj incubi i quali , con oscene imma-
gini ed anche con atti reali , tormentassero le persone che ave-
vano fatto voto di castità, v
(1) Ciò lo narra S. Girolamo nella vita di S. Paolo eremita,
aggiungendo, che avendolo S. Antonio interrogalo, gli rispose che
era esso una di quelle creature che il cieco paganesimo chiamava
Fauni o Satiri.
170 LIBRO SETTIMO
mano pastorale torta in cima , la faccia rossa ed in-
fuocata , e d'intorno una pelle di pardo, e talvolta di
pantera , con una fistola in mano di sette canne , per
amore di Siringa, ovvero di Eco, secondo Macrohio,
della cui forma così ne canta Ausonio Gallo in un epi-
gramma :
A che cerchi tu pur sciocco pittore
Di far di me pittura , che son tale ,
Che non mi vide mai occhio mortale,
E non ho forma , corpo r né colore ?
Deir aria e della lingua a tutte Fore
Nasco , e son madre poi di cosa , quale
Nulla vuol dir, perocché nulla vale
La voce che gridando i mando fore.
Quando son per perir gli ultimi accenti
Rinnovo , e con le mie l'altrui parole
Segno , che van per Paria poi co* venti.
Sto nelle vostre orecchie, e come suole
Chi quel che far non può pur sempre tenti ,
Dipinga il suon chi me dipinger vuole.
Ma come favoleggiano i poeti, le sue parti di sotto era-
no pelose ed aspre, coi piedi, gambe, e cosce di ca-
pra , da cui non dissimile molto lo descrive Babano,
che in altro non varia che nella pelje , la qual dice ,
che tutta era distinta a macchie ; ma Silio Italico di
questo così ne canta :
Lieto delle sue feste Pan dimena
La picchi coda , ed ha d'acuto pino
Le tempie cinte , e dalla rubiconda
Fronte escono due brevi corna , e sono
Le orecchie qual di capra lunglw ed irte.
CAPITOLO XXI. «71
Vispida barba scende sopra 7 petto
Dal duro mento ; e porta questo Dio
Sempre una verga pastorale in mano ,
Cui cinge i fianchi di timida damma
La macidosa pelle , e 7 petto 9 e 7 dorso.
Ma Virgilio vuole che fosse di faccia tra rosso e ne-
gro. Era dagli antichi chiamato anco Nebride (1) 7 e
tenutos per il Sole , e la Natura naturata, e per Giove
Liceo adorato alle radici del monte Palatino.
La forma di Silvano brevemente ci vien descrit-
ta da Virgilio in questi versi :
Penne Silvano ornato il capo agreste.
Con onore squassando i ben fioriti
Piccioli rami j ed i gran gigli appresso.
I Satiri particolarmente hanno una picciola e bre-
ve coda $ e Luciano scrive che hanno le orecchie acu-
te come quelle delle capre, e sono calvi, con due cor-
nette in capo; ed aggiunge Filostrato, che hanno la
faccia rossa di effigie umana , con i piedi di capra ;
dei quali molti se ne sono veduti nei monti dell'In-
dia (2). Solevano gli antichi pittori e scultori mesco-
(i) Nebride è il nome dì quella pelle di giovane cerbiatto»
di pa alerà, o di altro animale , della quale rivestivansi Bacco» i
Fauni » le Baccanti etc.
(l) I Mitologi e i Naturalisti molto hanno discusso sovra que-
sti esseri favolosi. Plinio il naturalista fra gli altri (lib. 7,2.) pren-
de i Satiri dei poeti per una specie di bertucci, ed assicura che»
in una montagna delle Indie , si trovano dei Satiri a quattro pie-
di, che da lungi si prenderebbero per uomini. Queste scimmie han-
no spaventato soventi volte i pastori, e perseguitato le pastorelle.
La qual cosa ha forse fatto nascere tante iavole sulT indole loro
portata alla libidine ; di modo che si sparse l'opinione che i ho*
sebi erano pieni di queste malefiche Divinità : le pastorelle tre*
m lìbro Settimo
larli fra gli Dei , come che partecipassero della deità,
facendoli però sempre con la faccia sgrignata tutta ru-
biconda , siccome ne dipinse Parrasio nelF isola di Ro-
di con grand* arte. Onde si legge in Plinio dei quat-
tro Satiri d'incerto artefice, eh 1 erano nella scuola della
diva Ottavia 1 dei quali uno mostrava a Venere Bacco
bambino, ed un altro Libera (1) pure bambina, il ter-
zo voleva racchetarlo che piangeva , ed il quarto con
una tazza gli porgeva da bere, e le due Ninfe le quali
con un velo pareva che volessero coprirlo. E volendo
Filosseno Eretrio (2) accennar per loro la lascivia, ne
marono pel loro onore , e i pastori pei loro armenti ; e si cercò
di pacificarli con dei saòri(izj , e colle offerte dei primi frutti , e
delle primizie degli armenti. P ausonia riferisce che un cerio Eu-
Jetno , essendo stato gettato dalla tempesta* col suo vascello, sulle
.coste di un' isola deserta , vide venire a sé una specie di .uomini
selvaggi tutti vellosi , e colla coda , i quali vollero rapire le loro
donne , e gittarousi sovra esse con tanto furore* che si ebbe mol-
ta pena a difenderle dalia loro brutalità, ciò che fece chiamare
quel luogo l'isola dei Satiri. Giulio Cesare essendo colla sua ar-
mata sulle sponde del Rubicone , e parendo ancora irresoluto se
avrebbe passato quel fiume o do , comparve ti uà specie di Sati-
ro alla testa dell' armata , suonando la zampogna , e passò il fiu-
me alla vista dell' armata , come per invitarlo a seguirlo. Cesa-
re ordinò allora alle sue truppe di avanzarsi, dicendo: Seguiamo
gli Dei che ci chiamano. Certamente non era difficile a quel ca-
pitano di trovare simili indizj della volontà degli Dei*
(i) Dea, che Cicerone [de nat. deor. ì ) fa figliuola di Giove
e di Cerere. Ovidio dice che Bacco diede questo nome ad Arian-
na* Alcune medaglie offrono i ritratti di Libero, e di Libera, co-
ronati di foglie di vite, vale a dire! secondo alcuni antiquari, di
Bacco maschio» e di Bacco femmina*
(a) Pittore di Rocco in Negroponte, allievo di Nicomaco, si
rese celebre con una tavola dipinta pel re Cassandro 9 rappresen-
tante la battaglia di Alessandro contro Darioi opera , per testi-
monianza di Plinio , a verun' altra seconda. Dipinse altri celebri
CAPITOLO XXI. 173
pinse tre 7 i quali con vasi in mano bevevano larga*
niente , e parevano invitarsi a bere l'un con V altro ;
oltre la tanto famosa turma , che di loro fece Lisippo
in Atene. Scrivesi che un Satiro fu già condotto a Siila
quando dalla guerra tornava contro a Mitridate. E la
testa di uno di loro, che si dicono morire con le Nin-
fe , secondo il testimonio di Aristotile, dopo mill'anni
col naso scemo e con le narici larghe e sottili, ho ve-
duto io in casa di monsignor Archinto qua in Milano,
la quale ha le ossa ed il cranio come quello dell'uo-
mo, ma la carne e la pelle col sangue che gli uscì dalla
ferita è divenuta dura come il marmo.,
Né molto dissimili da loro e dai Silvani si han-
no da rappresentare i Fauni Dei parimenti boscarecci,
e tutti si potranno coronare , come facevano gli anti-
chi , di gigli, di pioppo, di finocchi, e di canna, nella
quale si converse Siringa innamorata di Pane , sicco-
me canta nelle Metamorfosi Ovidio,
CAPITOLO XXIL
Della forma delle Ninfe,
Lje Ninfe hanno avuto dai poeti diversi nomi, secon-
do i luoghi diversi dove finsero eh* elle abitavano. Con-
ciosiachè le abitatrici dei monti sono chiamate Oreadi;
quadri 9 tra questi la Lascivia, da Lomazzo ricordato. A guisa del
maestro dipingeva con grande celerilà , e possedeva pratiche più
spedite che non le comuni a dipingere.
174 LIBRO SETTIMO
le Ninfe degli arbori boscarecci Amadriadi) quelle dei
prati Imnidi ; delle selve Driadi ; dei fiori Agapete; dei
pascoli Palee e Femilie; degli arbori più domestici,
come sono le ghiande , e le noci , Dodonidi ; e cosi
altre Tespiadi, ed Atlantide e aecondo i luoghi da loro
abitati.
. Or ripigliando le prime chiamate Oreadi, il San-
nazzaro fa che siano cacciataci, del qual genere son
quelle che si fingono compagne di Diana Dea della cac-
cia 9 per le pendici e rupi de 9 monti : e fu A tal anta che
accompagnò Meleagro nella caccia del porco di Gali-
dò ni a. E quanto alla forma loro , scrive Claudiano in
questo modo :
Le braccia han nude, e gli omeri , dai quali
Pendon faretre di saette piene ;
Le man di lievi dardi sono armate ,
E non hanno ornamento alcuno intorno
Eatto con arte , né però men belle
jippajon mentre che van seguitando
Le faticose caccie , e di sudore
Bagnati talor le colorite guancie ,
Dalle quali a fatica si conosce
Selle sian verginelle ardite e vaghe ,
O pur feroci giovani ; le chiome
Sono annodate senza ordine , e sciolte
Ritengon le sottil sresti duo cinti
Si che van sol fin sotto le ginocchia.
E di queste ne ho veduta io una statua in Roma di
marmo nero , eccetto che la testa, le mani 7 e i piedi,
che sono di marmo bianco, la quale è coperta da capo
a piedi da una sottil veste , ma sopra cinta con bel-
CAPITOLO XXII. 175
lissimo modo di una pelle di leone, con una corona
di fiori in mano , la quale forse doveva esser premio .
di chi era più valorosa cacciatrice. £ che Claudiano in
questo loco accenni le Ninfe dei monti, si raccoglie po-
co avanti , dove parlando di Diana , dice :
Scende la Dea , che della caccia ha cura ,
Dagli alti monti , e col veloce carro
Subito passa il mar , duo bianchi cervi
Traeva quel con le dorate corna ;
la quale però aneli* ella fu dagli antichi fatta in abito
di Ninfa tutta succinta , con l'arco in mano, e con la
faretra piena di saette al fianco, o dopo il tergo 7 tutte
dorate , con cani alati , e con la compagnia delle sue
Ninfe cacciatici , armate anch' elle di saette di corno,
con le braccia ignude ma candidissime, co* capelli sciol-
ti e sparsi senz' ordine, co 9 panni svelti e sottili, e col
corno a lato.
Le Amadriadi si rappresentano in vaga forma di
giovanette , parte ignude, e parte vestite in quella gui-
sa che più possano dilettare. Imperocché altro non è
Foffizio loro che scendere dagli arbori , e saltargli in-
torno cantando al mormorio delle frondi percosse da*
venticelli.
Le Driadi die albergano nelle selve ed in boschi,
dal Sannazzaro sono chiamate formosissime, e si fin-
gono per lo più in cerchio attorno a qualche arbore
danzando , come quelle che si dilettano di suoni e di
canti. Claudiano , dove tratta delle lodi di Stilicone ,
ne ricorda sette , cioè Leon tadorne, Neuopene, Tero,
Britomarte , Liscate , Agapete, ed Opi, le quali in ge-
nerale tengono il nome delle selve che abitano, come
di Nemeadi, di Ercinidi, e di Dodonidi.
176 LIMO SETTIMO
Le Imnidi Ninfe dei prati si dipingono vaglie, lie-
te , ed adorne sì di bellezza come di ornamenti ver-
deggianti e leggieri; ma non tanto come le Àgapete Ninfe
dei fiori, le quali hanno da essere più vagamente ador-
nate , e massime intorno alla testa, braccia, mani, ed
abiti di diversi colori, come sono i fiori, dai quali ora
si chiamano Amarantidi , ora Acantidi , ed ora altri-
menti , dai nomi e forme dei gigli, ligustri, ciparissi,
ed altri fiori. Tutte loro , come Dee della leggerezza
e vaghezza, si hanno da mostrare spensierate^ ed or-
nate di tutto ciò che si può desiderare quanto a* ve-
lami e fiori.
Le Palee e Femilie , di cui si leggono essere Fe-
iusa e Salimpetia figliuole del Sole , l'una delle quali
concede le ombre, e l'altra il vivere, e però sono chia-
mate Niufe Siciliane, che custodiscono il gregge del So-
le , si possono formare diversamente , siccome abbia-
mo detto delle Àgapete. E così dico delle Dodonidi,
così chiamate dalla selva Dodonia della Caonia, le qua-
li fingono i poeti che si conversero in due colombe, che
parevano spesso volar dal cielo , e dopo che d'indi si
partirono, dove era il tempio di Giove Dodoneo, e dove
elle stavauo ascose nelle quercie, e davano responsi co-
me oracoli. E poi si partirono , ed, uùa parve che vo-
lasse in Delfo città di Beozia a dar lume all'oracolo
di Apollo Delfico , e l'altra in Affrica nei tempio di
Giove Aminone , dove era T immagine dell' inubilì-
co. Ma perchè non vi è loco dove i poeti non abbino
ritrovate Ninfe, lascierò che il lettore da se stesso le va-
da investigando, senza che io occupi più carte in addi-
targliene ciascuna.
CAPITOLO XXIII.
Della forma del corpo umano, e dei suoi artefici.
Il corpo umano, fabbrica mirabile e principale fra
tutte le altra , contenendo in sé ogni perfezione, è pro-
prio come un esemplare compito di tutte le cose, sic-
come ho detto altra volta nei precedenti libri. Questo
esemplare adunque universale di tutte le cose , che
così a ragione si può chiamare 7 risplendendo in lui
tutte le perfezioni che si possono trovare e desiderare
in quanto al corpo , secondo che affermano i più ap-
provati anatomici , è fondamento e per così dire ar-
matura , sopra la quale tutte le altre parti si armano
e stabiliscono : ed è formato ( lasciando, da parte le
giunte 7 le cartilagini , e gli ossicelli simili al seme di
sesamo , che sono , così nelle mani come nei piedi r
al più quarantotto) secondo alcuni di duecento venti-
quattro ossi, e secondo altri di duecento quindici. Dei
quali ancora che non sia necessario al pittore averne
esatta cognizione , appartenendo ciò più tosto air ana-
tomista ; tuttavia non si può negare che ad ogni modo
non gli convenga, siccome eziandio allo scultore, sa-
pere minutamente il numero loro , e T arte con che
sono composti e congiunti insieme ; ed insieme non gli
sia necessario sapere la quantità dei muscoli, che sono
circa quattrocento nove, ed i luoghi , e le convenien-
ze loro. Onde cominciando dall' ossa, abbiamo da sa-
pere che due muovono la fronte ; tre ciascuna delle
palpebre degli occhi; cinque ciaschedun occhio; quat-
Lo mazzo Ti\ Voi. HI. 12
178 LIBRO SETTIMO
tro il naso; altrettante le labbra, e parimenti le guan-
ce i otto la mascella inferiore , ed altrettante T osso
iorde $ dieci la lingua j diciotto il gargallozzo; quat-
tordici la testa j sedici la schiena; quattordici le brac-
cia $ otto le ossa delle spalle ; ottantanove il petto ,
dei quali otto servono al ventre, e dieci muovono i
gomiti ; otto i minori fuselli del braccio $ altrettanti i
bracciali $ cinquantasei le dita della mano $ quattro il
membro virile ; due i testicoli $ uno il collo della ves-
sica ; tre il fondamento ; venti la coscia , altrettanti le
gambe ;• diciotto i piedi $ e quarantaquattro le dita del
piede. Ora lasciando la tela che infascia Tosso per la
parte di fuori , perciò dai greci detta perìostion , ed
altre simili cose che si leggono appresso gli anatomi-
ci , e delle parti di fuori avendone trattato nel primo
libro i acciocché in questa parte, nella quale giudico
che consista il ristretto di quest' arte , si sappia quale
abbiamo da proporsi ad imitare , verrò nominando i
più eccellenti moderni che hanno saputo dimostrare que-
st* arte , e farla visibile agli occhi nostri, gareggiando
con gli antichi greci. I quali per dimostrare quanto in
essa valessero , solevano fare per lo più le figure ignu-
de, siccome solevano anco gli antichissimi arabi, in-
dj , babilonj , ed egizj. Dopo i quali i romani comin-
ciarono a fare le figure vestite , forse per non poter
conseguire quest* arte con quella facilità e felicità, con
che la conseguivano quegli antichi. E principale anzi sin-
golare fra tutti è stato a comune giudizio il divino Mi-
chelangelo , di cui dopo gli antichi non è stato e non
sarà chi abbia più vivamente espressi i nudi , e posto
sotto gli occhi tutta l'arte dell 9 anatomia. Dopo lui ec-
CAPITOLO XXIII. 179
celienti sono stati Leonardo Vinci , del quale si ritro-
vano diversi disegni in più mani , e principalmente in
casa di Francesco Melzi gentiluomo milanese suo di-
scepolo , oltre l'anatomia dei cavalli , che egli ha fat-
to ; Baccio Bandinelli , nelle cui opere tutte si vede
espressa con singolare eccellenza tutta l'arte dell' ana-
tomia , oltre alla carta veramente divina , dov' egli ha
rappresentato essa arte dell' anatomia, intagliata da Ago-
stino Veneziano (1), ed altri diversi nudi che si ve-
dono nella carta di S. Lorenzo, e degli ucciditori de-
gì' innocenti , la prima delle quali fu intagliata da Mar-
cantonio , e l'altra da Marco da Ravenna (2) f Gau-
(i) Nacque circa il 1490, apprese l'intaglio da Marcantonio Rai'
mondi, che a Venezia maestrevolmente contraffaceva Durerò, .e lo
segui poi a Roma. Nel t5?7 anno del sacco romano , fuggì con
Marco da Ravenna suo condiscepolo a Firenze, dove intagliò un
Cristo òì Andrea del Sarto, al quale non piacque. Dal i535 al i55o
lo si trova sempre a Roma con Marco da Ravenna, col quale in-
tagliò quasi tutte le opere di Raffaello disegni ed invenzioni , co-
me pur molte di Giulio Romano, varii disegni di Bandinelli, e nel
martirio di S. Lorenzo ha lode di averlo anzi che no miglioralo.
Egli non copiò sempre , e ne' soggetti di sua invenzione s'avvici-
na al fare del Raimondi, benché non sia corretto come Raimon-
di. Usava segnare le proprie incisioni con un A ed un V posti
sopra una tavoletta » o nudamente sull' intaglio.
(a) Marco Dente nacque circa il i4<j6 a Ravenna, e quindi fu
detto Marco da Ravenna o il Ravignano ; a motivo della sua si-
gla » cioè uu S intrecciato con un R, che significa Ravignanus
iculpsit , venne confuso da tulli gli oltramontani scrittori con un
Silvestro da Ravenna, che vide la luce soltanto nella loro immagi-
nazione. Venuto a Roma entrò nella floridissima scuola di Marcan-
tonio Raimondi insieme ad Agostino Veneziano , col quale e col
maestro intagliò più opere da Raffaello , cui egli debitamente ve-
nerava. Morto il Raimondi, i due incisori si divisero, e comin-
ciarono ad operare da sé. Le stampe di Marco sono pregiate per
grazia # facilità di esecuzione; ma sono mcu corrette di quelle di
12*
180 LIBRO SETTIMO
deozio Ferrari , e Daniel Ricciarelli volterrano, che fu-
rori pittori e scultori insieme. Dei pittori soli sono stati
eccellenti Raffaello d'Urbino , Perino del Vaga, il Ros-
so fiorentino, Marco da Siena (1), il Salviati , Pelle-
Agostino , specialmente nei contorni Riusciva nell' imitare e co-
piare le opere del maestro ; la strage, per esempio, degli innocen-
ti, giunge ad ingannare i più esperti conoscitori. Egli mori a Ro-
ma verso il i55o. La sua raccolta è di ottanta stampe circa, om-
messe quelle eseguite con Marcantonio e con Agostino ; le più ca-
pitali sono la Trasfigurazione , da Raffaello; una Battaglia , da
Giulio Romano.
(i) Marco da Pino, chiamato altresì Marco da Siena, nato
circa il i5ao, fu creduto scolare del Becca/umi, e forse anche del
Sodoma. Uno de* più luminosi artisti, riesci in tutto ; operò mol-
to a Roma dietro i cartoni di Perino del yoga e del Ricciarelli
nelle loggie vaticane; e quando questi cessarono, egli fu uno di
quelli , ai quali venne commesso di compiere le opere rimaste
imperfette, o di far le mancanti. Difatti alcuni suoi quadri sono
veramente degni della scuola romana. 11 suo fare fu grande, scel-
to e pieno di decoro; conobbe assai la prospettiva. Veneratore
del Botiamoti , si mise sotto le insegne di questo uuico uomo ,
e quanto da lui approfittasse lo dimostrano le sentenze de* dotti,
che lo affermano tra i michelangioleschi il meno caricato, il co*
loritore più forte. Non molto lasciò in patria, moltissimo a Na-
poli , dove si recò circa il i56o. Per le sue virtù nell' arte, e pel
carattere suo affabile, rispettoso, e sincero, guadaguossi non l'in-
vidia , bensì la stima de' napoletani ; onde godette tra essi ripu-
tazione di primo; ebbe in merito delle sue fatiche la cittadinan-
za , e venne impiegato in lavori di grande rilievo. Fra le princi-
pali opere eseguite in Napoli non ricorderò che il Deposito di
croce , già fatto una volta a Roma ; al Gesù vecchio la Circon-
cisione , in cui ritrasse sé stesso e la moglie ; a S. Severino, l'ado-
razione dei magi. In Napoli apriva scuola di pittura , che fu fe-
conda di valenti artisti , fra i quali il più illustre Giovan Angelo
Crisaiolo, Professò anche l'architettura; ricorderemo la chiesa della
Trinità di Palazzo ; la chiesa e il collegio del Gesù vecchio è la
principale sua opera , mole grandiosa dove è ora 1'uuiversità, Die-
de inoltre alla luce un' opera sulP architettura , e raccolse le vite
di alcuni artisti napoletani. Morì circa il 1587.
CAPITOLO XXIII. 181
grino Pellegrini, Giovanni Fiammingo che disegnò l'ana-
tomia .al Vesal , ed Aurelio Luino ; e degli scultori
Bartolomeo e Giacomo francesi , /ed Alfonso Lombar-
do y i quali seguita Annibal Fontana così felicemente,
che Milano sua e mia patria a ragione può ben glo-
riarsi non meno di quello che si glorii di Caradosso
Foppa , e di Paolo della Mano famosi statuarj , dell'
Amadeo (1), di Cristoforo Gobbo, d'Agosto Zaraba-
glia, di Biagio Vairono , di Andrea Serono, con il Fu-
sina (2), e di Guglielmo della Porta (3), e Francesco
(i) Giovanni Antonio valente scultore del secolo XV, che fu
a lungo sconosciuto. Scolpì i gentili ornamenti che sono intorno
alla porta del chiostro dell* Certosa in Pavia. Eseguì in Cremo-
na i bassi rilievi dell* urna dei SS. Mario e Marta , puri di stile e
belli di esecuzione. Bartolommèo Colleoni lo chiamò a Bergamo,
e volle da lui un monumento che gli servisse di tomba , ricco
di ba ssiri lievi e di fregj , finito un anno dopo la morte del Col-
leoni, Amadeo vinse alfine sé stesso nel monumento a Medea
figlia di Bartolommèo, nel quale la figura della giovinetta, le al-
tre statuette, e i fregj sono d'una squisita eleganza. È ignoto Tan-
no della sua morte.
(?) Questo esimio artista , che fioriva nel i495, condusse mol-
te lodevoli opere nella certosa di Pavia , nel duomo di Milano ,
e altrove. Disse di lui Canori, parlando del monumento in mar-
mo del prelato Daniele Birago:"Se questo nobile monumento fos-
se stato in Roma, avrebbe potuto richiamare a più nobile e mo-
desto stile quanti dal 1800 in poi eseguirono lavori di tal genere,,.
(3) Nacque a Porlizza sul Comasco circa il i5t2. Imparò l'ar-
te dallo zio Jacopo , disegnò qualche tempo le cose di Lionardo
da Vinci, e nel i55i condotto a Genova da Jacopo, continuò
a perfezionarsi sotto Per ino del Vaga , il quale concepì pel suo
allievo molta stima ed amicizia , e desiderava anzi di fargli spo-
sare una sua figlia; ma Guglielmo avendo risoluto di abbracciare
la vita ecclesiastica, rifiutò la profferta, ed andò a Roma dopo
avere compiuta a Genova la cappella di S. Giovanni Battista nel
duomo , e diverse altre sculture. A Roma essendo raccomandato
182 LIBRO SETTIMO
Brambilla (1), tutti valenti scultori ; ricevendo ogni
giorno nuovi ornamenti dalle opere della sua felice ma-
no, come si vede nella facciata della chiesa di S. Ma-
ria di S. Gelso , dove ha fatto con singolare arti&cio
alcuni profeti , e due sibille di tondo rilievo, sedenti,
e maggiori della naturale. Nelle quali, come che tutte
le parti siano eccellenti , nondimeno i nudi , i capelli,
i giri , e le pieghe dei panni sono così maravigliosi ,
e con tanta felicità espressi, che si stima che altri dif-
ficilmente possa agguagliarlo. Ed oltre questi vi ha fatto
la natività , e la presentazione di Cristo al tempio, il
a Fra Sebastiano del Piombo , questi lo presentò a Michelange-
lo , il quale cominciò a porgli molta affezione e lo appoggiò dan-
dogli a ristaurare alcune cose antiche ; né deesi dimenticare il
restauro delle gambe del famoso ercole Farnese , ora a Napoli ,
condotto con tale eccellenza che le gambe antiche essendo poscia
scoperte , Michelangelo volle che si lasciassero quelle da Gugliel-
mo scolpile. Fra Sebastiano essendo morto nel 1 547* ^ Della Por-
ta ottenne la carica di sigillatore col carico di fare il mausoleo a
Paolo tll da porsi in S. Pietro. Egli si era formato uno Stile della
grazia del Ferino e della robustezza michelangiolesca, e con tale
maniera condusse il suo monumento, uno de' più insigni di quel-
la basilica. La sua Giustizia è bellissima, ma la nudità di essa trop-
po sconvenendo col tempio , venne coperta d'un panneggiamen-
to di bronzo; la figura del papa atteggiata a maestosa bontà , è
uno dei più bei getti in bronzò di S. Pietro. Egli condusse in
molti anni quattordici storie di Cristo per farle in bronzo , ma
non esegui mai il suo progetto. La tranquillità dell' animo, e l'agia-
tezza lo resero infingardo, onde poche altre opere possiamo an-
noverare di lui , nessuna a Milano sua patria , le Sibille che sono
a Loreto , e alcuni busti che fece a Genova* Nel 1567 viveva an-
cora a Roma.
(1) Le più insigni opere di questo artista sono i quattro dot-
tori della Chiesa, che sostengono uno de' pergami della cattedra-
le di Milano , fusi in bronzo , e condotti cou somma diligenza e
squisitezza di lavoro. Ciò faceva nel i55o.
CAPITOLO XXÌH. *83
miracolo dell' acqua in vino di basso rilievo , ed ora
va facendo la Vergine che ascende in cielo , da esser
collocata in cima della facciata di tondo rilievo, con
molte altre cose dell' uno e dell 9 altro rilievo , a vir-
tuosa concorrenza dell' Adamo e dell' Eva di Astoido
Lorenzi scultore fiorentino (1); e di alcune altre cose
da lui fatte e collocate nelF istessa facciata del sud-
detto tempio.
capitolo xxiv.
Della forma delle ossa nel corpo umano.
Ìl ra tutte le parti del corpo umano non è chi non
sappia che principal parte sono le ossa. Conciosiachè
sono il proprio sostegno e termini delle membra , e
la vera e salda catena loro. Onde è necessario che ve-
diamo in qual modo fra loro si compongano, accioc-
ché sapendo il fondamento del corpo , facilmente si gli
possano le altre parti aggiungere , secondo quel pre-
cetto che già Leonardo lasciò scritto nella sua Anato-
mia del corpo umano , là dove parlando dell' ossa ed
incatenatura loro, dice, non essere possibile che! pit-
tore faccia con ragione un corpo senza sapere come stia-
(i) Stoldo di Gino Lorenzi lodato dal Vasari > benché fosse
in giovanile età. Scolpì a Pisa una graziosa Annunziata , un' altra
bella statua che fu posta da D. Garda di Toledo nel suo giar-
dino di Chiaja. Nel giardino de' 'Pitti fece uua foutana che raf-
figura il trionfo di Nettuno.
*84 LIBRO SETTIMO
no le ossa principalmente sotto. Perciocché sono la vera
lunghezza delle membra , ed il giusto termine ; onde
può di leggieri avvenire* che una figura si storpi, non
avvertendo per esempia che Tosso non si può torcere né
spezzare , né più che tanto alzare o volgersi nei giunti.
E così ne segue, che molte figure si veggono fare atti
sforzati , e rotti per le membra. Ài che sopra tutti dili-
gentemente avvertì sempre Michelangelo, ed alcuni alfri,
come chiaramente si vede nelle opere loro.
Ma dovendo io in questo loco parlare di ta? cosa
"piò brevemente , e più chiaro che sarà possibile, tra-
scorrerò per il campo dell 9 anatomia , cercando sola-
mente quello che si aspetta air arte nostra circa air os-
sa del corpo umano : e cominciando dalla testa che è
quella parte che vien coperta da' capelli, ella è coper-
ta da un osso detto cranio , che si compone di otto
ossa , de' quali il primo occupa il fronte , e da lui pi-
glia il nome $ il secondo e terzo fanno la coronella; il
quarto e quinto occupano le tempie, ne 9 quali vengo-
no ad essere i buchi delle orecchie; il sesto pigliala
collottola , e la metà d il ibrido del cranio $ il settimo
s'incassa nel mezzo del fondo del cranio, come cuneo,
e còsi ne prende il nome , e fa il centro del concavo
degli occhi $ l'ottavo ed .ultimo empie tutto il buco del
fondo dell' osso della fronte che risponde a' forami del
naso. Le commissure del cranio composte insieme, ven-
gono a fare un H, e sono tre, l'una coronale, l'altra
lamboide , e la terza sagittale si chiama. Dalle ciglia
alla bocca si forma la mascella superiore , che ha do-
dici ossa, sei da ogni banda , dei quali non è neces-
sario il dire come si compongano e facciano le nove
GAPITOLO XXIV. 185
loro commissure. La mascella inferiore, e tutto il men-
to , i denti mascellari , e le ganasse , si fanno di due
ossa che si congiungono nella punta del mento, il qua-
le da una parte si va restringendo sin* alle punte delle
ganasse , e quivi di nuovo si dilata, ma più sottilmente
montando verso le orecchie , e finendo come in due
corna , de* quali il primo termina sotto Tosso giogaie,
e l'altro nelT angolo tra questo e l'orecchia. I denti sono
trentadue, sedici per mascella : i quattro dinanzi si chia-
mano tomis, dopo i quali ne seguono due canini uno
per parte, e poi cinque da ogni lato detti molari; e
finalmente due di tre radici , che con quelli sono in-*
cassati nel presepio di esse mascelle. Ora lasciando l'ioi-
de , ovvero ipsiloide , che è nella radice della lingua,
composto di undici ossicelli, verrò air osso della schie-
na , che a guisa d'un acquedotto di mólti canali , di-
scende dalle cervella sin 9 al codione , e si compone di
trenta ossa dette nodi, che tutti sono larghi dalla parte
dinanzi , eccetto il primo che è quasi tondo, ed è per-
tugiato senz* ordine , dove entrano rami di vene ed ar-
terie a nutrir quest' ossa. Nelle altre parti ogni nodo
ha d'intorno molti processi come spini, che tutti sono
chiamati schiena, che parte in su, e parte in giù, altri
dai canti, ed altri indietro vanno, con intermezzo di car-
tilagini, dei quali non occorre farne più esatta menzione-
Basta sapere che la schiena si divide in quattro parti $
collo, spalle, lombi, ed osso grande : il collo si chiama
dal fin della collottola agli omeri; ed ha sette nodi, de'
quali i due primi si congiungono da ogni parte l'uno
all' altro , e nel resto si attaccano solo la parte dinan-
zi dimandata il corpo del nodo. Tutti hanno i prò-
186 LIBRO SETTIMO
cessi di dietro biforcati , eccetto il primo , a cui si
congiungono i nodi delle spalle che sono dodici, di so-
pra minori , e di sotto maggiori , che hanno da tutti
due i lati un fosso , nel quale s'inseriscono i capi delle
coste; ed hanno i suoi sette processi, due alti, due
bassi , due dai lati , ed uno di dietro , collegati nel
modo che mostra il Vesal de 9 lombi. I nodi sono cin-
que , che hanno i medesimi sette processi che gli al-
tri , disposti in modo , che niuno monta in su , • ec-
cetto quelli deir ultimo per fuggire Tossa de 9 galloni,
I processi posteriori di quest' ossa sono forti, grossi,
e corti , e finiscono in una parte molto aspra* L'osso
sacro , che è il maggiore della schiena , è gobho di
dietro e concavo dinanzi , ed ha sei nodi , dei quali
i superiori sono maggiori , e gì' inferiori minori* Il co-
dione consiste di quattro nodi $ il primo ha di sopra
un fossetto, nel quale s'incassa l'ultimo nodo dell'osso
sacro o grande che si voglia dire $ e cosi viene a con-*
giungersi il secondo al primo , e dipoi gli altri che
tralascio.
Il petto che è quella parte, dinanzi la quale è dal-
le clavicole sino alla bocca dello stomaco, ha nel mez-
zo un osso largo che occupa dalla fontanella della gola
fra le due clavicole sino alla forcella dello stomaco,
ed ha ventiquattro coste dodici da ogni lato, delle qua-
li le più alte sono intiere, e si compongono all'osso
del p^tto ; e le altre sono mezze, si che non arrivano
al petto , per cui sono dette bastarde, e sagliono al-
lumbilìco in su , attaccandosi ogn una di loro a quella
di sopra che gli è più vicina , ed al diaframma, ec-
cetto l'ultima. Tutte quante per la parte di dietrp del
CAPITOLO XXIV. m
vóto del petto sono liscie, ed hanno nella parte di sot-
to un canaletto per tutto il loco di ogu' una , il quale
meglio appare dove si congiungono con Tossa delle spal-
le fino alla metà. Ed essendo il petto ovato, quelle
di sopra e di sotto vengono ad essere minori, e quelle
di mezzo maggiori. Le palette delle spalle sono queir
ossa in cui s'incassano le braccia, che sono situate fra
la prima e quinta costa ; e si legano ognuna di loro
dal suo lato con Tosso della collottola , e con li nodi
della schiena , e con le coste mediante certi muscoli.
Di più , ciascuna è fra sé differente $ perchè oltre alT
avere molti processi , e concavita, e giunte, e grom-
mi, è di figura triangolare ineguale. Gonciosiachè il lato
di dietro alT orlo grosso si distende secondo il lungo
delle spalle , essendo nel mezzo alquanto incavato $ e
quel dinanzi dal fin di questo cammina in obliquo ver-
so la banda dinanzi $ e quel di sopra cala alquanto ver-
so innanzi, finché finisce in un piccolo seno appresso
il collo della paletta , accostandosi a quel dinanzi. Le
clavicole s'incassano poi nel seno più alto del processo
di queste palette , chiamato punta dell' omero ; ed in
quelli due seni che si fanno nella parte più alta dei
lati del primo osso del petto , e le teste loro , sono
simili ai suoi seni , cioè inarcate, e vanno dalla ban-
da dinanzi verso quella di dietro, dove sono men lar-
ghe , ma più rilevate. L'ossa delT omero , il quale è
quello che si distende dalla paletta sino al gomito alla
sua parte più alta , e si congiunge alle palette, hanno
gran giunta , che fa una gran testa leggiermente di-
visa ; e la parte di dietro che è maggiore come mezza
palla, s'incassa nel seno della paletta, e quella di fuo-
\
188 LIBRO SETTIMO
ri alquanto disuguale? esce in fuori, e si divide in du e
teste. La parte di sotto di quesf osso, che si congiun
gè alli due fuselli del braccio nella sua parte di sot
to, ha un seno e due grommi che fanno la figura di Jsi
una girella $ ed ha la testa di dentro più rilevata eh <* - -— »
quella di fuori. Sopra della girella sono due seni filli ai
in guisa , che quel di dietro è maggiore j e di sopra j^b
lor giuocano i processi del maggior fusello del brac
ciò* I fuselli si stendono dal gomito al bracciale , « - -i
sono due , l'uno maggiore che fa il giuoco del gomi
to, e l'altro minore: il maggiore chiamato ulna, ch e - i
s'incassa nella girella verso il bracciale , si fa sottile, .^^
ed al fine si fa in una testa , al cui fine è una giunta ~am
tonda j il minore detto radio si congiunge col maggio
re di sotto , di sopra torcendosi per tanto in mezzo, ^^
che non lo tocca in parte alcuna di sotto appresso al
bracciale, dove si ingrossa finisce in una giunta nel lato -^*
di dentro , e di fuori è alquanto tondo e gobbo. Il -^
bracciale , al quale si congiungono i fuselli , è quello -
sopra il quale giuoca la mano , ed ha otto ossa , le
quali tutte incassate insieme per la parte di dentro ,
fanno» una figura di un O incavata : il primo è gobbo
di fuori e depresso di dentro , e si congiunge ai mi-
nore fusello , al secondo, quinto, sesto, e settimo os-
so del bracciale; il secondo è tondo alquanto per tutto,
eccetto che di sotto, e si congiunge al primo, setti-
mo , e terzo per l'artrodia congiuntura , ed al fusello
minore ; il terzo alquanto tondo , eccetto clie di so-
pra, si congiunge dai lati al secondo, ed al quarto, e
di sotto s'incassa in un seno dell' ottavo $ il quarto si
congiunge al terzo ; il quinto è in certo modo quadro,
CAPITOLO XXIV. 189
ed ha di sopra un seno ,, nel quale s'incassa una testa
del primo , e nella parte esteriore ha un altro seno,
nel quale riceve una testa del sesto, e di sotto un al-
tro , nel quale s'incassa una testicola del primo osso
del pollice ; il sesto , che è quasi triangolare di den-
tro , si congiunge al quinto, di fuori al settimo, e di
sotto al quinto , oltre la parte in cui s'incassa il se-
condo osso della palma , ed il primo che sostiene l'in-
dice; il settimo si congiunge al primo, secondo, sesto,
ed ottavo^ ed a quello della palma che sostiene il me-
dio ; Fottavo ed ùltimo entra come cuneo tra il set-
timo ed il terzo , e si congiunge a quello della palma
che sostiene l'anulare e l'auriculare. La palma è quello
spazio che è dal bracciale ai primi articoli delle dila,
die si chiama pettine, ed è composto di quattro ossa
quasi tonde , de 9 quali il più lungo sostiene il dito di
mezzo , e si attacca insieme con le altre tre ossa, che
le altre tre dita sostengono , insieme col pollice che
nel pettine non si numera. Ogni dito della mano, me-
diante gli articoli , si compone di tre ossa , ed ognu-
no è più largo nel principio che nel fine j e così se-
guono , conoscendosi per questo la loro grandezza $ i
capi sono grossi più che nel mezzo, di fuora sono ton-
di , e di dentro incavati , il che non è nei pollice; di
più Tosso primo si attacca ad esso , ed il secondo si
congiunge col primo, ed il terzo col secondo. Le an-
che , che si congiungono ai processi dell' osso grande,
si compongono di tre ossa ; il primo fa la parte più
alta die risponde al fianco , detta punta del gallone
ovvero anca ; il secondo fa quello di sotto, dove s'in-
cassa la testa dell' osso della coscia detta anca j ed il
190 LIBRO SETTIMO
terzo fa la parte dinanzi , qd è detto osso dèi petti-
gnone. L'osso della coscia è il più lungo degli altri del
corpo , ed ha dai capi una giunta , che dalla banda
di sopra si congiunge all' osso dell' anca , e di sotto
al maggiore stinco della gamba. Stinchi sono quelli due
che sono dal ginocchio al collo del piede, l'uno chia-
mato tibia che è il maggiore , e sta nel lato dentro
delle gambe , ed è più grosso che l'altro stinco mino-
re , il quale sta fuora, detto da alcuni scira. Tutti due
hanno le sue giunte di sopra , come di sotto ; ma la
parte superiore del maggiore è più larga e grossa dell'
altro , ed ha nel più alto due seni , nei quali s'incas-
sano le due teste dell' osso della coscia. Il minore non
monta tanto insù che si possa congiungere a quest' os-
so della coscia ; ma di sotto al maggiore nella parte
dinanzi del ginocchio ha un osso tondo alquanto giano
di dietro e dinanzi , e nel mezzo ha una costa che s'in-
cassa nel seno , il qual si fa nelle due teste dell' osso
della coscia j e di più ha nella parte bassa una punta
che risponde alla parte alta del maggiore stinco. Il pie-
de si divide in tallone, calcagno, osso , navicola, col-
lo , pettine 7 pianta , e dita. Il tallone è doppio , il
primo è quello nella cui parte più alta s'incassano i
due stinchi della gamba che perciò in questa parte è
tonda , e rilevata dai lati : nel lato di fuori è più cu-
po e quadro , ed ivi s'incassa il processo dello stinco
minore che è più a basso del maggiore secondo. Il cal-
cagno che è l'osso secondo del piede dalla parte di sot-
to, è tondo di dentro , e cupo nel mezzo e rilevato;
il terzo osso detto navicolare perciocché rassomiglia una
navicella , ha nella parte di dentro un cupo e lungo se-
CAPITOLO XXIV. 491
no , nel quale s'incassa la testa dell' osso del tallone;
nella parte dinanzi ha tre lati , ne 9 quali s'incassano le
tre ossa del collo del piede ; e nella parte di sopra è
alquanto tondo, e di sotto ajuta a fare il vóto del pie-
de essendo scavato. Il collo del piede ha quattro ossa,
de* quali tre si congiungono al navicolare , ed il quarto
è simile a un dado. Il pettine del piede si chiama la
parte di sopra fra il collo, le dita , e la parte di sotto
della pianta. Ha cinque ossa simili a quelle quattro del-
la mano , che si congiungono a quelli del collo per or-
dine , con testicciuole che quasi sono piene : quel che
sostiene il pollice , s'incassa nel primo del collo; il se-
condo che sostiene l'indice, nel secondo ; il terzo che
sostiene il medio, nel terzo; e li due ultimi s'incassano
nelT osso simile al dado già detto. Le dita si fanno cia-
scuno di tre ossa come quelli della mano , eccetto il
pollice che ne tiene se non due , de' quali il primo fa
il primo osso del pettine , e nel resto sono simili a
quelle della mano.
Questo è ch'io, quanto più brevemente ho po-
tuto, ho voluto raccorre qui della composizione del-
l'ossa , perchè de' muscoli , e degli ufficj loro , e delle
altre cose ho ragionato a bastanza altrove. Ma per dir-
ne liberamente quel eh' io sento , per intenderli per-
fettamente ad ogni modo è necessario vederli dal vero,
siccome hanno fatto mille volte i buoni pittori e scul-
tori.
CAPITOLO XXV.
Della forma degli Eroi, dei Santi, e dei Filoso/i
tanto antichi quanto moderni.
darebbe di certo mancamento grandissimo 7 che es-
sendomi steso cosi lungamente in cercare della formi
dei Sa tiri 7 delie Ninfe, ed altre genti favolose, ed a vendi
poco innanzi trattato della forma del corpo umano
non toccassi alcuna cosa della, forma degli Eroi, ed alti
uomini e donne famose , par quanto ne ho potuto os-
servare nelle sacre e profane istorie , così di ebrei, com?
di greci , di assiri , di romani , e di altre nazioni an-
tiche , dei quali la' maggior parte degli autori ne fanno
menzione , citati nel primo e secondo prontuario delis
medaglie antiche e moderne , con le vite loro ; ed in-
sieme dei Santi , dei Filosofi , e degl' Imperatori , cosi
barbari come italiani ; ed anco de' suoi Generali , ac-
ciocché il pittore possa essere in tutte le opere sue av-
vertito , rappresentando le istorie con ragione, e non.
mostrando , come molti , una cosa per un 9 altra $ corner
un Nerone che assomigli a Carlo Magno ; ed un S. Paolo
vecchio , per il giovane che cade da cavallo j o un uomo
crudele per un clemente: le quali pitture non possono
essere di alcun pregio , ancora che fossero fatte dal—
F istesso Àpelle. £ però ricercandosi nel pittore , che
oltre la forma e disposizione dei corpi , rappresenti anca
nelle figure le qualità dell' animo , le quali assai chia-
ramente si dimostrano per le figure antiche così di prin-
cipi , quanto di savj , e Dei della città di Roma , rac~
CAPITOLO XXV. 193
colti minutamente con i luoghi dove sono , nel libro
chiamato Lucio Mauro , dove . si potrà vedere quante
fossero le grandezze e meraviglie dei greci , e dopo dei
romani, in cotal facoltà; anderò notando in questo luogo
tutto ciò che ho potuto leggendo osservare, così della
forma e disposizione del corpo, come della qualità del-
l'animo , e eli certi portamenti peculiari di alcuni uo-
mini più segnalati che sono stati dal principio del mondo
sino a' giorni nostri, i quali occorre spesse volte ai
pittori di rappresentare nelle istorie. Il che a mio giu-
dizio sarà cosa utilissima , e onde si potranno cavare
molte avvertenze per operare con giudizio e prudenza.
E cominciando da Adamo ed Eva, non ho dubbio
che la forma d'amendue non fosse bellissima, e sopra
tutte le altre leggiadra , per essere stati fattura della
propria mano di Dio , il quale si sa che creò tutte le
cose nel più bello , e più perfetto modo che potesse
essere , siccome dimostrò con la maggiore eccellenza
che possa conseguire uomo mortale il divino Raffaello,
che poi è stato dato in istampa da Marcantonio bolo-
gnese (1). Dopo questi lasciando la gravità di Noè T e
(i) Marc Antonio Raimondi , celebre incisore , nacque a Bo-
logna nel i486. Destinato dapprima all' oreficeria , studiò il dise-
gno nella scuola di Francesco Francia , e per essere stato molti
anni con esso , e da lui molto amato , acquistassi il cognome di
Marcantonio del Francia. Cominciò subito a maneggiare il bu-
lino con facilità e grazia , e incise fino d'allora alcuni nielli che
furono giudicati eccellenti. Ma desideroso di andare pel mondo,
recossi a Venezia , ove s'innamorò in modo delle stampe di AU
berto Durerò , che per comperarle gettò quanto danaro egli aveva,
e diessi ad imitarle con tale studio e felicità che le sue copie fu-
rono credute originali , per cui Alberto , offeso da un procedere
sì poco delicato , e più pel daunò che poteva cadere sulla sua
Lomazzo Tr. Voi, III. iS
\
194 LIBRO SETTIMO
la maestà di Abramo, Melchisedech re e sommo sa-
.\
fiima che pel pregiudizio pecuniario , ài querelò ai magistrati di
Venezia i quali proibirono a Marcantonio di non più segnare le
stampe col nome e la cifra di Alberto : fatto che alcuni asseriscono
favoloso» Lasciando tal controversia , ed anche se con Ira (Tacesse h n ^. Je
17 stampe della vita di Nostra Donna, diremo che Marcantonio ^zz^^o
si recò a Roma , dove una Lucrezia Romana , incisa da Raffaello,^. ^z*o,
lo fece a questi conoscere , contrasse ben presto dimestichezza con mrm «n
esso, e sotto la sua direzione intagliò molte storie , come la strage^» "jg*
degli Innocenti , la S. Cecilia , ed altre ancora che lo misero iosx So
altissima fama. Sostenuto dalla grand' ombra di' Raffaello aperse^» ^ssc
una fiorita scuola , dove si educarono all'intaglio Agostino Vene — ^»*
ziano , e Marco da Ravenna. Nel i5?7 , durante il sacco di Roma*, ms- *a
salvò la vita abbandonando ai soldati ogni cosa ; era incorso iramv «riti
non minor perìcolo poco prima incidendo sui disegni di Giulic^^'^^ic
Romano le stampe oscene che accompagnavano i sonetti dell' Art— -=?*■'*'
tino. Clemente Vii lo fece prigione e non gli accordò grazia chea» .ariie
per i suoi rari talenti» Sbrigatosi di tale infortunio , incìse pecv ^^ ei
Baccio Bandinelli il martirio di S. Lorenzo, opera lo da ti ss ima— ««. a«
Credesi che fosse assassinato nel i546, a Bologna , da un cava- .ns^a
liere romano per cui intagliato aveva il primo rame della strage^ ^9f>*
degl'. Innocenti , sdegnatosi che , contro la promessa , incìso ne^ mz*m
avesse un secondo. L' ultima sua opera fu la battaglia dei Lapiti— « *''«
La fama di Raffaello , le fauste circostanze che gli ottennero d' in — ««-
tagliare i due capila v ori , la purezza dei contorni e la bellezz&a*^ ^ sa
della composizione, tutto contribuì ad immortalar Marcantonio~^zrr?4
Dicesi che lo stesso Raffaello ritoccasse le sue figure j è sempr eaJi^ ' e
fermo nel taglio , accorato nelle estremità , graziosissimo nelle sue^
fisionomie femminili, risentito nelle macchie. Perciò le sue stampe
salirono ad eccessivi prezzi. Berghem pagò sessanta fiorini la sua
strage degli Innocenti j la S. Cecilia fu pagala seicento diciannove
franchi* Ma se egli fu grande pel secolo nel quale visse , non può
essere riguardato come modello da imitare ; é monotono e freddo,
senni intendimento di chiaroscuro e morbidezza di taglio* Mal-
grado ciò sarà sempre primo nel suo genere per la precisione del
tratto e la correzione del disegno. Furono di lui allievi oltre Marco
da Ravenna ed Agostino Veneziano , Giulio Buonasone , Enea
Vico , Nicolò Beatrice tto, Barthel Beham ì Jacopo Binck, Giorgio
Pecnz ecc
CAPITOLO XXV. 195
ceniate fu vecchissimo oltra modo al tempo di Àbramo,
siccome quello che fu tenuto il medesimo che Sem fi-
gliuolo di Noè. Giacobbe dopo la contenzione con 1* an-
gelo in Canaan andò zoppo sempre. Esaù era peloso
dal capo ai piedi fuor di misura , e quindi ebbe il nome
Edon di pelo rosso , e perciò fu così nomato (1)* Gio-
seffo fu bellissimo ed onestissimo , per il che la regina
di Egitto se ne innamorò (2). Mosè dipoi che discese
dal monte Sinai con le tavole della legge 1 aveva raggi
di luce intorno alla testa così risplendenti 1 che niuno
poteva mirargli il viso , ma era necessario parlargli con
la faccia velata. Giosuè fu fortissimo e robusto di corpo;
siccome furono dopo lui Otoniello , Jefte, e Sansone,
cosi detto per la forza che aveva nei capelli * i quali
tutti furono giudici del popolo d' Israello.
Fra i re degli ebrei David fu il secondo , perchè
il primo fu indemoniato 1 e fu di pelo rosso i di faccia
bellissima 7 di corpo robusto e forte , in modo che egli
uccise con le mani orsi e leoni , e con la fromba es-
sendo pastore atterrò Golìa gigante filisteo, il quale
scolpì in tale atto ignudo il Bonarroti sopra un pie-
distallo innanzi il palazzo del gran duca, dove è an-
cora un Ercole che uccide Gaco del Bandinella II re
Salomone suo figliuolo fu di aspetto amabile e gra-
zioso, per cui fu fatto re avanti il tempo da suo^>a-
dre , e fu amato e riverito da tutti , sino dalla regina
d«i sabei* Assalonne suo fratello fu bellissimo sopra
(i) Gol nome di Edon chi n mossi la terra che abitavano i di-
scendenti di Esaù, conosci a ta meglio col nome d* Idumea.
(i) Non la regina, ma la moglie di Putifar capitano delle guar-
die di Faraone.
13*
196 LIBRO SETTIMO
tutti gli altri del suo tempo <, e portava la zazzera lunga,
p?r la quale fuggendo restò appeso ad un arbore. Ro-
boamo successore di Salomone fu stolto e pusillanime.
Eia fu goloso e sporco j Amri malvaggio e vano $ Acabbo
cattivo e pazzo $ Joacas forte magnanimo e crudele $
Ozia lebbroso , dopo che involò nel tempio il turri-
bolo sacro $ Ezechia buono, robusto , ben fatto di corpo,
e pieno di maestà ; Josia decimottavo re de' giudei ,
come scrive Gioseffo , fu modesto negl* atti , prudente,
grave , continente , religioso , clemente , robusto , e ben
proporzionato di corpo. Giuda Maccabeo fu di corpo
robustissimo e forte , e totalmente dato alle armi ; e
Ma namae regina degli ebrei fu di tal bellezza , che Erode
suo marito essendone sopra modo divenuto geloso , la
fece decapitare , ad una falsa relazione fattagli che ella
aveva mandato il suo ritratto dipinto a Roma ad Otta-
vio Augusto per farlo di sé innamorare.
E per venire ai Santi , Maria Vergine fu di sin-
goiar bellezza , tale che non cedeva alla bellezza del*
F animo , ma Y una all' altra benissimo corrispondeva.
Per il che non si trovò mai alcuno che di lei s' inna-
morasse lascivamente ; tanta luce e splendore di one-
stà, di maestà, di umiltà, e di carità risplendeva nella
sua bellezza corporale : leggesi però che fu alquanto
bruna , di grandezza di corpo fu mediocre , confor-
me alla statura di Cristo. S. Giovanni Battista ve-
stivasi di pelli di cammello , a modo di cilicio, ed
era poco delicato di carni , per Pasprezza della vita
che menava. S. Stefano primo martire , mentre che
disputava con gli ebrei , pareva che avesse una faccia
d'angelo quando lo miravano in volto. S. Giacomo primo
CAPITOLO XXV. 197
vescovo di Gerusalemme rassomigliava Cristo nella faccia
.e nel resto del corpo come gli fosse stato fratello , ed
usava di portare solamente vestimenti di lino. S. Pietro
vicario di Cristo aveva la faccia dalle lagrime adusta,
le quali spargeva tutta volta che sentiva, o si ricor-
dava della voce dei gallo , onde soleva portare sempre
un pannicello seco per rasciugarle. S. Marco evangeli*
sta aveva il naso lungo , le ciglia alte , gli occhi belli ,
la fronte alta , la barba lunga , era di mediocre statura 7
aveva il dito grosso mozzo, e quando morì aveva i capelli
alquanto canuti. S. Maria Maddalena fu bellissima fra
tutte le altre donne di quei tempi , ed in ogni sua parte
lasciva , sin che si converse per Cristo $ e dopo si vide
sempre tutta contrita e piena di fervore, e con le treccie
lunghe , con le quali asciugava i piedi del suo Signore.
S. Bartolommeo apostolo ebbe i capelli neri e crespi 7
la carne candida , gli occhi grandi , il naso dritto, la
barba lunga 9 e fu di mezzana statura , portava il manto
bianco 9 e la veste di sotto di porpora ornata di gemme
purpuree , ed i calzari. S. Andrea fu il più vecchio de-
gli apostoli. S. Giovanni fu il più giovine , ma bellis-
simo , con un volto in cui visibilmente risplendeva la
santità con 1* onestà insieme. E nei più vecchio si pos-
sono dare la maestà e la gravità, siccome espresse nel-
V ultima cena di Cristo Gaudenzio in una tavola nella
chiesa della Passione di Milano , la quale è architet-
tura di Cristoforo Gobbo , dove con stupor grande dei
pittori ha rappresentato nella faccia di Cristo la me-
raviglia che prende dall' udire quel che da altro gli è
detto , e per sé stesso comprende e vede , facendolo
con la barba lunga e bianca , co 1 suoi avvolgimenti gravi
198 LIBRO SETTIMO
e pastosi , ed in vista che tiene anco del severo , con
la fronte alta , e naso lungo, e co' suoi muscoli tanto
simili al vero , che non giudico che da altri potesse
esser meglio fatta , nò meglio intesa che dall' istesso
maestro. S. Cecilia fu bella , d' animo generoso ed in-
vitto , quali furono molte altre vergini e martiri , delle
quali non si trova precisamente come fossero , benché
diversamente si dipingano ; come ancora si fa di molti
santi ed eremiti. S f Lorenzo fu bellissimo come un aiv»
gelo, onde una fiata il diavolo per disperare il padre
e la madre sua , gli apparve in cambio suo in forma
bruttissima, S, Cristoforo fu grande sopra tutti gli altri
del suo tempo , perciocché era alto dodici cubiti (1);
e S, Rocco soleva vestirsi di vilissimi panni , col cup->
pello in capo , la taschetta al fianco , ed il bordone
in ispulla, nel quale abito venne dal monte Pesulano
in Italia , siccome io dipinse Cesare da" Sesto sopra una
tavola nella òhiesa di S. Rocco in Milano , con gesto
umile , significando il suo affetto air angelo.
Or passando agli assirj , Nembroth figliuolo di
Chus , che fece edificare la torre di Babele , fu di sta-
tura 7 secondo che si legge, simile ai giganti , e fu forte
oltre misura , superbo , e splendido, Semiramide re-
gina degli assirj , che circondò Babilonia di mura, an-
dava coi capo scoperto , vestita da maschio pubblica-
mente, Sardanapalo , ultimo re di quella nazione 7 era di
faccia molle , e di animo effeminato , onde fu trovato
da Arsace , che trasportò la monarchia nei medi , in
(i) Questa misura par tanto esagerata, che fa supporre uVori-
giue favolosa.
CAPITOLO XXV. 199
mezzo delle meretrici vestito di porpora , con la col-
lana al collo, in abito di donna col fuso e la conoc-
chia. Fra i persj , Artaserse settimo re di Persia fu di
corpo bellissimo , ed aveva le braccia così lunghe, che
con le mani toccava quasi le ginocchia , per il che si
chiamò Longimano. Ester fu di maniera bella di corpo,
che fu pigliata per moglie da Artaserse, altrimenti chia-
mato Meninone , e tal volta Assuero. Zopiro , uomo
famoso nei tempi di Dario re , era tutto deformato ,
perciocché da sé stesso fuggendo si aveva tagliato il
naso , le labbra , e le orecchie , e così fece guerra a
Dario.
Fra i greci, lasciando Cielo, Saturno, Giove, e
gli altri Dei , dei quali he abbiamo a bastanza ragio-
nato , Ercole fu largo nelle spalle , di membra grosse
e rilevate , corto di collo e grosso , di poca barba ,
siccome principalmente fu espresso in statua da Euti-
crate figliuolo di Lisippo ; portava di continuo la pelle
di leone , la mazza , F arco, e le freccie. Questi , ben-
ché dai greci fosse tenuto figliuolo di Giove , nondi-
meno fu veramente figliuolo di Osiride re di Egilto j
siccome i primi eroi furono figliuoli , e discendenti di
Noè : per il che Nino vien chiamato il Giove dei J>a-
bilonj. Bacco fu di corpo delicato , sì che era accetto
fra le muse ; ebbe chioma bionda , e con tutto ciò tra-
scorse tutto il mondo tre volte ; j distruggendo i tiranni.
Fu principalmente scolpito in Gnido di mano di Brias- ^
side , e di Scopa con tanta maestria , che concorreva
con la Venere di Prassitele ; e dal moderno Bonarroti
in Roma per Jacopo Galli romano. Teseo non portava
capelli davanti, seguendo l'uso degli abanti, i quali,
200 LIBRO SETTIMO
come dice Omero , ne furono inventori , affine che ve-
nendo alle prese co 9 nemici, non potessero essere con
quelli rattenuti. Per il che Alessandro Magno commise
poi, che i suoi capitani facessero tagliar le barbe ai
macedoni , secondo che riferisce Plutarco nella vita di
Teseo , ove dice anco che fu così chiamato per cotaL
tonsura. Zete e Calai avevano le ali , con le quali vo-
lando cacciarono le Arpie d' arcadia , ed andarono in
Coleo con Giasone , e con gli altri argonauti ali 9 acqui— -*
sto del vello d' oro. Erittonio aveva i piedi di ser-
pente , e perciò fu primo inventore della carretta, come
dice Virgilio. Priamo famosissimo re di Troja fu bel-
lissimo , se non che ebbe gli occhi loschi, fu grande,
e di lunga barba , fu robusto e forte. Elena rapita da
Paride fu , come è noto a ciascuno , un esempio di bel-
lezza , ma ebbe il collo alquanto lungo , come dice Lu-
ciano. Ettore trojano fu bello , ben complesso di mem-
bra , grande , forte , e prudente. Achille era nelP aspetto
altiero , andava con la testa alta, portava i capelli so-
pra la fronte tagliati come Teseo , aveva il naso che
denotava fierezza di animo , le nari che spiravano fiato
in gran copia , l'occhio di colore che traeva più al ce-
leste che al nero , la guardatura superba , ma non però
spiacevole. Onde dice Omero che egli combattè sulle
rive di Scamandro con grave ed orrevole aspetto , come
era suo solito , in modo che a tutti era maraviglioso
spettacolo. Enea fu bellissimo e grande si che sopra-
vanzava gli altri dalle spalle in su. Pailante figliuolo di
Evandro fu trovato non lontano da Roma 7 al tempo
di Arrigo III imperatore , tutto intiero da un villano
che cavava la terra , ed avanzava di grandezza ed al-
CAPITOLO XXV. 201
tazza le mura di Roma , e si vedeva ancora in lui il
buco della ferita fattagli dalla lancia di Turno, che tra-
passava la lunghezza di quattro piedi. Agamennone ebbe
le chiome , la faccia , e Ju barba , come dice Achille
Tazio , simili a quelle di Giove ; tanto era bello e pieno
di maestà. Edipo re di Tebe aveva i piedi forati , e
fatto re si cavò gli occhi. Medusa , prima che si con-
giungesse con Nettuno nel tempio di Minerva , aveva
i capelli simili all'oro, ed era del resto bellissima , ma
dopo si gli conversero in serpi. Oto ed Efialte finti fi-
gliuoli di Nettuno , i quali presero Marte re di Tracia,
e lo incatenarono , non avevano nove anni , che erano
di grossezza di nove braccia , e di lunghezza di nove
passi. Dionisio siracusano fu di pelo rosso, e lentiginoso,
per il che fu riconosciuto da Imera di Siracusa. Pirro
re degli epiroti fu sì grande e forte, che non potè da
alcuno da solo a solo essere superato j e portava la
barba tonda , f e folta di borre , come Filippo re di Ma-
cedonia $ né aveva più che un dente in bocca di so-
pra , cioè un osso che occupava tutta la parte supe-
riore , distinto con linee a guisa di denti. Alessandro
Magno mentre era giovane sbarbato fu così bello , che
quando passato il fiume Straga andò nell'esercito di Dario
a vedere V ordine che tenevano i soldati persiani , fu
creduto in quello abito vile essere un Dio ; portava i
capelli lunghi inanellati , e quella sua bellezza era però
fiera e piena di maestà , sì che metteva terrore ed amore
a chiunque lo mirava : per il che leggesi che Cassa ndro
suo capitano contemplando solamente il suo simulacro
soleva impaurirsi. Oltre di ciò s'infiammava in modo
nel! 9 animo , che alcuno non ardiva stargli appresso ;
202 LIBRO SETTIMO
anzi leggesi , eh' essendo una volta oppresso in Indi;*
da un gran pericolo , si accese talmente , che parve m.
qné barbari che gettasse d' intorno lume nel luogo dov**
egli dormiva , e pure non v'era altro che la sua spada*,
sotto il capezzale accanto il letto. Antigono suo sue —
cessore , ritratto da Apelle , aveva se non un occhio*
Lisimaco fu di forze cosi smisurate che ammazzò il leone»
che lo doveva divorare per comandamento di Alessan-
dro in sua presenza. Agesilao re de' lacedemoni , che
nelle medaglie antiche dette Lisimache si vede con le
corna , fu di aspetto come di animo modesto , tem-
perato , e benigno , ancora che fosse bruttissimo di fac-
cia , per il che non volle che alcuno scultore o pittore
lo ritraesse*
Fra i filosofi ed altri savj leggesi, che Omero an-
tichissimo di tutti i poeti, fu così chiamato perchè era
cieco , essendo nominato Melesigene. Pittagora fu di
corpo bellissimo, e di aspetto venusto. Ippocrate fu pie*
ciolo di corpo ma bello , ebbe grande il capo , ed un
andar posato , quando stava fermo guardava la terra.
Teunone stoico fu di corpo piccolissimo. Cleobolo di
Caria fu bello e forte. Socrate padre di tutta la filo-
sofia morale , fu bruttissimo ; conciosiachè ebbe il naso
simo , la testa calva , il collo e le spalle pelose , i ca-
pelli incolti, le gambe ed i piedi storti , le braccia corte:
fu di natura tale-, che mai non si cangiava in faccia,
come se ne vede una scolpita in Roma, insieme con
quella di Zoroastro , dei Catoni , ed altri savj 7 le quali
tutte , secondo le lezioni dei Mauro , si potranno tro-
vare e vedere minutamente. Democrito era cieco perchè
si cavò gli occhi in Atene , per poter meglio attenderò
CAPITOLO XXV. ' 203
alle speculazioni. Diogene di verno andava involto stretto
in un panno , e portava una tasca , ed un bastone, di-
scalzo , né mai si cangiava in volto. Platone fu robusto
di corpo , e largo nel petto, e però fu chiamato Pla-
tone da Aristone $ in vecchiezza si cavò gli occhi per-
chè non si gli turbasse l'animo, Alcibiade duca di Atene
fu bellissimo , ed esperto in ogni cosa ; Senofonte chia-
mato Musa fu anch' egli bellissimo oltre misura , ma
fu lentiginoso , fu costumato , grazioso , ed esperto nelle
armi. Demostene era di aspetto terribile negli occhi 7
come dice Eschine , di volto venerabile , e di andar
grave e modesto. Elico inventor delle tragedie ebbe la
testa tutta calva y onde gli fu cagione della morte , per-
chè un 9 aquila pensando che fosse un sasso glie la schiac-
ciò. Aristotile fu bello di faccia , ebbe la barba lunga ,
e gli occhi con certe lunette dentro , fu picciolo di
corpo , gobbo , mal formato , e balbuziente. Esopo fa-
bulatore fu sopra tutti gli uomini deforme e sparuto,
perciocché ebbe il capo lungo in guisa di zucca , di-
stinto quasi a fette come un mellone 9 il naso largo e
schiacciato , il collo corto e torto , le labbra grosse
rovesciate e pendenti ; fu di colore negro 9 onde fu
chiamato Esopo , ebbe gran ventre 7 le gambe torte 7
e contrafatte in modo che avevano le polpe nel luogo
degli stinchi ; e finalmente fu gobbo , e mostruosamente
picciolo di statura. Saffo , che fu inventrice dei versi
lirici , fu bellissima. Virgilio fu grande di corpo 7 di
naso aquilino 7 e di volto rustico e magro , perchè era
mal sano.
Dei poeti moderni 7 come di Alberto , di Dante ,
del Petrarca , delF Ariosto , e degli altri , non dirò al-
.204 LIBRO SETTIMO
cuna cosa , perchè la forma loro è assai nota per le
molte medaglie che continuamente di loro s' intagliano.
Delle Sibille , la frigia portava i capelli sparsi per
le spalle , e vestivasi di rosso ; la libica portava una
ghirlanda verde ; la persica vestiva abiti d* oro , e co-
privasi di velo bianco j e così la europea , della quale
si legge che fu bellissima di faccia : delle altre non se
ne trova fatta alcuna menzione , se non che se ne veg-
gono dipinte molte , principalmente da Raffaello nella
chiesa della Pace in Roma , e da Michelangelo nella
cappella del suo Giudizio.
Fra gli antichissimi italiani , Erice re dei trapa-
nesi fu gigante grandissimo , e portava in mano un ba-
stone come un arbore pieno di piombo. Senta moglie
di Fauno secondo re d'Italia non fu mai veduta in
faccia , tanto era onesta. Turno re dei ruteli , quanto
fosse grande e forte , ne è assai chiaro argomento la
ferita lunga quattro piedi , con la quale uccise Pallante
nel fronte. Costui, contro a quello che ne ha scritto
Virgilio , secondo approvati istorici , uccise Enea tro-
jano appresso il fonte Numico , avendogli prima lan-
ciato un sasso con una mano posto ivi per termine dei
campi , il quale non avrebbono sostenuto sei paja d* uo-
mini con le spalle , come riferisce anco Virgilio. Aga-
tocle tiranno di Sicilia fu bello , forte , e pronto , ma
lussurioso e crudele. Romolo fondatore di Roma , men-
tre visse camminava con un' asta chiamata quiris, laonde
dai romani fu chiamato Quirino. Fra i romani Tulio
Ostilio fu il primo che si vestisse di porpora 7 ed usasse
certe insegne. Coriolano fu veloce nel correre , e forte
al combattere , di corpo robusto , e nei trionii usava
CAPITOLO XXV. 205
«li coronarsi di foglie di quercia. Torquato fu fortis-
simo , e di corpo robusto. Fabio Massimo era picciolo
di corpo , ma forte , e di gran nervo. Marcello fu così
gagliardo 7 ed esperto nelle armi , che uccise Britoraare
capo dei galli insubri , tutto armato , il quale era quasi
gigante. £ lasciando molti altri romani di segnalato
valore , per non trovarsi scritto della forma loro al-
cuna cosa particolare , come Valerio Corvino , Lucio
Dentato^, Livio Salinatore , Sulpizio , Manilio 7 Publio,
Papirio 7 Volumnio , Fabrizio , Camillo , e Curio , si
legge di Mario eh' ebbe tanta terribilità negli occhi , e
maestà nell'aspetto, che metteva paura a chiunque il
mirava ; onde con lo sguardo solo atterrò colui che gli
andò in camera per ammazzarlo , in tal modo che non
ardì toccarlo. Scrive Sallustio , che di Siila si poteva
dubitare s'egli era più forte di corpo che di animo.
Non fu alcun corpo giammai più atto alle armi , e più
invitto nei pericoli , di quello di Sertorio romano. E
finalmente di Scipione Africano è scritto , che fu di
corpo bellissimo , di aspetto benigno , e che portava gli
abiti ed i capelli lunghi.
Fra i barbari antichi , cominciando da Anteo re
delle ultime parti di Mauritania , dove dice Pomponio
Mela essere il suo scudo di grandezza smisurata , fatto
d' osso di elefante ; egli fu gigante largo nelle spalle ,
ben quadrato , forte , e fiero sì che giuoco alle braccia
con Ercole. Mida re fu pusillanime e freddo , e si fa-
voleggia che ebbs le orecchie d' asino. Nabucodònosor
re dei caldei fu tenuto così gagliardo , che di forze su-
perasse Ercole. Poro magno re degV indiani della stirpe
d' Ercole , èra d' altezza di quattro cubiti e un palmo ,
206 LIBRO SETTIMO
onde usava di sedere sopra un elefante. Mitridate re
di Ponto fu di grande statura, ma magro per la so-
brietà e lascivia ; fu d' aspetto venerabile , e tremendo*
Annibale fu bellissimo, ma fiero sopra modo, fu senza
r occhio destro , il quale perdette in passando il monte
Apennino. Giugurta re di Numidia fu bellissimo di cor-
po , ma robusto , grave , e severo* Cleopatra non fu
bella d' altro che di viso , il quale era laschissimo ,
benché avesse del grande , e del magnanimo. Ultima-
mente Zenobia regina dei palmireni fu di corpo bel-
lissimo , benché fosse losca ; abitava, nelle selve «, por-
tando cinta la faretra con le saette e V arco , ed era
sì forte ed animosa , che uccise leoni e leopardi , e f u
velocissima nel corso. Ed in questi che ho ricordati ,
e generalmente in tutti che ci > occorra dipingere , si ha
da porre una squisita diligenza , acciocché l' uno dal-
l' altro si possa distintamente riconoscere nei paragoni :
perchè molti giganti smisurati sono stati , come Tifeo,
Briareo , Polifemo , e Golìa j molti giovani belli , come
Adone , Ciparisso , Giacinto , Narciso , Gauno , Pa-
ride, e Ganimede $ molte donzelle bellissime, come
Danae , Polissena , Garamantide , Europa , Ifigenia j e
fra le ebree Sara , e Rachele.
Ora venendo agi' imperatori romani , si trova che
Giulio Cesare primo , fu calvo, di ciera grave, di fronte
eminente e rilevata , d 1 occhi incassati ma pieni di mae-
stà , di corpo asciutto e forte* Ottavio Augusto fu di
mezzana statura , di onesta e bella proporzione di mem-
bra , bello di volto , ma d' una bellezza onesta e grave,
ed ebbe gli ocelli oltra modo chiari e risplendenti. Ti-
berio fu di gran corpo e robusto , ebbe il petto e gli
CAPITOLO XXV. 207
omeri larghi, a cui si conformavano tutte le altre mem-
ora del corpo ; fu bello di volto , ebbe gli occhi grandi,
^ così chiari , che svegliandosi la notte al bujo , per
un certo, spazio di tempo vedeva chiara la stanza , e
ciò che vi era dentro ; fu di grandissima forza , ed ebbe
un cavallo , di cui si dice che gettò fiamme dalla bocca.
Caligola fu così' chiamato , perchè portava le calze piene
di ricami e di gioje ; fu di corpo lungo , gagliardo ,
e ben formato , ebbe le gambe ed il collo sottili , e
molto differenti dal resto , fu di volto orribile , onde
si compiaceva di mettere spavento altrui con la vista,
in modo che stava allo specchio investigando qual sorta
di vista fosse più fiera ; ebbe gli occhi e tempie molto
affondate , il fronte largo, il colore pallido , ed in quella
parte della testa dove aveva capelli li aveva molto
chiari , e nel resto del corpo era oltra modo peloso.
Claudio fu alto di corpo , di mezzana carne , bellis-
simo di volto , e sempre mostrò in sé una certa gra-
vità ed autorità $ ebbe i capelli bianchi , e fu debole
di gambe , e quando si adirava gli venivano le lacrime
dagli occhi. Nerone fu di statura mediocre né grande
né picciolo, ebbe il volto più bello e grazioso che one-
sto , gli occhi azzurri , ed alquanto grossi , ma d' in-
certa vista , i capelli biondi , il collo grosso , il ventre
grande , e le gambe sottili. Galba fu di buon, corpo ,
di ocelli azzurri , di naso aquilino , fu calvo , e per la
gotta ebbe storpiate e torte le dita dei piedi e delle
mani, Ottone assimigliava nel volto a Tiberio, fu pic-
ciolo di corpo e delicato , ebbe i piedi storti , vestì pu-
lito , portò i capelli lunghi , né si lasciò mai crescere
la barba , anzi la radeva ogni giorno. Vitellio fu di così
208 LIBRO SETTIMO
gran corpo eh' era deforme , aveva la faccia molto rossa
per il vino che beveva , era molto panciuto , e zop-
picava da una banda per un colpo. che ebbe. Vespa-*
siano fu di mezzana statura , gagliardo , e di ben fatte
e composte membra. Tito fu leggiadro cavalvatore, ebbo
ciera clemente ed uraaua sì, che ognuno il riveriva.
Domiziano fu di grande statura , e in gioventù di gen-
tile e proporzionata disposizione, modesto nel volto, e
pieno di rossore ; aveva gli occhi grandi , tua la vista
corta , e venuto nelF età adulta perde molto della pri-
miera sua bellezza per una infermità , sicché le gambe
gli divennero sottili , la pancia grossa , e la testa calva.
Adriano fu di gran corpo, di bella ed aggraziata di-
sposizione , ebbe il volto bello , fu gagliardo , usò di
portare la barba ed i capelli lunghi , e di ciò molto
si dilettava. Antonino Pio fu bello di volto , grande ,
di gentil disposizione di corpo , e di aspetto umano.
Commodo ebbe gentilissima disposizione , bel volto ,
occhi leggiadri e capelli biondi , e di bellezza singolare
al mondo. Pertinace ebbe bellissimo volto , onorata
e venerabile presenza $ fu di statura che bene rappre-
sentava il suo stato e dignità, portò la barba lunga,
ed i capelli rivoltati a guisa di fungo , fu carnoso, di
stomaco alto , e di aspetto benigno. Settimio Severo
fu bellissimo di volto T e pieno di maestà , grande di
corpo , di barba lunga e bianca , di capelli ricci e ca-
nuti. Eliogabalo giovanetto fu bellissimo e delicato , ve-
s ti vasi di panni d' oro e di porpora con perle e pietre,
portava scarpe ornate di gemme , e non calcava mai
la terra coi piedi , ma vi faceva spargere sopra polvere
d' oro. Massimino fu di corpo così procero , che quasi
CAPITOLO XXV- 209
4?ra gigante , perciocché la sua statura fu di otto piedi
geometrici e mezzo ( come dice Giulio Capitolino ), che
sarebbero otto piedi e mezzo grandi di un uomo cora-
mune ben fatto ; e siccome era di gran corpo , cosi
«ra di gran membri , di bel volto e bianco, di grandi
« bellissimi occhi , ed era maravigliosamente forte , ma
superbo e dispiacevole. Gordiano fu studioso ed alle-
gro 7 fu hello di volto e di nobilissima natura. Filippo
fu cosi melancolico di natura , che non fu giammai
veduto ridere. Claudio H ebbe gran corpo , occhi lu-
centi , volto grande e pieno , ed oltre di ciò fu forte
e grave. Aureliano fu di gran forza , di corpo alto ,
aggraziato , di bel volto , ma però grave. Caro fu gran-
dissimo e forte. Diocleziano fu superbo , ed usava di
portare le scarpe ricamate di perle e pietre di gran
prezzo. Costanzo fu benigno e valoroso. Galcrio Severo
bello di volto , e di aggraziata disposizione. Giuliano
apostata fortissimo oltra misura , ma piccioli di corpo,
e di delicate e sottili membra. Gioviano di gran corpo
e ben proporzionato 7 di presenza venerabile, aggraziato
e valoroso. Valentiniano di grande e gentil persona , va-
loroso , magnanimo , e pieno di grazia. Teodosio fu si-
mile di corpo a Trajano , e parimenti di faccia , di
grazia , e di virtù. Leone II fu oltra modo bruito di
volto e di statura , e sovente era ubriaco. Giustino fu
rustico di vita , siccome quello che da prima fu pa-
store , ma era destro e valoroso. Carlo Magno fu di
statura grande , largo nel petto , e nelle spalle , ebbe
occhi grandi , il naso corrispondente alla faccia ; ed in
tutto il resto del corpo era tanto ben formato, che non
fu mai visto imperatore di maggior maestà , ed oltre
Lontano Tr* Voi* IH 14
210 LIBRO SETTIMO
di ciò aveva la barba lunga % era grave , cortese , e
grazioso.
E quivi omettendo alcuni imperatori di Costanti-
nopoli , per avere trasportato Carlo l' imperio in Ger-
mania , verrò a Ottone I imperatore fra tedeschi , il
quale fu imperatore non men forte che clemente. Fe-
derico fu di gran valore , di statura più che mezzana ,
di gran forza e leggierezza r di buon garbo , e buona
proporzion di membra , di bellissimo ed allegro volto ,
accompagnato da una maestà e gravità reale ; aveva la
barba ed i capelli rossi 7 per il che fu chiamato Eno-
barbo , e da' volgari Barba rossa. Enrico VI fu aflabile,
bello di viso , di statura mezzana , debole di membra
e delicato , ma di animo crudele. Filippo II fu beni-
gno , valoroso , delicato di persona , di mediocre sta-
tura , «di bellissimo e grazioso volto , bianco, e biondo.
Sigismondo fu valoroso di corpo , grazioso, grande, e
ben proporzionato , gentile di volto e piacevole. Fede-
rico III fu di gentile ed aggraziata persona , valoroso 9
e pacifico. Di Massimiliano non occorre farne memoria,
poiché non solamente se ne trova una figura scritta,
ma se ne veggono ritratti al naturale in cento luoghi
nella porta deli' onore di Alberto Durerò , co' suoi fatti
che T istesso imperatore compose in versi eroici j oltre
un' operai di Sebordanet, nella quale si raccontano i pe-
ricoli eh' egli in tutto il corso della sua vita passò ,
dove parimenti si vede in molti luoghi ritratto. Ma in
cambio suo dirò di Bianca Maria Visconti sua moglie ,
quale fu dolcissima di ciera, di statura di corpo lunga,
di viso ben formata e bella , negl' altri lineamenti del
corpo graziosissima , e ben proporzionata , ma gracile.
CAPITOLO XXV. 211
Di Carlo V altresì pare che sia superfluo il volerne
fare alcuna descrizione. Imperocché oltre molte buone
medaglie di manosi Giacomo da Trezzo , che di lui
in molti luoghi si^rovano , e le statue di bronzo fatte
da Leone Aretino , che saranno un eterno simulacro,
non solamente della sua statura , ma anco del colore,
del pelo , dei lineamenti , e quasi dell' istesso spirito,
abbiamo i ritratti di mano del mirabile Tiziano , fatto
per testimonio del suo valore cavaliere da Carlo V ,
siccome anco esso Leone ; e non solamente di Carlo 7
ma anco di Filippo suo figliuolo , di Ferdinando suo
fratello 9 e di Massimiliano II. Nei quali tutti si veggono
così vivamente , ed al naturale espressi dall' uno e dal-
l' altro , che da altri , non che con scalpello , o pen-
nello , o stile , ma con penna non possono esser me-
glio descritti , ancora che nuovamente tutti quelli della
casa d' Austria si veggono in stampa ritratti e disegnati
in piedi, con le imprese e significati suoi, per mano
di Francesco Terzi bergamasco (1).
(i) Nacque circa il i5ao, ed apprese la pittura in patria, allora
ricca di buoni maestri. In età giovaoile passato in Germania fu ac-
colto onorevolmente in corte di Massimiliano li , e ciò gli valse la
nobiltà per sé e pei suoi discendenti. Sotto V arciduca Ferdinando
ebbe splendido trattamento. Lasciò molte pillare in Boemia, in Au-
stria , ed in Carintia. Più che al dipingere attese al disegno ed al
bulino, e quello cbe gli diede fama perenne furono i ritratti rie'prin-j
cipi della casa d' Austria, dati alle stampe in Venezia nel i55g. Nel
i58i erasi restituito in patria , ed in quel tempo dipinse molle cose
assai lodate* Nel 1.589 in Firenze dipingeva una tavola a S. Loreuzo
e varie altre opere. Alcuni anni prima / a Ferrara erasi recato a ri*
trarre 1' illustre suo concittadino Torquato Tasso rilegato all'ospe-
dale di S. Anna. Chiamato a Roma teneva corrispondenza co' primi
letterati dell' età sua , e quivi carico d' anni e di meriti , terminò
P operosissima vita nel 1600.
212 LIBRO SETTIMO
Fra i re di Francia Clodoveo Vfu forte e valoroso
nell'armi; Teodoro fu di corpo robusto sopra tutti gli
altri eh* erano stati prima di lui. Carlo Calvo fu calvo,
e perciò ne fu così chiamato ; siccome il Grasso ebbe
cotal nome per essere stato grasso e grosso. Carlo Vili,
grandissimo guerriero , ebbe lunga faccia , ma lieta e
gioconda , e le gambe sottili. Francesco Valesio fu gran-
dissimo di corpo, largo nel petto, ed ebbe grandissimo
naso , come dimostra il suo ritratto di mano di Ti-
ziano: ed al tempo di questo gran re fu ritrovato 1* in-
tagliar nel ferro da Filippo Negroli (1) , che gì' inta-
gliò le armi. Enrico suo figliuolo era bellissimo e ben
fatto , e di corpo assimigliava molto al padre, siccome
si può comprendere dai ritratti che di loro si vedono ,
così dipinti, come di rilievo, e massime da quella statua
di bronzo a cavallo, fatta da Daniello Ricciarelli, ad
imitazion di quella del Campidoglio, la quale si ritrova
in Roma , restata imperfetta per la morte di esso re.
Fra i re d' Inghilterra , Arturo famosissimo , e va-
lorosissimo nell 9 armi , soleva portare una corazza ed un
elmo d'oro , nel quale era scolpito un drago , e farsi
portare innanzi uno scudo d' oro , nel quale era scol-
pita la Vergine Maria ; ed in battaglia soleva usare una
lancia armata di ferro. Odoardo fu nel mestiero della
guerra eccellente e gagliardo sì, che occupò quasi tutta
la Francia , e la Scozia. Enrico Vili fu di gran sta-
tura e forte , di testa grossa e rotonda , di barba rossa,
ma alquanto flava , e di occhi piccioli ed azzurri.
(i) Questo Negroli ed i suoi fratelli stanno tra i più eccellenti
artisti ebe nel XVI secolo lavorassero di bassirilievi in ferro con sor-
prendente eleganza, onde eseguirono varie armature pel re di Fran-
cia, e per P imperatore Carlo V. Eppure non altro sappiamo di essi.
CAPITOLO XXV. 213
Genserico re dei vandali, e Teodorico re dei go-
ti , del padre di cui si legge che gettò scintille da tut-
to il corpo , furono superbi, feroci, e crudeli, ma più
di tutti Unerico figliuolo di Genserico* Attila sopran-
nominato flagello di Dio, re degli unni, fu picciolo di
corpo , largo nel petto , grande di capo, d'occhi pic-
cioli , di poca barba, canuto sul capo, e nel color fe-
roce. Fra i re longobardi, Pafone II fu robusto, bel-
licoso , ma crudele. Agilulfo fu di bellissimo corpo ,
per il che meritò di esser preso per marito da Teo-
dolinda regina dotata d'ogni bellezza d animo e di cor-
po , la quale fece costruire la chiesa di S. Giovanni in
Monza. Grimoaldo fu di mediocre statura , prudente,
ed esperto , come dice Paolo istorico. Partaro 7 Cle-
mente, e Juniperto furono fortissimi guerrieri, e pie-
tosi ; ma niuno fu mai che di fortezza pareggiasse Liut-
prando , il quale era di statura quasi di gigante , poi-
ché alcuno non osò mai di combatter seco.
Dei nostri antichi Visconti , Eliprando signor di
Milano, emulando le virtù dell' avolo suo conte d'An-
giera , fu capitano fortissimo , talché col suo invitto
valore liberò la patria da Corrado imperatore. Ottone
fu parimenti fortissimo , onde acquistò nelF impresa di
Gerusalemme l'insegna della biscia col fanciullo in boc-
ca. Azzo con la fortezza ebbe congiunta insieme la pru-
denza. Luchino fu umano e benigno. Giovanni arcivé-
scovo fu grazioso , clemente , e liberale. Giovanni Ga-
leazzo fu bello di corpo , e di aspetto grazioso. Filip-
po Maria ultimo fu grandissimo di persona , e di fac-
cia terribile. Francesco Sforza primo fu fortissimo, ave-
va la fronte alta, ed usava di portare la zazzera, e di
214 LIBRO SETTIMO
andar raso. Galeazzo Maria fu grandissimo e largo nel-
le spalle , portava similmente la zazzera, ed andava ra-
so. Giovanni Galeazzo suo figliuolo fu di bellissimo pro-
filo di faccia , e di corpo non men bello , ed ebbe la
zazzera bionda, siccome dimostra il suo ritratto di ma-
no del Foppa, intagliato in una medaglia, con quello
di suo padre , e di suo zio Ludovico , il quale fu di
color bruno , e però ebbe il soprannome di Moro, e
portava la zazzera lunga , sì che quasi gli cuopriva le
ciglia ; siccome dimostra il suo ritratto di mano del
Vinci nel refettorio delle Grazie di Milano $ dove si
vede anco il ritratto di Beatrice sua moglie , tutti due
in ginocchioni con i figli avanti , ed un Cristo in cro-
ce dall f altra mano. Massimiliano ebbe ciera semplice;
e Francesco ultimo fu gobbo , ma di faccia venerabi-
le , con carne bianca , e barba nera , come dimostra
il suo ritratto dipinto dal Vecellio.
E per fare un tragitto ai barbari di levante, Mi-
chele Paleologo greco fu crudelissimo imperatore in-
sieme con tutti i suoi discendenti , ed in particolare
suo figliuolo. Ottomano imperatore dei turchi, ed Or-
cano furono terribili di aspetto ; e così Àmurat , ma
più terribile, sicché spaventava chiunque aveva ardire
di guardarlo in faccia. Maometto II undicesimo impe-
ratore dei turchi , signore quasi di tutto l'oriente , fu
sì bene di faccia umana , ma di aspetto rozzissimo ;
ebbe gli occhi biechi e riflessi negli angoli , massima-
mente quando riguardava altrui ; ebbe la fronte alta ,
e la parte posteriore del capo eminente , il naso en-
fiato in mezzo , e sopra il labbro alquanto piegato ed
aquilino , la faccia magra e pallidissima , e tra le ma-
CAPITOLO XXV. 245
scelle cavata, il corpo robusto che trapassava la com-
raune grandezza , ed oltre di ciò molto inclinato alle
fatiche. Selim figliuolo di Bajazette fu grande di cor-
pò 7 feroce di aspetto , ebbe gli occhi rouani, il naso
aquilino, la bocca picciola, le labbra grosse, il mento
sottile , la coppa grossa , e grosso parimenti il corpo,
ma disposto e forte , ed usava d'andare raso. Solima-
no finalmente re dei turchi fu di gran corpo, ma roz-
zo , di magnanimo aspetto , e soleva portare i mostac-
chi della barba lunghi fin sopra le spalle , ma le gote
ed il mento portava rasi. Fra i tartari Tamerlano fu
grande di corpo, e forte oltre misura, di persona rozza
ed aspra ; ed alcuni dicono eh' egli era simile di pre-
senza ad Annibale cartaginese , e che aveva gli occhi
ardenti, e pieni di furore, onde era anco crudelissi-
mo. Fra gli armeni Usumcassano fu terribile, forte,
e spaventoso a tutti fuor di misura, onde era chiama-
to padre delle vittorie. Gregorio di Servia , ancorché
fosse di pessima natura , avq?a però maestà grandis-
sima neir aspetto, talché da ciascuno era riverito. Gio-
vanni Vaivoda Magno fu grande di corpo , e nelle ar-
mi eccellente , degno padre del famoso' Mattia re degli
ungari , che fu simile in tutte le azioni a Giulio Ce-
sare , e ad Alessandro. Finalmente fra i moderni bar-
bari Ariadeno Barbarossa re di Algeri , per lasciar da
canto le altre nazioni più barbari , come sciti, mori,
persj , e frigj , ebbe gran pancia, ocelli acuti oscuri e
terribili , molto sottili ciglia , carne bruna , ma rossa
ed infiammata , barba corta e grigia , ebbe corpo di
proporzione virile , e fu forte oltre misura, ma di co-
stumi rustici , e fu intendentissimo dell' arte marina-
216 LIBRO SETTIMO
Resta ora che per compimento di questo breve
compendio della forma e costumi d'uomini famosi sog-
giunga di alcuni famosi generali capitani italiani, e pa-
rimenti delle loro proporzioni , lasciando da una parte
Gotofredo dal gran dente, così detto per un dente che
gli usciva di bocca grandissimo , figliuolo di Melusina
signor di Melle , che fu mezza serpe , il quale fu for-
tissimo , e seguì in Gerusalemme Goffredo Buglione ;
Mastino Scaligero figliuolo di Cane signore di Verona,
neir armi valoroso ed invitto , talmente che pose ter-
rore a tutta Italia , e massime a Ludovico imperato-
re; Antonio da Leva, e Gonzalo Fernando tutti due
generali di Carlo V ritratti da Tiziano. Filiberto otta-
vo duca di Savoja religiosissimo , fu buono , magna-
nimo , e di eccellente bellezza di corpo, di volto così
bello , e di vista così allegra che pareva che negli oc-
chi gli lampeggiasse un non so che splendore. Giacomo
Magno Trivulzj milanese fu picciolo di corpo, ma ben
fatto , era di fronte spaziosa, di naso rilevato , con al-
quanto di zazzera, andava raso, come si vede in una
medaglia di mano di Caradosso Foppa , ed in un suo
ritratto dipinto da Leonardo , e fu nelle armi di sin-
goiar valore. Bartolomeo Coglione bergamasco fu ben
fatto di cotyo, ma lungo, di leggiadra ed insieme gra-
ve bellezza ; in ogni sua età usò d'andar raso , fu di
grandissima fortezza, e di tal velocita nel corso, che
superò cavalli , in modo che fu tenuto un altro Asael
ebreo; e così fatta vediamo la sua statua di bronzo
a cavallo in Vinegia sopra la piazza di S. Giovanni e
Paolo , fatta da Andrea Verocchio maggior del natu-
rale. Nicolao Fortebraccio detto il Piccinino fu piccio-
CAPITOLO XXV. 217
lo di corpo e zoppo , ma valoroso sì che per lo più
superò il nemico. Galeazzo Gonzaga fu parimenti pic-
ciolo di corpo , ma di tal fortezza e nerbo che superò
luccicale francese da corpo a corpo , il quale aveva
statura di gigante, ed era di forze smisurate. Carlo fra-
tello di Lodovico Gonzaga secondo duca di Mantova,
«bbs forma di gigante , e fu di estrema gagliardia. E
Lutti agguagliò così di forze di corpo , come di valo-
re , e di virtù Alvigi Gonzaga cognominato Rodomon-
te , e soprannaturale per la sua forza insuperabile. 11
quale di più fu anche dotato di tal bellezza di corpo,
che non ebbe a 9 suoi tempi alcuno superiore : ma lo
Parche invidiose lo tolsero di vita anzi tempo , ben-
ché la fama delle virtù sue mal grado loro in eterno
vivrà. Ma certo che io ad una ad una annoverare le
stelle, e 'n picciol vetro chiuder tutte le acque credetti
da principio , come dice il poeta , quando pensai di
raccogliere in questo capitolo tutti i capitani famosi ita-
liani $ essendovi state tante famiglie, delle quali alcune
anco ognora più fioriscono, onde sono usciti infiniti uo-
mini illustri , come la Aragonese di Napoli, la Medici
di Fiorenza, l'Estense di Ferrara, la Manfredi di Faen-
za , la Bentivoglio di Bologna , la Carrarese di Pado-
va 7 l'Appiani di Piombino, la Polentana di Ravenna,
la Varano di Camerino, la Malatesta , la Baglioni, la
Doria , massime per Andrea il vecchio capitano di ma-
re famosissimo, che si vede scolpito in marmo eli ma-
no di frale Angelo da Montorso nella piazza maggiore
del consiglio di Genova , alto da sei braccia , armato
all' antica , con un bastone in mano, e con alcuni tur-
chi sotto ai piedi, sopra un gran piedistallo ; ed è stato
218 LIBRO SETTIMO
anco ritratto da Tiziano insieme col Castaldo napoli-
tano. Ed a Milano quella dei Medici, fra molte altre
illustre per Giacomo marchese di Marignano, degno di
essere paragonato agli antichi per valore , per fortuna,
per costanza , e per ogni altra virtù* militare , il qual
si vede ritratto in metallo" dal naturale in piedi da Leo-
ne Aretino, armato alla romana , con due statue dalle
parti sedenti e meste, la Pace e la Virtù militare, con
di sopra la Providenza e la Fama, nella chiesa mag-
gior di Milano sopra la sua sepoltura. £ finalmente la
Davila , onde sono usciti quei tre lumi di questa età,
e tre folgori di guerra , il marchese vecchio di Pesca-
ra , ed Alfonso marchese del Vasto , di presenza e di
maestà di volto , non che di valore , degnissimo di
scettro e di corona , come si può vedere nel suo ri-
tratto di mano di Tiziano , in atto che ragiona con
l'esercito : e Francesco Ferrante marchese di Pescara,
in ogni virtù eroica ben degno figliuolo di tanto pa-
dre , e nipote di tanto avolo ; ed in bellezza di corpo,
in disposizione di membra, e garbatezza, di gran lun-
ga al padre superiore , il quale io ho ritratto armato;
ed il Fontana Tha intagliato in una medaglia, col ro-
vescio di un Ercole che fura le poma d'oro nel giar-
dino delle Esperidi.
CAPITOLO XXVI.
Della forma degli uomini mostruosi.
J_N on essendo possibile assegnare certa regola e legge
di formare i mostri 7 in cui formare la natura anch'
ella non osserva alcuna legge o regola, altro non veg-
gio che si possa dire in questo proposito , se già non
andiamo raccogliendo alcuni esempj , con li quali il
pittore possa conformarsi, occorrendogli, o per neces-
sità dell' istorie , o per abbellimento d'averne a rap-
presentare.
Nel tempo di Maurizio imperatore, Tanno 583 si
legge, essere nato un mostro senza braccia, che dal
mezzo insù era di forma umana senz' occhi, e dal mez-
zo ingiù era come la coda d'un pesce. In Guascogna
l'anno 945 nacque un altro mostro, che era dall'um-
bilìco in giù perfetto come una fanciulla , e d'indi in
su si partiva in due corpi perfetti , sicché aveva quat-
tro braccia, e due teste. Nell'anno 1 1 27, imperando
Lotario III imperatore di Germania , nacque in Ispa-
gna un corpo d'un fanciullo perfetto, ma che dalla par-
te di dietro aveva attaccato un cane tutto intiero in
piedi. Ài tempi di Gelasio papa , nell' anno 1 1 1 8, si
racconta d'un altro che era tutto porco, eccetto la fac-
cia che era umana. Nel 1495 nacquero in Alemagna
due creature che erano attaccate insieme per le fronti.
In Roma nell' anno 1496 narrasi essere nato un mo-
stro con la testa d'asino , ed il ventre , le mammel-
le , la natura , la mano , il braccio destro , il collo,
220 LIBRO SETTIMO
e le gambe , che avevano contorno naturale ; ma nel
resto fatte a scaglie , col piede destro di aquila, e l'al-
tro di bue , ed in loco di culo con una faccia umana,
ed una coda sotto che aveva forma di collo di serpe,
con una testa di serpente in cima, ed il braccio man-
co in guisa d'un mozzicone. In Fiorenza l'anno 1507
nacque un fanciullo senza braccia, con la faccia di leo-
ne , ed un corno nel mezzo della fronte , col corpo
e la gamba destra umana , salvo che nel mezzo del
ginocchio v'era un occhio, ed aveva due ale di pipi-
strello ? le mammelle di donna , la verga ritorta ed
acuta in cima, la gamba manca coperta di piume d'aqui-
la , ed il piede quasi come di oca. In Pavia nel 1505
nacquero due creature benissimo distinte, eccetto che
avevano una sola testa. In Cracovia Tanno 1543 di-
cesi che nacque un fanciullo che subito parlò , e rion
visse più che tre ore, il quale aveva naso di elefante,
orecchie d'asino , due teste di scimmia in loco delle
mammelle , e due di cane nelle piegature delle brac-
cia , le mani e i piedi d'oca, e due altre teste* di cane
ai ginocchi, con una lunghissima coda biforcuta. E ben*
cliè molti altri mostri si potessero ricordare, e dipin-
gere, e fra tutti quelli che ritrasse Leonardo Vinci in
Milano , uno dei quali era bellissimo fanciullo, con un
membro in fronte, e senza naso, e con un'altra fac-
cia di dietro alla testa, col membro virile sotto il men-
to , e le orecchie attaccate ai testicoli , le quali due
teste avevano le orecchie di fauno ; e l' altro mostro
aveva in cima del naso il membro, e nei lati del naso
gli occhi , e nel resto era parimenti bellissimo fanciul-
lo; die tutti due si trovano in disegno di sua mano
CAPITOLO XXVI. 221
ippresso di Francesco Borella scultore: nondimeno par-
ili piuttosto doversi far menzione di quelli che quasi
>rdinariamente in alcune parti del mondo, per suo scher-
mo e ghiribizzo produce la natura, secondo che si leg-
ge appresso diversi storici, ed altri scrittori celebrati.
£ prima in Abarimoa provincia di Scizia, si dice
ìascere uomini , che con le fiere vanno correndo, con
a pianta dei piedi al contrario. In Affrica sono alcuni
popoli chiamati androgini , i quali essendo composti
lell 9 una e dell' altra natura , usano in sé medesimi il
soito , ed hanno la mammella destra virile , e l'altra
femminile. In Scizia si racconta degli arimaspi i quali
hanno nel mezzo della fronte un solo occhio , e coi
grifoni fanno guerra per le pietre preziose. Nelle estre-
me parti dell' India sono gli astromi, che secondo Pli-
nio non hanno bocca , e vivono di alito , e si vesto-
no con lana di frondi. Strani visi sono anco per il più
in Etiopia, dei quali alcuni senza narici, altri hanno
le bocche scongiunte , ed altri sono senza lingue. Dei
fanefii , i quali Pomponio Mela chiama sarmati dell 9
oceano settentrionale , è fama che hanno le orecchie
così lunghe ed ampie , che gli cuoprono tutto il cor-
po. Degli emipatopi di Libia, dice Solino , che hanno
inchinati i visi con le gambe, sicché più presto si stra-
scinano che vadano. Il medesimo afferma che gì' ip-
popodi dell' oceano di Scizia hanno i piedi di cavallo,
e nel resto sono uomini. Favolosa cosa si racconta dei
nervi in Scizia, che l'estate si fanno in lupi, e dopo
passato il caldo ritornano nella forma loro , ed ado-
rano Marte in forma di spada. Dice Gellio, che i pig-
mei che abitano nell' ultima parte dei monti d' India
222 LIBRO SETTIMO
ed in Arabia, sono alti due piedi, e cavalcano i mon-
toni e le capre con freccie in mano , e di continuò
fanno guerra con le gru. Gli sciriti in fra gli omadi
indiani hanno , secondo Plinio , in loco di narici due
forami , ed hanno le gambe torte come serpenti. I tro-
gloditi in Etiopia , secondo il medesimo, abitano nelle
caverne , e vivono di serpi. Il monocero in India ha
il corpo di cavallo ? e capo di cervo , con un corno
in mezzo la fronte, che ha splendore maraviglioso. In
India si trova eziandio il menticora che ha tre ordi-
ni di denti con la faccia d'uomo, ed il corpo leonino.
Abitarono già in Sicilia appresso il monte Etna i
ciclopi giganti , i quali avevano se non un occhio nel
mezzo della fronte , come riferisce Virgilio. Neil' inti-
ma parte di oriente, scrive Plinio, esservi uomini sen-
za naso, e con la faccia piana; altri senza il labbro
di sopra ; ed altri senza orecchie. I nomadi si pascono
di elefanti; i pochi ed imnidi nellt' Affrica sempre van-
no ignudi $ gì' iperborei sono neri, ma si tingono tutto
il corpo di rosso. I sirboti sono alti otto cubiti , ed
i cinamolgi hanno il capo di cane. Scrive Plinio , che
in Albania furono già certi uomini con la pupilla de-
gli occhi verde, che da fanciullezza sono canuti $ e che
i tribadi , e gì' illirj hanno due pupille per occhiò. In
Ponto sono uomini detti tibii, che nell' un occhio han-
no due pupille , e nell' altro hanno un' effigie di ca-
vallo ; ed altri in India che sono cinque cubiti di al-
tezza. Dicesi che nel. monte Mila sono uomini co'piedi
volti al contrario , che hanno otto dita per ciascuno.
In molti monti dell' India , scrive Plinio, essere cer-
ti che hanno il capo di cane , e vestono pelli di fie-
CAPITOLO XXVI. 223
re , e si armano cF ugne di animali. Non molto lon-
tano i trogloditi sono i monosceli , di cui si dice che
non hanno se non una gamba , ma tuttavia 7 sono ve-
loci , e saltano $ e quando sono arsi dal sole ? pro-
stesi in terra si fanno ombra col piede di quella gam-
ba. Dopo questi verso occidente sono genti senza col-
lo , che hanno gli occhi nelle spalle, ed altri chiamati
coromadri selvatici , che hanno gli occhi verdi , ed i
denti canini. Nelle parti meridionali in India trovansi
uomini che hanno le piante lunghe un cubito ; e don-
ne che le hanno sì picciole che pajono di passere. Ap-
presso il fiume del. Gange sono gli astermi , dei quali
è opinione che siano senza bocca, ed abbino il corpo
tutto setoso; ed in altra parte d'India si racconta d'uo-
mini che hanno la coda pelosa. Ma molti più sono i
mostri e più deformi , che nelle altre parti dell* Af-
frica T ingegnosa natura suol produrre ? per mostrare
agli uomini ciò eh* ella sa, e può fare. E dice S. Ago-
stino nella Città di Dio, che ancor che Iddio sapesse di
qual parte con similitudine, e con diversità la bellezza
dell' universo componesse , nondimeno volle eziandio
produrre molti uomini mostruosi nel mondo. Né più
lungamente mi stenderò in questo proposito, perchè a
ragionare minutamente della diversità di tutte le genti,
sarebbe opera non che lunga ma superflua, atteso che
facile è sapere che gli etiopi per il soverchio caldo sono
neri , e di pelo aspro e riccio j a che i popoli setten-
trionali sono bianchi, e di pelo biondo ; e che a questi
Tumore va al basso, ed a quelli si tira in alto, sì che
ne restano più stringati dal piede , e più robusti e lar-
ghi nelle anche, e nelle spalle j e finalmente che i pò-
224 LIBRO SETTIMO
poli che abitano nel mezzo ira questi sono più tem-
perati , ancora che però si trovino d'ogni sorta d'uo-
mini in ciascuna nazione.
CAPITOLO XXVII.
Della forma degli abiti, e delle armi.
V^lra passando alle invenzioni trovate da diversi per
commodo , utile , ed ornamento del genere umano in
diversi tempi, non è dubbio, per cominciare. dagli abi-
ti e vestimenti , che tosto che Adamo ebbe peccato
insieme con la compagna , si coprì le parti pudende
di frasche per vergogna j e così perseverarono gli uo-
mini sin tanto che cominciandosi a sacrificar le pe-
core , delle pelli loro , e di altri animali si coprirono
le carni. 11 che fu prima che Caino ammazzasse il fra-
tello* E perciò errano quelli, con pace di Raffaello,
che di panno ovver tela li vestono, essendo cosa certa
che dopo la fuga di esso Caino in India , dove edi-
ficò una città , sua figliuola Neoma trovando le frondi
che producevano la lana , fu la prima che al mondo
cominciò a filarla , ed allora diedesi eziandio princi-
pio a portar perle ed altre gioje , delle quali l'In-
dia ne è copiosa. E benché questa sia la verità, non
restano però altri di dire , che Pallade fu prima inven-
trice del filare , e del tessere , e che Àracne inventrice
delle reti , avendo apparato Y arte la provocò. Plinio
aneli 9 egli scrive , che gli egizj furono i primi a tesse-
CAPITOLO XXVtl. 225
Te } e Servio vuole che i tappeti con che si ornano le
sale fossero veduti nella sala regia di Attalo re d'Asia
la prima volta. Così Diodoro tiene elle l'uso delle ve-
sti fosse trovato da Minerva, come che voglia per ciò
inferire , che Cielo , Saturno , è gli altri prima di lei
andassero ignudi , il che non è vero. Ben è credibile
che i caldei , gli egizj * ed altri popoli di quelle parti
pigliassero esempio di vestirsi delle vesti di pelle, che
usarono non solamente i figliuoli del primo padre, ma
egli medesimo; e dopo il diluvio usò Ercole egizio figliuò-
lo di Osiri, nato da Cam 9 secondo Diodor/) 7 il quale
Vestiva per armi una pelle di leone, e portava un ba-
stone in mano , laddove Ercole greco vesti vasi di fer-
ro. E però bisogna avvertire come si dipingono e si
Vestono questi Ercoli, acciocché non si ponga l'uno per
l'altro, come è stato fatto da alcuni* Dei baleari non
è dubbio che furono ritrovatori di queir abito chia-
mato il laticlave, il quale Giulio Cesare, secondo Tran-
quillo, usò con Torlo sino alle mani(1). Del far broc-
(t) // Laticlave era un ornamento di porpora, che portavano i
senatori romani sopra la tunica per contrasegno della loro digni-
tà* Questo distintivo era concesso eziandio ad alcuni altri magi-
strati * i quali come i senatori , presero il soprannome di Latici a*
vi. Tutti convengono che il latus da vai o la tunica clàvala, fosse
nn contrasegno di dignità, Laticlavio, dignità* (Cassiodorol. VI, i4)
l'attributo di certe magistrature* ma non v'è niente * in fatto di
abiti 9 su cui i dotti siano più discordi come sopra la forma del
Laticlave e dell' Angusticlave. Gli uni hanno immaginato che il
laticlave fosse una benda di porpora affatto staccata dagli àbiti ,
che si passava intorno al collo , e lascia vasi pendere pel lungo
dinanzi e di dietro , come lo scapolare dei mortaci* Altri hanno
pensato che fosse un manto di porpora, il quale coprisse soltan-
to le spalle; ma queste due opinioni sono egualmente itìsostéoibi-
Lomazzo Tr. Voi ti!* i5
226 LIBRO SETTIMO
cato , cioè del tessere d'oro , scrive Plinio, che ne fu
autore il re Attalo; perchè prima di lui non si trova
che alcun re usasse vesti d'oro. £ così innanzi i frigj
li. Ne indicheremo una terza che è più verisimile* Presso i roma-
ni dislinguevansi più sorte di tuniche, e specialmente quella chia-
mata tunica clavata. Era dessa una tunica cou bende di porpora,
applicate a guisa di gallone sul davanti in mezzo della tunica e in
tutta la sua lunghezza. Se la benda era larga, la tunica chiama vasi
laticlave, lalus clavus, tunica laticlavio; se era stretta, allora pren-
deva il nome di angusticlave % angustus clavus, tunica angusti-
clavia. Queste due sorte di tuniche che servivano per distingue-
re gì' impieghi fra le persone di qualità , erano opposte a quella
che era liscia , senza bende , cui da vasi il nome di tunica recta,
e Puso della quale era destinato per tutte le persone che non
avevano parte veruna nelP amministrazione degli affari. Da ciò ri-
sulta , che il laticlave era un orlo largo di porpora , cucito pel
lungo sulla parte d'avanti di una tunica ; la qual cosa la distin-
gueva da quella dei cavalieri , che era a dir vero un orlo dello
stesso colore , e della stessa maniera , ma molto più stretto, d'on-
de venne che fosse appellata angusticlave. Molti dotti si sono per-
suasi che le bende o galloni di queste tuniche fossero come in-
trecciate di teste di chiodi , quasi clavis intertextae. Nulladimeno
Dacier , che non è della stessa opinione, per confutarla, osserva
che. gli antichi chiamarono clavus, chiodo, tutto ciò che era fatto
per essere applicato sopra qualche cosa. Ciò che avvi di più certo
si è, che è stato confuso a torto il laticlave colla pretesta , forse
perchè quest'ultima aveva una piecola bordura di porpora, ma ol-
tre che questa bordura regnava tutta all' intorno, egli è certo che
ambidue èrano differenti per altri rapporti , e che anzi la prete*
sta ponevasi sopra il laticlave; d'altronde ognun sa che, allor-
quando il pretore pronunciava un decreto di morte , lasciava la
pretesta, e prendeva la veste laticlave. Questa portavasi senza cin-
tura , ed era alquanto più lunga dell' ordinaria tunica; quindi
Svetonio riferisce come una cosa strana che Cesare si vestisse del
suo laticlave. " Era, dice questo storico, molto singolare nei suoi
„ abiti , il laticlave avea lunghe maniche con bordure: egli si cin-
„ geva ognora, e la sua cintura era sempre allentata; la qual cosa
„ diede luogo a quel motto di Siila, che avvertiva i grandi di
CAPITOLO XXVH. 227
non furono appresso d'alcuni in uso i ricami , né altra
qualsivoglia maniera di fogliami e fregj , essendo stata
questa invenzione loro, onde anco n'ebbero il nome di
„ guardarsi bene da un giovine mal cinto „. Siccome i senatori
avevano il diritto di portare il laticlave, lo stesso Svetonio osser-
va che erano chiamati con un sol nome Laticlavio I consoli, i se-
natori , gli edili, i pretori, e quelli che trionfavano, godevano essi
pure di questo distintivo. Isidoro rapporta che , sotto la repub-
blica, i figli dei senatori non ne erano decorati che all' età di ven-
ticinque anni. Cesare fu il primo, il quale avendo concepito gran-
di speranze sopra Ottavio nipote di lui , e volendo al più presto
possibile innalzarlo al timone dello stato , gli diede il privilegio
del laticlave prima del tempo dalle leggi stabilito. Essendo Otta*
vio pervenuto al supremo potere, credette egli pure di dover am-
mettere di buon 9 ora i figliuoli dei senatori all' amministrazione dei
pubblici affari , pel quale oggetto accordò loro liberamente quel
favore istesso che aveva egli dallo zio ricevuto. Con questo mez-
zo, il laticlave sotto di lui divenne l'ordine dell' imperatore. Egli
ne insigniva a piacere le persone a lui care , i magistrati , i go-
vernatori delle provincie, e gli stessi pontefici. Sembra che sotto
i successori di lui sia stata la grazia medesima conceduta ezian-
dio ai primi magistrati delle colonie e alle città municipali. In se-
guito i Cesari ne furono prodighi verso tutte le loro creature
favorite j e verso un'immensa quantità di cavalieri. Finalmente
anche le matrone si videro onorate di questo distintivo, che pas-
sò poscia fino agli stranieri. Flavio Sopisco ci riferisce che Au-
reliano fece sposare a Borioso, l'uno de' suoi capitani, la bella
ed amabile principessa H untila. Era dessa prigioniera , e di una
delle più illustri famiglie dei goti, le spese delle nozze furono pre-
se sul pubblico risparmio. Il principe volle avere egli stesso la
cura di regolare gli abbigliamenti ; fra le tante tuniche di ogni
speeie , ordinò egli a questa signora quella del laticlave, tunicam
auro clavatam. I dubbj intorno a questo segno distintivo dei se-
natori , sembrano tolti alla vista di un busto di marmo di Filippo
il padre, pubblicato dal Guattani ne' suoi Monumenti antichi l'an-
no 1784* Questo busto era vestito di una toga, non già simile a
quella dei primi Cesari, o degli ultimi repubblicani , ma quale
si vede sul terzo secolo. Ella offre un oggetto che sporge in fuo-
15*
228 LIBRO SETTIMO
fregi oni. Quel vestito, che volgarmente chiamiamo tu-
nica (1), fu ritrovato da Tanaquilla. Il mantello mi-
litare dei greci, e quel manto che cuopre la vita, quai*
ri , degno dì essere osservato ; desso consiste in una larghissima
piega assai folta che l'aura versa dalla spalla sinistra fin sotto il
diritto braccio. Con molta verisimiglianza si è creduto di ravvi-
sare in queir enorme piega il laticlave che era cucito alla tunica
e non alla toga. Il busto di Filippo il giovane, che trovasi al Cam-
pidoglio , offre la medesima piega , la quale , essendo piti fina-
mente lavorata , fa conoscere che quella gran piega appartiene alla
tunica , e si confonde colle altre di cotesto abbigliamento*
(i) La tunica portavasi immediatamente sul corpo, ed era co-
mune ad ambo i sessi. Quasi tutti gli antichi popoli ne hanno fat-
to uso , ma gli uni la portavano colle maniche , gli altri senza.
Ne' primi , era essa molto larga ; era più stretta in questi ultimi.
La tunica d'ordinario era composta di due pezzi che a un dipres-
so offrivano la forma di un quadrilungo. Uno copriva il petto, l'al-
tro scendea sul dorso , ed ambidue uu iva usi sulle spalle agli an-
goli superiori , lasciando nel mezzo un' apertura per la quale pas-
sava la testa* Quei due pezzi si avvicinavano sotto le ascelle, sem-
pre allargandosi al basso, con una ben marcata differenza per gli
uomini e per le doune* La tunica assoggetta vasi ad una cintura,
e con tal mezzo lasciavasi alle membra la libertà e la facilita de'
movimenti. Da principio era essa di lana , e gli uomini l'hanno
lunga pezza conservata di quella stoffa. Sembra che per Is donne,
il lino fosse in uso quasi ne' primi tempi. Il lino e la lana erano
difatti le sole materie impiegate per formare i vestimenti » tran-
ne alcune spoglie di selvaggi e feroci animali , che si portavano-
sulle spalle , e servivano come di manti. Le tuniche erano d'ordi-
nario cucite dagli orli inferiori sino alle anche* Alcune antiche
figure ci lasciano persino distinguere le cuciture* Le tuniche de-
gli uomini e delle donne opulenti di Roma, erano per lo più
bianche; nulladimeno se ne portavano di colore, senza rendersi
ridicoli ; imperciocché Ovidio nella scelta delle tuniche non rac-
comanda se non se la convenienza colla tinta della pelle. La ne-
ra , dice egli , sta bene alle bianche , e la bianca 411e brune ben
si conviene* I cittadini di poca fortuna , i soldati , e gli schiavi
portavano delle tuniche tinte di rosso, divenute tali in forza del-
CAPITOLO XXVII. 229
era quello che portava Gioseffo, e gii altri ebrei, fu
invenzione di essi ebrei. Il tessere abiti di varj colorì
come cangianti e simili , nacque dai babilonj. L'uso
della seta fu ritrovato dai popoli seri; e la veste chia-
l'uso. Trebellio Politone fa menzione della tunica rossa de' sol-
dati. Presso i romani , la tunica stretta , dalla cintura scendeva
alle ginocchia per gli uomini in abito civile, sino alte calcagna per
le donne ; ed andava sì giusta al colio , e scendea si basso nelle
donne , le quali aveano della verecondia , che non si vedea loro
fuorché il sembiante. Allorché il lusso ebbe introdotto l'uso dei-
Toro e dei giojelli , s'incominciò a impunemente mostrare la par-
te superiore della gola; la vanità acquistò terreno, e le tuniche s'inca-
vavano maggiormente ; spesse fiate le maniche al riferire di Eliano,
non erano punto cucite, e dall'alto della spalla sino all'imboccatura
della mano, erano attaccate con fermagli d'oro e di argento, dimo-
doché una parte della tunica, passando a piacere sulla sinistra spal-
la, l'altra parte cadea negligentemente sulla parte superiore del
destro braccio. Il portare una tunica che scendesse sioo alle pian-
1 te , era per gli uomini un indizio di mollezza, e di dissoluzione»
ed é il rimprovero che Orazio , nella Satira q5 del lib. i/, fa a
un dissoluto. Lo stesso avveniva delie tuniche a lunghe maniche»
che si appellavano chirodatae, o manuleatae , le quali non con*
veoivano se non se ai barbari; ed un greco , come pure un roma-
no avrebbe arrossito di portarle. Ma essendo i costumi cambia-
ti còlla repubblica , venne stabilito un uso affatto contrario ver-
so il declinar dell' impero , ed il portar le tuniche senza maniche
fu allora ignominia. Siccome la tunica , posta sotto alla toga, era
molto ampia % così i romani "faceau uso di un cinto per fermarla,
e per ripiegarla quand' era d'uopo. Quel cinto formava parte dei
pubblici costumi , e il non averne, o il portarla troppo allentata,
era un indizio di dissoluzione, «come nota Persio. A Roma il solo
basso popolo che non aveva mezzi per comperare una toga, cam-
minava per le strade con la semplice tunica, per la qual cosa tro-
viamo in alcuni autori , tunicatus populus, tunicata ptebs. Ma nel-
le municipali città e alla campagna, tanto il ricco , come il po-
vero in tunica indifferentemente passeggiavano. Tranne i ferma-
gli sulle spalle che le donne di Egina e d'Argo portavano di una
considerabile larghezza [Erodoto /. 5, e. 6), nel tempo stesso e Uè
230 LIBRO SETTIMO
mata bassarea (1) , che secondo alcuni si estende sino
a] ginocchio , da Bacco. Ma essendo infinite maniere
degli abiti , moltiplicandosi tuttavia più di giorno in
giorno, non tanto per utilità, quanto per diletto e pom-
pa , io le passerò sotto silenzio, ricordando solo, che
così negli abiti come nelle armi, s'ha d'avere nelle isto-
rie che si rappresentano diligentissima avvertenza. Im-
perocché questi distinguono il turco dall' indo , ed il
tedesco dall' italiano. Nel che hanno errato alle volte
anco i pittori eccellenti , discordando fra sé in questa
parte del rappresentare un' istessa cosa, solamente per
non avere avuto cognizione dell'istoria. Il che non com-
misero giammai gli antichi , che espressero sempre le
cose simili al vero , ed air istoria j onde nelle opere
loro si vedevano le figure, benché peraltro variate con
diversi ornamenti e bizzarrìe, nelle armi e ne 9 porta-
menti fra loro sempre conformi. Testimonj ne sono i
loro Ercoli , le Minerve, i Giovi, le Amazzoni*, le Ve-
neri , ed altre famose statue, le quali per questa con-
formità d'abiti e d'armi, sebben diverse di maniera,
erano di subito riconosciute l'una dall' altra , e perciò
riputate di tanto pregio : come ne fanno fede molte
reliquie antiche , e massime per rispetto degli abiti la
colonna Trajana , e molti archi. Ma a' nostri tempi é
uè fu totalmente proibito l'uso io Atene alcun tempo dopo l'espul-
sione dei Pisistratidì , tranne quei fermagli ed i bottoni lungo le
maniche, ben di rado scorgesi ni la tunica alcun altro ornamento,
meno però una benda o due agli orli inferiori, come all' antica
pittura, conosciuta sotto il nome di Nozze A|dobrandine. Se bra-
mi su ciò maggiori notizie, vedi Vinckelmann , Storia dell'ar-
te 4, 5.
(i) Vedi noterrpag. 3ot del Voi. II.
CAPITOLO XXVII. 231
pur vero che in una battaglia si vedranno alle volte
soldati armati alla romana per tedeschi e barbari , o
moderni per antichi , con simili altre metamorfosi d'uo-
mini e di nazioni. E per non inciampare in così fatte
sconvenevolezze bisogna avvertire non solamente di qual
gente sono quelli che si hanno a dipingere , e dargli
L'abito loro conveniente ; ma anco di qual tempo suc-
cesse Tistoria o favola che si vuol rappresentare, es-
sendosi sempre ito variando al mondo , e variandosi
tuttavia i costumi e le maniere: imperocché egli è certo
che i romani antichi andarono vestiti d'altro abito di
quello die usano i moderni; e diversamente gli spa-
gnuoli del tempo nostro da quelli antichi, che vestiti
di scorze si giacevano sopra i sassi , mangiando radici
al mormorio dell' acque. Inoltre si ha d'aver riguardo
alla varietà degli stati e gradi, e delle religioni di cia-
scuna nazione. Imperocché se i sacerdoti d'una stessa
nazione sono diversi fra loro di abito, quanto più de-
ve rappresentarsi diverso Aronne ebreo dai gimnosofi-
sti di Meroe , e dai sacerdoti salj che armati saltavano
intorno alla Dea Rea, ed ora dal papa ? E cosi l'abi-
to imperiale moderno non è conforme all' antico ; né
quello della Lamagna a quello di Costantinopoli. E per-
ciò ho voluto quivi notare alcune cose intorno alla for-
ma degli abiti e delle armi, cominciando dai romani,
e prima dai veliti , sotto il cui nome s'intendevano i
jaculatori , e gli arcieri 9 i quali ad ogni picciol mo-
vimento facevano scorrerle e scaramuccie contro i ne-
mici , offendendoli di lontano con dardi , e con sassi
scagliati con la frombola. Questi, secondo Polibio, per
la più parte avevano armata la testa d'un celatone al-
232 LIBRO SETTIMO
lqcciato , ed al braccio sinistro per coprirsi e difender-
si una rotella larga , con un' arma detta pilo lunga tre
piedi e me^zo, simile a un dardo , e al lato destro una
daga lunga un braccio. Ma nei tempo di Trajano, di
Adriano, e di Antonino Pio, si armavano parte di sem-
plici corsaletti 7 dei quali alcuni erano fatti a scaglie
simili a quelli degli arcieri, e parte, cioè i frombolieri
erano semplicemente coperti delle loro vestimento , co'
mantelli sopra , con cui portavano le pietre clic sca-
gliavano contra i nemici. Gli areici a piedi portavano
h medesima celata , con la faretra di dietro sospésa
a una cinta che gli giva dalla spalla manca sotto il
destro braccio , ed un corsaletto 3 scaglie , in fondo
del quale sino ai ginocchi avevano un semplice manto,
con l'arco e la saetta in mano. Quelli che seguitavano
gli arcieri per eth eraqo robustissimi, e coperti , d'ar-*
rqe gravi ? cioè la testa di un celatone che dinanzi gli
cuopriva sino agli occhi , e di dietro sino alle spalle;
il petto d'una lunga corazzina, che sino ai ginocchi con
le sue falde pendeva $ le braccia dei bracciali , e le
gambe degli stivaletti ; con uno scudo quattro piedi
alto , e la metà terga Q poco più, cerchiato di ferro*
Di più avevano cinta una spanda al fianco sinistro, ed
al destro un pugnale $ ed in mano tenevano dardi e
spiedi , con due ali lunghe cirqa a cinque piedi, tutti
ferrati. Quale fosse il legionario si può vedere a Ma-
gonza in un marmo antico , ed in un altro il quale si
trova in Narbona, ritratti da Guglielmo Choul. Gii al-
fieri portavano le insegne differenti, perciocché alcuni
vi avevano ritratta l'immagine del principe, e questi
erano chiamati dai latini immaginiferi ; altri un basto-
CAPITOLO XXVII. 233
ie con una mano in cima in segno di concordia ; ai-
ri un* aquila di argento sopra un altro bastone , che
ì chiamavano aquiliferi ; ed altri un drago col capo
li argento, che similmente erano dimandati dragoni-
eri , o dragonarii $ e tutto il resto era di zendale (1).
[1 labaro , che si portava quando l'imperatore si tro-
vava in campo , era un 9 insegna di color purpureo or-
w$a intorno di frangia d'oro, e di pietre preziose (2).
31i uomini d arme a cavallo erano armati di un lan-
ciono nella destra , e d'uno scudo grande nella sini-
stra v e coperti d'una camicia di maglia sino alle gi-
nocchia 9 con bracciali , guanti di ferro , schinieri , e
celatoni allacciati con un grande pennacchio. I cavalli
erano armati di lame di ferro conteste insieme,* ovver
di maglie , come erano le corazze ed i giachi del tem-
po passato. Dei cavalli leggieri alcuni portavano un'
astetta , e nel braccio manco un gran scudo ; ed al-
cuni altri tre dardi con lo scudo , ed un sol dardo
nella destra, con un oelatone in testa; ed una corazza
indosso simile a quella dei pedoni. Gli arcieri a ca-
vallo 7 i quali erano armati alla leggiera 7 portavano
dietro le spalle un turcasso pieno di frecoie, ed un ar-
(i) Lo stendardo delle legioni vario sovente. Da principio era.
l'immagine di una lupa, in onore di Romolo ; dappoi quella di
un^porco, animale ohe immolava» dopo la conclusione di un trat-
tato , e che per conseguenza indicava farsi la guerra pel solo og*
getto di ottenere la pace. Lo stendardo portò qualche volta un ca^
vallo, o un cignale, e talvolta un minotauro, simbolo del segre-
to che nelle loro operazioni dovevano i generali gelosamente cu-
stodire. Mario , a tutti questi segni , sostituì un' aquila di argen*
to che portava la folgore.
(a) Vi era nel mezzo dipinta un 9 aquila, che sotto il regno di
Costantino fu sostituita da una croce.
u
234 LIBRO SETTIMO
co nella sinistra con una freccia nella destra , ed una
spada pendente al lato manco, con le celate, e le gam-
biere , ed un pugnale al lato dritto, benché, secondo
i tempi , in certe cose erano diversi. L'alfiere loro te-
neva un' aquila ferma su la punta appianata di un'asta,
e legata poco sotto ai piedi dell' aquila da una fascia
di zeiulale , ed egli portava in testa in cambio di ce-
lata la pelle d'una testa di leone , o d'orso , o di si-
mile animale, per mostrarsi più fiero ai nemici; e tale
era anco l'abito degli alfieri dei soldati a piedi. I trom-
betti erano vestiti di corazze , e portavano il pugnale
sul destro lato , ed in cambio di morione una pelle
di leone, o d'altra bestia feroce sopra le celate di fer-
ro ; avevano le gambe armate di schinieri , e di loro
alcuni portavano le trombe lunghe e dritte ; altri le
portavano torte, ed altri portavan corni. I soldati a
piedi andavano armati di corsaletti e morioni, col pu-
gnale e la spada ; e quelli che circondavano il gene-
rale , parte portavano la picca e la targa, e parte ala-
barde con brocchieri lunghi , insieme con una sega ,
una scure , un paniere da portar terra , una pala da
far fosse , un' ascia per tagliar legna, ed una falce per
tagliar erba. Ma gli uomini d'arme a cavallo avevano
la lancia, la mazza, il brocchiere» che pendeva all'ar-
cione della sella cdn tre dardi , il morione , la co-
razza; e nelle altre armi erano simili, o poco diffe-
renti dai cavalieri eletti. Potrei dire degli ornamenti
diversi dell'armi, come animali, fogliami, maschere,
e simili , li quali furono principalmente espressi con
tutte le altre parti da Polidoro da Caravaggio , e de-
gli abiti dei tribuni, consoli, centurioni, ed altri, dei
CAPITOLO XXVII. 235
quali alcuni portavano la veste militare legata alle spal-
le , altri in mezzo al petto, ed altri sopra una spalla,
con maschere e gioje ; ma brevemente me ne vengo
ai consoli della città , i quali erano coperti da capo a
piedi di un grandissimo manto che s'involgevano at-
torno , legandone parte alla cintura con una fascia.
Le donne romane portavano una veste scollata ,
che discendeva sino ai piedi , minuta di falde , e cinta
sotto le mammelle , con un manto di sopra che si rac-
coglievano attorno , secondo che più le tornava in ac-
concio : e di questa maniera si vede la statua in Roma
di Agrippina figlia di Marco Agrippa j e parimenti della
diva Giulia , e di molte altre. Il qual uso 9 per quanto
si vede nelle statue antiche 9 fu tolto dalle sabine j an-
cora che elleno portassero parte del mantello appresso
alla parte posteriore del capo , ed alcune se lo cinges-
sero con fascie , ed altre legassero una sottil veste sotto
le mammelle , che aggiungeva sino ai piedi , e poi co-
prissero il petto con un altro panno cinto al collo ,
che gli cadeva sino all'umbilìco.
Né altrimenti i greci avevano le particolari sue
maniere e foggie di vesti e d' armi , perciocché , come
si può raccogliere da infiniti luoghi dell'Iliade di Omero,
i soldati usavano di armarsi colle corazze , cogli schi-
nieri , con le spade, con gli scudi, col celatone ornato
di pennacchi grandissimi , e con V aste. E questa ma-
niera di pennacchi rossi e negri , ed altri sopra i ce-
latemi un piede e mezzo, usarono eziandio gli antichi ro-
mani , perciocché rappresentavano il soldato più grande,
e di più onorata apparenza , e più orribile al nimico.
Oltre di ciò , hanno scritto alcuni, che i greci , e mas-
236 LIBRO SETTIMO
siine i macedoni , portavano nelle falangi 1 palvesi, cioè
certi sgudi grandi semicircuati , usati poi ancora dai
romani , per raccorvi dentro le bagaglie mentre che
passavano qualche fiume a guazzo ; e di più certe lan-
cio lunghe diciotto piedi. Gli uomini d' arme a cavallo
non usavano corazze , ma combattevano in saglio 7 con
pili , dardi , e scudi di cuojo di buoi. Dione nella vita
di Caracolla scrive, che ne' tempi di Alessandro Magno
la falange era di sedicimila uomini , i quali usavano
celatoni di cuojo crudo di bue, corazzine a .tre doppj
fatte di lino , scudi di ottone , picche lunghe , la chia-
verina , e la spada corta. Eliodoro dipingendo i com-
pagni di Teagene di Tessaglia, così li formò, con le
scarpe legate con alcune ckiturette purpuree, ed allac-
ciate sopra i talloni $ con una bianca sopravveste in-
dosso , cinta al petto con una cintola d' oro , fregiata
negli estremi lembi da una benda nera : ed ai cavalli
pose le barde , la testiera , e gli altri ornamenti di ar-
gento e d' oro a livrea con esso loro , che parimenti
avevano le vestimenta così divisate. E dipingendo poi
Teagene , lo rappresenta a cavallo bene armato , che
vibrava un 9 asta di frassino , con una sopravveste di co-
lore purpureo , ed una cintola dove si vedeva Pallade,
che si aveva fatto scudo al petto del capo di Medusa.
Poco dipoi, lo stesso Eliodoro seguendo, descrive Ca-
richia sacerdotessa di Diana , che era sopra un seggio
da ogni parte scoperto collocato sopra una bianca car-
retta tirata da due buoi, vestita d'una veste di por-
pora che si stendeva insino a 9 piedi , tutta fregiata di
liste d' oro , con una cintola fatta in forma di due ser-
penti che avevano le code avviticchiate, e le teste che
CAPITOLO XXVII. 237
venivano fin sotto le poppe , legate insieme con un lac-
cio attorno 9 e cadenti in guisa , che quello che della
legatura avanzava pendeva d' ambedue i lati , e tutti
erano fatti d'oro, ma coperti d'un celeste oscuro sino
alla testa, acciocché sopra il giallo mostrassero V asprez-
za i e mutazione della scaglia loro. Le treccie dice che
non erano uè raccolte tutte, né tutte sciolte; ma la
maggior parte , cioè quella che pende dietro nella col-
lottola , giva errando sopra le orecchie e le spalle , e
quella che pende verso la fronte era cinta di teneri ra-
moscelli di alloro. Nella mano sinistra le pone un arco
dorato, e sopra la destra spalla sospesa la faretra, e
nella destra mano una lampada accesa. Quelli che ce-
lebravano i sacrificj , e massime de 9 buoi , portavano
sopra una bianca camicia una giuba cinta, ma lascia-
vano la mano insieme con la spalla e la poppa de-
stra ignuda , ed andavano schermendo con una scure
da due tagli in mano.
Degli abiti de 9 persj , il medesimo Eliodoro dopo
che ha descritto la corte coi magi> dipinge Arsace re-
gina assisa in alto seggio , ornata d' una veste di por-
pora e d' oro , con una vista altiera e superba per le
ricche collane che le cingevano il collo , e per il valor
del cappello sontuosissimo che gli copriva il capo , il
quale senza alcuna difficoltà si poteva levare , al con-
trario di quello che usano ora le femmine degl* impe-
ratori persiani , i quali carichi di cartocci e di gemme,
con mille involgimenti di capelli, non si possono senza
svolgerli levare di testa. Piacemi bene in queste per-
siane moderne quella prima veste che gli circonda con
bel garbo le membra ignude, così vagamente adornate
238 LIBRO SETTIMO
di gioje, e di pietre preziose. Ma tornando agli an-
tichi , recita Quinto Curzio , che gli uomini d' arme di
Persia avevano i cavalli bardati di lame di ferro, e
nelle istorie etiopiche si legge , che ciascuno di loro
si metteva dinanzi una celata fatta con un sasso solo 9
in guisa che rassomigliava la faccia dell' uomo , e con
quella dal sommo della testa infino sulla collottola tutto,
eccetto gli occhi, si copriva. Nella destra mano poi
portava una gran lancia , reggendo con l'altra il freno
e la spada al fianco , armato nel resto di corazza ,
non solamente le spalle, ma eziandio tutto il corpo;
la corazza era fabbricata in questa guisa, che si tro-
vano alcune lame di rame o di ferro in forma qua-
dra di un palmo per ogni verso , ed una a lato all'
altra insino al fine delle coste si componevano 1 in mo-
do , che quella di sopra col piede e col fianco si so*
prapponeva a quella di sotto, ed a quella da lato; e
così sempre di mano in mano dove le giunture si af-
frontavano erano cuciti intorno alcuni uncinetti a guisa
di lame , co' quali si attaccava una veste coperta di
scaglie di pesce, la quale circondava e cingeva tutto
il corpo. Questa veste aveva le maniche , e dàlia col-
lottola si fermava in su le ginocchia , aperta di neces-
sità nel loco delle coscie verso quella parte che veniva
sopra le spalle del cavallo. Gli schinieri tirati dalla som-
mità dei piedi insino alle ginocchia si congiungevano
con la corazza , e con quelli legavano le scarpe di fer-
ro. In simile maniera armavano anco il cavallo, co-
prendogli il capo tutto con testiera ferrata , ed attac-
candogli dalle spalle al ventre d amendue i lati , una
coperta di ferro intessuta. Gli egizj antichissimi usava-
CAPITOLO XXVII. 239
no per arma certe corazze di corde di lino, come già
se ne mostrò una in Rodi nel tempio di Minerva, che
fu dell 9 antichissimo re Amasi. Gli etiopi esperti nelF
arte del saettare e scagliar sassi , solevano portare nelle
loro battaglie alcuni invogli attorti intorno al capo, ed
intorno a quelli cacciare le Treccie, sicché la parte acu-
ta spuntava in fuori in guisa di tanti raggi , e d'indi
come d una faretra agevolmente le cavavano, saltando
in maniera satirica coronati di freccie, co 9 corpi ignudi
contro gì' inimici. Le saette erano dell' ossa di schiena
di draghi fatte acute da una parte. £ questi modi usa-
vano eziandio i trogloditi, i blemmi, gli eseri, ed in
somma quasi tutta la Scizia, onde si legge che le amaz-
zoni in altro non si esercitavano che in scoccar di ba-
lestre e d'archi , in lanciar dardi e pietre $ ma vesti-
vansi di sottil veste , lasciando scoperta la poppa de-
stra ; ed in battaglia usavano corazze di cuojo, ed an-
co certe coperte di scaglie di pesci ; né si trova che
adoperassero mai spada né lancia. I parti portavano le
calze piene di falde fino al collo dei piedi , e quivi le
stringevano come una borsa, con le scarpe allacciate
in diversi modi al lungo , ed a traverso il pettine: por-
tavano poi un sajone lungo sino alle ginocchia , e di
sopra uqa veste militare con diverse frangie ai lombi
legata sopra la destra o sinistra spalla ad un laccio ov-
ver medaglia $ ed andavano cinti del corpo e delle gam-
be sotto le ginocchia , con un cappuccio picciolo in te-
sta. Non dissimili da questi erano gli abiti degli arme-
ni, e massime dei re.
I goti antichi in loco di corazze e corsaletti si ar-
mavano di vesti di bambagia e lana trapuntate , che
240 LIBRO SETTIMO
chiamavano taiacomache , le quali usarono parimenti i
romani dopo la perdita dell' imperio , e tutti gì' ita-
liani ; accompagnate Con balestre grandissime di ferro
finché fu tiovato l'archibugio. Gli unni al tempo di At-
tila , che per insegna portava l'aquila, ed anco l'astore
coronato , si armavano di corsaletto, di corazza, d'ar-
co , e di faretra $ altri portavano lo scudo , la lancia,
e la scimitarra $ altri si coprivano di cuojo *. ed altri
di ferro, cingendosi una spada lunga ed un pugnale.
Appresso si vestivano di pelle , e portavano le barbe
ed i capelli lunghi, che gli accrescevano fierezza ed or"
rore neir aspetto , sì che con quello solo mettevano
spavento ai suoi nemici. Per insegna particolare ave-
Vano l'aquila coronata. I svevi, uomini grandissimi di
corpo , non portavano altre vesti che certe pelli tanto
picciole , che buona parte del nudo mostravano. Gli
antichi germani pochi anni dopo Cristo adoperavano
poco la spada in battaglia , ma assai si valevano di al-
cune aste alquanto lunghe dette fiamme con un piccio-
lo ferro. Il soldato a cavallo si armava di scudo, ed
il fante gettava dardi, de' quali ciascuno ne portava
seco gran numero; e combatteva- ignudo, ovvero co-
perto di breve giacchetta. I scudi erano distinti secon-
do i colori che sceglievano a lor modo , e pochi usa-*
vano corazze , ed appena uno o due , elmetto ovvero
celata* Fra gli antichi galli , quando si adorava Mer-
curio , il vulgo si vestiva di gonnelle , ed in vece di
tonica di un vestimento corto , il quale appena copri"
va loro mezze le natiche , di lana rozza ma con peli
lunghi , onde tessevano bianchette pelose* Questi po-
poli avevano corpi lunghi e bianchi , e tutti gli arma-
CAPITOLO XXVII. 241
vano ad una foggia, portando al fianco una lunga spa-
da , ed uno scudo parimenti lungo, ed un'asta. Usa-
vano ancora archi , e talvolta frombe e mazzafrusti $
e tornando dalla guerra erano soliti appiccare al collo
dei cavalli le teste degli uccisi. I scoti vecchi, nel ve-
stire non erano diversi dagV iberni ; imperocché ambi
portavano una bianchetto di sopra, e di sotto una gon-
nella, tutte due tinte in color di zafferano, ed anda-
vano con le gambe ignude sino ai ginocchi, non usan-
do altre armi che l'arco , e le saette , una spada as-
sai lunga e larga , ed un pugnale che da un lato solo
aveva il taglio. I turchi , così femmine come maschi,
portano le vesti larghe e lunghe insino ai piedi , ac-
ciocché in niun atto che occorra loro di fare scuopra-
no le parti disoneste.
Ma chi desidera compitamente sapere gli abiti e
le foggie delle armi di altri popoli , come dei cimbri,
dei goti, degli alani, e di simili barbare nazioni, legga
il libro intitolato De gentium aliquot migrationibus,
nel quale si vedranno designate le bizzarre armi, e ve-
stimenti suoi 5 e rivolga le istorie che resterà appieno
sodisfatto. Io non mi stenderò più oltre in questo pro-
posito se non in descrivere l'abito sacerdotale di Aron-
ne fatto da Beselel , il quale per essere cosa notabi-
lissima, parmi che non debba in verun modo essere
tralasciato. Ora il primo vestimento di cotal abito era
prima tutto di color turchino , di porpora, e di bissa
ritorto. Il superumerale era simile di forma al piviale
dei papi, tessuto d'oro, di turchino, di porpora, di
cremisino , e di bisso ritorto ad opera di ricamo, con
fogliami d'oro ; e dalle bande aveva due pietre oni-
Lomazzo Tr. Voi. Ili 16
242 LIBRO SETTIMO
chine legate in oro , nelle quali erano scolpiti i nomi
ilei figliuoli d'Israello. Il razionale era ricamato quasi
' simile d'opera al superumerale , quadro alla misura di
due palmi , nel quale erano quattro ordini di pietre
preziose ; nel primo sardo , topazio , e smeraldo ; nel
secondo carbonchio, zaffiro, e diaspro,* nel terzo lin-
curio, agata, ed ametista; e nel quarto crisolito , oni-
chino, e berillo, circondati e legati in anella d'oro,
con un nome della tribù d'Israello ( come nell' altro
dissi) scolpito in ciascuno (1), ed alcune catenelle d'oro
die s'aggiugnevano insieme, e due ancinelli, con altret-
tante anella da un lato e dall' altro , dai quali pende-
vano due catenelle d'oro legate con gli ancinelli che
erano nei cantoni del superumerale dinanzi e di die-
tro, sicché legavano il superumerale col razionale stret-
to stretto al cingolo fatto dei medesimi colori, e s'in-
serravano con la cuffia che teneva in capo il sacerdo-
te. La tonica del superumerale era tutta turchina, ed
il capezzo nella parte di sopra, nel mezzo, e negli orli
era tessuto di turchino , di jacinto , di porpora, e di
bisso ritorto , con alcuni pomi granati ai piedi ; ma
l'estrema parte inferiore aveva appese alcune campa-
nelle d'oro fra i pomi granati. Le toniche erano di tela
sottilissima tessute $ le mitre avevano le sue coronettc;
e le calze , ed il cingolo erano di bisso ritorto , di
jacinto , di porpora , e di vermiglio distinto con ri-
camo. La lamina di sacra venerazione era d'oro, ed
aveva scritto sopra il nome di Dio. Eran bene stretti
con la mitra, e la mitra con la cuffia, dimandata an-
(i) Vedi Voi IL pag 43i.
CAPITOLO XXVII. 243
cora vita jacintina. Questo fu l'abito antico comandato
da Dio che si facesse, ad esempio del quale poi tutti
i sacerdoti degli ebrei si vestirono; a cui simile in gran
parte fu da principio quello dei sacerdoti egizj, i quali
nei sacrificj andavano vestiti di bianca tela di lino ,
sebbene quelli d'Iside si vestivano di turchino. E tanto
sia detto degli abiti antichi. Dei moderni, così dei pa-
pi , come degl' imperatori , e di altri di qualunque na-
zione , giudico che poco necessario sia il ragionare ,
poiché facilmente ognuno può per sé stesso osservarli;
oltre che non mancano anco chi ne hanno copiosamen-
te scritto e dimostrato in disegno , dove si vedono le
diversità principali dei popoli del mondo, posti in istam-
pa da molti pittori , e massimamente fatte da Giulio
Romano, che tutta questa via ha grandemente osservato.
CAPITOLO XXVIII.
Della forma dei tempj , ed altri ediflcj.
x\. vendo il pittore a rappresentare le istorie di tutte
le parti del mondo , e di tutte le età , chi non vede
eh* egli ha da procedere con infinito riguardo, per rap-
presentarle decentemente , con le circostanze che gli
si convengono rispetto alle maniere e costumi di quel
paese e di queir età in cui successe l'istoria che rap-
presenta ? ed a fine che non scorra , come hanno fatto
molti , in cotali errori di fingere edificj in tempi che
non si edificava ancora , o edificj alla romana in luo-
16*
244 LIBRO SETTIMO
glii bàrbari , e simili sconvenevolezze : perciò ho pen-
sato di volere in questo capitolo quasi come abboz-
zare uno schizzo della maniera degli edificj , il quale
ci aprirà l'intelletto per potere guardarsi da cotali er-
rori.
Nel che, per cominciare un poco più alto, ab-
biamo da ridursi a memoria , che nei primi tempi le
case abitate dagli uomini erano quelle della natura ,
cioè cave , burroni , spelonche, e boschi $ e dopo, co*
me dice Vilruvio , trovandosi nel fuoco il commodo
della vita , si cominciò per scacciare il freddo a far
coperte di f rondi, cavar sotto i monti , e fare a mano
spelonche , come fecero i trogloditi , ed alcuni popoli
di Libia vicini agli etiopi , come riferisce Strabone.
D'indi a poco cominciarono con vimini tessuti e fango a*
far coperte e case, del che Plinio e Gellio ne fanno au-
tore Tosio nono figliuolo del Cielo; togliendo 1 esempio
dalle rondinelle nel far dei loro nidi. Successe poi il far
dei pareti con forcine, fango, e verghe inframesse con
coperti di canne e frasche, per difendersi dalle pioggie e
dal caldo. E di questa maniera di stanze , ed altre
simili , furono quelle delle genti innanzi al diluvio ,
parlando in generale. Dopo il diluvio i primi galli ,
avanti che Marcomiro abitasse quel paese, e parimenti
i portoghesi ,' i frigj , ed i primi germani ritennero an-
co il medesimo modo di edificare , ed è ritenuto an-
cora da molti di loro, massime dai volgari svevi , e
sassoni , sebben le case dei nobili si fabbricano d'assi
e di mattoni con traverse di travi. Il che a Parigi mol-
to è usato ; ed usavasi in Milano al tempo vecchio ,
anzi per tutta Lombardia , ed il resto dell' Italia, es-
CAPITOLO XXVIII. 245
sendo venuto cotal uso dai goti , e dagli altri barbari
dopo che con l'imperio l'architettura si partì d'Italia.
Onde ne nacque a quei tempi , che tutte le chiese, e
le case si vedevano fatte senza disegno greco o roma-
no 7 e senz' ordine alcuno architettonico descritto da
Vitruvio , ed osservato dagli antichi. Ma per singolare
benefizio poi di Dio 7 il quale voleva abbellire il mon-
do , ed adornare i suoi templi 7 si sgombrò dagli oc-
elli dei mortali ai tempi dei nostri avoli quella nebbia
che non gli aveva lasciato veder la luce delle buone
arti ; e nacque Bramante , il quale col suo mirabile
intelletto suscitò rarchitettura, eccitato anco dalla ma-
gnificenza e liberalità di Francesco Sforza primo duca
di Milano. £ successivamente molti altri pittori, e par-
ticolarmente Michelangelo , Filarino di mano in mano
ampliata , e facilitata in modo , che ormai sino i ta-
glia sassi si fanno architettori , sebbene la lode dell'
invenzione e della bellezza dei capricci rimane però tut-
tavia ai pittori e scultori ; essendo questa gente senza
disegno e così ignoranti , che non vede un quadro se
non guarda un mattone. Or tornando a loco , dico ,
che di quelle prime cose oltre alle nazioni nominate,
ne usano ancora molte altre, e massime per i villaggi.
Anzi trovasi eziandio gente che senza case allo sco-
perto va vagando , come i sciti , i normandi , i sarà-
cini in Affrica che si chiamano salvatici , ed i tartari
i quali si vedono tutto dì errare per le campagne so-
pra i carri ordinati a guisa di trabacche e padiglioni,
per difendersi dal freddo e dal sole. Così crescendo ,
di tempo in tempo variandosi l'uso dell'edificare, nacque
ed ebbe principio appresso gli antichi l'architettura, che
246 LIBRO SETTIMO
di fabbricar la via per ordine c'insegna, come può chia-
ro vedersi nelT arbore di essa architettura 7 del quale
più a basso si ragionerà.
Quest' arte secondo alcuni , fra quali è Diodoro,
fu prima trovata da Pallade ; ma Gioseffo vuole 7 ed
è certo più verisimile , che fosse Caino primo figliuolo
di Adamo 7 il quale istrutto di tutte le arti e scienze
del mondo da suo padre 7 prima di tutti gli altri co-
strusse in India Enochia città $ dopo il quale Tubai
insieme col fratello figliuoli di Lamech fecero le co-
lonne 7 nelle quali scrìssero le profezie udite 7 e le os-
servazioni delle stelle. Né è da dire che cotali edificj
non fossero edificati con arte ed architettura $ impe-
rocché Adamo 7 siccome dotato perfettamente da Dio
di tutte le scienze, le insegnò ai suoi figliuoli 7 ed eglino
le mostrarono agli altri : ed è da conchiudere piuttosto
che gli antichi meglio intendessero quest 9 arte che non
hanno fatto i posteriori 7 siccome più lontani da quei
primi maestri inslrutti e colmi d'ogni scienza. Succes-
sivamente Nembroth edificò la prima torre in Babilo-
nia, la quale fu poi circondata da altissime 7 e grossis-
sime mura da Semiramide 7 con porte di metallo 7 seb-
bene della lunghezza del circuito di esse mura non ve
n'è certa e determinata opinione 7 avendone diversa-
mente parlato il Siculo 7 Plinio, Paolo Orosio , ed al-
tri scrittori ; e dopo lui Sostrato architetto n' edificò
un altra in Egitto nelF isola di Faros , d'onde i re di
Egitto solevano chiamarsi Faraoni (1). Joboal insegnò
(i) Sostrato di Guido , figlio di Dessi fané , architetto greco , fu
così caro a Tolomeo Filadelfia , eh' ebbe il soprannome di favorito
ed amico dei re. Fra le diverse sue fabbriche sì noverano i magni-
CAPITOLO XXVIII. 247
a far le tende. Salomone appresso gli ebrei costruir fece
il primo tempio, il quale superò i più antichi, e quan-
ti se n'erano per fare di bellezza , di magnificenza, e
spesa. Appresso gli altri popoli , scrive Vitruvio , che
Pitio fu il primo che edificasse in Pirene tempio a Mi-
nerva. I primi pozzi furono cavati in Argo dalle figliuo-
le di Danao. Furono poi trovati i labirinti con dub-
biose e fallaci vie , per le quali l'uomo entrato subito
si smarriva. £ furono i primi quattro , uno in Egitto,
che avanti gli altri edificò Titoes , secondo Plinio (1);
6ci orli pensili di Gnido sua patria; inoltre il famoso fanale dell'isola
di Faro, riguardato una delle maraviglie del mondo. Era una specie
di torre innalzata sulla cima di un alto scoglio dell' isoletta chia-
mata Faro, lungi un miglio da Alessandria. Alta 45o piedi, la torre
si scopriva a cento miglia di distanza, e formavasi di piani decre-
scenti T uno su F altro , e sui quali sorgeva una grande lanterna.
La fabbrica che era tutta in pietra non serviva soltanto per com-
modo dei naviganti , ina eziandio per fortezza del porto. Sostrato
volendo che il suo nome giungesse alla più remota posterità , lo
fece scolpire profondamente in pietra coprendolo di un intonaco
o specie dì stucco , sul quale leggevasi il nome di Tolomeo. Così
cadendo cogli anni 1* intonaco , restava nudo il suo nome. Secondo
Luciano V iscrizione nascosta diceva : " Sostrato di Guido , figlio
di Dessifune , e gli Iddii conservatori , per salvezza de' naviganti „.
Secondo Strabone così : " Sostrato , V amico dei re , fece ,, . Altri
asseriscono favoloso questo racconto, dicendo che Tolomeo lasciasse
all' architetto la libertà dell' iscrizione , e ohe per i Dei conserva-
tori s' intendevano il re e la regina ed i successori amantissimi del
bel titolo di Sotero , vale a dire Conservatore* Ai tempi di Plinio
vedevansi consimili torri a Pozzuolo ed a Ravenna.
(i) Erodoto lo fa opera di dodici re. Questo edificio , da quanto
riferisce Pomponio Mela couteneva tre mila appartamenti , metà
dei quali erano sotto terra , e dodici palazzi in un solo ricinto ,
ed era fabbricato e coperto di marmo. Era vi una sola discesa, ma
neir interno trovavausi infinite strade tortuose. Era opinione co-
mune p a v tempi di Plinio , che fosse un monumento al sole. Alcuuì
248 LIBRO SETTIMO
l'altro fece Dedalo in Candia (1) j il terzo in Len-
no, del quale furono architetti Zmilo, Rolo, e Teodo-
ro di Lenno (2); ed il quarto fabbricò in Italia Por*
senna re dei toscani con pietre lavorate per sua se-
poltura (3). Delle piramidi per uso di sepolcri fu in*
moderni viaggiatori lo hanno giudicato un Pantheon. Gli abitanti
del paese danno ai resti di un edificio il nome di Palazzo di Ca-
ronte , e sono persuasi che sia desso l' opera di quel Caronte , il
quale , dopo d' aver guadagnato immense somme col tributo che
egli esigeva pel tragitto degli estinti , abbia fatto costruire questo
edifìcio per rinchiudervi i suoi tesori , che in forza di potenti ta-
lismani t erano garantiti dai ladri* Da ciò deriva il loro timore che
i viaggiatori non vengano a rapire quei tesori , come pure la ri-
pugnanza che essi palesano di condurveli* Ma questo preteso ca-
stello di Caronte , dèi quale vi sono differenti piani, sembra essere
slato una cappella di Serapi » che non ha uè piramide , uè alcuna
apparenza di andirivieni» e neppure ìoo piedi di lunghezza, mentre
Stradone ci assicura che coloro i quali salivano sul terrazzo del
labirinto vedevano intorno ad essi , per così dire f una campagna
di pietre scalpellale , la quale terminava in edificio dì piramidale
figura.
(i) Fu presso la città di Gnosso , ed edificato sul modello di
quello di Egitto , per rinchiudervi il minotauro. Egli era scoperto,
mentre quello di Egitto era coperto ed oscuro. — Un altro labi-
rinto uell* isola di Greta trovasi descritto da Tournefqrt nelle Me-
morie dell* accademia delle scienze. Egli consiste in un sotterraneo
condotto a guisa di strada , il quale con mille irregolari avvolgi*
menti percorre tutta la parte interna di una collina situata alle
falde del monte Ida verso il mezzogiorno , e distante tre miglia
dall'antica citta di Gortina.
(qJ Era ragguardevole per i5o colonne , che * mentre si face-
vano girare , erano con tanta eguaglianza poste ed accomodate sui
cardini , che un fanciullo bastava a muoverle. A' tempi di Plinio
se ne vedevano ancora degli avanzi.
(3) Il labirinto d' Italia fu edificato al disotto della città di
Chiusi da Porsenna re di Etruria , il quale , innalzando a se stesso
un magnifico sepolcro , volle assicurare all' Italia la gloria di aver
CAPITOLO XXVIII. 249
vcntore Chemni re di Egitto , il quale ne fece fabbri-
care una tra Memfi e Delfo di così smisurata grandez-
za , che 360,000 uomini non la poterono condurre a
fine più tosto che in venti anni. Dopo la quale suo
fratello Cabreo ne fece un 9 altra j e la terza fece Mi-
cerino. £ di qui nacque il costume di fare i sepolcri,
fra i quali fu il tanto celebrato in Caria di Mausolo
fatto costruire da sua moglie sopra a 36 colonne, da
quattro principali scultori, di cui ciascuno ne posse-
deva una parte , chiamati Scopa , Briasside, Timoteo,
e Leocare ; e dal quinto chiamato Piteo gli fu fatta
una piramide con un carro e quattro cavalli sopra (1).
Ed appresso i romani la superba mole di Adriano sul
Tevere , che ora chiamasi Castel S. Angelo. Egli è ben
vero , che quest' uso dei sepolcri non fu universale ap-
presso tutti i popoli , perciocché si legge che i massa-
geli mangiavano i morti , e i tibarini gli appiccavano,
ed altri gli ardevano , e riponevano le ceneri nell'ur-
ne , le quali collocavano ora alto come erano le cene-
sorpassato la magnificenza e la vanità dei re stranieri. — Plinio
parla di un altro labirinto fallo a Samo da Teodoro.
(i) Piteo e Satiro disegnarono ed edi Bearono il famoso mau-
soleo che Artemisia regina di Caria dedicò all'estinto marito. Com-
piuta V opera, questi due artisti , secondo 1' uso del tempo , ne
diedero la descrizione dietro le regole che li avevano guidati. La
tomba fu edificata in mezzo alla sua città , luogo scelto da Mau-
solo , sovra una piazza ricca di memorie e di monumenti ; avea
4 it^ piedi di circuito» adorua e sostenuta da molte colonne , con
basslrilievi , con statue» e fregj di sorprendente lavoro. Inoltre
innalzò Piteo una piramide di a4 gradini, ebe aveva alla sommità
un carro tirato da quattro cavalli di fronte. L' altezza totale del
monumento era di i4o piedi. Oltre a questa grande opera Piteo di-
segnò ed eresse il tempio di Minerva in Priene d' ordiue jonico,
che perfettamente concorda con quello descritto da Vitruvìo.
250 LIBRO SETTIMO
ri di Cesare sopra la guglia di S. Pietro , ed ora sotto
terra.
Ma per venire alle parti dell' architettura, accioc-
ché più facilmente venga ad essere inteso ciò che di
lei sparsamente in molti luoghi di quest'opera ho toc*
cato , egli si ha da considerare che gli antichi cava-
rono quest' arte da due cose , dalla fabbrica e dal di-
scorso : e queste due trassero da undici scienze , let-
tere , disegno , geometria, prospettiva, aritmetica, isto-
ria, filosofia, musica, medicina, leggi, ed astrologia,
delle quali Vitruvio ampiamente parla. Poi la divise-
ro in due parti , cioè , in parti accidentali , e sostan-
ziali. Le accidentali sono sei, delle quali alcune si dif-
fondono in altre parti , come si vede chiaramente nel-
l'arbore. Le sostanziali sono tre, cioè gnomonica, ma-
clonazione, ed edificazione. Nella prima si contiene l'ar-
te del fare gli orologi , e simili cose , le quali perfet-
tamente possedette Janello Tòrriano cremonese, come
bene lo dimostrò nello stupendo orologio che donò al-
l'imperatore Carlo V. Nella seconda si contiene la le-
vàtoria , la trattoria , la spiritale , e tutte le machine
cosi di levar acqua , come di offendere e difendere.
Nelle quali furono tra gli antichi grandissimi Archi-
mede , Filone , Dinocrate , Polibio, il sopraddetto Ja-
nello , Galeazzo Alessio, Pellegrino de' Pellegrini, Gio.
Battista Clariccio , e Giovan Domenico Lonati ; e dei
scrittori come il Vinci, il Cardano, l'Agricola , e FOr-
di. La terza contiene gli organi idraulici; le macchine
mosse dal fuoco; le fontane; gli organi aerei $ le mac-
chine che per forza d'aria si cacciano, come quelle di
Tesibio ; e le altre senz' aria , come coclee , e troni-
CAPITOLO XXVIII. 251
be ; e finalmente gì' istromenti militari^ come appresso
gli antichi catapulte , scorpioni, testuggini, arieti, ba-
liste , e simili ; ed appresso i moderni le artiglierie ,
e gli archibugi. La terza parte sostanziale detta edifi-
cazione ; una si dice privata , e l'altra pubblica. La
privata è di due sorte , una urbana che contiene, per
esempio , stanze , librarie , e cubiculi ; e l'altra rusti-
ca , che contiene torchi , presepi , molini , e simili 7
dei quali Leonardo ne disegnò trenta carte di chiaro
e scuro , che sono pervenuti nelle mani di Ambrogio
Figino ; dove si veggono alcuni molini che macinano
con acqua 7 ed altri senza , tutti fra sé diversi : ed ol-
tre lui ne disegnarono il Civerchio, ed il Buttinone, i
quali furono da Gaudenzio donati a Cesare Cesariani
commentator di Vitruvio. La pubblica consiste in tre,
in difensione, in opportunità, ed in religione. La pri-
ma c'insegna a far le torri , le mura , le fortezze , i
cavalieri , e simili , nella qual parte sono degni di me-
moria Alberto Durerò, Giovan Maria Olgiato , il ca-
pitano Giacopo Fusti detto lo Scariotto , il Sanmar-
tino , Baldassare Lanzi , il Vitelli da Citta di Castello,
il cavalier Paciotto, Rocco Guerrini, il fratino da Mor-
cò , il Soldati , e Gabrio Busca. La seconda contiene
le piazze , i portici , i bagni , o vogliam dir terme ,
delle quali molte ne furono in Roma denominate da
quelli che l'avevano fatte fare , come agrippine , do-
miziane , antoniane , alessandrine , gordiane , severia-
ne, diocleziane, aureliane, costernine, novaziane, con
quelle di Tito Vespasiano. Oltre di ciò contiene i porti
di mare , i fóri , i xisti , le palestre , le curie , gli
erarj , le basiliche , le prigioni, le scene, la comica,
252 LIBRO SETTIMO
tragica , e satirica , i teatri , e gli anfiteatri , come è
quello di Verona detto l'Arena di opera rustica; e queir
altro , che è in mezzo a Roma cominciato da Vespa-
siano , e finito da Tito suo figliuolo , che si chiama
il Colisèo j e quello che è in Pola città di Dalmazia.
Finalmente per la terza ed ultima ha insegnato 1 ar-
chitettura , ed insegna a tutto il mondo a fare i tempj
sacri agli Dei, gli aspetti dei quali furono dagli an-
tichi , come dice Vitruvio , nominati parte dalle co-
lonne , e parte dagl' intercolutinj. Quelli che furono
chiamati dalle colonne sono sette ; il primo è detto
antis , che nelle pilastrate si forma 7 quale fu quello
delle tre Fortune , una delle quali fu vicina alla porta
Collina. Il secondo è detto prostilo , che fu osservato
neir isola tiberina , nel tempio di Giove 7 e di Fauno.
Il terzo è chiamato ampsiprostilo ; ed il quarto pe-
riptero , di cui ne diedero esempio gli antichi nel por-
tico di Metello , di Giove Statore , ed alla Mariana
dell' Onore , e della Virtù. Il quinto è nominato pseu-
dodiptero , come fu a Magnesia il tempio di Diana ,
fatto da Ermogene alabandeo , ed il tempio di Apol-
line edificato da Meneste. Il sesto è detto dipterq, che
seguì Ctesifonte nel tempio jonico di Diana efesia 5 ed
i romani nel tempio dorico di Quirino. Il settimo è
chiamato hipetros , il quale fu osservato in Atene nel
tempio di Giove Olimpicow Gli aspetti ovvero manie-
re che le vogliam dire , nominati dagl' intercolonnj ,
sono cinque, come recita Vitruvio nel 111° libro, pie-
nostilo , sistilo , diastilo , areostilo 7 ed eustilo. Della
prima maniera fu il tempio del divo Giulio, ed il tempio
di Venere nel fóro di Cesare. Della seconda il tempio
CAPITOLO XXVIII. 253
della Fortuna equestre. Della terza il tempio di Apolline
e di Diana. Della quarta il tempio di Cerere, e di Ercole
nel Circo Massimo; e del Campidoglio Pompejano. E del-
la quinta il tempio del padre Bacco in Teo d'Asia; della
qual maniera più ragionevole delle altre, e dell' aspetto
pseudodipteros ne fu inventore Ermogene. Ora tutte que-
ste maniere di templi si fanno ciascuna con li suoi de*
biti ordini , co 9 quali generalmente tutte le approvate
fabbriche e palazzi si fanno con ragione : e sono cin-
que , nominati toscano, dorico, jonico , corintio /e
composito. Ciascuno di loro consiste particolarmente
di piedistallo , di base , di colonne , di capitelli , di
architravi , di fregj , e cornicioni , con varie diversi-
tà di membra e di ornamenti , come si è detto nel
libro della proporzione ; dove sebbene ho fatto men-
zione se non di alcuni , i quali sono stati a' tempi mo-
derni eccellenti in quest' ultima parte d'architettura ,
che appartiene alla fabbrica , non è però che non ne
siano stati molti altri degni di essere celebrati da più
sonora tromba che non è la mia. Ma perchè questo
non è mio proponimento di andare discorrendo per gli
artefici illustri , e cantar le lodi loro , gli ho passati
con silenzio j tanto più che ciò è già stato fatto fe-
licemente da Giorgio Vasari nelle Vite dei pittori ,
scultori , ed architetti , il quale in mia vece sodisfarà
cumulatamente in questa parte ai curiosi.
Questi ordini è da sapere che furono tratti dalla
misura del corpo umano , come afferma Vitruvio nel
primo del 111°,- onde si legge che Doro figliuolo di El-
leno e di Alope il quale regnava in Acaja e nel Pelo-
ponneso , del primo ordine che da lui fu chiamato do-
254 LIBRO- SETTIMO
rico, fece in Argo il tempio di Giunone; e che a si-
militudine di quello d'indi a molto tempo i johii fe-
cero il tempio di Apolline Pannionio. Ma venuti alle
colonne, non trovando in quelle fatte da Doro sim-
metria alcuna , e cercando con che ragioni far le po-
tessero, acciocché a sostenere il peso fossero atte, ed
avessero bellezza nelF aspetto, misurarono la pianta del
piede virile, e di quella grossezza di che fecero la base
del tronco inferiore , sei volte tanto levarono la co-
lonna in altezza col capitello ; e così ebbe principio la
colonna dorica , e proporzione appresso ai greci dal
corpo umano. Ma ancora che così tengano molti, non-
dimeno Fuso di questo ordine fu molto prima dei greci
ritrovato; perciocché scrive Leon Battista Alberti nel VII
della sua Architettura , che i capitelli dai greci poi
detti dorici , erano stati in uso fra gli antichissimi gran
tempo prima ; e soggiunge che i medesimi furono in-
ventori delle statue. Medesimamente i jonii, fabbrican-
do un tempio a Diana, dagl' istessi vestigj trassero una
nuova forma e maniera di colonna di sveltezza femi-
/
nile ; e così la fecero di grossezza la ottava parte del-
l'altezza , e dopo Tornarono di molte qualità conformi
alla femmina , la quale dal nome loro fu chiamata jo-
nica da quelli, che dopo molto tempo con sottilità fe-
cero l'altezza della dorica di sette diametri , e la jo-
nica di otto e mezzo. L'ultimo ordine trovato dai greci
detto corintio fu formato ad imitazione della gracilità
virginale, ed ancora dalla leggiadrìa e gentilezza sua.
Dell' invenzione del suo capitello si narra ; che essen-
do morta una vergine di Corinto , la nutrice sua rac-
colto che ebbe i vasi , ^dei quali la vergine si diletta-
CAPITOLO XXVIIT. 255
va , li pose in un cesto , e lo pose da capo al luogo
dove ella fu sepolta con una tegola sopra j e che es-
sendo per caso il cesto posto sopra una radice di acanto,
egli per il peso mandò fuori alla primavera i ritorti cauli,
quali crescendo lungo ai lati del cesto, e negli angoli della
tegola, per la gravezza del peso spinti in fuora, costretti
furono nelle ultime parti delle volute a piegarsi. Al-
lora Callimaco sottilissimo architetto vedendo quel ce-
sto con le tenere foglie nascenti intorno r e dilettatosi
della maniera e novità della forma , fece a quella so-
miglianzà appresso i corintj le colonne con le sue con-
venienti misure. Ma l'ordine toscano per molte opere
che di lui si videro antichissime , fu tenuto invenzione
e ritrovato d'essi toscani , onde ha avuto il nome. La
colonna quadra dimandata ottica fu immaginata dagli
ateniesi. I romani poi dopo molto tempo conoscendo
di non potere aggiungere o superare l'invenzione de'gre-
ci in quei primi tre ordini , se ne immaginarono uno
composto del jonico, e del corintio, mettendo la vo-
luta jonica coli' uovolo nel capitello corintio. £ di que-
sto si servivano negli archi trionfali, volendo mostrare
che eglino erano padroni di quelle nazioni che erano
state inventrici di quei tre ordini , mettendo l'uno so-
pra l'altro , come si vede nel Colisèo, e dopo il com-
posito sopra il corintio , siccome corona e signor loro.
La forma dei templi altresì fu tratta dagli atti del cor-
po umano , così la tonda come la quadra, e così quella
di croce come le altre tutte : così dalla composizione
delle membra umane furono tolti gli ornamenti, i fo-
gliami , gli uovoli , e le altre circostanze degli ordini.
Appresso si legge nel 1° di Vitruvio , che usarono gli
256 LIBRO SETTIMO
antichi di porre in vece di colonne di quella natura
figure in guisa di schiavi , come appresso i greci, ca-
riatidi e persi ; e prima in vece di questi usarono i
trofei. 11 qual uso è stato poi cangiato in termini, cioè
figure dal mezzo insù , e dal mezzo ingiù ciocchi, co-
lonne , tronchi , e simili. Usarono anco in quei tgmpi
di porre in vece di capitello teste naturali, ornate se-
condo la maniera della colonna più o manco , per-
ciocché ogni cosa facevano con grandissima proporzio-
ne. E perciò attribuirono Fordine toscano a* fortezze,
e fra i Dei ad Ercole , mischiandolo con altri ordini,
siccome più forte di tutti e più rozzo ; lordine dori-
co a Marte, ed ancora ad Ercole ; il più svelto a Gio-
ve; il jonico ad Apolline, Diana, e Bacco; ed il co-
rintio alla Dea Vesta, ed a Venere. Ma tutto che siano
così limitati e prescritti i precetti dell' architettura, ella
noi* è però da tutti in un medesimo modo intesa. Im-
perocché d'una maniera la pratticano gli alemanni, co-
me si vede negli edificj e templi loro levati dal Lom-
bardo , da Giacus Bergamengan , e dagli altri archi-
tetti , e nei libri già dati in luce da Alberto Durerò,
ove chiaramente appare quanto siano le regole loro lon-
tane dalle suddette che noi italiani da Bramante iti qua
usiamo; e d'un' altra l'intendono i francesi, e gli spa-
gnuoli», e le altre nazioni. Il che dal pittore ha da
essere diligentemente avvertito , acciocché nelle sue
istorie si veda quella corrispondenza , e quel concerto
delle cose che si ricerca.
CAPITOLO XXIX.
Della forma di alcuni Dei immaginati dagli antichi*
i\ffine che non si possa desiderare cosa alcuna 7 che a
compita cognizione di quest' arte appartenga , ho vo-
luto soggiungere in questo loco della forma di alcuni
Dei , che gli anticlù per sé stessi s'immaginarono che
fossero , o ragionevolmente essere dovesse. £ prima
formarono la Providenza , siccome madre che avesse
cura dell' universo , donna vecchia in abito di grave
matrona 7 con le braccia alquanto aperte. Finsero De-
mogorgone siccome padre di tutti i pensieri umani e
bassi , pallido , e circondato d oscurissima nebbia , e
coperto di certa umidità lanuginosa, e che abitasse nel
mezzo della terra. L'Eternità che in sé contiene tutte
le età , ritta in piedi , in forma di donna , vestita di
verde , con una palla nella destra , e un largo velo
disteso sopra il capo , che la copriva dall' uno ali al-
tro omero, benché Claudiano in altro modo la forma,
come si può vedere anco nella traduzione che di lui
ha fatto il Cartari ; e da questa ne formavano un*
altra vestita di verde perché non invecchia mai. Di-
pinsero il Caos quasi come una massa senza forma e
sembianza , come dice Esiodo 7 con la Discordia pri-
ma figliuola di Demogorgone a cavallo dietro alle cose
confuse ; e perciò fu dai filosofi riputata conservatrice
del mondo. La Fraude, che da Apelle appresso la Ca-
lunnia fu dipinta in forma di donna , da Dante é figu-
Lomazzo Tr. Voi. III. 17
258 LIBRO SETTIMO
rata in forma di mostro con la faccia d'uomo dab-
bene e giusto , dove dice :
E quella sozza immagine di Froda
Seri venne , ed arrivò la testa e V busto $
Ma in su la riva non trasse la còda*
La faccia sua era faccia (Tuoni giusto 7
Tanto benignai avea di fuor la pelle j
E étun serpente tutto f altro fusto.
Duo branche avea pilose infin F ascelle $
Lo dosso , e 7 petto , ed ambedue le coste
Dipinte avea di nodi e di rotelle.
Con più color sommesse e soprapposte
Non fér ma in drappo tartari , né turchi 7
Né fur mai tele per Àragne imposte (1).
Il giovane Apolline rappresentavano vestito di turchi-
no , con lina palla in mano , ed un vaso pieno di car-
boni con molte faville intorno sparse. Pitone dipinge-
vano tutto giallo , con una massa affocata in mano*
La Pertinacia tutta nera con brache di ellera abbar-
bicata. L'Ignoranza con un dado di piombo in testa.
La Querela coperta con un drappo taneto , e con una
passera solitaria , che nelT acconciatura della sua testa
aveva fatto il nido. L'Idra e la Sfinge figliuole di Tar-
taro 7 formavano tutte nude e spogliate, con una ghir-
landa di panno in testa , e con la bocca aperta. La
Licenza vestita di panni di varj colorì , dove era in*
yolta una gazza. Il Pensiero vecchio in viso 7 vestito
di nero, con una stravagante acconciatura di nocciole
in testa , scuoprendo sotto le vestimenti , che talora
(1) Divina Commedia, Inferno Canto XVII.
CAPITOLO XXIX- 259
sventolando s'aprivano , il petto e tutta la persona da
mille acutissime spine graffiata e trafitta» U Dio Momo,
Dio , secondo loro , del biasimo e della maldicenza ,
figuravano in forma di un vecchio curvo e loquace.
Il fanciullo Tagete figliuolo di Genio tutto risplenden-
te 5 e perchè fu primo inventore dell' arte dell* aru-
spicio , con un agnello sospeso al collo che dimostrava
buona parte degl' intestini. Il gigante Anteo ornato di
vesti barbare i con un dardo nella destra, con cui pa-
reva che della sua fierezza volesse dare in quel giorno
manifesti segni* Il Giorno fu formato un risplendente
e lieto giovane , tutto di bianchi drappi adornato, ed
ipcoronato* La Fatica dipingevano vestita di pelle d'asi-
no, con la testa e con le gambe coperte parimenti della
medesima pelle. U Giuramento in guisa di vecchio sa-
cerdote tutto spaventato. L*Anno in forma d'un ser-
pente che si mordeva la coda , appresso gli egizjj ed
appresso i romani , essendone autore Numa Pompilio^
in forma di un Giano con due faccie , e, con le dita
delle mani acconcie in modo che mostravano di essere
tanti quanti sono i giorni neiT anno. E le Preghiere ,
femmine 7 e zoppe , con faccia mesta ed ocelli storti.
I fenicj t per il Mondo fecero un serpente che in sé
stesso rivolgendosi si mordeva la coda. Le quattro Sta-
gioni dell' anno sono brevemente descritte da Ovidio
in que* versi %
Coronata di fior la Primavera ,
La nuda Està cinta di spiche il crine ,
I? Autunno tinto i pie etuve spremute ,
E V Inverno agghiacciato , orrido , e tristo*
Orfeo in altro modo rappresenta l'Està in forma di ma-
li*
260 LIBRO SETTIMO
trona con ghirlanda di spiche in capo, ed un mazzet-
to di papavero in mano in segno di fertilità , sopra
un carro tirato da due draghi ; e con ciascuna di loro
si suol dipingere il Dio , che dagli antichi gli è stato
attribuito , cioè alla Primavera , Venere ; ali 9 Estate ,
Cerere 9 all' Autunno , Bacco j ed al Verno , Vulcano
ovvero Eolo coi Venti. E con la Primavera si accom-
pagna anco Flora moglie di Zeffiro, coronata di fiori, con
una veste intorno tutta dipinta a fiorì di colori diversi.
La Gioventù , di cui fu Dea Ebe , si fece bellis-
sima giovine , con una veste di diversi colori , e con
una ghirlanda di fiori in capo : ed in tal modo sole-
va dipingersi anco Bacco , se crediamo a Tibullo. Per
il Buono-Evento si faceva un uomo in abito di pove-
ro , con una tazza nella destra , ovvero uno specchio,
e nella sinistra una spica, come ne intaglia già una bel-
lissima statua Prassitele , che fu posta in Campidoglio.
Per il Padrè-della-sanità fu fatto un uomo con barba
lunga , con una veste intomo in foggia di camicia, e
con un* altra vesticciola di sopra succinta , che tene-
va nella sinistra alcuni frutti involti nel lembo della
veste, e nella destra due galli con un serpente appres-
so , massime in Epidauro : ma i filiasi gli ponevano
in mano una verga annodata da un serpente , e lo di-
mandavano Esculapio. Per la Salute formavano una
donna assisa in alto seggio con una tazza in mano ap-
presso un altare , sopra il quale era un serpe in sé
ravvolto che alzava il capo. Per il primo rosseggiare del
sole in oriente , finse Omero V Aurora , con chiome
bionde e dorate , sopra un seggio dorato , con la ve-
ste del medesimo colore. Altri gli posero in mano un
CAPITOLO XXIX. 26<
ccesa facella , sopra un carro tirato dal cavallo Pe-
aso , con le ali j ed altri gli diedero due cavalli lu-
idi 7 mostrandola che al suo apparire tutta colorita
pargesse per Paria fiori, e rose gialle e vermiglie. Ap-
resso gli egizj , per il Mondo si figurava un uomo
oi piedi insieme ritorti ed annodati , e con una veste
itorno che tutto lo copriva fatta di colori diversi, il
naie sosteneva col capo una palla dorata. I medesi-
ni solevano rappresentare F Universo con due circoli
uno sopra l'altro , attraversati con un serpente che
veva il capo di sparviero. Quelli che ministrano la
;iustizia facevano i tebani senza mani, e la Giustizia
uaschio e femmina. La Fortezza maschio , e la Tem-
peranza femmina. U Matrimonio figuravano col collo nel
;iogo , e con i piedi nei ceppi. Il Dio delle nozze chia-
oato Imeneo facevano giovane , coronato di fiori e di
rerde persa, con una facella nella destra mano, e nelT
iltra quel velo rosso o giallo con che coprivano la
accia delle spose, e due socchi gialli ai piedi, sic-
come lo descrive Catullo , dicendo :
Di vaghi fiori adorna
Di verde persa i crini
Vago Imeneo, e col bel velo in mano
A noi lieto ritorna,
Fa cK a noi s'avvicini
Il tuo felice nume , perchè in vano
Segli ci sta lontano
JOuom cerca di esser lieto
Di nuova prole e bella.
Vìen dunque a noi con quella
Beata face , ond 9 è contento e queto
262 LIBRO SETTIMO
L'animo umano : or viene
Col pie , che a noi apporta dolce bene.
E Seneca di lui parlando, dice:
Tu che la notte con felice auspicio
Scacci , portando nella destra mano
La lieta e santa face 7 or vieni a noi
Tatto languido , ed ebbro ; ma pria cingi
Di be fiori e di rose ambe le tempie.
Claudiano ancora in un suo Epitalamio lo descrive in
questo modo:
Dagli occhi un soavissimo splendore
Esce , che a rimirarlo altrui contenta ,
E i caldi rai del sole , e quel rossore ,
Che ogni animo pudico tocca e tenta ,
Spargon di bel purpureo colore
Le bianche gote alle qua s'appr esenta
La lanugine prima accompagnata
Da bella chioma crespa ed indorata,
Pomona Dea dei frutti e fiori vestivano di veste dipin-
ta a frutti e fiori, con una corona in capo tessuta pa-
rimenti di fiori e frutti, e massime di pomi, Vertun-
no , il quale fu finto amante suo , perciocché pigliava
diverse forme , secondo le varie stagioni dell'anno, ed
era tenuto che porgesse l'occasione agli uomini di far
qualunque cosa secondo il tempo , da Properzio è de-
scritto con una corona incapo d'uve e di spiche, e
nel resto in varie forme , secondo le occasioni ohe ci
porge; onde lo induce a dire « io sarò uomo se la
toga mi sarà datali e giovane se sarò in veste fem«
minile , e mietitore se averò la falce e la fronte or~
nata di fieno » j onde vediamo che può ricevere tutte
CAPITOLO XXIX. 268
te forme 7 siccome egli canta in molti venti. La Ric-
chezza fu figurata nella maniera che Aristofane dipin-
ge Pluto , cieca 7 zoppa , e che appena si muove : e
la altri fu dipinta con acuta vista , pronta , e gagliar-
la in andare. La Pace in Atene fu fatta in forma di
sella donna , che teneva in mano un fanciullo zoppo,
3d un ramo di olivo : ed altri, come Tibullo, gli che-
terò una spica in mano , ed il seno colmo di frutti,
iov' egli dice :
Viene alma Pace con la spica in mano ,
E di bei frutti colma il bianco seno.
Alcuni anco la coronavano talora di lauro con ghir-
lande di rose , siccome a quella che prima aggiunse i
buoi sotto il giogo; d'onde ne nacquero il grano, e tutto
quello che dalla terra si raccoglie. La Concordia, ol-
tre le altre forme che le furono date, fu figurata don-
na bellissima , che con la destra mano teneva uba taz-
za , e nell 9 altra teneva il corno della copia , come si
legge in Seneca :
Ed a colei che può del fero Marte
Stringer le sanguinose man , porgendo
Tregua e riposo alle no/ose guerre ,
E seco porta il corno della copia ,
Faccisi sacrificio ....
Fu ancora fatta con uno scettro in mano , dal quale
parevano nascere alcuni frutti $ ed alle volte con le
mani insieme aggiunte , in abito di vaga e bella ma-
trona. La Speranza fecesi giovane, bella, con alcune
spiche nella destra , e mirante con gli occhi alzati una
luce che discende dal cielo. La Fede coperta d'un velo
bianco , con due mani insieme giunte, ed un cane ap-
264 LIBRO SETTIMO
presso , Ovvero con due figurette che si davano la ma-
no l'una l'altra. La Palestra , o vogliam dire il giuoco
delia lotta , era formata in modo che non si poteva
giudicare se era fanciulla o fanciullo , tanto facevasi
vaga con bionde chiome alquanto lunghe , col petto
rilevato , e le braccia colorite , con un ramo di olivo
in seno : e così la dipinse Filostrato, chiamandola fi-
gliuola di Mercurio. La Notte fu formata come donna
di color fosco , con due grandi ali alle spalle nere ,
e spiegate in atto di volare , con una veste intomo
dipinta a stelle , sopra un carro da quattro ruote ti-
rato da destrieri neri, siccome leggiamo in Tibullo in
que' versi :
Datevi pur piacer , eh* ormai la Notte
I suoi destrieri ha giunto insieme , e viene
Correndo a noi dalle Cimmerie grotte.
E le Stelle di vaga luce piene
Seguono il carro della madre , quali
In cielo in bel drappel raccolte tiene.
Ed il Sonno spiegando le nere ali
Va lor dietro , e vi van Vincerti Sogni
Con pie non fermi , e passi disuguali.
Ed in altro modo fu dormendo scolpita in marmo ignu-
da maggior del naturale , .insieme con l' Aurora , da
Michelangelo , insieme con altre figure nella sacristia
ducale di Fiorenza. La Sapienza 7 così di guerra come
di pace 7 si faceva di faccia quasi virile , ed assai se-
rena neir aspetto , con occhi di color celeste , arma-
ta , secondo Omero , con un 9 asta lunga in mano, con
uno scudo di cristallo al braccio 9 ed un elmo in testa
coronato - alle volte di olivo ; secondo Apulejo , col ci-
CAPITOLO XXK. 265
miero d'una serpe , e le chiome alquanto lunghe, collo
Spavento appresso , ed il Timore. E questa già fu fatta
sotto • nome di Minerva in Atene da Fidia , d'oro e di
avorio , di altezza di ventisei cubiti , la forma della
quale chiaramente si esprime nella naturale istoria da
Plinio Secondo.
Della Dea della guerra detta Bellona, così ne par-
la Silio Italico :
Scuote raccesa face , e 7 biondo crine
Sparso di molto sangue, e va scorrendo
La gran Bellona per le armate squadre.
Altri la fecero simile e nelT abito e nell' armi a Mi-
nerva , ma più fiera , con lo scudo di ferro , e le ar-
mi più terse e minacciose, aggiungendogli Marte per
auriga. Per il Terrore che spaventa e sforza gli uo-
mini a ciò che si vuole , si dipingeva un uomo ter-
ribile col capo di leone ; e cotale fu quello che era
intagliato nello scudo di Agamennone. Ma i corintii ne
dedicarono uno alli figliuoli di Medea con abito e con
faccia di femmina , in atto spaventevole ed orribile.
La Verità fu fatta donna bella e grande , onestamente
ornata, tutta lucida e risplendente, con gli occhi chiari
come due stelle. L'Opinione fu fatta donna non bella
uè brutta, ma tutta audace e presta a tutto ciò che
si gli rappresenta. La Virtù era una antica 7 ed una
moderna : l'antica si adorava davanti al tempio dell'
Onore , ed aveva Tale , e sedeva come matrona so-
pra un sasso quadro , appoggiata ad una colonna col
manco braccio , col destro un serpe : la moderna si
dipingeva donna magra , mesta , addolorata , vestita
con certi pochi stracci intórno, e battuta dalla For-
266 LIBRO SETTIMO
tuna. La Volontà fu fatta giovane bella, tutta lasciva
e vaga per gli artificiosi ornamenti che d'intorno ave-
va. L'Onore si rappresentava fanciullo , vestito di pan-
no purpureo , con ghirlanda di lauro in capo, cui dava
mano il Dio Cupido per menarlo alla Virtù , secondo
l'Alciati. La Dea dei piaceri, appellata Voluttà, si rap-
presentava in forma di donna pallida in faccia , che
in sembiante di regina sedeva in un alto seggio, e te-
neva sotto i piedi le Virtù. La Dea del silenzio, detta
Angerona, si faceva, come dice Solino, colla bocca
legata e suggellata. Il Silenzio chiamato Arpocrate dai
greci , e Sigalione dagli egizj , era figurato in forma
di giovane che teneva il dito in bocca ; ed anco si
faceva senza faccia con un cappelletto in capo, ed in-
torno una pelle di lupo coperta d'occhi e di orecchie.
H Furore era dipinto terribile nel viso, in atto di fre-
mere , e si poneva a sedere sopra corazze, elmi, scudi,
spade , ed altre armi , con le mani legate alle spalle
con catene : ed in tale forma lo pose Virgilio nel tem-
pio di Giano. Aristide descrive la Discordia col capo
alto , con le labbra livide e smorte , con gli occhi
biechi , guasti, e colmi di lagrime che di continuo ri-
gano le gote pallide , che mai non tiene a sé le ma-
ni, ma sempre è pronta a muoverle, con le gambe
e co 9 piedi sottili e torti , e con un coltello cacciato
nel petto. Virgilio di lei parlando , dice ;
Annoda e stringe alla Discordia pazza
Il crin vipereo sanguinosa benda*
Pausania dice , che ella era una donna di faccia brut-
tissima , e tale fu rappresentata da Callifone samio nel
tempio di Diana Efesia. La Calunnia che dipinse Àpel-
CAPITOLO XXIX. 267
le , secondo che ci racconta Luciano, era uno che stava
sedendo a guisa di giudice , con le orecchie lunghe si-
mili a quelle dell 9 asino , cui due donne, una per la-
to , mostravano di dir non so che pian piano : era una
di queste l'Ignoranza , 1 altra la Sospizione , e porge-
va la mano alla Calunnia , che veniva a lui in forma
di donna bella ed ornata , ma che nell' aspetto mo-
strava di essere tutta piena d'ira e di sdegno; ed ave-
va nella sinistra mano una facella accesa , e con la
destra si tirava dietro per i capelli un giovane nudo,
quale miserabilmente si doleva alzando le giunte mani
al cielo. Andava innanzi a costei il Livore, cioè l'In-
vidia , che era un uomo vecchio magro e pallido, co-
me che sia stato lungamente infermo; e dietro le ve-
nivano due donne , le quali parevano lusingarla , fa-
cendo festa della bellezza sua , ed adornandola tutta-
via il più che potevano , e dimanda vasi l'una Fraude,
ed il nome dell' altra era Insidia. Dietro a queste se-
guitava poi un 9 altra donna chiamata Penitenza, con
certi pochi panni intorno tutti rotti e squarciati , che
largamente piangendo si affliggeva oltra modo ; e pa-
reva volersene morire dalla vergogna , perchè vedeva
venire la Verità. E qualunque vuole vederne una si-
mile formata , vegga la stampa del moderno Federico
Zuccaro , con grandissima arguzia e diligenza espressa*
La Vittoria si faceva in forma di bella vergine con le
ali , che con l'una mano porgeva una corona di lau-
ro, e nell' altra teneva un ramo di palma. Per la Ebrie-
tà facevasi un vecchio calvo e tutto raso , grasso e
nudo, cinto di ghirlande di uva e di viti , con due
268 LIBRO SETTIMO
cornette che dalle tempie gli spuntavano. Altri lo fe-
cero ancora giovane, tutto giocondo e nudo come Bacco.
Il Dio dei conviti si dipingeva giovane tutto bello
in piedi che pareva dormire , con la guancia che gli
fcadeva sul petto, e la sinistra mano che gli cadeva
sopra uri asta , alla quale stava appoggiata , ed una
facella ardente nella destra , che ricadendo pareva
che volesse ardergli una gamba , ed una ghirlanda di
fiori in capo con molti altri fiori sparsi sotto i piedi.
Priapo Dio degli orti, fu fatto per Dio della genera-
zione in forma di uomo , con barba e chioma rab-
buffata tutto ignudo , con una falce torta niella destra,
e col membro dritto a guisa di fanciullo. I custodi
dei luoghi , come i Dei Penati, si formavano in guisa
di giovani , con abito ed ornamento militare , assisi
con un pilo in mano. La Buona-Fortuna che dà i be-
ni e le felicità , era rappresentata in abito di matro-
na col corno della dovizia in mano, e secondo Pau-
sarla, il quale afferma che tra le figure antiche non
si trova la più principale di quella statua che fece Bu-
palo architetto e scultore agli smirnei , in forma di
donna che sul capo aveva un polo, e con l'una delle
mani teneva, il corno della copia , con che si veniva
a mostrare qual fosse l'uffizio della Fortuna, che è dare
e tórre le ricchezze rappresentate per lo corno di do-
vizia , le quali così si aggirano del continuo , come si
aggira il cielo intorno ai due poli. £ Lattanzio scri-
ve , che ella teneva il corno della copia , e si gli po-
neva accanto un timone di nave. Nei marmi antichi si
vede che sta a sedere come donna onestamente vesti-
ta in abito di matrona, mesta in vista e sconsolata,
CAPITOLO XXIX. 269
alla quale è davanti una giovane bella e vaga nell'a-
spetto , che le dà la destra mano 7 e di dietro è una
fanciulla che sta con una mano appoggiata alla sede
della matrona , la quale mostra la Passata-Fortuna, e
perciò sta mesta. La giovane che le dà la mano è la
Fortuna-Presente, e la fanciulla che è di dietro è quel-
la che viene. Gli antichi ancora la fecero pelata dopo
la nuca 7 con lunghissimi capelli, e velocissima al cor-
rere , come la scolpì Callistrato ; altri la fecero sen-
za piedi ; altri di vetro ; ed altri con due corna di
copia rivoltati tra loro intorno al cadùcèo di Mercu-
. rio , con due ali di sopra al cappello in cima , per
farci noto come la Buona-Fortuna non viene mai a noi
se non col mezzo della Sapienza e Dottrina. La Ma-
la-Fortuna , che dà le disavventure e travagli , sì fa
giovine spensierata , con le chiome sparse al vento ,
sopra una palla rotonda in atto di non sapere dove
girsi , con un timone in mano. Ma altri gli ponevano
una vela sopra una ruota fra le onde del mare j ed
altri la involgevano in un panno sottile, n%l quale ave-
va raccolto tutti gli ornamenti del mondo ; ed altri
la finsero cieca , pazza , incostante , volubile , e con
le ali ; siccome fu dipinta da Apelle, al quale essen-
do da un certo detto perchè non laveva fatta sedere,
rispose , perchè ella non sapeva sedere. Nemesi che
mostrava a ciascuno ciò che avesse a fare , fu fatta
con le ali, con un timone accanto, ed una ruota sotto
i piedi , che teneva un freno nelT una mano , e nell'
altra un legno con che si misura , chiamato volgar-
mente braccio. La Giustizia era bella giovane, terri-
bile nell' aspetto, né superba né umile, con occhi da-
270 LIBRO SETTIMO
cuta vista , tutta ignuda , assisa sopra un sasso qua-
dro , che con l'una mano teneva una bilancia , e con
1 altra una spada ignuda ; sebbene altri le posero an-
cora quel fascio di verghe legate con k scure , che
portavano i littori avanti ai consoli romani. Fidia scol-
pì rOccasione ignuda, coi piedi sopra una ruota, e con
i capelli lunghi tutti raccolti sopra la fronte sì che la
nuca restava scoperta , e le ali ai piedi come Mercu-
rio 7 con una donna vestita di panni logori che dirot-
tamente piangeva , chiamata la Penitenza. I greci chia-
marono l'Occasione per tempo opportuno, e così chia-
mossi Gero , il quale si formava giovane nella sua più
fiorita età , bello e vago , coi capelli al vento sparsi,
e le mani e le braccia in atto di dar di piglio. Il Fa-
vore, si formava giovane , con le ali, ma cieco, e con
i piedi sopra una ruota. La Felicità- rappresentarono i
romani in guisa di donna sopra un bel seggio, col ca-
dùcèo nella destra, ed un gran corno di dovizia nella
sinistra. Per la oblivione dell' amor portatoci fecero il
Dio d'amore , che spargeva acqua del fiume Lete so-
pra le bragie ardenti; e per l'amor diverso fecero put-
tini ignudi con Tali , dei quali alcuni avevano in ma*
no saette, altri lacci, ed altri facelle. Le Ore che stan-
no alla porta del cielo con Giano , e levano le briglie
ai destrieri del Sole , stando ivi ad onorar Giove e le
Parche , per lasciar di dire in che modo le abbiano
descritte i poeti, dice Filostrato, che elle scese in terra
vanno rivolgendo l'Anno , il quale è in forma di certa
còsa rotonda , con le mani ; dal quale rivolgimento
viene che la terra produce poi di anno in anno tutto
quello che nasce, e sono bionde vestite di veli sot«?
CAPITOLO XXIX. 271
tilissimi , e camminano sopra le aride spiche tanto leg-
giermente, che non ne rompono o torcono pur una.
Sono di aspetto soave e giocondo 7 cantano dolcissi-
mamente , e nel rivolgere queir orbe, palla, o circolo
che sia, pare che porgano mirabile diletto ai riguar-
danti ; e vanno come saltando quasi sempre, levando
spesso in alto le belle braccia. Hanno i biondi crini
sparsi alle spalle , le guancie colorite , come chi dal
corso già si sente riscaldato , e gli occhi lucenti , ed
al moversi presti. E perchè queste sono tenute una
stessa cosa con le Grazie , dico , che elle da alcuni
si facevano quattro per le quattro stagioni dell' anno >
perchè tante erano le ore, coronandole con ghirlan-
de , l'una di fiori , l'altra di spiche , la terza di uve
e pampani , l'ultima di olivo ; e finsero che Apollo le
avesse nella man destra , perchè dal Sole viene le av-
versità delle stagioni. Altri antichi hanno voluto che
le Grazie fossero due , ed altri tre , nel qual parere
concorrono quasi tutti , e massime Esiodo , il quale
fa che le tre Grazie siano compagne di Venere , sic-
come sue figliuole e di Bacco , e le nomina Eufrosi-
ne, Aglaja, e Talia, significando per la prima alle-
grezza e giocondità , per la seconda maestà e venustà,
e per la terza piacevolezza. Queste furono da prima
rappresentate vestite, e dopo nude verginelle liete e
ridenti, con le mani insieme aggiunte, per mostrare
che dove nasce il servizio , colà conviene che torni.
Imperocché si finge che una di loro faccia il servizio,
l'altra lo riceve , e la terza ne rende il cambio. E tali
furono già vedute grandi più del naturale nel portico
di Atene scolpite di mano dell' uno dei due Socrati,
272 LIBRO SETTIMO
o dello scultore e pittore, o dello scultore. Basta, che
queste non cedeano per bellezza ad alcun 9 altra che in
quel luogo fosse posta; ed ancora si vedono in Ro-
ma di marmo antico. Si veggono anco dipinte in Ro-
ma di mano di Raffaello insieme con altri Dei , della
qual pittura ne vengono fuori in istampa i disegni con
le sette Virtù tagliate da Marcantonio , che tutti sono
eccellentemente fatti ; e del Rosso ne vengono fuori da
circa a venti Dei diligentemente formati. Di molte al-
tre forme potrei recare quivi le descrizioni, comedi
Seia, così chiamata dal seminare ; di Segesta ; di Pan-
dora, e del suo vaso; della Dea Carnap di Libitina
Dea dei morti ; del Crepuscolo scolpito da Michelan-
gelo in Fiorenza* col Giorno e la Natura , e di molte
altre cose che si possono in gran parte studiare per
gli autori citati nella genealogia dei Dei degli antichi,
e nella sposizione dell' immagine loro che v' ha fatto
Vincenzo Cartari , le quali io per brevità lascierò per
esser troppo lunga faccenda , potendo con gli esempj
allegati il pittore studioso facilmente da sé stesso ri-
trovarle, pur vedendo ed immaginando le figure an-
tiche già scolpite , così in Roma descritta dal Mauro,
come negli altri luoghi. £ perciò lascierò anco di ri-
ferire la forma dei dodici Mesi , quattro dei quali fan-
no per le Stagioni , ed i loro istromenti ed abiti , i
quali si veggono tuttavia in istampa disegnati da fiam-
minghi ed italiani. Ed avendoli a colorare , ci ha da
servire la composizione dei colori, i quali si sono nar-
rati nel capitolo delle pietre preziose , e nelT ultimo
della teorica dei colori.
CAPITOLO XX£
Della forma di alcuni mostri infernali, e di Minosse,
Eacoj e Radamanto.
Ne
[ elle foci del lago Àverno , onde secondo Dante *
il -quale in ciò ha conseguito le favolose invenzioni dei
poeti antichi , scendendo al basso si entra in una sel-
va paludosa 7 ripiena di acque putride e nere, intri-
cata da molti arbori carchi di spine , dove non è al-
tra luce che quella che riflette dall' acque in guisa di
specchio , e dagli occhi di molti animalacci che ivi
stanno nel fango appiattati. Dei quali alcuni si chia-
mano Strigi che, secondo Ovidio, nacquero dalle Ar-
pìe, ed erano certi uccellacci grandi spaventevoli, che
si pascono del sangue umano , i quali così egli de-
scrive :
Han grande il capo, e gli occhi suono fuore .
Del commun uso , grossi ed eminenti ,
Pieni di brutto e di crudele orrore ,
Gli artigli incurvi , ed alla preda intenti ,
Adunco 7 rostro , e di bruno colore
Le penne , e par che ognun di lor paventi.
Alcuni altri vi si fingono che mangiano la carne viva,
i quali si dicono essere nati in Acheronte , e conce-
puti dalle Furie infernali , e con faccia di donna, dei
quali parlando Stazio , dice s
Mostro crudel che nel basso Acheronte
Fu conceputo , tra le Furie è nato i
Ed ha di donna il petto , collo , e fronte
Lomazzo Tr. Voi. IH 18
274 LIBRO SETTIMO
Da stridevole serpe separato ,
Qua! par che dalla cima s'alzi, e monte
Del capo , ed alla faccia sia piegato :
Va questa peste la notte , e si pasce
De* fanciulli che trova in culla e in fascie.
Sonovi altri chiamati Lamie, secondo Dione, le quali
hanno il viso ed il petto di donna bellissimo , ed il
resto del corpo coperto di durissime scaglie, percioc-
ché va cangiandosi in serpente, e finisce in un capo
spaventevole di cotal animale. Le Sfingi sono descrit-
te da Plinio , che hanno il petto folto di peli , con
due poppe e la faccia mostruosa ; ed alcune altre han-
no la faccia ed il petto di donna, con Tali , ed il re-
sto di leone, secondo Ausonio. L'immagine di queste
usarono gli egizj di porre sotto il braccio del Nilo ;
e Giulio Cesare un tempo l'usò per sigillo : e di que-
ste se ne ritrovano molte di antiche scolpite in Ro-
ma. La Chimera, che da Virgilio è collocata nella pri-
ma entrata dell' inferno , ha il capo di leone , il ven-
tre di capra, e la coda di drago, e getta fiamma dalla
bocca. Di un' altra anco si favoleggia, la quale è com-
posta di membra d'uomo, di leone, di cavallo, e di
capra. Oltre di ciò vi si pongono barbagianni, con la
pelle sotto la pancia bianca , e con aspetto umano ,
che sono di pessimo augurio. £ quivi bubulano con
gufi e con pipistrelli sacrati a Proserpina, i quali stri-
dono , e con cucchi che cuccoveggiano, e lasciuoli che
fischiano, con alocchi, civette, e simili uccelli not-
turni e melancolici.
Da questo luogo s'arriva sopra una costa , dove
è la principal porta dell' inferno , sopra la quale Dan-
te finge essere scritto di color nero :
CAPITOLO XXX. 275
Lasciate ogni speranza , voi che 'ntrate.
Quivi stanno tra gli altri il Pianto tutto languido che
si dibatte, e squarciasi i panni; i Pensieri che rodo-
no coi denti i cuori per li suoi errori ; le Infermità
pallide , aride , e di spaventevole aspetto $ la Vec-
chiezza mesta ed afflitta , col capo inchinato a terra;
il Timore spaventato , con la punta del coltello volta
in verso a sé j e la Fame , come la descrive l'Anguil-
lara nella traduzione delle Metamorfosi di Ovidio:
Ogni occhio infermo suo si sta sepolto
In una occulta e cavernosa fossa :
Raro ha V incolto crin, ruvido e sciolto,
E di sangue ogni vena ignuda e scossa :
Pallido e crespo , magro e oscuro ha il volto ,
E della pelle sol vestite tossa :
E delt ossa congiunte in varj modi
Traspajon varie forme e varj nodi.
Delle ginocchia il nodo in fuor si stende
E per le secche coscie par gonfiato j
La poppa cK alla coscia appesa pende ,
Sembra una palla a vento senza fiato :
Fentre nel ventre suo non si comprende,
Ma il loco u par che sia già ventre stato :
Eassembra in somma V affamata rabbia
D'ossa una notomia che V anima abbia:
nella qual forma , secondo Ovidio 7 fu veduta da Ce-
rere. Non lungi da lei è la Mala-Fama mostro orri-
bilissimo, che tanti occhi , orecchie, e lingue ha quan-
te penne ha nelle ali, le quali Virgilio finge esser ne-
re ; è la Povertà di color giallo , con panni logori ,
storpiata , ed assisa in terra , con gli occhi dolenti che
18*
276 LIBRO SETTIMO
guardano per traverso j la Perpetua-Morte che d'ogni
ora si ringiovanisce; la Fatica carca di pesi, tutta san-
guinosa $ il Sonno insième con Morfeo, e gli altri Son-
ni falsi intorno ad un olmo tutto coperto di strani mo-
stri. Egli ha le ali nere ,. ed i piedi storti 7 con un
dente di elefante in mano, ed una veste nera intor-
no. Altri sono di diverse forme , secondo che appor-
tano sogni , ora di precipizio , ora di naufragio , ed
ora d'altre morti violente. Fra questi trovasi anco l'À-
nimo-Cattivo , con le Cure-Nojose, che a guisa di la-
dro se lo tengono in mezzo ben serrato. Trovasi la
Discordia , la quale si può rappresentare nel modo che
la descrive FAriosto :
La conobbe al vestir di color cento ,
Fatto a liste ineguali ed infinite ,
CK or la coprono or no j che i passi e 7 vento ,
Le giano aprendo , che erano sdrucite.
I crini avea qual d'oro e qual <T argento ,
E neri e bigi j e aver pareano lite :
Altri in treccia , altri in nastro eran raccolti ,
Molti alle spalle , alcuni al petto sciolti (1).
L'Ostinazione 7 la Miseria , la Querela , il Morbo , la
Pallidezza , il gigante Briareo figliuolo della Terra con
cento braccia , l'Idra verde che sempre stride , e da
ogni parte avventa fiamme, ed infiniti altri mostri.
Più oltre sono quelli che visserp senza fama , i
quali stanno battendo le mani 9 e più avanti si scorge
un' insegna che sventola e gira più veloce che '1 Vento,
seguita da gente ignuda che sempre fu nemica a Dio,
(1) Orlando furioso , Canto XIV, st. 83.
CAPITOLO XXX. 277
tutta sanguinosa per gli acuti morsi delle mosche e
vespe. Non molto dopo si scuopre la riva del fiume
Acheronte , che non è altro che privazione di allegrez-
za 7 ripiena sempre d una schièra infinita di anime do-
lenti , dove sta Caronte con una barchetta picciola ,
sdruscita , con due ali grandissime una per ciascun la-
to , il quale Dante descrive in questo modo :
Ed ecco verso noi venir per nave
Un vecchio bianco per ' antico pelo ,
Gridando : Guai a voi , anime prave :
e poco di sotto :
Caron dimonio , con occhi di bragia
Loro accennando 7 tutte le raccoglie j
Batte col remo qualunque s'adagia (1).
Ma prima di lui lo descrive Seneca in forma d'un vec-
chio orrido , di aspetto osculo , con le guancie cava-
te e squallido , la barba rabbuffata , gli occhi simili
a due fiamme , con un panno intorno raccolto da un
nodo senz' arte , che in parte gli cuopra le membra,
ed un palo lungo col quale regge la navicella con che
tragitta l'anime nella valle d abisso , tutta ingombrata
d'oscurissimi nuvoli , nel cui profondo in un grandis-
simo loco soao riposti quelli che mai non adorarono
Iddio , insieme con quelli che noi conobbero. La pena
di questi è piangere continuamente, mordersi , e bat-
tersi. Quindi sorge un grandissimo castello circondato
sette volte d'alte mura , intorno a cui corre un fiu-
micello col fondo di minuta sabbia 7 il quale si var-
ca sopra un ponte che conduce in un prato oltre le
(i) Divina Commedia > Inferno , Canto 11L
278 LIBRO SETTIMO
mura) (Aperto di verdura, chiamato il campo della
verità , per il quale vanno errando gente d'autorità ;
e si parte in due vie , una delle quali conduce a Plu-
tone , e l'altra alle isole dei beati. Andando a Pluto-
ne , si giunge in un luogo dove nelT entrata sta Mi-
nosse dietro ad Eaco e Radamanto , giudici nel cam-
po della verità , luno dei morti di Europa , e l'altro
d'Asia : dei quali stabilisce poi Minosse dove abbiano
a gire , conoscendo in ciascuno r tosto che egli vede
le sue azioni, le quali sono in loro segnate. Eaco e
Radamanto tengono giudicando una verga in mano; ma
Minosse separato da loro siede solo , e tiene uno scet-
tro dorato in mano , sebben Dante altrimenti lo di-
pinge , e vuole che abbia forma di bestia , dove dice :
Stawi Minos orribilmente 7 e ringhiai
Esamina le colpe nelT entrata j
Giudica e manda , secondo eli avvinghia.
Dico y che quando t anima mal nata
Gli vien dinanzi , tutta si confessa ;
E quel conoscitor delle peccata
Vede qual luogo d'inferno è da essa :
Cignesi colla coda tante volte ,
Quantunque gradi vuol che giù sia messa (1).
In questa forma fu dipinto dal Bonarroti nel suo giu-
dizio in Vaticano.
(i) Divina Commedia, Inferno, Canto V.
CAPITOLO XXXI.
Della forma di Plutone , di Proserpina ,
e delle Parche.
Uopo il luogo destinato Come tribunale dei giudici
delle anime, seguono sette luoghi, dove sono puniti
i sette peccati mortali. Il primo è della lussuria, dove
le anime ora sono percosse da freddissimi ghiacci, che
da alto cadono , ed ora fra sé stessi insieme con fla-
gelli si percuotono. Quivi vola d'intorno la Lussuria
con ale grandissime di aquila , con la testa di becco,
ed il corpo di porco , le gambe di cammello, le bran-
che di grifone , e la coda di toro* Evvi anco Sisifo
die volge il suo sasso sopra il monte ; ed Issione gi-
rato intorno dalla ruota. Nel secondo luogo della go-
la sono grandini grosse, pioggie fredde e calde d'acqua
nera , e neve che per la valle si riversa sopra i go-
losi. Fra loro finsero gli antichi che stasse Cerbero mo-
stro crudele e fiero, che orribilmente latra sopra i dan-
nati , uscendogli dalla bocca fiamme ardenti , di cui
dice Seneca :
// terribile cane n che alla guardia
Sta del perduto regno , e con tre bocche
Lo fa dtorribil voce risuonare,
Porgendo grave tema alle tris? ombre ,
// capo , e 7 collo ha cinto di serpenti ,
Ed è la coda un fero drago , il quale
Fischia , s'aggira , e tutto si dibatte.
E Dante:
280 LIBRO SETTIMO
Cerbero , fera crudele , e diversa ,
Con tre gole caninamente latra
Sovra la gente che quivi è sommersa.
Gli occhi ha vermigli , e la barba unta e atra y
E il ventre largo , e unghiate le mani j
Graffia gli spirti , gli scuoja ed isquatra (1).
E di tali forme se ne veggono eccellentemente rap-
presentate nelle forze di Ercole , che vengono fuori in
istarapa di mano del mirabile Rosso fiorentino , e di
Aldo Grave tedesco.
Quindi si passa sopra un ponte dove siede Plu-
tone re , secondo i gentili , della terra , dell' inferno,
e dei morti , con molti diavoli intorno , ed accanto
Proserpina , le tre Parche , e la Notte che lo servo-
no. Siede egli, come dice Seneca, come re, pur con
aspetto che ben lo mostra fratello di Giove e di Net-
tuno , sopra un alto seggio tutto intagliato a mostri
spaventevoli , tutto orrido in vista , col capo cinto di
atra nebbia $ e secondo Glaudiano , con uno scettro
ruginoso in mano. Ma Marciano vuole eh 9 egli sia di
color fosco, ed abbia in capo una corona di nero ebano
tinta dell' oscurezza della notte, e tenga in mano un
picciolo scettro nero j o secondo Pindaro , una verga,
E perchè egli non lascia ritornar mai alcuno che una
volta ponga il piede nel suo regno , Tistesso poeta gli
dà in mano la chiave. Alcuni altri l'hanno alle Volte
coronato di ghirlande tessute ora di cipresso albero fu-
nerale , ed ora di adianto e di narciso grato ai morti.
Ma' tutti lo rappresentano orribile e fiero in vista con
(1) Divina Commedia, Inferno, Canto VI,
CAPITOLO XXXI. 281
certa gravità , ma dispiacevple ed odiosa ; e gli danno
un carro tirato da quattro ferocissimi cavalli neri clic .
spirano fuoco , cliiamuti Orfne, Aetone, Nitteo, e Aba-
stro j e secondo il Boccaccio da tre solamente, i quali
egli chiama Amateo, Astro , e Novio : dove vuole clic
anco il carro abbia se non tre ruote. Proserpina sua
moglie si finge con un elmo in capo , e col Cerbero
a' piedi , secondo Fulgenzio : ma di certo essendo ani*
male voracissimo , con più ragione ò collocato da al-
tri fra i golosi , come lo colloca Dante nel suo In-
ferno.
Quanto alle tre Parche, che sempre si fingono in-
sieme.' reggendo le fila della vita nostra , la prima che
è più giovane tiene la conocchia , e tira il filo ; la se-
conda di maggiore età l'avvolge intorno al fuso j e la
terza già vecchia lo taglia. Tutte tre , secondo Catul-
lo , hanno veste bianca intorno fregiata di porpora, co-
me vogliono alcuni , con la quale si cuoprono le mem-
bra tremanti, ed hanno il capo cinto d'una benda bian-
ca ; e secondo Platone , coronate d'una ghirlanda di
narciso. Omero le descrive con le ali, e col capo spar-
so di bianchissima farina. Alcuni le fanno figliuole dell'
Èrebo e della Notte, e chiamano la prima Cloto , la
seconda Lachesi , e la terza Atropo (1). Ed altri han-
no voluto che fossero figliuole di * Demogorgone , eie
(i) Cfoto difetti viene eh KA«/$ìw , filare ; Lachesi da À^awi
trarre a sorte , Atropo è formato dalla lettera a privativa unita a
Tpsnv , Io cangio. La prima prepara i destini , la seconda li di-
stiibuisce , e l'inflessibilità della terza impedisce loro di variare.
282 LIBRO SETTIMO
hanno chiamate Nona , Decima (1) , e Morta (2). £
queste furono dipinte e mandate fuori in istampa nel
principio della grande istoria di Cupido e Psiche dalla
felice mano di Raffaello,
Nel terzo luogo dell avarizia sono rilegati i tiranni,
e gli usaraj, soffrendo diverse pene e cruciati. I tiranni
sono saettati dal fuoco , e da infiniti centauri , stando
nel mezzo d'un lago di sangue bollente t serrati intor-
no da freddissimo ghiaccio ; e gli avari sono condan-
nati a muovere sempre pesi grandissimi, i quali sem-
pre ricadono da alto a basso ; ed alcuni giacciono su-
pini , e dopo si convertono in arbori. Fra i quali sono
dei più conosciuti , Aglaura che si converte in sasso,
Enfile moglie di Ànfiarao che si precipita , M. Crasso
supino , e Tantalo padre di Pelope immerso in un
acqua limpidissima infino al labbro inferiore, con varj
pomi die gli pendono di sopra insino all' altro labbro,
e quando s' inchina per bere Tacque si abbassano , e
quando s'erge per mangiar dei pomi i rami s'alzano :
sopra i quali volano e fanno nidi le Arpie figliuole di
Taumafnte , abitatrici, secondo Virgilio, delle isole Stro-
fadi , la cui forma in questo modo descrive l'Ariosto :
Erano sette in una schiera , e tutte
t'aito di donne avean , pallide e smorte ,
Per lunga fame attenuate e asciutte ,
Orribili a veder più che la morte.
(i) I nomi di Nona e Decinia sono fondali sulP opinione dei
romani , i quali ponevano il partorire nel nono e decimo mese
della gravidanza.
(2) Presso i primi romani , la Morte era la terza Parca : auzi
non portava altro nome , tranne quello di Morta*
CAPITOLO XXXI. 283
L'alacce grandi avean, deformi e brutte ;
Le man rapaci , e ragne incurve e tórte $
Gramie e fetido il ventre , e lunga coda f
Come di serpe che s'aggira e snoda (1).
E Dante imitando Virgilio , così ne parla nel suo In-
ferno :
Quivi le brutte Arpìe lor nidi fanno ,
Che cacciar delle Strofade i trojani 9
Con tristo armando di futuro danno.
Ali hanno late, e colli e visi umani.
Pie con artigli , e pennuto 7 gran ventre ;
Fanno lamenti in su gli alberi strani (2),
Dopo scendendo si trova una porta con una piazza in-
nanzi, dove sono rilegati gli accidiosi e gli eretici, l'ani-
me dei quali hanno alcuni coperchi sopra, che getta-
no fiamme , per le quali tutte avvampano. Quindi v'è
uu sentiero che termina nell'estremità d'una altissima
ripa tutta dirupata e scoscesa, dalla quale rotolano giù
al basso pietre che da lei si spiccano ; ed ivi si sente
un grandissimo lezzo che ammorba molti altri eretici,
i quali ivi fra que 1 sassi ardono. In fondo della ripa
vi si vedono ^sparsi a terra molti rami dell' accidia dal
vento agitati sotto sopra, con alcuni Minotauro intor-
no , dei quali è capo il figliuolo di Pasifae ; e quivi
passa il fiume Flegetonte , che denota ardore e fuoco,
il quale nasce da Oocito. Quivi anco piovono sopra
una pianura saette , folgori, e brage di fiamme di fuo-
co , che percuotono i rubelli di Dio , i quali giaccio-
(i) Orlando furioso, Canto XXXIII, st. no.
(a) Divina Commedia, Inferno, Canio XIII*
284 LIBRO SETTIMO
no ivi tutti ignudi in terra, con Capaneo in mezzo sprez-
za tor di Giove, che orrendamente mugghia; e non mol-
to lungi Tizio gigante disteso e legato in terra con un
avoltojo che gli straccia il fegato e gì' intestini 7 che
divorati sempre rinascono, co' quali Dante pone ezian-
dio Arante toscano , il figliuolo di Olideo 7 Asdente ,
Calcante , Tiresia tebano , e gli altri indovini. Oltre di
ciò intorno al medesimo fiume si veggono ancora altri
accidiosi , che a modo d' una rtota da capo a piedi
raggirati si fiaccano tutte le ossa. Ma Flegetonte con
spaventevole strepito cade giù in certo profondo d'una
ripa dove stanno i fraudolenti con Gerione in forma di
mostruosa figura. Perciocché egli ha la faccia umana,
e tutto il resto di serpente sino alle ascelle , con le
branche pelose , ed ha il dosso , il petto , e le coste
dipinte di nodi , e di rotelle di colori diversi. Vi si
pone eziandio la nera Frode, piacevole in viso, d'abito
onesto , umile nel volgere degli occhi , e grave nelf
andare , ma con tutto il resto sozzo e deforme , co-
perto da un lungo e largo panno , sotto cui nasconde
un coltello avvelenato. L'anime dannate in questo luo-
go alcune sono tagliate in più pezzi , altre stanno nei
ghiacci e nelle fiamme, altre sono involte fra i vermi,
e trangugiate dai serpenti , ed altre sono dai diavoli
in forma di Frode flagellate e strascinate.
Di qui si perviene nel quinto luogo dell' Ira più
al basso , dove è una fossa, nella quale per certi sco-
gli scende un' acqua puzzolente ; e nel fosso ripieno di
pantano nero e puzzolente che si chiama palude stigia,
cioè tristizia, e nasce d'Acheronte, sono immersi gli
iracondi ignudi con sembianti fieri e sdegnosi , che l'un
CAPITOLO XXXI. 285
l'altro §>} percuotono con le mani , con i piedi, con la
testa , e col petto 7 e si squarciano le membra ; oltre
un grandissimo numero d'orsi spaventevoli , che cru-
delmente gli sbranano co* denti , essendo tuttavia af-
fogati dal fango che entra loro nella gola. Sopra la pa-
lude è un grandissimo arco , dopo il quale si arriva
ad un 9 altissima torre , che nella cima tutta arde ed
avvampa di fiamme j ed al piede ha un 9 acqua , per
la quale sono condotte in una barca le anime alla città
di Dite , che sopra la porta , la quale è tutta avval-
lata d'intorno , ha infiniti diavoli di strane forme, tutti
con le ali di vespertilioni , e di serpi : della qual for-
ma ne dipinse assai intorno a S. Antonio il buon Mar-
tino maestro di Alberto Durerò; ed ha la muraglia tutta
di color d'acciajo infuocato , e dentro è tutta buja ,
ed ingombrata di nebbia. È circondata da altissime tor-
ri , e par cinta da una putrida palude; e quivi stanno
le tre Furie figliuole di Caronte e della Notte.
CAPITOLO XXXII.
Della forma delle tre Furie infernali.
»
JL isifone , Aletto , e Megera furie infernali , lascian-
do Dante , che anch' egli le descrive , sono a lungo
descritte da Stazio in questi versi :
Cadendo già fami ombra alt empio viso
I minor serpi del vipereo crine ,
E gli occlù son sotto la trista fronte
286 LIBRO SETTIMO
Cacciati in due gran cave; onde una luce
Spaventevole vien , simile a quella ,
Che talor vinta è da cantati versi.
Quasi piena di sdegno e di vergogna
Mostra la vaga luna , di veleno
La pelle è sparsa , ed un color di fuoco
Tìnge la scura faccia , dalla quale
V arida sete , la vorace fame ,
/ tristi mali , e la spietata morte
Sopra i mortali cade , e dalle spalle
Scende un orribil panno , che nel petto
Si stringe con cerulei nodi , e questo
Àbito alla crudel Furia rinnova
Spesso la terza delle tre sorelle,
Che la vita mortai coi lievi stami
Misurano, e Proserpina con lei ;
Ed ella ambe le man scotendo , in questa
La face porta con funeree fiamme ,
In quella ha un fero serpe , onde percuote
Varia attristando ovunque volge il piede.
Ed Ovidio parlando di Tisifone , quando Giunone la
manda a levare il senno ad Atamante, così la descrive:
Tisifone con viso empio e inumano
Si veste la squarciata gonna aspersa
Di brutto sangue , e con furore insano
Torce serpi , dei quali si attraversa
E adorna , ed arma poi la destra mano
Della face , che fuoco e sangue versa :
La Tema , e lo Spavento V accompagna ,
E 7 mesto Duol , qual par che sempre piagna.
Alcuni le coronano di narcisi , cipressi, e capelvenere,
CAPITOLO XXXII. 28T
sacrandogli le tortore. Altri gli aggiungono la quarta,
che denota rabbia , e chiamasi Lissa , di cui fa men-
zione Euripide quando finge che Iride per commanda-
mento di Giunone la mena ad Ercole per farlo diven-
tar furioso. Questa ha il capo cinto di serpenti, e por-
ta uno stimolo in mano. Evvi con loro Medusa con
lo scudo , e molte altre mostruose figure , che condu-
cono le anime raggirate ed involte da furiosi venti fra
polve e sassi intorno alla palude. Quindi si precipita
giù in un grandissimo profondo, per il quale passa Oo-
cito fiume nero e caliginoso , che significa pianto , il
quale nasce dalla palude Stigia. In questo fiume gl'in-
vidiosi sono percossi d'aere corrotto , e stracciati da
spaventosi diavoli , e dall' Invidia , che quivi va er-
rando d'intorno , come di lei canta Ovidio :
Pallido ha il volto, il corpo magro e asciutto,
Gli occhi son biechi, e rugginoso il dente,
Il petto arde (Tamaro fele , e brutto
Velen colma la lingua , né mai sente
Piacere alcun se non delT altrui lutto j
Attor ride T Invidia , che altrimente
Si mostra ognora addolorata e mesta ,
E sempre è air altrui mal vigile e desta.
Ed appresso si finge che abbia due lingue, e le pop-
pe a guisa di due bozzacchie crespe cadenti dal petto,
e tutto il resto del corpo arido sì che tutte Tossa si
scuoprano , con le gambe ed i piedi torti e macchiati
di mille colori pestiferi, e le mani lorde piene di nib-
bj , cjie lascia volare sopra le anime e beccar gli oc-
chi, e graffiargli con gli artigli.
Nel profondo dell' inferno , dove non si scorge
288 LIBRO SETTIMO
mai luce alcuna , sta l'antico nemico dell' umau ge-
nere Lucifero con gli altri superbi suoi seguaci , che
ivi da tutte le parti di sopra cadono per diversi sco-
gli , e sono per giudizio di Dio percossi dall' aere cor-
rotto , e dall' acqua putrida» Esso Lucifero siccome
quello che non più angelo bello è chiamato dalla Scrit-
tura , ma antico serpente * dragone velenoso , bestia
crudele , leone , diavolo , e basilisco, con sommo giu-
dizio è dipinto da Dante bruttissimo in questo modo:
Lo % mperador del doloroso regno
Da mezzo 7 petto uscio, fuor della ghiaccia ;
E pia con un gigante i mi convegno ,
Che i giganti non fan con le sue braccia.
Fedi oggimai quani esser dee quel tutto
CK a così fatta parte si confaccia.
Sei fu sì bel , com egli è ora brutto ,
E contra 7 suo Fattore alzò le ciglia ,
Ben dee da lui procedere ogni lutto.
O quanto parve a me gran meraviglia j
Quando vidi tre f accie alla sua testa !
Luna dinanzi , e quella era vermiglia $
V altre eran due 7 che saggiungieno a questa
Sovresso 7 mezzo di ciascuna spalla ,
E si giungieno al luogo della cresta :
E la destra parca tra bianca e gialla ;
La sinistra a vedere era tal, quali
Vèngon di là ove 7 Nilo s'avvalla.
Sotto ciascuna uscivan due grand? ali ,
Quanto si conveniva a tan£ uccello :
Vele di mar non vicT io mai cotali.
Non avean penne , ma di pipistrello
CAPITOLO XXXII. 289
Era lor malo ; e quelle svolazzava
Sì , che tre venti si movean da elio :
Quindi Oocito tutto s'aggelava.
Con sei occhi piangeva , e per tre menti
Gocciava il pianto e sanguinosa bava.
Da ogni bocca dirompea co denti
Un peccatore , a guisa di maciulla ;
Sì die tre ne facea così dolenti.
A quel dinanzi il mordere era nulla
Verso 7 graffar $ che talvolta la schiena
Rimanea della pelle tutta brulla t
intendendo Giuda Scariotto per il primo col capo in-
nanzi in quella di mezzo , e Bruto e Cassio in quelle
dalle parti col capo in fuori. Tutto il corpo è coper-
to di pelle , che a scaglie di ferro si assimigliano ; e
tali sono le coscie e le gambe che verso l'altro emi-
spero , cioè quella parte che non è abitata ha rivolta,
restando Tumbilìco nel proprio centro universale del
mondo. £ viene ad esser grande, secondo Cristoforo
Landino interprete di Dante , 1 980 braccia. £ perchè
tutti i luoghi dell' inferno dove sono puniti i sette pec-
cati mortali hanno sotto di loro tanti altri luoghi, co-
me tanti rami sono che derivano da ciascuno dei set-
te peccati , dove parimenti sono tormentate le anime,
ne segue , che in questo ultimo della superbia dove è
Lucifero , si ritrova raccolta ogni sorta di pena e di
cruciato , per essere la superbia fondamento e radice
di tutti gli altri peccati.
Questa descrizione dell' inferno , che io ho som-
mariamente cavato da Dante , ha seguitato il Bonar-
roti ? ed in disegno il fratello di Taddeo Zuccaro, sic-
Ijhimzzo Tr. FoL Iff. io
290 LIBRO SETTIMO
come dissi nelF altro libro; ed oltre loro Tiziano, rap-
presentando le cose maggiori del naturale, e divina-
mente coloritele ; come con Prometeo legato al monte
Caucaso lacerato dall' aquila ; Sisifo che porta un sasso
grandissimo $ Tizio stracciato dall' avoltojo; e Tantalo,
eh' egli dipinse alla regina Maria sorella di Carlo V: e
1 unico Leonardo Vinci, il quale dimostrò le forme de-
gli animali e serpi viventi in mostri mirabili, dipin-
gendo fra le altre cose sopra una rotella la orrìbile e
spaventevole faccia di luna delle Furie infernali, la qua-
le fu mandata a Ludovico Sforza duca di Milano $ do-
po la quale ne fece poi un 9 altra che ora si ritrova in
Fiorenza. Resterebbero l'isole beate , le quali furono
collocate aneli 9 elle nel centro della terra $ ma per es-
sere cosa del tutto favolosa , le lascieremo godere ai
gentili die ne furono inventori. Lascierò anco di dire
degli spiriti di Satanasso, che da varj pittori sono stati
formati convenienti ai mali effetti loro , ma con forza
di disegno in forme diverse con teste , ale, giunte di
satiri , draghi , leoni , cignali, e simili ; con gli orec-
chi grandi ; con le poppe e gambe di satiri , d'asini,
leoni, aquile , e grifi ; con code ed ali spaventevoli :
e similmente in aria con code di mostri e di arpìe,
con corna raggirate in diversi modi , con membri for-
mati parte a squamme, parte a giri, a piastre , dossi,
pallottole , rotelle , lastre , e simili ; con i peli ru-
vidi , aspri , lordi , irsuti , e rabbuffati ; con che' si
viene a dimostrare agli occhi nostri più chiaramente
quanto essi siano pronti ed arditi in spaventare i pa-
zienti, e con loro morsi ed insidie avvelenare ed ingan-
nare il mondo * e di cotali mostri ne espresse molti *
CAPITOLO XXXn. 291
bizzarri e fantastici intorno, stracciandogli i pannila
S. Antonio in aria, il sopraddetto Hupse Martin in car-
ta , che vien fuori in istampa; ed Alberto Durerò* nella
carta del Senso armato a cavallo , con j cani , con la
Morte parimenti a cavallo appresso , che tiene un oro-
logio in mano , e quello gli mostra, dove ne ha, sic-
come tentatore diabolico , dopo le spalle del Senso ,
con la faccia di porco, con le corna ravvoltate in atto
bizzarro , e tutto il resto tanto fantastico , che non è
possibile a vedersi meglio. E quando Cristo va al lim-
bo a liberare i SS. Padri , ve se ne possono fingere
diversi di colali mostri spaventevoli , con le trombe e
buccine in bocca che suonino strepitosamente , come
si vede in una carta in istampa di mano di Andrea Man-
tegna. Così se ne possono rappresentare nel giudizio tre-
mendo di Cristo , come in diversi altri gesti molto ha
osservato nel suo il Bonarroti, e formo, facendo in lo-
ro , secondo i suoi atti , il corpo con faccie sdegnose
e fiere, delle quali molte se ne possono immaginare,
siccome l'una dopo le spalle, e l'altra in faccia , ed
altre alle ginocchia , facendole di colore di ebano , e
con le ali di tigniuola ; ed altri con le corna , e denti
fuora di bocca; e con le ugne sporte in fuori a' piedi,
ed alle mani , fatti in diverse forme di animali , e di
diversi colori , come di ferro , di giallo , di rosso, di
bigio , e simili mischie , tutte tra loro sconformi. A
che fare gioveranno assai li membri dei mostri soprad-
detti nel principio dell' inferno , 'ed ancora altri ani-
mali terribili , fieri , rapaci , melancolici , ed aquatici,
perchè si verranno meglio a dimostrare i loro malvagi
gi e perversi effetti : e con tali forme si possono fare
49*
292 LIBRO SETTIMO
il crudelissimo mostro die tenta Cristo , come lo ha
dimostrato Luca d'Olanda , ed Hisibil Peum ; e l'al-
tro che flagella Giobbe , che si vede disegnato nel li-
bro di Damiano Marassio, ed in molte pitture. Ma quelli
che furono principali pittori di queste bizzarrìe) furo-
no i sopraddetti nel capitolo dei paesi, dei mostri, e
chimere. E questo serpente antico con sette facete d'a-
nimali diversi coronati , e tanti colli congiunti al cor-
po mostruoso per dimostrare le malvaggie e pestifere
nature sue , fu rappresentato , come si vede ueìY apo-
calisse di S. Giovanni , per Alberto Durerò j e questo
basta a superare le bizzarre forme dell' idra d'Ercole,
dello smisurato animalaccio rappresentato nello stre-
gozzo dal Bonarroti, te qual carta viene fuori in istam-
pa tagliata da Marcantonio bolognese , e di altri mo-
stri descritti dagli antichi , e dal moderno Bojardo ,
Ariosto , ed altri , i quali in ciò hanno levato tutto il
meglio che si potesse circa tali mostri e serpenti im-
maginare.
CAPITOLO XXXIII.
Conclusione.
J? inalmente , mercè di Dio, abbiamo secondo l'ordi-
ne proposto nel principio di questo Trattato, discorso
per tutte quelle parti , nelle quali a mio giudicio con-
siste questa nobilissima , ed al pari di ciascun' altra li-
berale arte della pittura , ancora che con assai più de-
CAPITOLO XXXIII. 293
boli forze d'ingegno e di arte di quello che a così al-
ta impresa si richiedeva , nondimeno con tanta indu-
stria , diligenza , e fatica che io mi penserò d'avere in
qualche parte supplito al mancamento dell'ingegno. Per-
ciocché quanto a quelle parti che non sono così pro-
prie della pittura , che non siano anco communi ad
altre arti, come la prospettiva e l'istoria, ho volto e
rivolto , impiegandovi anco buona parte del tempo che
nella pratica della pittura con mio grandissimo pro-
fitto avrei collocato, tutti que' libri onde sperava rac-
cogliere alcuna cosa che potesse illustrare quest* arte;
e quanto alle altre non sono rimaso per disagio o spesa
d'ir vedendo in molte parti d'Italia, e massime iu Ro-
ma e Firenze , illustri e ricche di colali ornamenti so-
pra l'altre , tutte le opere così di pittura come di scul-
tura dei più famosi ed eccellenti artefici, tanto anti-
chi quanto moderni , dalle quali come da tanti cano-
ni di Folicleto io ho osservato quale sia la vera nor-
ma, e regola del dipingere ( in quanto ho potuto col
mio debole giudicio conseguire) la quale mi sono sfor-
zato d'esplicare in questi libri con quella maggior fa-
cilità e chiarezza che è stata possibile in materia così
difficile e sottile , non trattata innanzi da altri , alme-
no così esattamente, come può vedere ognuno che ho
trattato io. Ed ancorché in alcuni luoghi paja che si
possa desiderare questa esattezza, nondimeno olio fatto
a studio, accennando alle volte solamente alcune cose,
ed alle volte anco tralasciandole. Conciosiachè quelle,
come assai chiare e facili per so , non avevano biso-
gno di più lungo discorso ; e queste senza ingombra-
re le carte invano y potevano facilmente essere avvei-
294 LIBRO SETTIMO
tite e penetrate dagli stessi lettori anco di meno che
mediocre ingegno. Oltre di ciò quando per illustrare
più le cose e sottoporle in certo modo agli occhi dei
lettori trattando ciascuna parte di questa scienza , ho
sempre per esempio fatto menzione di alcuni che in
quella parte erano stati eccellenti, acciocché eglino sa-
pessero quale avessero ad imitare ; so ben io che mol-
ti altri vi erano degni di essere celebrati , e proposti
per esempio ed imitazione, come Lorenzetto (1), il
Passerotti (2) , il Somachino bolognesi, Andrea Schia-
(i) Lorenzo di Lodovico Campanajo soprannominato Loren-
zetto 9 scultore ed architetto fiorentino, nato nel tfa% 9 meritò l*a«
micizia di Raffaello , che se ne valse in diversi lavori , e gli fece
sposare una sorella di Giulio Romano suo discepolo. Lorenzetto
compiè il mausoleo del cardinal Forteguerri, da Andrea del Ver*
rocchio lasciato imperfetto , ov' egli cominciò a sviluppare tutto
il suo ingegno. Si trasferì poscia a Jloma , ove malgrado la sua
valentia , non ebbe che opere di poca importanza ; ma stretta
amicizia con Raffaello , questi gli fece commettere il sepolcro che
il cardinal Chigi voleva erigere a sé medesimo nella chiesa di S.
Maria del Popolo. Lorenzetto condusse per esso le due belle sta-
tue di Giona e di Elia , degne dello scalpello greco; se non che,
morti Raffaello ed il Chigi, gli eredi di questo ricusarono di pa-
gargli le statue , e nel suo studio stettero per molti anui. Tutta-
via furono più tardi collocate nel luogo destinato. Come archi-
tetto, costrusse in Roma molte case; il palazzo Caffarelli, la fac-
ciata interna ed i giardini del palazzo del cardinal Della. Valle ,
ove veggonsi di lui due magnifici bassi rilievi in marmo. Dopo
l'assedio di Roma , pel papa Clemente VII scolpì una statua di S.
Pietro che è ali* ingresso del ponte S. Angelo. Malgrado ciò, egli
era povero e negletto , ciuque figli ne accrescevano i bisogni ; e
fu allora che Sangallo y architetto di S. Pietro , lo incaricò di una
parte dei lavori in quella basilica , coi quali s'arricchì in breve.
Appena tranquillo, fu colto dalla morte nel i54*> di quarantaset-
te anni.
(a) Bàrtolommeo fu il suo nome, nacque a Bologna circa il i5ao,
CAPITOLO XXXIII. 295
vone (1) , Giambattista Simoleo, Simon Petarzano (2),
e fu pittore ed intagliatore. Compose un libro sulle proporzioni
e l'anatomia del corpo umano. Fu eccellente ritrattista, e tale che
riguardavalo Guido come il migliore dopo Tiziano. Morì circa il i$g?
lasciando quattro Cigli tutti pittori.
(i) Di cognome Medula , detto Schiavona perchè nacque a
Sebenico nel i5aa. Fanciullo ancora , fu dal padre marinajo con-
dotto a Venezia, ove girando per la ciltù desiderò farsi pittore , e
acconsentendo il padre, entrò in una officina come fattorino. Sprov-
veduto di beni , dovendosi guadagnare di che vivere , incominciò
dal dipingere senza cognizione di disegno, e gli furono per va-
rio tempo mecenati alcuni muratori , pei quali impiastricciava fac-
ciate 9 o casse» o panche, e simili oggetti, studiando in frattanto lo
Stampe del Parmigiani/io. Lacero uel vestito e miserabile alla men-
dicità , egli naturalmente non poteva essere un gran pittore; fin-
ché Tiziano , proponendolo per le pitture della biblioteca di S.
Marco v le quali Schiavona condusse cou più correzione di qua-
lunque altro , lo fece conoscere. Tintoretto parimenti gli rese giu-
stizia ; uè arrossiva d'operare ne' suoi lavori per istudiare l'arte
con cui dipingeva. Tiziano teneva sempre un quadro di Schiavone
nella sua officina , ripetendo sovente, che tutti i pittori avrebbe-
ro dovuto fare egualmente ; confessando però , che avrebbero
latto male a non disegnare meglio di lui. Non ostante il suo
gran merito, dovea per vivere dipingere quadri per botteghe, ed
in alcuni componimenti allegorici di uomini e bestie significò le
sofferenze dell' animo suo. Egli trascinò la miseria per sessanta an-
ni, operando molto e guadagnando poco, benché non fosse invidio-
so né malevolo , ma semplice e schietto così nel vestito come nel
cuore. Finalmente morì uel 1682, e fu sepolto senza pompa dalla
pietà di alcuni muratori suoi amici. 11 mondo che lo calcò vivo ,
lo applaudì morto , e la sua fama crebbe ogni giorno. Tranne il
diseguo, possedeva in grado eminente le qualità del pittore. Le sue
composizioni sono belle , animate le sue figure , nel colorito ri-
corda la soavità di Andrea del Sarto , e il tocco del suo pennello
è quello di uu grande artista. Fece alcune stampe, sì ad acqua for-
te che a chiaroscuro nel genere del Parmigiano, di bellissimo lavoro.
(?) Fu allievo di Tiziano, poiché si sottoscrisse Titiani disci-
pulus in una pala della Pietà a S. Fedele in Milano, ove ecccKer te-
mente lo imita. Pare che abbia voluto innestare al colorito, l'espi es-
^vV
296 LIBRO skrriMo
il Palmetta veneziani, Raffael da Reggio (1), Romolo
fiorentino (2) , Bonifacio (3), e Battista veronesi, Lat-
sione gli scorti e la prospettivi! lombarda , come uei fatti di S. Pau-
lo a S. Barnaba , grandi opere se l'autore fosse stato buon frescan-
te come era pittore ad olio.
(i) Raffaello Motta , noto comunemente col nome di Raffael*
lino da Reggio, nacque nel i55o in un villaggio poco lontano da
Reggio , da Pietro, muratore di professione. Allogato nella scuola
di Lelio Orsi da Novellare, questi scoperse in lui un genio nascen-
te. Ma il povero padre non polendo sopportare le spese del man-
tenimento , dovette richiamarlo in patria, dove lo esercitò in varj
lavori, finché D. Cesare Gonzaga volle che dipingesse alcune fac-
ciate in Guastalla. In questa citta conobbe Francesco da Volter*
ra f il quale se lo condusse a Roma, e lo fece entrare nella scuo-
la dello ZuccarL Ma egli era dotato di troppo ingegno per chiu-
dersi uei limiti dell' imitazione , e infiammato alla vista delle ope-
re de* sommi maestri volle crearsi uno stile suo proprio, e farsi ca-
po d'una scuola che ebbe di poi ammiratori e seguaci ; ed egli vi
fu il principe, giacché ha bella distribuzione nelle figure, morbi-
dezza nel colorire , grazia negli atteggiamenti, rilievo e spirito,
né gli manca se non studio maggiore di disegno. I suoi quadri ad
olio nelle gallerie sono rari ; a Roma abbondano i suoi freschi, i
quali sono bellissimi, se di figurine. Nel palazzo di Caprarola pel
cardinal Farnese opero di competenza con gli Zuccari, e Gio-
vanni De 9 Vecchi $ e con tale diversità che le sue figure pajono
vive , le altrui dipinte, 11 De 1 Vecchi ingelosì di quel giovane al-
tamente , e inSultollo , onde Rajffaellino dovette partirsene e tornò
a Roma, ove non conducendo troppo regolata vita, l'anno seguen-
te nel mese di maggio 1578, morte immatura rapivalo di soli 37 an-
ni. Egli fu compianto da tutti, e Roma rinnovò quasi le lagrime che
sparse per Raffaello,
(a) Romolo Cincinnato nacque a Firenze nel 1 5oa , fu allievo
del Sahiati uno de* pittori di Filippo //, al quale sottentrò , e
stette parecchi anni in Ispagna, e fece molte opere particolarmen-
te a fresco nell' Escuriale , a Guadalaxara, e nel palazzo del duca
dell' Infantado. Eseguì molle pale ad olio , e la più celebre è una
Circoncisione a Cuenca per l'effetto ammirabile dello scorcio d'una
delle figure, ed egli ne conosceva sì bene il merito , che dichia-
rò di pregiare piò una gamba di quella figura, che tutte le pitture
dell' Escuriale. Morì a Madrid nel i5g3.
(5) Nato in Verona, e secondo altri a Venezia verso l'anno 1491*
CAPITOLO XXXIII. 297
tanzio bresciano, Ambrogio Borgognone (1) , e Pietro
Rizzo milanesi, i Campi (2) cremonesi, Bernardo Soia-
Fu allievo di Palma, di cui imitò la delicatezza; poi di Giorgione,
di cui amava la forza ; e finalmente di Tiziano , a cui tolse il co-
lorito, e di cui fu compagno indivisibile finché visse. A Venezia ,
ove abbondano i suoi quadri , talvolta lo si confonde coli' amico,
tanto bene imitollo. Ma pure imitando conservò sempre un genio
creatore, sveltezza , e grandiosità soltanto a lui proprie. Uno de'
suoi quadri migliori raffigura, i venditori scacciati dal tempio; è
molto lodata la risurrezioue di Lazzaro eh' è ora a Parigi. Cono-
sceva il Bonifazio la prospettiva lineare , come lo provano i suoi
trionfi , fatti dietro le poesie del Petrarca, che furono portati in
Inghilterra. Morì nel i553.
(i) Celebre pittore milanese, che fioriva circa il i5oo, e di-
pingeva ancora nel i535. Si ignora qual maestro s'avesse. La sua
pittura più grande e meno danneggiata è quella che conservasi nel-
la chiesa di Cremenó in Valsassina. Il piegare delle vesji ornale
di ricami d'oro, qualche secchezza di contorni e l'esilità delle ma-
ni ricordano l'antica mauiera , ma i volti sono tali che fecero ri-
guardare questo quadro qual' opera di Bernardino Luini.
(2) Galeazzo Campi nato in Cremona nel »47^> P» u c ^ e P er
le sue pitture, che souo perdute, è celebre per essere stato lo sti-
pite di una grande famiglia pittoresca. — Giulio Campi primoge-
nito di Galeazzo nacque il i5oo; apprese l'arte dal padre, il quale
non vedendosi capace a sviluppare il gagliardo talento del figlio,
lo rivolse a Giulio Romano a Mantova , dal quale trasse grandio-
sità di disegno, magnificenza d'architettura, ed universalità di ta-
lento, ludi studiò il Solari, Tiziano, Pordenone, Raffaello, ed
altri; colse il migliore di tutti, e formò uno stile che sa della ma-
niera di tutti ! edè tuttavia originale. S. Margherita di Mantova
e chiesa quasi intieramente da lui dipinta, ove operò e grandi pit-
ture, e cammei « e stucchi, e grotteschi eie. Le prodezze di Er-
cole a Soragna mostrano tutta la sua intelligenza nel nudo ; uua
sua Famiglia nel leggiadro stile correggesco ; i SS. Pietro e Mar-
cellino quadro tizianesco ; un S. Girolamo a Montano , robusto
come i quadri del suo maestro; un arcangelo S. Michele, gran-
dioso e robusto , sono i capilavori di Giulio. Operò molto , e ab-
bondano le sue cose a Mantova, e nel Cremonese* Egli amoroso
de' suoi fratelli, come Lodovico Caracci, fu loro di padre e mae-
298 LIBRO SETTIMO
ro (1), con i due fratelli dei Maini pavesi 7 e molti
altri così forestieri , come italiani , facendo io men-
stro. Mori a Cremona nel 1579. — Antonio Campi fratello ed al-
lievo di Giulio , ajutava il fratello ne' compartimenti delle gran-
di opere , ed era grande nello scorciò , e nella prospettiva. Segui
piuttosto Correggio che altri ; spiritoso e risoluto in dipingere, era
nondimeno ineguale, e dimandava freno. Inoltre fu storico, e scris-
se l'opera seguente: Cremona, fedelissima città e nobilissima co-
lonia de' Romani 9 rappresentata in disegno col suo contado , ed illu-
strata d'una breve istoria delle cose più notabili appartenenti ad
essa, e di ritratti naturali de 9 duchi e duchesse di Milano e com-
pendio delle lor vite , con molti intagli a bulino, disegnati da lui,
ed eseguiti da Agostino Carocci, Ebbe da Gregorio XIII l'inse-
gna di cavaliere, per servigi prestati come architetto. Mori poco
dopo il \5q\.~- Vincenzo Campi altro fratello ed allievo di Giu-
lio , fu inferiore nel disegnare , ma non nel colorire, ai fratelli.
Fece buoni ritratti, ma poche tavole d'altari. Mori quasi alla stes-
sa epoca del fratello Antonio, Era anche intagliatore , e siccome
tale incise in rame la pianta della città di Cremona, nel i584.—
Finalmente Cremona vide nascere nel i5?a un altro Campi di no-
me Bernardino » da un Pietro orefice , il quale gli apprendeva il
diseguo e voleva che seguisse la sua professione. Ma veduta una
tela di Giulio Campi, s'accese di amore della pittura, e costrinse
il padre ad allogarlo sotto Giulio Campi , indi a Mantova sotto il
Costa , ove molto dopo per le nozze del duca Guglielmo Aggiun-
se il dodicesimo Cesare agli undici di Tiziano, e quello fu non
indegno di questi. I suoi freschi in S. Sigismondo, fatti di fronte
ai capilavori del Baccaccino e degli altri Campi, furono lodati dal-
lo stesso Giulio e da Solari; la cupola di S. Giacomo è una delle
più maravigliose d'Italia, dove si mostrava, è vero , meno origi-
nale ed ardito degli altri Campi, ma più corretto. Insegnò il di-
segno all' illustre pittrice Sofonisba Anguisciola, non ultima glo-
ria di questo maestro. Oltre essere stato un valente pittore , fu
anche molto dotto nelP arte, come lo mostra un suo Trattato di
pittura con grandissima cura eseguito. Fu anche bravo intaglia-
tore in rame. È ignota l'epoca della sua morte, ma si sa che nel t584
viveva ancora.
(1) Bernardino Gatti, chiamato il Soiaro pel suo faceto tem-
peramento , e per la professione paterna , nacque nel principio
CAPITOLO XXXIU. 299
zione in questo trattato dei pittori , non per scriver
le vite loro , ma per cagion d'esempio, bastava che io
iie nominassi alcuni , e massime di quelli che essen-
do di già morti 7 si potevano senza invidia ricordare.
Oltra clie molte volte il numero grande che si nomi-
na degli autori , è cagione che si scema in certo modo
non pur la riputazione dell' arte , che per darsi pve-
gio a molti che in lei siano divenuti eccellenti, è te-
nuta di minore stima , poiché da tanti così facilmente
se ne conseguisce l'eccellenza ; ma anco di quei po-
chi artefici che veramente sono eccellenti , dei quali
soli dovrebbe essere propria la lode, ed il vanto, e
non communicarsi a tanti altri.
Io ho poi in tutta quest' opera, quando ho trat-
del XVI secolo probabilmente a. Pavia , benché Vercelli e Cre-
mona le contendano tale onore ; ebbe i principi dell'arte da Cor-
reggio, al quale nelle sue massime fu sempre aderente; niuno me-
glio di lui emulando il maestro nella delicatezza de' volli > nelle
verginali sembianze, nei lucidi fondi,, nella soavità in fine che
spira per entro ogni quadro di Bernardino» In Piacenza fu ajuto
e compagno al Pordenone nelle pitture della chiesa della Madon-
na , che lasciate da quegli imperfette , furono da lui compiu-
te , né vi si ravvisa diversità di -stile. Cominciò a dipingere in
fresca gioventù» né depose il pennello che in decrepila vecebiaja,
dipingendo colla sinistra , quando da paralisia ebbe colpita la de-
stra; in tale stato, e ottuagenario esegui per la 'cattedrale di Cre-
mona il gran^quadro dell' Assunta , opera maravigliosissima. Pu-
rè di tanto pittore , che fiorì tra i migliori del miglior secolo , è
incerta ogni memoria, perfino la patria. Ben ci compensano di tale
mancanza le sue opere in Piacenza a canto a quelle del Porde-
none; in Parma il suo quadro della moltiplicazione dei pani; l'al-
tro veramente correggesco rappresentante il presepio in S. Pietro,
e moltissime altre pitture , molte delle quali in Inghilterra ed in
Ispagna. Terminato il quadro dell' Assunta , moriva Bernardino
nel 1575.
300 LIBRO SETTIMO
tato di quelle parti che sono più proprie di quest' ar-
te , come dei lumi , e dei colori , usato un modo di
dire ordinario e familiare senz' alcuno ornato , fram-
mettendovi anco molte parole meno approvate, e che
non si trovano usate dai toscani. Conciosiachè ho pro-
curato principalmente di essere inteso, giudicando che
da chiunque insegna alcun 9 arte , si ricerchi piuttosto
facilità e chiarezza, che ornamento ed eleganza di stile.
Onde ben disse colui che « ornari res ipsa negai con-
tenta doceri ». E se alcun* arte è che non ammetta or-
namenti di parole, e che sia malagevole ad essere espli-
cata , senza dubbio è la pittura , in modo che io du-
bito che in molti luoghi, tutto che mi sia grandemen-
te affaticato di agevolar le cose , non sarò facilmente
inteso. Ma quanto alle parole meno approvate , elle
sono così proprie di quest'arte, e per conseguenza così
significanti appresso i pittori , che non si potevano in
alcun modo tralasciare volendo essere inteso , poiché
con un 9 altra parola sola non era possibile significare
il medesimo ; e volendo circoscriverla con molte , si
veniva anzi ad intricar le cose che ad esplicarle. Ma
quando anco quest 9 arte fosse stata più capace di or-
namenti , io non poteva in verun modo soddisfare agli
orecchi di questi delicati. Perchè in così poco tempo
che mi è stato concesso da Dio di potere operare, es-
sendo come ognun sa nel fiore degli anni fatto poco
meno che inutile , per la perdita della vista neir an-
no trentesimo della mia età , non è stato possibile che
io abbia dipinto tanto quanto si sa , e speculato ed
osservato tanto in questa professione , come si vede
raccolto in cotesti libri j e che abbia potuto anco ba-
CAPITOLO XXXIII. 301
dare a far conserva delle più scelte parole del Can-
zoniere del Petrarca , o del Decamerone del Boccac-
cio. Gli studiosi adunque pregiando più la sodezza dèlie
cose , che un dolce suono che gli lusinghi le orecchie,
non restino d'impiegare alle volte qualche ora che gli
avanzi in leggere questo trattato, che senza dubbio ne
riporteranno utile ed onore, osservando quei precetti
che quivi avranno apparato, e loderanno me , se non
dell 9 ingegno almeno della diligenza ; e di questo one-
stissimo desiderio che ho avuto di giovare al mondo,
e dello sforzo che ho fatto per conseguirlo. Il che io
riputerò onorarissima e compitissima mercè di tante
mie vigilie e fatiche.
FINE DEL LIBRO SETTIMO ED ULTIMO.
INDICE
DEI CAPITOLI
CONTENUTI NBL VOLUME TERZO
LIBRO SETTIMO
DELL* ISTORIA DI PITTURA.
Cap. I. Della virtù e necessità dell 9 istoria 7 e
forma die vogliam dire della pittura . . T
Cap. II. Della forma di Dio Padre Figliuolo
e Spirito Santo ......... 8
Cap. III. Della forma delle jerarphie , e nove
cori degli Angeli, secondo i loro ufflcj . 15
Cap. IV. Della forma della milizia del cielo . 25
Cap. V. Della forma delle anime beate . . 28
Cap. VI. Della forma di Saturno y primo pia-
neta secondo gli antichi 34
Cap. VII. Della forma di Giove . . ' , . . 38
Cap. Vili. Della forma di Marte 55
Cap. IX. Della forma del Sole 61
Cap. X. Della forma di genere ..... 79
Cap. XI. Della forma di Mercurio .... 96
Cap. XII. Della forma della Luna . . . .401
Cap. XIII. Della forma di Vulcano Dio del
fuoco 110
Cap. XIV. Della forma di Giunone Dea delfa-
ria 7 e delle sue Ninfe 113
Cap. XV. Della forma delV Oceano, di Nettu-
no, delle ninfe e mostri marini. . . .123
-303
Gap. XVI. Della forma dei fiumi, e delle Na-
jadi ninfe loro 137
Cap. XVII. Della forma delle Muse . . . .145
Gap. XVIII. Della forma della Fama . . .150
Cap. XIX. Della forma dei Venti 154
Cap. XX. Della forma della Terra . . . .159
Cap. XXI. Della forma di Pane , di Eco, dei
Satiri , Fauni , e Silvani 1 68
Cap. XXII. Della forma delle Ninfe. . . .473
Cap. XXIII. Della forma del corpo umano , e
dei suoi artefici^ 477
Cap. XVIV. Della forma delle ossa nel corpo
umano 183
Cap. XXV. Della forma degli Eroi, dei San-
ti , e dei Filosofi, tanto anticJii quanto mo-
derni 192
Cap. XXVI. Della forma degli uomini mostruosi 219
Cap. XXVII. Della forma degli abiti e delle
armi 224
Cap. XXVIII. Della forma dei tempj , ed altri
edificj . . . 243
Cap. XXIX. Della forma di alcuni Dei imma-
ginati dagli antichi 257
Cap. XXX. Della forma di alcuni mostri infer-
nali , e di Minos, Eaco , e Radamanto . 273
Cap. XXXI. Della forma di Plutone , di Pro-
serpina 7 e delle Parche 279
Cap. XXXII. Della forma delle tre Furie in-
fernali 285
Cap. XXXIII, ed ultimo. Conclusione • . . 292
FINE DELL* INDICE DEL VOLUME TERZO ED ULTIMO.
INDICE GENERALE
DELLE MATERIE
CONTENUTE NELLA PRESENTE OPERA
' N. B. Il numero romano indica il volume 7 t arabo
la pagina, la lettera u la nota.
Abastro cavallo di Plutone III 28 1
Abate (dell'i Niccolò II 3 a 7 n.
Abbracciamento e suoi moti I 2^8.
Abele I 267. II iS3.
Aben-Sina V* Avicenna.
Abeyk Giovanni pittore I i83/i«-
iuvcntò o si risovvenne della
pittura ad olio 184 «•
Abido e Sesto I 236.
Abimelech uccisore di settanta fra-
telli I 229.- ucciso da una fem-
mina II 339.
Abiron 18.
Abitatori delle isole baleari chiu-
devano le loro vesti con bottoni
d'oro I 357.
Abitazioni primitive degli uomi-
ni III 244.
Abiti cangianti da chi inventati
III 22£.
Abito bianco convenirsi a Dio I
347.
Abitò sacerdotale di Aronne co-
me era formato III 241*
Abiu bruciato I 377 II 187.
Abramo I 214* 919* 220. 222. II
i83. - assale i cinque re che me-
navano prigione Loth I 236.- in
atto di sacrificare Isacco 238. -
dà a mangiare ai poveri 245.-
riporta una gran vittoria contro
cinque re 272.- ed Agar ; Il 217.
Abramo da Mantova musico II 196.
Lorna zzo Tr. VoL IIJ.
Abuso che si fa nella pittura dei
colori trasparenti I 336.
— che suol farsi nel formare i tro-
fei II 3 16.
Acca Laurenzia nutrice di Romo-
lo II 284 n.
Accademia di Cicerone II 198.
—di S. Luca II 201 «.-da chi fon-
data 445 n.
Accademia ed ospizio per poveri
studiosi di belle arti fondata
nella propria casa da Federico
Zuccari lì 201 n.
Accorgimento e suoi moti I 260.
Accusa ridicola contro Fidia fu
. scintilla che accese la guerra del
Peloponneso III 52 n. - prover-
bio nato da ciò ivi.
Aclieloo fiume come descritto da
Ovidio IH i3 9 .
Achemene pittore III 92.
Acheronte ti urne dell' inferno III
i43. 277.
Achitofele I 287. II 188.
Achille I 2i9.-stando fra le figlie
di Licomede vieue scoperto da
Ulisse 2 56.
Achille Tazio I 24** 37^* 298. II
2i4- 216.
Acì mutato in fiume come descrit-
to da Ovidio HI 139.
Acidalio fonte sacrato a Venere
H 19».
906
Acqua forte (maniera d'incìdere
all') scoperta da Parmigianino
li /ign. -contrastala dai tede-
schi che l'attribuiscono a Du-
rerò ivi.
Acrone re vinto da Romolo II3o2.
Adad I 2o3.
Adamo I 267 II 75.
— ed Eva I 8. 2 i4«- scacciati dal
paradiso terrestre 369. -ignudi
nel paradiso terrestre II 23 1.
Aderbale ucciso da Giugurta in
Cirta II 339 11.
Adone II 997 n.
Adrasto I 228.
Adulazione e suoi moti I 246»
Aetone uno dei cavalli del Sole
III 65.- di Plutone 281.
Aezione pittore greco espose ai
giuochi olimpici il quadro delle
nozze di Alessandro con Rossa -
ne II 220 n.- premio che ne ot-
tenne ivi.
Affetti umani descritti dai poeti
II 468.
Affreschi dei Zucca ri alla Trinità
de* Monti in Ruma II 200 n.
Affresco del Sodoma rappresen-
tante le nozze di Alessandro e
Rossano II 220 n.
—di Raffaello rappresentante il
medesimo soggetto ivi.
Afrodite nome di Venere I 204
n. III 81.
Agapete ninfe III 176.
Agar I 2i4»- vede il figlio presso
a mancare per la sete 243.
Agasia di Efeso scultore II 267 n.
Agata reo pittore greco primo de-
coratore teatrale II a3 ti.- scris-
se su ciò un trattato ivi.
Agave figlia di Cadmo II 284 ».
Agelada scultore greco II 90. Ili
49 n. 75 n.
Agelasto I 225*
Agesandro scultore greco uno
dei tre autori del Laocoonte I
277.
Agesilao re di Sparta I 243.* sue
virtù ivi n.
Aglaofone pittore greco III 74 n.
Aglaura figlia di Cecrope sacrifi-
ca la sua vita per la salute pub-
blica II 278 n.
Aglauro convertito in sasso 1 2t6*
Agnelle nere sacrificavansi alle
tempeste I 344*
Agoracrìto allievo di Fidia III
5o n.
Agostino (S.) I i5.
Agostino Milanese II 47*
Agostino Veneziano incisore II
102 n. Ili 179.- sue notizie ivin.
Agricoltura quanto onorata dai
romani II 285 n.
Ajace I 219.
Alabanda città I i53 it.
Alamanni poeta II 487. 4{)8* 5i3.
521.
Alberi e loro moti I 3i3.
Alberti Cherubino intagliatore II
274 n.
Alberti Leon Battista II 17/1. 141.
Albertino da Lodi pittore II 522.
Alberto Magno I 175. 206. III l4*
Albino I 238. ^
Alcamene scultore greco allievo
di Fidia III 5o n. io5.-sue no-
tizie ivi n.
Alchindo medico arabo II 26 tu
Alcibiade suonando un piflaro ,
vedendo Socrate che toltolo a
suonare gonfiava le mascelle,
indispettito lo gittò via I *53.
Aldegrever incisore II 4^4*
Aldo Grave V. Aldegrever.
Alessandria di Egitto , ne fu ar-
chitetto Oinocrate II 38c it. - sua
vantaggiosa situazione iW-quan-
do fondata ivi.
Alessandro Magno II 189. 359. -
sorpreso dai nemici, fu veduto
gitlar fuoco dal corpo 1 190.
228.- rappresentato con volto di
Paride 21 i.- ucci sor di Catasta-
ne 228. 239.- al suqoo di un cer»
lo istruraento accendevasi alla
battaglia, e ad altre cose a5a. -
col folgore in mano dipìnto da
A pelle 33b. -si leva di testa il
diadema per medicar la ferita di
Seleuco 546.- decreta che il so-
lo Lisippo potesse eseguire la
sua immagine in bronzo, Apel-
le dipingerla , e Pirgotele scol-
pirla su pietre preziose II 74
n. 371.
Alessandro Napolitano III 43* 70.
86. iti* 116. 199
Alessandro pittore antico di ani-
mali II 4?4*
Alessandro Severo II 378.
Alessi Galeazzo architetto li i^on.
Aletto una delle Furie rappresen*
tavasi nera I 345.
A le tloria sorta di pietra II 435 n.
Aìexicacon I 3o3.
Alfeo fiume III 143.
Alfieri romani come erano vestiti
III a3a. o34-
Alfonso da Ferrara musico II 196.
Alfonso Lombardo scultore III
181.
Algardi rifece il destro braccio
alla statua del gladiator Borghe-
se II 367 ri.
Aliloco discepolo di A pelle dipin-
se Giove partoriente III 44*
Allegrezza e suoi moti I 2-4» • 2 55.
Allegri Antonio V. Correggio.
Allori F, Bronzino*
Allumare una figura di uomo col-
lerico Il io5. -di sanguigno ivi*
di flemmatico 106.- di melanco-
lico 107- -del collerico sangui-
gno ivi - altri di qualità mezza-
na 108.
Alosto I 3go.
Altari diversi degli antichi II 288.
Altea I 228. II 187.
Amadeo Gio. Antonio scultore III
1 81. - sue notizie ivi n.
Amadriadi ninfe III 175.
Amanno II 187.
307
Amasi I 166. II 368.
Amicizia ed inimicizia de' colori
naturali I 339. ]
Amicizia ed inimicizia dei moti
I394.
Amilcare Barcas I 234.
Ammiano Marcellino II 38 r n.
Amnon ucciso nel convito li 188.
perchè 34 '•
Amorevolezza e suoi moti I 947. .
Amori diversi come vadano com-
posti II 31 5.
Ampsìprostilo I i5a.
Amri re «l'Israel Io I 377 ».
Anacarsi ovvero degli esercii/ dia-
logo di Luciano li 969 n.
Anadiomène nome di Venere III
9».
Anagli plica II 32.
Anasarco filosofo I 334* -sua co-
stanza ivi»
Anassagora filosofo I 395*. II s3.
Anatomia del corpo umano fatta
da Leonardo IH i83.
Anatomia fondamento e base del-
le invenzioni N 466.- vantaggi
che da ciò ne derivano ivi.
Anauro fiume 111 i43«
Anchise padre di Enea I 391. II
240. 356. - nel fare i sacrifici
aveva il capo coperto di rosso
I 35o.
Alleili scudi sacri dati in custo-
dia ai sacerdoti salii II 28?*
Andrea del Sarto, sua pittura del-
la Carità I 975.
And rino di Edesia pittore I 54*
II 331.
Androcide 11 4 f 5/t.
Andromaca sacrificando ad Etto-
re cuopriva il sepolcro di ver-
di cespugli I 353.
Andromeda legata al sasso I 973.-
liberata da Perseo II 192.
Andronico Cirreste e sua torre dei
venti III i55.
Anelli dati dal bramino Jarca ad
Apollonio Tianeo 11 364 »•
308
Anfìarao inghiottito dalla terra
IH 99
An fi 011 e II 195.
Anfiteatro di Vespasiano detto il
Colisèo I »58. Ili 252.
—di Pola III i5a.
— di Verona detto l'Arena I i58.
III o5a.
A n friso fiume III i.{3
Angeli che suonano trombe nel
giudizio di Michelangelo I 253.
Angeli dipinti da Gaudenzio inS.
Maria di Sarono I 34 ■ -in S. Ma-
ria delle Grazie in Milano ivi - a
Traona in Valtellina iW-a Mor-
begno ivi.
Angeli loro natura I 384- - che co-
sa sono III 1 5. - loro jerarchie e
loro nomi 16. -come" debbano
rappresentarsi i Serafini 1V1-1
Cherubini 1 7.- i Troni ici-le Do-
minazioni 19.- le Potestà ivi - le
Virtù 20.-Ì Principati zW-gli Ar-
cangeli ai.- gli Angeli 23. -loro
numero secondo Daniele ^.-se-
condo-Alberto Magno ivi.
Angeli apparsi ad Abramo III 22.
Angelica I 2i5. 218.
Angelico (B.) II 178 n.
Angelione scultore greco III 108».
Angelo' Gabriello III 22.
Angelo Raffaello II 76.
Angelo che apparve a Cristo nelP
orto, quadro di Correggio 1 3^4*
Angelo c^e percuote nel campo
degli assirj I 375. - che uccide i
primogeniti di Egitto ivi- appar-
so ad Hermes III 22.
Angelo (Fra) pittore II 371.
Angelo (Fra) scultore II 364*
Anguisciola Sofonisba pittrice II
375. sue notizie ivi n. HI «298 n.
Angusticlave cosa fosse HI 22 5 n.
Aniene fiume I 157.
Animali fuggono il rosso I 35?.-
adoperati dagli antichi. in rap-
presentare le passioni ed altro
II 4(6.- dedicati al Dio Marte
III 60. - consacrati al Sole 71.
Anime beale e loro seggi secondo
l'opinione di Dante III 29 -co-
me devono formarsi 32. -segni
che sono necessari per far di-
scernere una dall'altra animai.
Anista corriere dei lacedemoni lì
272.
Anito di Tegea poetessa HI 48 ».
Anna I 378.
Anna (d') Martino II 45 «.
Annibale I 234* ^9. II 189. 256.
Annibale Padovano musico 11 196.
Anottica prima vista I 4>4 U 4 ( *
Ansietà e suoi moti I 218»
Anteo I 226.- ucciso da Ercole 248.
Antermo scultore greco III 76. •
sue notizie ivi n
Antero o il Contro-Amore figliuo-
lo di Venere HI 80 n.
Antichi nelle feste solenni di cia-
scun mese usavano distinti ve-
stimenti I 357. -come educava-
no alle arti il gusto del popo-
lo II 92 11. -solevano con anima-
li rappresentare le passioni ed
altre cose 4 16. - perchè divano
una chiave a Plutone 438.
Antidoto pittore greco II 82 n.
Antigone tragedia di Sofocle I
189 n.
Antioco II 208.
Antolio figlio di Mercurio I 261.
Antologia greca III 92 n.
Antonello da Messina partecipò 1
all' Europa il segreto di dipin-
gere ad olio I i84 n.
Antonino Pio I 243 III 43.
Antro consacrato a Cerere in Ar-
cadia III 166.
Anubi idolo egiziano lo stesso che
Mercurio II 20$ III 98
Anversa (di) Gioacchino II 447.
Anversa (di) Giovanni II 448*
Aod uccide Eglon I 236 II 187.
Aone II 191.
Apellell 77.78 rt. 8 t. 83. 168. 37 t.
4oi. 4^4* 443* 4^9* 466. - perle-
zionò la pittura I 16. - dietro il
giudizio del pubblico riforma-
va le sue pitture 32.- stupendo
ned' arte , puro e semplice di
natura 276. -dipinse un cavallo
che faceva nitrire i cavalli che
lo vedevano 3ao.- dipinse Ales-
sandro col folgore in mano ivi-
comprò un dipinto di Protoge-
ne II 78 n.- conseguenze di ciò
iW- dipinse la favola di Mida
186. - ritraendo Antigono gli
ascose l'occhio difettoso 371.
Api vedute volare in bocca di
S. Ambrogio , e di Platone II
«57.
apocalisse di S. Giovanni I 356.
375. II 43a. Ili Si.
—intagli in legno di Alberto Du-
rerò 11 248. in 99?*
Apoforeti II 266*
Apollo si cangiò in corvo, e per-
chè I 226 n. -perchè fatto dagli
antichi di proporzione di nove
teste II 78. -s6dato da Mar sia
1 92.- perchè detto Musagete III
146.
Apollodoro ateniese primo a di-
pingere con pennello I i5.-suo
merito nelP arte III 1 19 ».
Apollonio II 24*
Apollonio ateniese scultore II 4»4-
àutore del torso di Belvedere
38 1.- come anche del gruppo
detto il toro Farnese 4*4 "•
Apollonio rodio II 38 1 n.
Apollonio tianeo li 264 "•
Apostoli come usarono portare i
capelli I 3o6.
Apoxiomenes statua di Lisippo II
75 11.
Apparati delle scene come si fan-
no col quadro geometrico II 1S7
Appiani famiglia HI 217.
Appiano II 265
Appio Claudio II 218.
Apulejo II i85. Ili 98. 1 17.- come
descrive Venere 79.
309
Aquila di Giove rapisce Ganime-
de II 214.
Aquilone vento V. Borea.
Arabi sacrificavano ogni anno un
fanciullo II 279.
Aragonese famiglia III 217.
Arato II 228 n. - liberatore di Si-
done III 93.
Arbori convenienti a ciascun Dio
II 288.
Arca di Cipselo II i85.III io3. 167
Arca di Noè I i55.
Arcesilao scultore HI 92.- sue no-
tizie ivi n.
Archelao re di Macedonia e sue
crudeltà I q3o.
Archi trionfali H3o8.-di Roma
329.
Archimede II 36. - ucciso dai sol-
dati di Marcello mentre dise-
gnava in terra figure geometri-
che 196. 243.
Archita tarantino matematico I
175. -inventore del cubo geo-
metrico ù>iw.-sua colomba vo-
lante di legno ivi • libera Plato-
ne dalla morte ivi.
Architetti antichi cavarono le pro-
J>orzioni dei fregj da quella del-
'uomo II 348.
— del tempio di Diana in Efeso III
109 n.
Architettura e sue parti III o5o.
Architetture di Pellegrino Ti bal-
di II 327 n.
Arcieri romani come erano vesti-
ti III 232.
a cavallo come armati III
233.
Arcifrone architetto del tempio di
Diana in Efeso HI 108 -sue no-
tizie ivi n,
Arcimboldi Giuseppe II 199. 375 -
sue capricciose pitture 199.
Arco di Pola II 33 1.
Arco di Settimio Severo in Roma
a S. Giorgio in Velabro II
33o.
310
Arco trionfale di Costantino 1 i58.
II 53o.
— — di Settimio Severo 1 1 58. II
33o.
— — di Tito I i58. TI 3og.
— — di Trajano in Ancona 1 158.
II 33t.
— — in Verona I i34«
Arcuato giocatore II 973.
Ardea città antichissima V- Lu-
dio ed Elotta.
Ardente Alessandro II 376. -sue
notizie ivi n.
Ardice corintio primo autore del
dipingere a chiaroscurò I i5.
Ardire e suoi moti I a 36.
Arellio pittore romano antico II
370. - condannato dal Senato
perchè dipingendo Dee ritrae-
va meretrici da lui amate ivi n.
Aretino II 169 n.
Are t usa II 191.
Argia T 220.
Argo pastore addormentato da
Mercurio II ipa.
Argo nave fabbricata dai greci I
i56.
Arianna II 3oo.
A rione II iq5.
Ariosto Ludovico I a 14. 21 5 3*8.
922. 274* 983. 084. 299. 3o3. II
371.484- 4*9- 496. 5ot. 5o2.5o4.
5o6. 507. 5o8.5oq.5io. 5t 4» 5 17*
52ò.- descrizioni di alcuni ani-
mali tolte dall' Orlando I 3o3.
3o4.-sno ritrattò fatto da Ti-
ziano II 371*
Aqstandro sacerdote greco I 346.
Aristide pittore di Tebe 16 5?.
924* - fu maestro ad Eufrano-
re 311 n. -sua celebre tavo-
la rappresentante la presa di
una città qi3 fi. -sua battaglia
di Alessandro contro i persiani
ivi.
Aristide pittore fratello ed allie-
vo di Nicomaco II 214 *•
Aristobolo II 307.- disse pazzi gli
egizi perchè li vide vestiti di
nero 1344*
Aristocle pittore figlio ed allievo
di Nicomaco II 214 n.
Aristoclide pittore greco III 74*
Aristossene 1 225 it.
Aristosseno » suo trattato musica-
le II 196*
Aristotile I 20. 21. 33. 174* ^71.
396. II 7. 8. 10. 14. 79. Ili 69.
94- i44* ~ 8ua opinione rappor-
to alla luce I 071 • II 26.
Aristrato tiranno di Sicione II 214
#1. HI 9 3.
Aritmetica necessaria al pittore I
53.
Armi nel tempio di Ercole inLa-
cedemope udite suonare da lo-
ro stesse II 956.
Armilustrium festa , quando ce*
I ebravasi II 200 n.
Armodice II 4*6.
Arno fiume III §43.
Aron I 375. II i83. - cangia in ser-
pe la verga 1 284- sue vesti 348.-
adora il vitello d'oro 377.
Arpete V. Piragmone
Arpocrate K Silenzio.
Arrigo imp. II 4?6.
Arroganza di Parrasio HI 79.
Arselide di Milasa III 4?*
Arsinoe lì 368.
Arte (1') ammaestra con precetti
generali II 108.
— -del fare le figure di tutto e di
mezzo rilievo II t58.
—del musaico perfezionata dal
Muziano II 445 n.
— di allungare la vista quanto si
vuole II i,54*
Arte poetica di Orazio I 173 ».
Arti belle venute meno per le
inondazioni dei barbari II 460*
Artisti greci sommi perchè filo-
sofi I 28t n,
Arturo re d'Inghilterra II i8g.
Arvali fratelli chi fossero II 283.-
loro insegna 284.
Asaph II 195.
A$cauio I 221. II 187. 256.
Ascenio soldato il 272.
Ascensione di N.S. pittura di Cor-
reggio II 47. »■ „
Ascona Antonio II 33g.
Asdrubale rinuncia l' impero al
fratello Amilcare II 3o2.
Asinìo Pollione III 84 n.
Asino d'oro di Apulejo III 94.
Asino sacrifica vasi a Bacco II 281,-
a Pria pò ivi.
Asopo fiume III i43.
Aspasia protettrice di Fidia III
5o n.
Asprezza e suoi moti I 232.
Assalonne I q 1 5. -molesto ad A mari-
no 288.- fugge dal padre 3o6.-
fa in un convito uccidere il fra-
tello Amnon per l'incesto com-
messo con la sorella Thamar
II a4i. - appeso perle chiome
188.
Assiri percossi dall'angelo I 375.-
assaliti in Samaria da leoni ar-
rabbiati II 245. -primi ad intro-
durre il culto di Venere HI 94.
Assuero pregato da Ester per la
vita di Mardocheo I 273. • per-
chè aveva tutte le camere adob-
bate di turchino 355.- nel con-
vito dato ai principi di qual co-
lore fossero le tende 357.
Assunzione della Vergine, pittu-
ra di Correggio II 97.
A stace fiume III i44-
Astaco 1 029.
Astarte Dea dei fenicj III 35.
Astiage re de' medj I q34*
Astuzia e suoi moti I 359.
Atalanta II 19?.
Atamante I 228.
Atanasio (S.) III a5.
311
Alenalo sua forza straordinaria II
9 7 a *
Ateneo istorico greco II 26,1 n
Ateuiesi in tempo di qualche scia-
gura vestivansi di colore oscu-
ro I 344- ~ bH* solennità del
quinquerzio vestivansi di bian-
co 548. - perchè chiamarono
l'aurora speranza 35?.
Atenodoro uno dei tre autori del
Laocoonte I 977*
Atropo una delle Parche III 98 1.
Aitalo re IH 76 n. - comperò una
tavola di Aristide per cento ta-
lenti I 6.
Atteone III 1 io.
Atti degli Apostoli III ioT.-noa
dicono che S. Luca Evangeli-
sta fosse pittore II 378 fi'.
Attila la 18. ?3o. II 908.
Attilio Hegolo I 220. 224*
Attonito (r) pittore II 201.
Audacia e suoi moti I 225.
Augea re di Elide II 258.
Augure II «277. -come vesti vasi 285.
Augusto ripose in vigore i giuo-
chi lupercali II 265 n.
Aulanio Evandro III 110.
Aulo Gellio II 284 »• Hi 4«-
Aurora boreale I 3g5 /i.
Ausonio poeta I 388. III 87. 101.
170.
Austro vento» eome descritto da
Ovidio III i56.
Avarizia e suoi moti I 216.
Avicenna medico arabo I 386.
Avvertenze da aversi nel dipin-
gere, ordinariamente dai pitto- y
ri trascurate II 1 76.
— nel porre le pietre preziose uè-
gli ornamenti II 4* 2 -
Avvertimenti ai pittori I 199.- cir-
ca il comporre i ritratti li 371*
Baccanali V. Orgie.
Baccanarie di And. Man legnai 2 53
Baccio della Porta V. Bartolo ro-
meo (Fra) di S. Marco.
312
Bacco cangiato in caprone, e per-
chè I 226 n.
— perchè fatto dagli antichi di
proporzione di nove teste II
7 8 -
Bacio e suoi moti I a5o.
Bastioni famiglia III 217,
Baldassa re re dLBabilonia II 225.
Baldovinetti Alessandro pittore II
457 ».
Bamboro fiume HI t43.
Banchetti dati dagli antichi nelle
Solennità Parentali II 292 n.
Bandiuelli Baccio I 3o8. II 102 n.
i57« 247 *• M !79«
Barbarci li Giorgio f. Giorgione.
Barbaro Daniele II 35 1.- sua pra-
tica di prospettiva 56.
Barba rossa I a 18. 2.3 o.
Barberino Francesco III g5.
Barbieri (del) Domenico allievo
del Rosso II 169/1.
Bargone Giacomo pittore II 3og
n -avvelenato da Lazzaro Cal-
vi ivi.
Barnaba (S.) apostolo III ioi. -ado-
rato in Licaonia col .nome di
Giove ivi.
Barozzi Federico I 370.
BarozzoJacomo da Vignolal i?5«-
suo metodo in misurar l'archi-
tettura 126. i38. 140. i45. 148.
Bartoli Pietro Sante incisore II
274 n. 291 n.
Bartolommeo (S.) I 279. II 236. -
come usava vestire 122.
Bartolommeo (Fraj di S. Marco II
233. -insieme a Lorenzo di Cre-
di brucia i suoi studj sul nudo
ivi n. -sue notizie ivi.
Bassa ni (i) pittori I 370. II 4?5.
Bassano pittore II 201 n. 445.-
sue notizie ivi n.
Bassarea sorta di veste II 3oi- da
chi inventata III 23o.
Bassi Martino architetto II 327 ».-
sue notizie 24 «•
Bassirilievi di Annibale Fontana
nella porta della Madonna di
S. Celso io Milano II 157 n.
— di Prassi tei e per l'ara del tem-
pio di Efeso III 85 ».
Bato gladiatore II 267 ».
Battaglia dei Lapiti coi Centauri
scolpita da A Ica mene III io5 tu
Battaglia di Canne II 396 n.
«—di Lepanto II 196 ».
— di Mantinea I 211 ».
—di Platea II 338.
Battaglie come si devono dipin-
gere II 204.
—'navali come vadano composte
II aio»
Beatricetto Niccolò incisore allie-
vo di Marcantonio III 194».
Becco perchè sacrificato a Bacco
II 294 ».
Beda scultore greco II j5 ». Ili
75 ».
Beham Barthel incisore allievo di
Marcantonio III .194 ».
Bellezza e maestà ne* corpi di
quanta importanza I 5i»
Bellino Ferrante lavoratore in li-
ma II 364.
Bellino Gentile II 299*
Bellino Giovanni V Giambellino.
Bellona sorella di Marte III 57.
Belo detto Nembroth I 166.
Beltramo destro nelle armi II 273.-
fu anche pittore ivi.
Bembo II 475.- suo ritratto fatto
da Tiziano 372.
Bembo Bonifacio II 3 21. -sue no-
tizie ivi n.
Benckelaer Gioacchino II i4'«-
sue notizie ivi tu
Benedetto Pavese scultore II 164*
Benignità e suoi moti I 240»
Ben-Sina V. Avicenna.
Benti voglio famiglia III 217.
Berecinzia, culto celebre di que-
sta Dea nelle Gallie III 168 ».
Bergamo Gio. Battista F. Castello
G. B.
Berillo cosa rappresenta II 4&1.
Bernardi Oomen. notajo II 3^5 n.
Bernardo (S.) Ili i4> ?4-
Beroazzano pittore li 4*5. 444* "
eccellente tn far paesi I 3ao.-
dipinse il paese in Un quadro
di Cesare da Sesto ivi - sue no-
tizie II 4^5 n.
Bernin I 281.
Bersabea I 909. - slacciata e sco-
perta veduta da David II a3'i.
Bertano pittore lì 373.- sue noti-
zie ivi n.
Bertucci II 327 n.
Bevilacqua Ambrogio II 32 1. -sue
notizie ivi tu
Bevilacqua Filippo II 32 1.- sue
notizie ivi n.
Bianca era la veste dei sacerdoti
I 345.- dei buoni poeti iW-degli
uomini d'ingegno ivi- della pa-
tria difensori ivi.
Bianco significa semplicità , puri-
tà etc. I 345.
—tenuto da alcuni popoli per se-
fno tristissimo I 349*
bia Sacra I 344*
Bibli II 191.
Bicollo pugnatore IH 76.
Binck Jacopo incisore allievo di
Marcantonio IH 194 n.
Birago Daniele , suo monumen-
to fatto dal Fusina, e lodato da
Canova III 181 n.
Bisdiapason I 67.
Blandizie e suoi moti I 246.
Bles (de) Enrico II 447* -sue no-
tizie ivi n.
Flessi o Enrico V. Bles (de).
Boccaccino pittore I 3o8 338.390.
II 4>t*~sue opere in Cremo-
na I 338.
Boccaccio Giovanni III 126. i56.
Boccalero Gioacchino II 4?5.
Bochar città I 386 n.
Boettiger III 53 n.
Bologna Giovanni I 309. II 3o8.
Boltrafóo Gio. Antonio pittore II
38a. - sue notizie ivi n.
Lomazzo Tr. Voi. III.
3*3
Bolzani Pierio Valeriano II 384 *•
Bona Dea II 384.
Bonarroti Michelangelo V. Miche-
langelo.
Bonifacio pittore II 445 *• IH *96«
sue notizie M n.
Bonvicino Alessandro I 38q. ».
Bordone Paris II 373. 445. - sue
notizie 373 ».
Borea rapisce Ori li a II 2 14. -co-
me descritto da Pausania III
1 56.- come rappresentato .da An-
dronico nelfà torre dei venti
i5? ». -come descritto da Ovi-
dio ivi.
Borella Francesco scultore III 32 1.
Borghese principe II 220 ».
Borgognone Ambrogio III i47>*
sue notizie ivi ».
Borri (dei) Gentile eccellente nel-
le armi II- 374.
Borri (dei) Ottaviano destro nelle
armi II 274.
Bosch Girolamo V. Boss.
Boss Girolamo singolare in rap-
presentare strane apparenze II
001.- sua pittura dell'inferno in
Venezia 1V1 ».
Bottai-i Mons. II 69 ».
Bramante I i65. 3 12. 387. II 140.
328.33r.33a. 366. 4 1 3. -sua pit-
tura del poeta Ausonio I 388. -
suoi Evangelisti in S. Maria del-
la Scala II 46. -suoi ritratti in
Milano in casa Panigaroli 275.-
sua pittura Eraclito e Democri-
to ivi.
Bramantino sua pittura del fami-
glio presso la porta Yercellina
in Milano I 320. - soe pitture in
Milano II 48. -sua deposizione
di croce 5o.- dipinse le ante di
un organo i33.
Brain bilia Francesco . scultore JII
182.- sue opere in Milano ivi-
opere più insigni di questo ar-
tista ivi n.
Brandimarte I 23 1.
21
314
Brescia (da) Vincenzo II 35o.
Bresciano Girolamo f.SavoIdoG.
Breughel Pietro pittore I 537.390
11 447.
Briareo I 935.
Briasside scultore greco. Ili 47»
77. - sue notizie 47 n.
Briasside altro scultore condotto
io Egitto dal re Sesostri III
47 *•
Bri tornare ucciso da Marcello III
*o5^
Broccato chi primo nsollo nelle
vesti III 996.
Bronte fabbro di Vulcano III uà.
Bronzino Angelo II 69 11. - notizie
della sua vita ivi -tu poeta ed
accademico della crusca ivi.
Brugges (da) Giovanni V. Abeyk.
Brugges (da) Marcp II 4a5.
Brunellesco II 177 fi.
Brusselles (da) Bernardo II fain.
Bruto I 920. 939.
Bucefalo di Alessandro I 3o9.
Budeo III 74.
Bularco pittore greco I 6*
Buonasone Giulio allievo di Mar-
cantonio III 194 n,
Bupalo scultore greco III 76 -sue
notizie tW n.
Burati Antonio II 3o6 n. •
Busso Aurelio pittore II 353. -fu
scolaro di Polidoro ivi n.
Busto di Filippo il padre adorno
del laticlave pubblicato dal
Guattani III 397..
— di Filippo il giovane adorno
del laticlave esistente al Cam-
pidoglio III 998 n.
Buttinone Bernardo pittore II 49-
sua cappella a S. Pietro in Ges-
sate «Vi -sue notizie M n.
Gabus visir di Georgia I 586 n.
Caccia di Meleagro lì 199.
Caco famoso ladro I 961.
Cadenaruolo musico II 197.
Cadùcèo III 96.
Caifa I 9i5.
Caimo Giuseppe musico II 196.
Caino 1 9 1 7. -molesto adAbele 988.
Cajo Caligola F. Caligola.
Cala mi de pittore greco primo a
dipingere i cavalli II 4*4*
Calamide scultore ed orefice gre-
co III 77.- suo notizie II i56 fi.
Calepino II 55.
Caliari Paolo detto Paolo Vero-
nese I 370* II 901 n.
Caligola I i56. 939. 936. II 996.-
studiava allo specchio di formar
terribile il volto I 9 3^.- perchè
cosi chiamato III 907.
Calistano Giulio antiquario I 337.
Calmierate architetto del Partèno-
- ne III 5o tu
Callimaco architetto primo a for-
mare il capitello corintio III,
955-il caso glie ne dette Pidea
ivi.
Callislene ucciso da Alessandro
I 998.
Callisto col figliuolo cangiati in
orsi I 3o9.
Callistrato III 59 n.
Calvi Lazzaro pittore II 3o8* 35o.
sue notizie 3o8 n.
Calvi Pantaleo H,55o.
Cambiaso Luca pittore I 370. 38g.
II 140. 909. 975* 3o8. 5°9» n. -
sue notizie 140 fi.
Cambise re I 9?4- II 38o.
Camillo romano II 996.- usò nel
trionfo la carretta e la corona
d'oro di molto valore I 357*
Camillo Giulio III 19.
Campanajo Lorenzo di Ludovico
scultore ed architetto III 994.-
sue notizie hi tu
Campaspe cortigiana di Alessan-
dro amata da Apelle HI 91.
Campi Antonio ITI 298.
Campi Bernardino I Sap.III 298 n.
Campi Galeazzo III 397.
Campi Giulio III 997 n.
Campi Vincenzo III *g8 n.
Campidoglio I an n.
Canaco scultore greco III 75. -
sue notizie ivi n.
Candaule re di Lidia III ^•-com-
però una tavola di Bularco per
cento talenti I 6.
Candelabro di Salomoue lì 363.
Candelieri e loro diverse forme
li 36i.
Candidati perchè chiana a vati si i
nuovi ed inesperti soldati 1 349.
Cane di Esopo II 97.
—nero, di pessimo augurio secon-
do Terenzio I 344*
«•perché sacrificatasi nei giuochi
lupercali II 264 tu
Cangianti come si formino I 358.*
quali di questi siano slati usali
da Raffaello 34i.
Cani custodi dei tempj di Vulca-
no III 111.
Canova Antonio II *68 n. Ili 53.
n. - sue lodi del monumento di
Birago fatto dal Fusina 181 n.
Canto e suoi moti I ?5q.
Canzone di Orazio alla Fortuna
I 346.
Cananèo I aio n.
Capelli nel colorarli si deve aver
riguardo alle carni II 199.
Capila vori di Polignoto a Delfo
III 7 4 n.
Capitani valorosi scrivevano nel-
lo scudo le loro gloriose azio-
ni I 349. -portavano sopra la co-
razza un vestimento rosso 35o.
Capitano romano nel trionfo ve-
stivasi di rosso I 35o.
Capitello avente un cavallo con
ali a fogliami in loco del cau-
licolo I 146
—composto di diversi ordini I
j4&
315
—corintio, sua invenzione I 354*
III q54.
Capolavoro di A (camene scultore
greco III io5 n.
Cappella a S. Maria del Carmi-
ne in Milano dipinta da Zona-
le II 4 7 .
-aS. Pietro in Gessate dipinta
da Zonale e Buttinone II 49-
— Brancani dipinta da Masolino e
Masaccio II 177 «.-fu di scuo-
la ai fiorentini sino a Leonar-
do ivi.
— -Cardano III 98.
—Centurioni II 5oo ».
— de' Vespucci II 457 «•
—della Natività in Brescia dipin-
ta da. Enrico de Bless II 447 " a
—dipinta da Francesco Vicentino
I 388.
— di S. Caterina in S. Clemente
a Roma dipinta da Masaccio II
177. n -
— —in S.Nazzaro di Milanodipin-
ta da Bernardino Lanini II itfi.
—di S. Corona nelle Grazie di Mi- ,
lano dipinta nel vòlto da Gau-
denzio I i85.
—in S. Francesco a Milano dipin-
ta da Zenale II 49-
— nel cimitero dello Spedale di
S. Maria nuova in Firenze di-
pinta da Fra Bartolommeo di
S. Marco II a33 ».
— nella chiesa della Pace di Mila-
no dipinta da Gaudenzio li 85.
—Paolina al Vaticano II 5o.?oo ».
*-* Sistina al Valicano II 4*3. *
Capra sacrificavasi a Minerva II
q8i.
Capro sacrificavasi a Bacco Ha8i.
Càracalla II 267 n.
Caracci Annibale credette vero un
libro dipinto dal Bassanol 1446".
Caracci (i) quanta stima facevano
di Pellegrino Tibaldi 11 3a6 ».
Carbonchio cosa rappresenta li
43a.
316
Carcere Tulliano I i34- II 399.
Cardano II 96 n.
Cardinali percbè vestono di rosso
1 35o.- a certi tempi usano man-
ti paonazzi 35 1. .
Carote scultore greco II 75 n. HI
75. -sue notizie ivi n.
Cariatidi II 337.- origine dell'uso
di porre queste figure negli edi-
6cj 338 n.
Carichia 1 998. II ?86.
Cariale I 998. II 986.
Carissano castello II 956.
Carlo V. imp. II 77 *. 189. 333»-
x ordinò cavaliere il Pordenone
Carlo Vili. II 189.
Carlo da Crema pittore II 900.
Carlo Emanuello duca di Savoja
II 376. -diletta vasi della pittu-
ra I 98.
Carlo Lotaringo I 939.
Carlo Magno II 189.
Cameade filosofo lì 943 n.
Cameade pittore greco II 909 n.
Carnefici di S. Caterina uccisi dal-
l'angelo 11*45.
Carnevale Bartolo in meo Corradi*
no II 394-- sue notizie ivi n.
Caro Annibale II 947 n.
Caronda perchè si uccise II i84-
Caronte I 907. II iq3. - nella sua
barca aveva le vefe gialle I 359.
Carpazio mare III 194.
Carrarese famiglia III 917.
Carri degli Dei II 4*3.
Carro- del Sole descritto da Ovi-
dio III 64.
—della Luna III 101.
—della Terra III 169.
—dell' Oceano III i'i3.
—di Giunone nella guerra di Tro-
ja descritto da Omero III 1 14«
—di Nettuno descritto da Virgi-
lio III 195.- da Stazio ivi*
—di Perseo II 3o6.
—di Plutone III 981.
-di Venere HI 84.
Carta ti ota' perchè per disegnare
sia preferibile alla bianca II 462.
Cartagine città I 994* II ai 9.
Cartari Vincenzo 'IH 979.
Cartoccio nel capitello jonico co-
me si forma I i36. -
Cartone del S. Francesco di Mi-
chelangelo IH 17.
—della S. Anna di Leonardo I
990.
— di Pisa di Michelangelo II roi/i.
Casa (della) Giovanni I 936.
Casa del Sole descritta da Ovidio
III 69.
-di Marioli 335.
Casina di Raffaello II 990 n*
Cassettina di cristallo di rocca pa-
gata scimila scudi lì 157 n.
Cassiodoro I 175.
Castalio fonte -li 191. Ili 148.
Castello Gio. Battista architetto II
35o 11. - sue notizie 3à5 n.
Castiglione Baldassare II 353 it.
Castore e Polluce II 964* IH 117.
Catafalco di Efestione fatto da Di-
nocrate II 38 1 fi.
Caterina (S.) I 968. U ?3a. - suo
martirio 936*
Catone I 939. 934- 987. II 371.-
usava chiudere le sue vesti con
bottoni d'oro I 35*. - fanciullo
occupava in Roma il primo ran-
go tra i fanciulli dell' et* sua
li 969 w. ^
Catottrica terza vista I 4 16. II 43-
Catullo II 98 1. 5og. HI 65.
Cattilo Lutazio I 911 n.
Cavaliere Tommaso scultore II 3y5
Cavalli bianchi usati dai romani
nel carro trionfale I 357.
«—dai romani come arraavansi in
guerra III 933*
—di bronzo in S. Marco di Vene-
zia II 75 n.
Cavallo Giacopo destro nelle ar-
mi II 374*
Cavallo dipinto da Apelle faceva
nitrire i cavalli I 3ao.
—di Troja JI 240.
— suoi membri, e nomi loro I 1 io.
Cecchino del Salviati V. Salviati
Francesco.
Cecilia (S.) Il 194. a3a.- quadro
di Raffaello I agi.
Cecrope re li 278.
Cefalo II ig3.
Cefi» Game III i43.
Cefisodoro scultore greco III 48.
77 n. 100. «sue notizie /\8.n.
Censodoto figlio ed allievo diPras-
sitele IH 84 n.
Celeno arpia rappresen lavasi ne-
ra I 345,
Celio II 24.
Cellini Benvenuto II 69 n. 164 n.
Cena di Cristo dipinta da Leo-
nardo nel refettorio di S. Ma-
ria delle Grazie in Milano 1 80.-
rovinata fin dai tempi di Lomaz-
zo ivi - meravigliosa opera di
pittura 1 83. -dimostrò l'autore
in questa quanto perfettamente
intendesse i moti i84« H ^84
Ceueda città ha opere del Porde-
none II 45 n -
Centurione prega Gesù ad entra-
re in di lui casa I 970.
Cerabalia Gio. Battista scultore in
ferro II 354-
Cerasti ardevano i pellegrini a
Giove I 377. - perchè cangiati
in tori da Venere II 279 n.
Cerauno dente fossile lì 433 n.
Cerebaglio Agosto scultore II 209.
Cerere II 187.
Ceri (da) Renzo capitano della Re-
pubblica Veneta 11 3o8 n.
-Cerva (della) Gio. Battista mae-
stro di Lomazzo II a 46.
Cerva sacrifica vasi a Diana II 280.
Cesare I 23*. II 189. 279. 371.-
u sa va chiudere le sue vesti con
bottoni d'oro I 358.- suggellava
con l'immagine di Alessandro II
367. -pretendeva discendere da
Venere per parte di Julu 11191.
3n
Cesare dà Sesto I 177.- assai caro
a Raffaello ivi.
Cesari dipinti da Tiziano II 370.
Cesariani Cesare commentator di
Vitruvio III 25 1.
Cesi cardinale II 336*
Cesila sorta di pietra II 435 n.
Cham maledetto da Noè I 229.-
ruba la preda di Gerico 261.-
molesto ai fratelli 288.
Chersifrone architetto V. Arci-
frone
Chiavi di S. Pietro perché sono
w una d'oro e l'altra di argento
II 458.
Chiesa della Passione in Milano
architettura di Cristoforo Gob-
bo III 197.
— di S. Domenico in Napoli II 76.
—di S. Giovanni in Monza co-
struita da Teodolinda III 2i3.
— di S. Maria della Pace in Mi-
lano I 242*
— di S. Matteo in Genova archi-
tettata da Gio. Battista Castel-
lo Il 325 n.
— di S. Pietro in Roma I i58.
—di S. Satiro in Milano I i58.
Chiesa sposa del Salvatore per-
chè veslesi di oro I 352.
Chiese sotterranee quali pitture
vi si adattino 11 181.
Choul Guglielmo III 232.
Chronos nome di Saturno 111 35.
Cibele Dea I 223»
Cicerone II 226. 263 «.- usò tal-
volta vestirsi di turchino 1 355.-
sua opinione circa il corpo dei
Luperci II 265 n.
Cielo udito risuonare di strepici
d'armi II 256.
Cillenio V. Mercurio*
Ci Hi cosa fossero II 337*
Cimabue li 177 n. 32 1. 328. 460.
Cimiteli quali pitture vi si adat-
tino Il 180.
Ciraone III 5o. n. - trovò gli scor-
ci nelle figure, nei panni i ere-
318
spi, nei corpi i muscoli e le ve-
ne, e nei volti il riguardare in
tutte le parti I i6.<
Cincinnato I ai 8.
Cincinnato Romolo pittore III
2p/3.-sue notizie hi n.
Cinegiro capitano greco I i6.a3r.-
suo coraggio hi - combatte con
una nave di persiani II 311.
Ciocca Girolamo II 376.
Cipro isola I 224. 577*
Cipseìo di Corinto III 49* *57« -
sue notizie hi tu
Cipselo misura greca di frumen-
to III 167.
Circoncisione comandata da Dio
ad Abramo I 222.
Circumlitio intonacatura cono-
sciuta da Nicla II 83 n.
Ciro I ?3o. i34.
Cirta città capitale del regno di
. Numidia II 238 n.
Citerea perchè cosi cbiamavasi
Venere III 91.
Cittadella Alfonso scultore II 374*
sue notizie" hi n.
Città di Dio opera di S. Agostino
III i63. 223.
CiVerchio Vincenzo li 49 "• 3ai.-
sue notizie i54-
Civetta soprannome di Enrico de
Bles II 447 ».
CI a riccio II 24*
Claudia moglie di Francesco I re
.di Francia I.275 rt.
Claudiano III 85. 99. ioi.i52.i65.
Claudio da Correggio musico II
196.
Cleaote I 221.
Clemente (S.) papa III 22 n.
Clemente VII. II 117 n. .
Cleofanto corintio introdusse nel-
la pittura l'uso dei colori I i5.
Cleopatra I i56.'a5o. II 226. - si
avvelena col serpe I 287»
Clinia I 198.
. Clitennestra II 198.
Cloto una delle Parche III 281.
Clovio D. Giulio miniatore II 38a.
Clusio nome di Giano II 438.
Cnemone I 228.
Cneo Domizio HI 59 n.
Cocco Girolamo P. Cock Giro-
lamo.
Cocco Mattia V. Kock Matteo.
Cocito fiume d'averno IH 287.
Cock Girolamo , sue notizie II
3 7 4 n<
Cocolla, impedimento a* Fra Bar-
tolommeo di S. Marco ad esser
emulo di Raffaello II a34 ».
ColiseoI 125. II 335*
Colleoni Bar tolommeo III 181 re.
Colleoni Medea , suo monumen-
to III 18.1 n
Colombo Cristoforo II 406*
Colonna composita come va mi-
nti ita I 147* -licenza ohe si ha
in questa colonna 148.
—corintia sacrata a Venere, Flo-
ra , Proserpina , alle Muse , e
Ninfe I 128. -come va minui-
ta 147.
—di fuoco guida degli ebrei 1 375.
II 187.
—dorica come fu inventata I 127.
consacrata ad Ercole , ed anco
a Marte e Minerva , e perchè
hi.
— ionica consacrata a Giunone ,
Diana , e a Libero , e perchè
I 127. -come va minuita 147-
Colonna Prospero II 117 «.- suo
ritratto di Sebastiano del Piom-
bo I 3 9 4.
Colonna quadra da chi inveqtata
III 255.
Colonna toscana I 137.
Colonna trajana I 45. II 1 5. i35.
157 III i3o.-perchè ha le figu-
re più lunghe all' alto che al
basso I 123.
Colonne come generalmente in
tutti gli ordini vanno minuite I
1 46. -opinioni diverse di Pe-
ruzzi e Vignola su ciò 147*
Colonne torte del tempio di Salo*
mone I i4&
Color bianco I 545.
— giallo cosa denota I S5a.- per-
chè vuol denotar signoria iW-
— nero I 344 -simbolo d'infelici-
tà seeondo la Bibbia ivi.
— paonazzo cosa significa 1 35 1.
— rosso cosa denota I 34p*
— turchino cosa significa 1 1 555.-
usato dalla B. Vergine iVi- lo
usò gran parte degli apostoli ivi.
— verde cosa significa I 3S5.- per-
ché significa speranza 354*
Colore argentino perchè attribuì*
to a Venere I 358.
Colore cosa sia I 5a5. - opinione
di Aristotile ivi - specie del co-
lore ivi - d'onde si cagionino i
colori ivi - rn quali materie si
trovino 3s6. -quali colori a cia-
scuna specie di dipingere si con-
facciano 398. -amicizie ed ini-
micizie dei colori naturali 3 ac-
quali colori e meschie faccino
l'un colore col l'altro 33o.- con-
venienza che hanno fra loro i co-
lori chiari ed oscuri 534* - colori
trasparenti come sj adoperano
335. abuso che di questi si fa 336.
Colore dei corpi umani della zoua
torrida 1 1400. -delle zone tempe-
rate 407.- delle zone frigide 4o8.
Colore (di qual) siano i corpi Sa-
turnini II 104.- i Gioviali ivi-
i Marziali ivi» i Lunari ivi-i
Venerei 135.- i Mercuriali ivi
Colori quali efletti causino I 349.-
nelle istorie come si compar-
tano II 114. -loro numero se-
condo Aristotile 1 15. - loro ar-
monia iVi-a quali sorte di gen-
ti particolarmente convenga-
no iai.- nel distribuirli bisogna
avvertire non solo alle costitu-
zioni particolari de' corpi , ma
anco alle età 13 5. -loro signi-
ficati 4-7*
319
— dei quattro umori , e come di
loro si compongono le carni nel
corpo umano II t?3.
Colossi come si formino I 166.
—di Montecavallo II 98. i65.
Colosso di Apollo fatto da Cala-
mide trasportato sul Campido-
glio II i56 n.
—di Giove a Taranto scolpito da
Lisippo III 48.
— —eretto da Claudio III 48.
— di Mercurio nelT Alvernia fuso
da Zenodoro HI 100.
—di Minerva Polliade in Atene
di Fidia III 49 *• - descrizione
di questo colosso 5i fu
—di JNabuccodonosor I 169.
— di Nerone I 168 II i65. -scol-
pito da Zenodoro III 100.
-di Rodi 1 .1*4. II i65. Ili ;3.
Col ole te discepolo di Fidia III
4q.- sue notizie 55 *•
Columella III 146.
Comandamento e suoi moti I 937.
Commentarj di Cesare II 379 /?.
Compagni di Diomede cangiati
in uccelli marini II 953.
Composizione degli animaliI14t5.
—degli edificj in generale li 317.
— degli edificj in particolare li
3a4.
— dei colori II 4<>5. 4?6.
—dei colori delle pietre preziose
Il 43o.
— dei costumi dei popoli e paesi
del mondo II 4°5.
—dei fiori e ghirlande II 456.
— dei fregj II 343.
—dei frutti II 456.
— dei membri del corpo umano
II 393.
— dei panni e delle pieghe II 410.
—dei sacrificj II 975.
— dei stilobati II 364*
— dei termini II 356.
— dei varj istromenti li 436.
—-del pingere e fere i paesi diver-
si II 44?*
320
—del ritrarre dal naturale II 366
—dell' onestà ne' tempj II a3i.
— della purità e sincerità dei fan-
ciulli II 449*
-dell' erbe II 4*4-
— delle figure fra di loro II 4<>i*
—delle fontane II 364.
— delle forme nella idea II 459-
—delle grottesche II 35 1.
—delle meraviglie II 355.
— dei gesti ed atti delle membra
nel corpo umano II 397.
—dei ritratti naturali per arte II
383.
—di candelieri II 36o.
—di epitaffi II 364.
Composizione una delle più ira*
portanti parti della pittura II
63.
Composizioni di allegrezza e riso
come devono farsi II 331.
—di amori diversi II 3i5.
—di arbori II 453.
— di assalti li 337.
—di battaglie navali II 310.
—di conviti li 934*
—di giuochi H 357.
—di guerre e battaglie II 304.
—di lucerne II 559*
—di mestizia II 337. - esenopj in
proposito 338.
««-di naufragi di mare II 349» - de-
scrizioni di Ariosto in propo-
sito s5o. 35 1. 353. ,
— di rapimenti II 313.
— di spaventi II 343.
— di trionfi II 399.
-*-di trofei II 3i3.
Conformità della poesia colla pit-
tura lì 468.
— * fra pittori e poeti II 69. -esem-
pi in proposito ivi.
Conso Dio del consiglio II 390 n.
Consoli romàni come erano vesti-
ti III 335.
Consonanza delle parti fra sé stes-
se, da Vitruvio è chiamata con>-
modulaztone I 53.
Conti Natale II 389 n.
Continenza di Tobia I 368.
Convenienza che hanno fra loro
i colori chiari ed oscuri I 554-
Conversione di 5 Paolo di Mi-
chelangelo li 5o.
Convito di Baldassare II 335.
—di Cleopatra II 336.
—di Lucullo II 336.
—dì Semiramide II 335.
Coribanti sacerdoti di Cibele I
333. II 363. Ili 164. - loro ori-
gine ivi n.
Corila pittore greco allievo di Ni-
comaco II 3i4 n.
Coriolano II 3o4.
Corna di cervi si appendevano ai
tempj di Diana III io3.
Cornelio Nipote I 1 89 n. 343 11.
Corno di dovizia III 139.
Corona di Febo descritta da Mar-
ciano III 64.
Corona castrense a chi davasi II
3o3.
—civica a chi era conceduta II
3o4* - era di quercia ivi.
— d'appio premio ai vincitori ne 1
giuochi neroei II 3.^9 « -ai vin-
citori nei giuochi istmici ivi
— di gramigna dai romani a chi
con feri vasi III 60.
—di lauro cingeva la testa dei
trionfanti II 3o3.
— di mirto cingeva la testa degli
ovanti II 3o3.
—di olivo premio dei vincitori
ai giuochi olimpici II 358.
—di pino premio al vincitore net
giuochi istmici li 359*
—di quercia perchè data dai ro-
mani a chi aveva in guerra dife-
so da morte un cittadino III 54*
—navale a chi davasi II 5o5. - vi
era di due specie ivi n. - erano
di oro ivi.
— — rostrata II 3o3.
— ossidionale a chi davasi II 3o4»-
era di gramigna ivi.
Corone degli antichi re erano di
una fascia bianca I 546.
—dei vincitori nei giuochi con-
serva va nsi nei tempj li 971.
Corone d'oro date dalle citta di
Grecia a Paolo Emilio li 3o6.
Corpi geometrici come si posso-
no crescere e moltiplicare 1 167.
Corpi in che modo ricevono il
lume I 38i.
Corpo umano di dieci faccio 163.
— — giovine di nove teste I 74*
—•virile di dieci faccio I 68.
__ — di otto teste I 79.
di sette teste I 83.
Corpo vuole avere se non un lu-
me principale agli altri I 4o5.-
Michelangelo ha ciò sempre os-
servato ivi*
Corradi Domenico F. Ghirlan-
daio D.
Corradi Tommaso V. Ghirlanda-
io T,
Correggio I 3o8. 338. II 84* no.
117/1 179. 35o. 4 12. 460. Ili
1 1. 95. - eccellente nell' osser-
vare gli efletti che fa la luce
col colore I 4p« - sua pittura di
Cristo orante nell'orto 201.374*
insuperabile nei lumi 363. - sua
tavola della natività di Cristo
574*-coloritor singolare 38p -
sua pittura dell'assunzione del-
la Vergine II 47»
Corsini archeologo II ?5q n.
Cortesia e suoi moti I a /(è.
Cortile in casa Borromeo dipin-
to da Michelino II 222 n.
Cosa bella viene gustata maggior-
mente da chi ha cognizione
della bellezza I 121.
«—fabbricata non può dare il co-
modo né l'utile » se non vi è
proporzione I taf.
Cosa s'intende per proporzione
I 5o.
Cosimo granduca di Toscana II
83 w. 177 ». a47 *•
Lomazzo Tr. Voi ìli.
321
Cosimo (di) Pietro II 44&
Costantana città V f Cirta.
Costantino Magno I 54 •
Costantinopoli JI jS 11.
Costanza e suoi moti I 2?3.
Costume della gente del paese di
Sebastria I 356.
Costume di alcuni popoli di Si-
ria di tingersi la faccia di di-
versi colori I 357*- sono tra loro
piò nobili tenuti quelli che me-
glio sanno divisare i colori ivi.
Costumi dei romani opera di Ni-
ewport II 2 65 #1.
Crasso I 2 16. II 27 1. - non fu ve-
duto mai ridere I 225.- si vestì
dì bruno per la morte di un
pésce 344-
Credi (di) Lorenzo pittore II 233.
suoi studj sul nudo ivi n.
Credulità e suoi moti I 267*
Credulità perfetta di quanto pre-
gio sia I 269.
Cremona fedelissima città etc.
opera di Antonio Campi HI
298 n.
Creonte I 23o.
Cresifonte architetto V. Arcifrone.
Cretesi sacrificavano uomini a Sa-
turno II 279.
Creusa II 266.
Cribro perchè sacrato a Bacco
II 437.
Criscuolo Gio. Angelo pittore III
180 n.
Cristiani debbooo avere in loro
casa quadri sacri dipinti da dot-
ta mano II 182.
Crocicchieri (Frati) vestivano di
turchino I 355*
Crudeltà e suoi moti I 229.
Ctesifonte architetto f. Arcifrone.
Ctesilao scultore greco II 266 n.
Culto delle SS. Immagini appro-
vato dai Concilj I 6. 7.
Cumano ateniese cominciò nella
pittura a distinguere il maschio
dalla femmina I i5.
22
322
Cupido come deve avere i ca-
pelli I 307.
Cupola di S. Maria del Fiore in
Fireuze dipinta da Federico
Zuccari II 200 n.
—-di S. Maria di Sarouo dipiota
da Gaudenzio I i85.
Cureti II 960 h.
Curticello f. Pordenone.
Curzio I 5.* si precipita nella vo-
ragine II 187.
DaTae s'invola dà Apollo I 3o6.
Damea scultore greco li 75 n.
Da min ere Luca detto Luca d'O-
landa I 3og n.
Daniello profeta II t83. 236. III
2 r. 25.- chiuso nel lago dar leo-
ni- II q48.
Daniello (da S .) Pellegrino II 45 n.
Dante II 371. 474* 49& 5oi. 5o3.
5oG* 5o7. 5o8. 5 10. 519 -suo ri-
tratto fatto da Giotto 37 1.
Danubio fiume III i43.
Danza acquista grazia dal suono
I 070.
—Ormo II 299W - come eseguiva-
si ivi n.
— pirrica da chi inventata II 260
«•• da chi esegui vasi, ed a qua-
le scopo ivi - descritta da Ome-
ro ivi.
Danzare e suoi moti I 253.
Danze di diversi popoli I 253.
Dathau 18. /
David I 009. a34. II i83. III 10.-
attcrra lo filisteo I a 36.- calma-
va col suono Saul 270. - con
Bersahea II 217.
David Emerico III 53 n. 82 n.
Davila famiglia III 218.
Decima nome dato ad una delie
Parche III 282r
Decio pittore II 376.
Decj morti per la salate della pa-
tria I 5. '
Dedalo I 174.
Dei infernali avevano in sacrifi-
cio vittime nere I 345.
Deifilo re di Cipro abolì i sacri-
fici delle amane "vittime II
278 n.
Dejatrira rapita dal centauro Nes-
so II 214.
Dettinone Scipione rica malore II
344* -s ue notizie ivi n.
Delle origini libro di S. Isidoro
di Siviglia IH 154.
Demabuse Giovanni pittore 1 390.
II 76 - sue notizie ivi ru
Demetrio architetto greco ìli
109 iv.
Demetrio Falereo fece innalzare
in Atene 36o statue II 378.
Demetrio Poliorcete II 79 n.
Demetrio scultore greco II 371
n - sue notizie ivi.
Democrito filosofo ir 23.a73.-per-
chè si privò da sé stesso degli
occhi II $62.
Demofilo pittore greco III 1 1.9 «.
Dente Marco incisore III 179. -sue
notizie ivi n.
Dentici Fabricio musico II 196.
Deposizione di croce capodopera
di Demabuse II 77 n.
Descrizione dei vezzi fanciulle-
schi II 509.
— del desio II 507.
— dell' attenzione II 507.
«—della bellezza II 5ì5.
«—della cortesia II 5i3.
— della divozione II 5o8.
— della gelosia II 4&9' -
— dell' infingardaggine II 5o6.
—dell' invidia II 49°-
—della meraviglia II 5o6.
— della morte II 5oa.
«—della pietà o tenerezza II 5o4»
—della prodezza II 5oo.
•«della sollecitudine II 509.
— della vergogna II 509.
«-.dell'amore II 5 18.
— dello sdegno II 49 1.
—di battaglie II 5?4.
— di un pittare antico del ratto
di Europa II ai 8
Descrizioni di dolore II 47 1 -
—di gaudio tratte da diversi poe-
ti II 47°*
Detto di Gaudenzio intorno alP
arte dei moti I i85.
De universo > sive etjrmologiarum
opus libro di Rabano Mauro
Magnenzio III 169 n.
De' Vecchi Giovanni pittore III
qq6 *•
Dianone Pompeo saltatore III 373.
Diagli 6ca II aa.
Diagonda re dì Tebe abolì le or-
gie II 294 «.
Diamante donato a Sofonisba An-
guisciola II 376 «•
Diana I ao5. -si cangiò in gatta e
perchè a 26.- come deve avere i
capelli 3o8.- usava stivaletti ros-
si 35o. - perchè fatta dagli an-
tichi di proporzione di nove
teste II 85. -perchè 'chiamata
Noctiluca 091 n. - perchè chia-
mata Ta urica 009 n. -come de-
scritta da Apulejo III 106. -do ve
adorata sotto^ sesso mascolino
ito.- in quanta riverenza tenu-
ta dagli etiopi ivi.
Diapason I 64* 66.67. '^9*
Diapente I 64. 66. 67.
Diatesseron I 66.
Diavolo perchè dai pittori si di-
pinge nero I 345.
Didone I q?o. aai. II 187.- per la
fuga di Enea si brucia nellapro-
pria reggia I 387. II ifi.
Differenza fra la pittura e scultu-
ra I tòt. II 164.
Diletto e suoi moti I ?56.
323
Diluvio universale II ?54*
Dinocrate architetto greco II 38o.-
sue notizie ivin.- ristaurò il tem-
pio di Diana in Efeso III 109 n.
Diocleziano III 43
Diodoro Siculo I ifó n. II 3oo.
3o-i. 379. Ili 139. 164 n. aa5.
Diogene cinico I aa5.
Diomede di bronzo suonante una
tromba I 175.
Dionatense I 3oo. li 374*
Dione Cassio HI 9?. 936»
Dionisio (6.) III 1 5. %£-
Dionisio di Alicarnasso I ao3.a3o.
II 189* 960. a64- DI 47* -coma
dhiama il Sole fòt.
Dionisio tiranno di Siracusa 1 175
n.- opinioni diverse circa la sua
morte 189 n. '
Dipeno e Scillide scultori greci
III 108.- loro notizie ivi n.
Dipingere sopra le facciate in mu-
ro, travato al tempo di Augu-
sto II i33.
Discrezione e suoi moti I 94 °*
Disegnare , metodo che tenevano
Leonardo e Michelangelo II
463.
Disegni di Baccio Bandinella della
strage degl' innocenti I q83.
— di battaglie navali fatti da Gio-
vanni Battista Mantovano II
an.
—di Federico Zuccari sul!' infer-
no di Dante 11 900.
—di Leonardo posseduti da Au-
relio Luini II ??3.
— di Luca Cambiaso abbruciati
dalla sua fantesca li 140 n.
—di Raffaello della strage degl'
innocenti I aS3.
— di uomini e cavalli fatti da Leo-
nardo a Gentile dei Borri I!
974.
— portentosi di Cesare da Sesto I
177.
Disegno a penna del Rosso forse
fatto per l'Aretino li 169 n.
324
— del peccato di Adamo di Rat*
faello inciso da Marcantonio II
76.
—di Hupse Martin la tentazione
di S. Antonio III 991.
Disegno fondamento e base delle
invenzioni II 466*- vantaggi che
da ciò ne derivano ivi.
Disinteresse del pittore Poligno-
to III 74 »•
Disonestà e suoi moti I ?5i«
Disperazione e suoi moti I 987.
Disputa del Sagramento , pittura
celebre di Raffaello II 70.
Dispute di Benedetto Varchi II
»65.
Distanze (delle) II 37**parere di
Raffaello intorno a ciò 58.- si-
mile di Baldassar Peruzzi ivi.
Distruzione de' magnesi ì , dipin-
to di Bularco I 6.
Divina Commedia di Dante 1 999.
II 4/4* 496* 5oi. 5e3. 5o6. 507.
5o8. 5io. 519. IH i4-
Divozione e suoi moti I 991 .
Dodona città di Epiro celebre pel
suo oracolo Ili 45 it*
Dodonidi ninfe III 176.
Dolcezza e suoi moti I a 57.
Dolore e suoi moti I 276. 279.180*
Domiziano II 998 n. III 9» fi.
Donatello I 3o8. II 164. 177 n.
Donato II 4*6.
Donne per divenir feconde si of-
frivano ad esser battute colle
sferze dei Lnperci II 965.
Donne romane come erano vesti-
te III s35.
Donne stuprate in Alessandria dai
sacerdoti di Saturno II 980.
Doria Andrea II 35o *. Ili 917.
Doria Antonio II 309 iz.
Doria famiglia III 917.
Doriclide scultore greco IH 108 *.
Doriforo statua di Policleto II 73
n. 91 ».• dagli antichi tenuta per
canone dell' arte ivi.
Dossi Dosso 11 336.
Dossi Fratelli I! 445.
Draconite sorta di pietra II 434 n.
Drago dipinto in Roma, sua sin-
golarità I 3 10. •
Driadi ninfe III 175.- quante ne
nomina Claudiana ivi.
Dubreuil Luisi dipinse a Fontai-
nebleau sui cartoni del Rosso
II if3p n.
Duca di Sassonia ritratto da Ti*
ziano I 3i5.
Duomo di Orvieto II 83'is.
Durerò Alberto I 71. i46* i65.
309. 3n 3 19. II 59. 76* 119 n.
i4w 510.319.374. 4 1 ?* 4*4-448
46o HI 991 «artista laboriosis-
simo II 20. -viaggiò apposita-
mente a Middelburgo per ve-
dere uua deposizione ai croce
di Demabuse 77 n.
E
Ebn«Sina V. Avicenna.
Ebrei adoravano il vitello d'oro I
967. - schiavi di Faraone in E-
gitto ivi.
Ebreo da Mantova musico II ic
Ecate nome di Diana Iao5 Iti iob
come descritta da Ovidio ivi-
suo simulacro con tre teste io5.
Ecateo autore di un libro delle
genealogie III 45 n.
Ecatombe lì 990.- quale fu là più
celebre ivi ri.
Eccellenza e suoi moti I 940.
Edificj devono essere ornati di den-
tro conformi alla facciata I i5i*
Edon f. Idumea.
Èrebi stranieri onorati da Nerone
col titolo di cittadini romani per
essersi esercitati nella danza pir-
rica II 961 fi.
Effetti che causano i colori I 342.
—del hi me nei corpi terrei I 586.-
nei corpi acquei 392. - nei cor-
pi acrei 395. -nei corpi ignei
^97-
— —nei colori I 399.
in qualunque superficie I402
Effigie di Cristo nel velo della Ve-
ronica II 377.
Efod I 356.
Egeone lo stesso cbe Briaieo III
62 n.
Egeria ninfa II 191. 283.
Kgineta plastico greco III 93.
Egizj con la pittura di animali e
di altre cose, dichiaravano tutta
, le -scienze e segreti loro I 4* •
• involgevano i lor morti in man-
li bianchi 346- sacrificavano al
Sole vittime umane li 279.-
quaole sorte di sacrificj aves-
sero 990.
Eglon ucciso da Aod I a 36. Il 187.
Eia re de' giudei I 399. 377 n.
Elada scultore greco III 49 *•
Elegie di Properzio II 963 n.
Elgin fiord) toglie al Partenone
di Atene le rimanenti sculture
HI 53 n.
Elia I 992.
Eliadi cangiate in arbori II 199.
Eliano II 3o5 #t. 4*7* IH ut. n5
i38.
Elico inventor delle tragedie III
9o3.
Elicona monte III 148.
Eligio (S.) I 974*
Eliodoro scrittore I 998. II 985.
III fio.- descrizione delle vesti
di Teagene III 936. - di quelle
dei suoi conipagui ivi • di Cari-
chia ivi.
Eliodoro calpestato dal cavallo
dell' apgelo I 961.- fura i tesori
del tempio di Salomone II 914*
Eliodoro scultore greco III 93.-
suo gruppo bellissimo nei por-
tici di Ottavia 94 /*.
325
Eliogabalo II 996. 37 f. - fa con-
vitare le meretrici , e dar lo-
ro denari del pubblico I 238.
Eliseo profeta risuscita un fan-
ciullo I 943.
Elotta di Etolia pittore e sculto-
re II 904 n.
Elpinice figlia di Milziade servì
di modello a Poi ignoto III 74 *•
Empietà e suoi moti I 934*
Emskerken Martino pittore I
33 7 .
Encausto, antichità di questa ma-
niera di dipingere II 204 ».
Encelado I 935.
Enea I 91 5. 921. II 64* 189. 256.
999 n. - uccide Turno I 285. •
sacrificando coprivasi di un
manto rosso 35o.- fugge da Tro-
J*a col vecchio padre Ancbise
I 240. - travagliato dalla tem-
pesta in andare all' oracolo di
Apolline 25o.
Eneide di Virgilio I 221.985. 544*
II 470* 479*49 l * IH t5i.
EnghelbrectJten maestro di Luca
d'Olanda I 309 n.
Eniani popoli di Tessaglia II 263.
Enimma di Bramante II 67.
Enore ninfe II 4$4»
Enos primo formatore d'immagi-
ni I 14.
Enrico Vili re d'Inghilterra li
77 ». 344 »•
Entaustica II 22.
Eolie isole III i59#
Eolo re dei Veuti III t58.
Eoo uno dei cavalli del Sole III
64.
Epaminonda II 189. -morendo
scrisse nello scudo le sue vit-
torie I 349.
Epigramma di Ausonio III 170.
Epistola di Lentu lo officiale di
Erode , colla quale descrive le
forme di Gesù Cristo HI i3.
Epistole di Cicerone I 344*
Epuloni loro privilegi II 283.
326
Equi col a Mario II 4*6»
Era nome greco di Giunone III
166. *
Eraclide pittore greco II 202.- sue
• notizie ivi n.
Eraclito filosofo I 225. II 273. -
come chiama il Sole III 6f.
Ercole I &5. 219. 226. II 208.- uc-
cide Anteo I 248.- come deve
avere i capelli 3o^.- muore nel
fuoco 578.- perchè fatto dagli
antichi di proporzione di set-
te teste II 80.
Ercole Egizio III 2*5.
Ercole Farnese I 164 n.
Ercole Greco III 225.
Ercole II duca di Ferrara chiamò
in sua corte il Pordenone II
45/i.
Ercole Rusticello II 272.
Ercoli del palazzo di Campo di
Fiore I 164.
Eridano fiume V. Po.
Erinne soprannome di Cerere III
168 n.
Erisittotie II igZ. Ili 74.
Ermafrodito II 191.
Ermatene figura che rappresen-
tava Mercurio e Minerva, per-
chè gli antichi la ponevano nei
ginnasj II 198.- cosa intendeva-
no con questa figura ivi.
Ermete I 2o5. II 191.
Ermia re I 354.
Ermogene architetto greco inven-
tore dell' aspetto pseudodipte-
ros I i53 /t. Ili 253.- scrittore
di cose architettoniche I i53 n.
Erode I a3o. 378.
Erodoto II 258. 280 n. 281. Ili
45 ». 58. 70.
Erostrato incendiò il tempio di
Diana in Efeso III 109 n.
Errori non avvertiti dai pittori I
273.
Esa u I 234*- molesto a Giacobbe
288.
Eschemesi I 203.
Eschilo suggerì ad Agatarco la
decorazione teatrale II 23.
Esculapio II 367.
Esercito di Faraone affogato nel
mar rosso II 254.
— di Sennacherib percosso dall'
angelo li 245.
— di soldati sanniti perchè vesti'
to' di bianco I 548*
Esercizio e suoi moti I 263.
Esiodo III 112. 116. i3o. i32. r66.
Eso il Marte dei galli III 279 n.
Esone II 187.
Esopo deforme di corpo II 222.
Estense famiglia III 217.
Ester I 245.- supplica Assuero per
la vita di Mardocheo 273.
Ettore I 2iq#
Eubulo scultore figlio ed allievo
«di Prassitele III 84 *•
Euclide II 26.27 3 1,33. 36. II
198.
Eudossia II 378 n.
Eufranore pittore famosissimo I
79.- dipinse in Atene i dodici
Dei maggiori ivi e 9ii ». -fece
la figura di Nettuno più bella
delle altre 1«- di chi fu disce-
polo 211 «.-sue più belle ope-
re iW- compose libri d'arte iW-
suoi allievi ivi.
Eufrate fiume come doversi rap-
presentare III 142.
Eufronide scultore greco II 73 tu
Eupompo sicionio pittore I 52. II
198. 4 « 5.- sue notizie ivi n
Eupompo scultore greco II 73 tu
Euripide II 284 n. III 287.
Eurithmia I 5o. 5i.
Europa rapita da Giove II 214.
Eusebio IH 9, 22» 38. 166»
Eussenida pittore greco I 52. II
4'5 n.
Eulichide scultore greco II 75 fi-
lli 77.- sue notizie ivi n.
Euticrate scultore greco II 75 n.
Ili 77 n.
Eva II 74*
Evandro II aga ti. - istituì in Ita-
lia i giuochi lupercali II a65*
Evangelisti dipinti da Bramante
II 46.
327
Evenore padre diParrasio I aia n.
Ezechia I 221. 222. II i83. *£
EzechielloI 347. 'Ili 11.
Fabbro non doversi chiamare il
pittore I 5i.
Fabiola I 547.- sua storia ivi n.
Fabricio romano II 226.
Facciate si dipingono in molti mo-
di II i33.
Falangi greche come erano arma-
te III 236. ;
Falaride ré di Agrigento I ?3o.
Falcone II $26.
Fallo immagino scandalosa di Pria-
po II 296 n.
Fama, sua abitazione descritta da
Ovidio III i5o. -come dipinta
•dagli antichi 1 5 1.- da Virgilio
ivi - gli antichi fecero due Fame
i5a.- compagnia che le davano
ivi.
-Familiari di Gregorio XIII offen-
dono Federico Zuccari II 900/t.
Fanale dell' isola di Faro una del-
le meraviglie del mondo III
q47 "• ' • "
Fanciulli (tre) nella fornace di Ba-
bilonia I 968. 378.
Fanciullo di proporzione di sei
teste I tot.
— — di cinque teste I 104.
— —di quattro teste I 107.
—di nove anni corse in un gior-
no 75 miglia II ^77.
— sacri Scavasi a Saturno II 28».
Faraone re di Egitto I 233. II a44'~
. vede cangiata in serpe la verga
di Aron I 284.
Fa ma ce rè di Ponto II 307.
Farnesina (della) palazzo 1 320. U
220 n.
Faro isoletta prossima ad Alessan-
dria III 2q7 ». *
Fasti di Ovidio lì 280»
Fattore Francesco I 3oo. II 35o.
352.
Fauno veduto da S. Antonio Aba-
te nella Tebaide III 169. - S. A*
gostino scrive averne veduti
molti ivi.
Favola della nascita di Diana III
102. .
•—delle Pierie trasformate in pi-
che III i45«
—di Acheloo III 139.
—di Niobe II 248.
—di Tereo e Filomena li 216.
Favole di Esopo intagliate da Mar-
co da Brugges II 425.
Favonio vento come disegnato da
Filostrato HI i56.
Febbrajo (mese) dai romani con-
sacrato a Nettuno III 128 n.
Febea I 2o5*
Febo con Leucotoe I 25o.
Fede velata di bianco I 346.
Fedellà e suoi moti I 219.
Fedra con Ippolito I 25o.
Femilie ninfe III 176.
Femmina di proporzione di die-
ci faccie I 86.
— —di dieci teste I 90.
— —di nove faccie I 92.
— — di nove teste I 96.
di sette teste I 99.
Fenice scultore greco 11 75 n.
Fenicj immolavano i suoi amici
a Saturno II 279. *
Ferdinando re dei romani I 394.
Ferie Latine V. Feste Laziari.
Ferocità e suoi moti I 226.
Ferrarese Alfonso V. Cittadella.
Ferrari Gaudenzio V. Gaudenzio.
Ferro veduto piovere in forma di
spugne II 256.
328
Festa di' Testacei© II 269.
— Eleusinia II 096 n.
— Tèsmoforia II 296 n.
Festa e suoi moti I 25 1.
Feste Adonie II 997. Ili 89.- co-
me celebra vansi II 197.
— Amba r valie II 2g3 n.
— Amburbie II 293.- cosa fossero
ivi fi.
—Cereali lì 096.- da chi institui-
te, quando* e come celebravate
si ivi n.
— Cocitie II 299. -cosa fossero
ivi n.
— Consuali II 792.- da chi Sosti-
tuite t e quando celebravate
ivi n,
— Diasie II 098.- scapo di queste
feste, e dove celebravaasi ivi n.
— Equirie II 967*- da chi istitui-
te, e quando celebravansi ivi n.
— Fontina)! II 999.- in onore di
chi, e quando celebravansi ivi tu
— -Larapterie II oq3« - dovf» e co-
me celebravansi ivi n.
— Laziari II «295.- da chi, e per-
chè instituite ivi n.
— Liberali II «96. -cosa fossero
ivi n.
—Lucali II 091.- quando e dove
celebravansi ivin.
— Orgie II 293. • loro orìgine ivi
«•• quando celebravansi ivi- co-
sa fossero 294 n. - quando abo-
lite in Róma ivi.
— Oinee II 293.-dove celebravan-
si con maggior magnificenza
ivi n.
— Palìlie II 298. - quando e come
celebravansi ivi n.
— Pamilie II 095.-10 onore di chi
instituite ivi n.
— Quinquatrie II 297. -quando,
come , e da chi celebravansi
ivi ÌU
«-Quirinali II 299. -da chi insti-
tuite y e quando celebravansi
ivi n.
— Robigalie II 09? . - dove cele,
brava osi ivi n.
< — Tesmoforie II 997.
— Trieteriche II 296.- quando ce-
lebravansi ivi ti.
' — Vinali II 204.- quando e come
celebravansi 995 n.
Festo Pompeo II 999 tu III tot.
118. 161.
Fetonte li 187. Ili i38.
Fiamma che circondò la testa di
Ascanio II 256.
Fichi cagione di morte a Fra Bar-
tolommeo di S. Marco II «34 *•
Ficino Marsilio I 366. 371.
Fidia II 73 n 92 n. 98* i65. 4*<-
45<). Ili 4p- autore di uno dei
colossi di Mòntecavallo I 45* II
1 5.- sue nptizie III 49 *•
Figino Ambrogio I 3 7 a. II 376.*
suo quadro nella pinacoteca di
Milano I 5?o i .-noti zi e di lui ivi
Figino Girolamo scolare di Lo-
ntano II 175 n.
Figli di Perseo II 3o6.
Figura avente forma piramidale
è bellissima 1 34** QOn «" grazio-
sa se non ha forma serpentina-
ta II 97.
—del Sole come descritta dà Mar-
ciano III 63.
Figure come collocarle con rego-
la ed arte II 179.
— di tutto e di mezzo rilievo mo-
do di farle II t58.
•«•modo di trasferirle in profilo
II i5a.
—poste in alto » se la loro prò-
porzione naturale non è accom-
pagnata da quella delle prospet-
tiva , riescono nane e storpie I
ia4«
-—quantunque pìcciole in dise-
gno, nondimeno paiono gran-
di I ,64.
Filidi , famiglia ateniese in seno
della quale sceglie vasi una sa.
cerdotessa II 281.
Filìppide corse In due giorni 1160
stad) II 972.
Filippo re di Macedonia I 53.
Filippo II re di Spagna II 344 *•
375 n, - chiamò a lavorare Gia-
como da Trezzo I 3og. - Lnca
Cambiasi» per continuare i fre-
schi deiP Escuria Je II 140 1». •
fece ornare da Francesco Fat-
torino il santuario dell' Escu- -■
riale 199 n - chiamò in ìspagna
il Tibaldi II 317 n<
Filocoro III 53 n. i63 n.
Filomena con Tereo I ?5a
^Filone istorico II 980.
Filonide corriere di Alessandro
Magno II 972.
Filosofi come hanno d'avere i ca- x
pelli I 307.
Fi lo sseno E retrio pittore greco al-
lievo di Nicomaco II 214 n* III
170;- sue notizie ivi n.
Filostrato II 3oo.III 126. 128.137.
Filoitete di Sofocle I 280 ti.
Fineo II ?4i.
Fiori , loro significati li 458.
Fitero fiume IH i44-
Flamine Diale li 995 n.
Flamini da chi instituiti II 282.-
. perchè cosi chiamati ivi.
Flegetonte fiume d' Averno III
283.
Flegone uno dei cavalli del So-
le III 65.
Flegra I *35.
Flessioni cosa siano II 59.
Flora perché fatta dagli antichi
di proporzione di nove teste
II 85.
Floris Francesco pittore ì 337.
390.
Fon tainebleau, galleria dipinta dal
Rosso II 168.
Fontana Annibale I 309. Il i5i
n. Ili 181.
Fontana di Dodona IH 45 n. -fe-
nomeni singolari che presenta-
va 46 n -
Lomazzo Tr. Voi. ///•
329
Foppa Caradosso scultore II 164.
Ili 181. -su e notizie II 164 n.
Foppa Vincenzo 1 165. 387. II 3g.
1S9. 32i. -sua opera di prospet-
tiva II 55.- sue notizie ivi n.
Forastieri dai tauri sacrificati a
Diana II 2784
Forma degli abiti III 29 4*
—degli Dèi Penati ni 268.
—degli eroi, santi, e filosofi HI
1924
—degli Onoscelidi V. Satiri.
—degli uomini mostruosi III 219.
—dei Fauni IH 168.
— dei Fiumi III i$7#
— dei Pensieri III 275*
— dei Satiri IH 168.- come descrit-
ta da Luciano 171.- da Filostra-
to tifi.
— dei Silvani IH 168.
«-dei tefnpj ed altri edifiej IH 245*
—dei Tritoni III 129;
—dei Venti III i54-
—del Buono-Evento HI 260*
—del Caos III 257.
— del corpo umano, e dei suoi
artefici IH i?6.
—del Dio dei conviti III 268.
— del Dio Momo HI 25o-
—del fanciullo Tagefe inventore
dell' aruspicio III 259. '
— del Favore III 970.
—del Furore IH 265.
—del Giorno III 25q.
— del Giuramento HI 2(9.
—del Matrimonio III 961.
—-del Mondo secondo gli egizj
III 061.
— del Padre-della-Sanitì V. Escn-
lapiorf
— del Pensiero III 9:58.
—del Pianto III 975.
—del Silenzio III 266.
—del Sole III 6t<
—del Sodino HI 276.
—del Terrore III 265.- Come era-
intagliato nello scudo di Aga-
mennone ivi*
*5
330 /
—del Timore 175.
— dell* Aurora 111 960.
— della Buona-Fortuoa secondo
Pausatila 111 968. -secondo Lat-
tanzio ivi - come vedesi rappre-
sentata nei marmi antichi iW-
coroe scolpita daCallistratoa6c).
— della Calunnia come dipinta da
A pelle III 966. - come espressa
da Federico Zuccari 967.
— della Chimera III 97^
— della Concordia III 963. -come
descritta da Seneca ivi»
— della Discordia secondo Aristi-
de IH 966.- secondo Virgilio ivi-
Pausania in* -come fu rappre-
sentata da Callifone iW- come
descritta da Ariosto 976.
—•della Ebrietà Ili 967.
—della Eternità HI a £7.
—della Fama HI i5ò.
—della Fame descritta da Ovidio
IH 975.
—della Fatica HI 959. 976.
—della Fede III 963.
—della Felicità HI 070,
—della Fraude HI 967. a 84. -co me
descritta da Dante 958.
—della Gioventù HI 960.
— della Giustizia HI 90i. 969.
—dell* Ignoranza III 958.
—dell' Invidia HI 967.- come de-
scritta da Ovidio 987.
—della Licenza IH 958.
— della Luna HI 10 r.
—della Lussuria IH 979.
— della Mala -Fama III 975.
--della MMa Fortuna IH 969.-CO-
me dipinta da A pelle ivi.
— della Milizia del cielo IH 95.
— della Notte IH 964. -come de-
scritta da Tibullo ivi - come
scolpita da Michelangelo ivi.
—dell' Occasione come scolpita
da Fidia III 970.
—dell' Opinione III 9&5.
—della Pace III 963»-come de-
scritta da Tibullo ivi.
— della Palestra HI 964- -come
dipinta da Filostrato ivi.
— della Penitenza 967. '
•—della Perpetua-Morte HI 976.
—della Pertinacia III »58.
—della Povertà HI 975.
— della Previdenza HI 9S7.
«-della Querela HI 958.
—della Ricchezza III 963.
—della Salute IH 960.
— della Sapienza HI 964-
— della Speranza HI 963.
-della Terra III i5o.
«-della Vecchiezza HI 975.
—della Verità 965.
—della Virtù IH 965.
—della Vittoria IH 967.
-della Volontà HI 966.
— delle anime beate III 98.
—delle armi HI 9?4«
—delle Arpie descritta da Ario*
stolli 989»* da Dante 983.
—delle Grazie III 97 1.- come scol-
pite da uno dei due Secreti ivi»
— delle Infermità IH 975.
— delle Jcrarchie, e nove cori de-
gli Angeli IH i5.
— delle Muse III i45.
— delle Ninfe IH 173. -di quelle
che erano serve di Giunone 1 14.
—delle Ninfe dei Fiumi IIJ 144.
—delle Ninfe marine III i3i.- loro
nomi e numero secondo Ome-
ro ivi- secondo Apollodoro ivi
n. - secondo Igino ivL-
— delle Ore III 970.
— delle ossa nel corpo umano IH
i83.
— delle Parche III 981.
— delle Preghiere IH 959.
—delle Sfingi secondo Ausonio III
974.
—delle Sibille III 904.
— delle Sirene III i33.
— delle Stagioni HI 95$ - come de-
scritta da Ovidio ivi.
— delle tre Furie infernali descrit-
ta da Stazio IH 985.
— dell'Anno TU ?5g*
—dell' Oceano III iq3.
—dell' Onore III 366.
— del? Universo secondo ^i*gi-
zj III 36». ><-* *■ •
-—dì alcuni Dei immaginali degli
antichi III 357.
—di alcuni mostri infernali III
373.- come descritti da Stazio
fai
— di diversi mostri marini III i54*
—di Acabbo III 196.
—di Achille III 300.
— di Adamo ed Eva III ig3.
— di Adriano III 3o8*
—di Agamennone III 301.
— dì Agatocle III 3o4«
—di Agesilao III «03. \
—di Agilulfo III 3i3.
—di Alcibiade III 3o3.
—di Alessandro Magno HI adi.
—di Amore secondo la teologia
di Mercurio Trismegisto III 94**
secondo Apulejo nell'asino d'o-
ro fai -secondo Francesco Bar-
berino o5*-seoondo Petrarca fai»
—di Amn III 196. t
—di Amurat III 3i4*
—di Angerona , secondo Solino
III 366.
—di Annibale III 306.
— di Anteo III 9o5. 359.
— di Antigono III aoa.
— di Antonino Pio III 308.
—di Apolline III 358.
— di Ariadeno Barbarossa III 3.1 5.
—di Aristotile III 3o3.
— di Artaserse Longiraano IH 199*
—di Arturo Hi 313.
— di Assalonne III 195*
—di Attila III 3i3.
— dì Aureliano III 309.
«-di Azzo Visconti III 3i3.
— di Bacco IH 199.
—di Bellona III 365.
— di Bianca Maria Visconti mo-
glie di Massimiliano imper. III
310.
331
— di Buccicale 917.
— di Caligola IH 307.
—di Carlo Magno Ili 309*
—di Carlo il Calvo* HI 319.
—di Carlo Vili. Ili ai3.
— di Cariò Vi mp* IH 3-13.
—di Caro IH' 309;'
«~di Carónte descritta da Dante
■IH 977 -da Seneca fai.
—di Cerbero descritta da Seneca
III 379 -da Dabte 380.
—di Claudio IH 907.
—di Claudio IL IH 309.
—di Clemente III 31 3.
—di C teobolo III 303.
—di Cleopatra' III 306.
— di Clodoveo V. Ili 313.
— di Coglione Bartolommeo HI
316.
— di Commoda III 908.
— di Cori ol ano IH 304. l '» >,
—di Costanzo III 309* - '
—di David ìli 195.
—di Democrito 111 101.
— di Demogorgone HI 357.
— di Demostene III 3u3*
—di Dio Padre, Figliuòlo» e Spi-
rito Santo III 8.
—di Diocleziano IH 309.
—di Diogene Hi 9o3.
— di Dionisio siracusano IH 301.
—di Domiziano III se8*
—di Edipo HI 301.
—di Eia III 196.
-«di Elena III 300.
—di Elico III 3o3.
—di Eliogabalo HI 308.
— di Eliprando signor di Milano-
Ili 3l3. .
—di Enea III 300. ...
— di Enrico II figlio di Francesco
I. IH 313, • •.. -
— di Enrico VI. IH 3 io.
—di Enrico Vili. Ili 3i3.
—di Ercole III 199.
— di EricelII 204. . <
— di Erittonio IH 300.
—di Esaù. Ili J95.
332
—di Esculapio III a6o.
—di Esopo III ao3.
—di Estar III 199.
—di Ettore IH ano,
«.di Ezechia III 96.
—di Fabio Massimo III 9o5»
—di Federico fiarbarossa III sto.
-«di di Federico III. Ili aio.
—di Filiberto duca di Saroja HI
9l6 f
—di Filippo III 009.
— di Filippo IL IH aio*
—di Filippo Marie Visconti III
aio.
—di Fort ebraccio Niccolò III a 1 6.
—di Francesco I re di Francia III
aia.
—di Francesca Sforma III ai 3.
—di Francesco Sforza ultimo du-
ca di Milano IH ai4*
— di Gala tea IH i3j*
—di Galba III 107.
—di Galeazzo Maria Sforza Illa l4t
-«di Galerio Severo HI a©g f
—di Genserico III ai3.
—ai Gerione III a84?
—di G«5U Cristo HI l5»
-—di Giacobbe III fg5.
-«di Giosuè III 19S,
—di Giovanoi Visconti arcivesco-
vo III ai3.
—di Giovanni Galeazzo Visconti
III ai3. /
--di Giovanni Vaivoda III ai 5.
—di Giove IH 38.
-r-di Giuda Maccabeo in 196,
—di Giiigurta III 306,
—di Gi ubano apostata III 009.
—di Giulio Cesare III ao6.
—di Giunone HI 11 3, -descritte
da Marciano 1 16.
-—di Giuseppe figlio di Giacobbe
III i 9 5. "
•*-di Giustino IH 009.
— di Glauco Dio marino HI ta8 f
—di Gonzaga Aivigi'III a 17.
—di Gonzaga Carlo IH 217.
—di Gonzaga Galeazzo JJJ 217.
—di Gordiano Iiraog* .
-«•di Gotofredo dal gran dente III
ai6.
^di Gregorio di Servta IH ai&
— rli Griinoiibii. Ili ai5. *:.*
— d" Imeneo 1 1 1 a6 u -. nome de-
scritta da Catullo i*f- da Sene-
ca afo.-da Claudiana ivi. >.
— d'Ippocrate HI aot* •:• ■ «
—di Jefte III 195.
—di Joacas HI 196.
— di Josia IH 196. • - J
-r-di Juniperto HI at3.-
—di Leone II. II aog*
—di Lisimaco III aoa.
—i-di Liutpraudo HI ai5. •
-^-di Luchino Visconti III ai3v
-^di Lucifero descritta da Dante
HI a88.
—di Ludovico Sforza detto il
Moro IH ai 4»
—di Marceli» IH aoS.
—di Maometto IL HIai4-
—di Maria Vergine III 196.
—di Mariamne regina degli ebrei
HI 196.
t— di Mario III ao5.
—di Marte III 55.
—di Massimiliano imp. IH aio.
— di Massimiliano Sforza IH ai4«
—di Massimi uo HI 208.
— di Mastino Scaligero III 216.
— di Medusa HI aoi.
— di Mekhìsedech IH 194.
—di Mercurio III 96.
—di Mi eli e le PaleoTogo III ai4*
—di Mia. Ili ao5.
— di Minosse descritta da Danto
HI 378.
—di Mitridate III ao6.
—di Mosè IH 195.
-—di Nabucodònosor HJ ao5.
—di NltiiIh-oHi III 198.
— di Nemesi HI 269.
— di Nerone III ao7«
— di Nettuno IH ia4~
—di Odoardo III aia..
—di Orcano IH ai 4%
\
—di Oto ed Efiatte HI aoi.
—dì Otoniello III 195.
— di Ottavio . Augusto III ao6\
— di Ottomano IH a 14.
— di Ottone III 207.
—di Ottone I. Ili aio.
—di Ottone Visconti III ai3.
— di Ozia III 106.
—di Palone II. Ili 21 3,
— di Pallante III a#o.
t —di Pane Dio dei pastori III 169.-
come adorato in Roma M - co-
me descritto dagli antichi poe-
ti 170. -i
lio Italie
lio Italico ivi - da Virgilio 171.
—di Parlerò III ai 3.
— di Pertinace III a 08.
— di Piccinino Niccolò V. Forte-
braccio.
— di Pirro II aoi.
— di Pitone III a 58.
—di Pittagora IH 203.
— di Platone HI ao3.
—di Plotone III 080.
— di Poraona III a6a.
«»^di Poro III qo5.
— di Priamo III aoo.
—di Priapo IH a68.
—di Proserpina III a8i*
—di Proteo III i3o.
—di Roboarao HI 196»
— di Rodomonte F, Gonzaga Al-
vigi.
—di Romolo IH ao4-
— di S. Andrea III 197.
—-di S. Btrtolommeo ili 197.
—di S. Cecilia III 198.
— di S, Cristoforo IH 198.
««-di S. Giacomo III 196.
—di S. Giovanni apostolo III 197.
— di S. Giovanni Battista III 196.
— di S. Lorenzo III 198.
— di S. Marco IH 197,
— di S. Maria Maddalena IH 197.
—di S. Pietro III 197.
—di S. Rocco IH 198.
—di S, Stefano III 196,
—di Saffo ao3.
333
—di Salomone III ip5.
—di Sansone IM 19$.
—di Sardanapalo IH 198*
— di Saturno primo pianeta se-
condo gli antichi III 34*
—di Scilla ninfa conversa da Cir-
ce in mostro marino III l33»-se-
condo Omero iW- secondo Vir-
gilio ivi* secondo Ovidio i34*
—di Scipione africano HI ao5.
—di Sehm figlio di Bajazette HI
ai4.
—di Semiramide HI 108.
—di Senofonte IH ao3.
—di Senta HI ao4»
—di Sertorio HI ao5.
—di Settimio Severo HI ao8.
—di Sigismondo irop. HI aio. •
—di Siila III ao5.
—di Silvano come descritta da
Virgilio III 171.
—di Socrate HI aoa.
—di Solimano IH ai 5.
—di Tamerlano III ai 5.
— di Teodolinda III ai 3.
—di Teodorico IH 21 3.
— di Teodosio IH 309.
—di Teseo III 199.
— di Teunone IH aoa.
—di Tiberio III ao6.
—di Tito III ao8.
—di Torquato III ao5.
-«-di Trivulzi Giacomo HI a 16.
,-di Tulio Ostilio ìli ao4-
—di Turno III ao4-
—di D nerico HI ai 3.
— di Usura cassa no III ai 5.
—di Valentiniano. IH 209,
— di Venere HI 79.
— di Vertunno IH 362. -come de-
— d
— d
-di
— d
-d
-di
scritta da Properzio iuL
Vespasiano HI ao8.
Virgilio III ao3,
Vitellio IH 307.
Vulcano III 110.
Zeuobia .regina di Palmira
III 206.
Zete e Calai HI 200.
334
—dì Zopiro III 199.
Forma esteriore eH ciascuna cosa,
non pur utile, ma necessaria
conoscersi dal pittore III 8.
Fornuto III 196. 169.
Foro Boario I t34- *5j*
Foro Transitorio I 149. II 339.
Fortezza e suoi moti-I 319.
Forza dei moti I 173.
Fragole dipinte dal Bernazzano I
Sao,
Francesco I re di Francia I 975*
3o4« II 1 89* -dilettairasf di -di-
pingere I 98.- mecenate del Ros-
so II 168. li*
Francesco di Pellegrino pittore ac-
cusato di furto dal Rosso II 168
ti.- riconosciuto innocente 160 n,
Franklin, sua opinione circa 1 au-
rora boreale I 396 /*.
Frata (della) Marco II 4*6.
Fredi Felice ritrovatore del grup-
po di Lao cetonie I 989 n.
Fregio cosa è,' è d'onde sia deri-
vato II 344»
Fregio dorico II 345* 346.- ionico
iVì - corintio M - composito fri.
Frigj usarono stringhe fatte di di-
versi colori I 358.
Fri ne famosa cortigiana II 63 n.-
amata da Pressitele III 89 n.
Frisia (di) Giovanni V* Frvsius
Gio. Fredemanno.
Frysius Gio. Fredemanno archi-
tetto, sue notizie II 14» n.-sue
stampe all' acquaforte ivi.
Fucino lago II 970 n*
Fulgenzio III i35.
Fulvio Orsioo III 147.
Fuoco infernale cosa sia I 385*
Furia e suoi moti I 997.
Furie infernali rappresenta vanii
nere I 34 5.
Furio Camillo TI 3o9.
Furor di Apollo! 179.
Furto e suoi moti I 961*
Fusiua scultore III i8i.-#ue no-
tizie ÌVÌ firn
Fusio Salvia di fona straordina-
ria II 979»
Gaddi Giovanni II 947 n.
Gaetano Scipione II 3^5.
Galateo di Mons. della Casa 1 937.
Galb» I 916.
Galeno III 97 -sua opinione cir-
ca la luce II 95.
Galli Jacopo fece a Michelangelo
scolpire una statua di Bacco III
Galli antichi come vestivano III
940.- loro barbara superstizione
verso il Dio Eso 970 n.
Gallo sacri fica vasi alfa Notte li
981.- ad Esculapio ivi.
Gange fiume III i43.
Ganimede II 74- rapito dall'aqui-
la di Giove 91 4*
Gargano fonte della Beozia II 101.
Ili no.
Gassel Luca I 390.
Gatti Bernardino III 998 #1.
Gaudenzio Ferrari I 949* 3o8.3f 1
338. 391. 4o5. II 76. 84. 1 17.133
i4ó. 175. 35o. 363. 41 1.495.435
443* 466. Ili il. 179.- eccellen-
te nel dar. la furia alle figure I
47 -eccellente in dipingere i ca-
valli 1 i5.-migliore degli altri nel
formare i corpi gioviali i65.-
uno de,i primi a dar convenien-
ti moti ad angeli e santi i85.-
fu filosofo e matematico ivi- di-
pinse in Vercelli le storie di S.
Rocco ivi • dipinse una cappel-
la nella chiesa della Pace in
Milano ice- dipinse cavalli mi-
rabili ivi- uè formò di plastica
iW- dipinse i misteri della pas-
sione di Cristo a Varallo iW-di-
pinse il vólto della cappella di
S. Corona, nelle Grazie di Mi-
lano ivi -là grandissima cupola
di S. Maria di Sarono iW-trala-
aciato nelle vite di Giorgio Va-
sari 1 86.- sua tavola di un Cri-
sto colta croce a Canobbio gua-
stata da un cane 319. -princi-
pale nel dipingere i cangianti
34i. -sua tavola della venuta
dello Spirito Santo 3^4* -eccel-
lente nelle pieghe dei panni II
19.- suo quadro del ratto di Pro-
serpina ai 3.
Gedeone II a3g n.- uccide Zeb ed
Oreb I a36.
Gédoyn III 53 11.
Gellio II 284. 3oo. III lai. 344.
Gemino matematico II 21. 36.
Genga Girolamo II 3a4«- sue no-
tizie ivi «•
Genserico I 218. <
Gentile da Fabriano II 177 «•
Gentilezza e suoi moti I a 45.
Geometria necessaria al pittore I
53.
Georgica di Virgilio III i3o.
Geremia I 356 HI 10.
Gerione II 280.
Germani antichi come usarono ar-
marsi III a 40.
Germanico II 157 n.
Gerusalemme liberata di T. Tasso
II 47 *• 48i. 4 8 8. 49<>' 49^ 498
Soi* 5o3. 5o5.5o6. 507. 5o8. 5 12
5i4»5i7. 521.
Gesù Cristo I ai 4.21 5. II 1 8 3.1 83.-
flagellato I 7. - sdegnato contro
i scelerati 3o.- sazia migliaja di
persone con tre pani e quattro
pesci 239- lava i piedi agli apo-
stoli iW- e 3o6.- ascende in cielo
242. - lava i piedi agli apostoli
269. - battezzato nel Giordano
ivi e 374*- pregato dal Centurio-
ne ad entrare in di lui casa 270.-
orante nell'orto, pittura di Cor-
reggio 291. 374** come usò por-
tare i capelli 3o6. - e III 199*-
335
tepellito involto in un manto
bianco I 346. -perchè fu dagli
ebrei vestito di bianco 34$. -si
trasformò mostrandosi in veste
candidissima ivi- usò il manto
di color turchino 355* - risorge
da morte a vita 3^4*- ù trasfor-
ma sul Tabor hi - discende al
limbo ivi - apparve due. volte
alla madre 375*- flagellato 3*78.-
tolto di croce dipinto da Bra-
mantino II 5o.- appare nel ma-
re ai discepoli iQ2.-eome debba
rappresentarsi III 12.
Gherminella e suoi moti I s6o.
Ghiberti Lorenzo II 177 ».
Ghirlanda erculea II a85«
Ghirlande da chi inventate II
45^ ».
Ghirlandajo Benedetto II 458 ».
Ghirlandaio Davide bastonò un
frate II 457 ».
Ghirlandajo Domenico II 457.-aue
notizie ivi ». - fu maestro di Mi*
ehelangelo 458 ».
Ghirlandaio Tommaso orafo II
457. -perchè fu detto Ghirlan-
daio ivi.
Giacinto pittura di Micia II 83 ».
Giacobbe I 210. 234* II i83.-man-
da i figliuoli in Egitto a com-
perar grano I 238*- andando coi
figli in Egitto fa sacrificio 267.-
gli viene presentato il man-
tello insanguinato ài Giuseppe
I 281.
Giacomo (S.) I 3?4*
Gialiso pittura di Prolegene II 78
*.- fu la salvezza di Rodi 79 ».-
trasportata a Roma ivi.
Gianbellino II 55* hi n. 254 n *
'.444 n.
Giano, perchè chiamalo Patulejo
e Ciusio li 438.
Giardini di Semiramide II 2,2$.
Giganti fulminati da Giove II 249*
Gige lidio ritrovator della pittu-
ra presso gli egiz| 1 i5»
336
Gioab II i88.-fa uccidere il prò*
feta Zaccaria 24*-
Gfoas ucciso dai suoi servi II 188.
Giobbe I oo3. ifà II 74*
Giooa profeta II 236.
Giorgio (S.) cbe uccide il serpe ,
dipinto da Raffaello a S. Vitto-
re in Milano I 75.- dipinto dal
medesimo sopra un tavoliere
76.
Giorgione I 3o8. 389. II 373. 4*5.
443— notizie della sua vita ed
opere 110 it. -mori a 34 anni
111 n.
Giordano fiume I 374- -come do-
versi rappresentare III i4^«
Gioseffb Flavio I 54j. II 238.
Giosuè I 219. II i83.
Giotto I 54* II 177 n. 222 n. 3qi.
Giovanni Battista (SO battezza Ge-
sù Cristo I 269 374*- nel de-
serto 285.
Giovanni (S.) Evangelista 1 30.262
3 7 4. II 18a.40a.III 14.
Giovanni Battista bergamasco f.
Castello G. B.
Giovanui Battista mantovano di-
segna tor di battaglie navali II
211.
Giovanni fiammingo III 181.
Giove scolpito da Fidia in Elide
I 3 r. - secondo governatore del
mondo 20 1.'* suoi nomi iVi-suoi
influssi ipi - si cangia in ariete e
perché 226 ».'- come vada rap-
presentato in compagnia della
figlia d'Inaco 297.- cangiato in
toro *3o2. II 218. -come deve
avere i capelli I 307. -fatto da-
gli antichi di proporzione di
cjieci faccie lì 77. - rapisce Eu-
ropa 2i4*-con Giunone 217.*
come rappresentalo dagli anti-
chi III 38.- nomi diversi che gir
davano ^o.-sue diverse forme
44- -cangiato in cuculo 116.
Giove Feretri* II 3o2»
— -Labrandeo III 4?«
— Melichio II 2918 ».
—Olimpico II 85 n*> y ''
— Ospitale II *7Q ri.
— Partoriente dipinto da Aliloco
III 44.
Giove pianeta perché simbolo del-
l'aria I 382.
Giovio Paolo II 378.
GiraWi III ,46.
Girolamo (S#) III 12 n. 169 n. •
' spiegava la S. Scrittura a Fabio-
la I 347 n.
Girone il Cortese dell'Alamanni
II 487.41)8. 5 1 3. 5ii.
Giuda ordina di bruciar Tamar
vedova I 377.
Giuda «canotto I 216. II i88.-si
appicca I 287.
Giuditta uccide Oloferne I 230.
II 188.
Giudizio universale dipinto da
Gaudenzio I 221.
— —da Michelangelo nella cap-
pella Sistina al Vaticano I 3o<
51.207. 221. II 5o. 71. 179. 206
232. III 34.
da Pietro Perugino F221.
Giugurta uccide Aderbale in Cir-
ta II 239 /i.
Giuliano apostata III 47 *#
Giulio Capitolino 111 209.
Giulio Cesare I 32. 239. II 9. -pri-
mo a dare ai romani il diver-
timento di una naumachia II
269 n.
Giulio H. I 282 n. II 164 n.
Giulio Romano I 390. II 71. 3o8.
35o« 352. 573 n. 425.
Giunone si cangia in giovenca e
- perché I 226 fu - perchè fatta
dagli antichi di proporzione di
nove faccie II <*4- - sotto nome
di Sospita adorata in La n ti vi o
III 118. -sua statua 119. -sotto
nome di Gurite adorata dai fa-
lisci 122.
Giuochi Apollinare H 269.-
— Circensi II ?65.
— Consuali II 269.
— del cesto II 368.
— dei fanciulli romani II a6i ».
— —non indifferenti per cono-
scere lo spirito delle nazioni II
261 ».
— diversi I 255.
— Funerali li 263. 271.
— -Gimnici II 262*
— Gladiatori II 266.- quando ce-
lebra vansi ivi.
— lslmici perchè così chiamati II
259. -da chi instituiti ivi ».-in
onore di chi celebrayansi ivi.
— Lupercali II 264.- quando cele-
brayansi ivi /1. «da chi istituiti
in Italia 265.
-Mega lesi II 269.
— Missilj lì 269.
—Navali II 268.
— Nemei in memoria di chi insti-
^ tuili II 259 ».
— Olimpici II 258. -loro origine
ivi n,- quando venivano celebra-
ti ivi- perche detti olimpici ivi,
— Palatini da chi instituiti li 291 ».
— Pitii loro origine II 258. - per-
chè così chiamati ivi,
— Saturnali quando celebrayansi
II 265.
—Scenici II 270. -quando in Ro-
ma introdotti ivi tu
— Taluri II 269.
Giuoco e suoi moti I 254.
Giuseppe ebreo I 234* a43. 262.
II i83. -si dà a conoscere ai
fratelli I 247.- con la moglie di
Putifar 25o. ( - fugge da essa II
216. -pregato dai fratelli a re-
stituir Beniamino I 273.
Giustino istori co I 189 ». II 266.
302.
Giustizia rappresentata senza o-
recchie I 220. - con quattro
orecchie ivi- col naso di cera
ivi.
Giustizia e suoi moti I 220.
Lomazto Tr. Voi. IH.
337
Giuturna per la morte del fratel-
lo avvolse il capo di verde ben-
da I 354.
Glicera in venir ice delle ghirlan-
de li 457.
Gli co ne scultore greco autore del-
l'Ercole Farnese II 80 n.
Gloria di Dio mostratasi sopra il
Tabernacolo I 375.
Gobbo Cristoforo scultore III 181
390.
Gogavino de Grave voltò in lati-
no i trattati musicali di Aristos-
seno e Tolomeo II 196/1.
Gonzaga Alyigi di forza straor-
dinaria II 273.
Gonzaga D. Cesare III 296 tu
Gonzaga Isabella d'Este 1 354*
Gordiano III 43*
Goti come erano armati III 239.
Governatori del mondo I 200*
Gracco Sempronio 1 a34
Gramaglia usata a' nostri tempi
I 344.
Granico fiume II 74 »•
Gransignore I 2a3.
Gran vela cardi fiale II 375.
Grappi d'uva dipinti da Zeusi I
319.
Grazia e suoi moti I 244*
Grazie compagne di Venere I 244*
Greci ordinarono gli edificj in set-
te aspetti principali I i5a.-loro
foggie di vesti ed armi III 235.
Greco Alessandro incisore in ca-
vo II 3 7 4.
Gregorio (S.) III 16. 24.
Gregorio XIII. Il 375,
Grifone I 248.
G ri mani cardinale II 201 ».
Grimani patriarca II 247 »•
Grimmer Giacomo pittore I 337*
II 447** sue notizie 44& *•
Grisolito cosa rappresenta II 432.
G risoni I n3.
Grottesche d'onde derivato que-
sto nome II 355.
Gruppo dei due pugili II 268 ».
*4
338
—del leone combattente col ca-
vallo opera di Apollonio esi-
stente in Campidoglio, II 4?4*
—della Pietà scolpito da Miche-
langelo I 986. - esistente nella
basilica Vaticana ivi.
— delle Grazie III 373.
adatto il toro farnese , opera di -
Apollonio e Taurisco li 4^4»
—famoso del Laocoonte 1 277.308.-
pregj di questo capodopera di
scultura greca 280 «.- è il pen-
siero più tragico della scultura
081 *. - esisteva nel palazzo di
Tito ivi • è il più prezioso mo-
numento del secolo di Alessan-
dro lY**- errare del Nardini e di
altri nel crederlo situato nelle
Sette Sale 282 /*. -scoperto da
Felice Fredi lotto il pontifica-
to di Giulio II /W. gli stessi an-
tichi riguardavano questo grup-
po come la più compita produ-
zione dell' arte ivi- i moderni
nulla ancora produssero che a
questo possa paragonarsi ivi.
Guattani G. A ut archeologo III
327 n.
Guerra giudaica storia di Giu-
seppe Flavio I 347*
Guglielmo duca di Baviera fa la-
vorare ad Annibale Fontana in
cri stai lo. di rocca una cassettioa
e ne rimunera l'artista con sei-
mila scudi II 157 n.
Guidi V. Masaccio.
Gusti (dai) ancora nascono i suoi
moti I Q93.
H
Haropton-Gourt II 70 n.
Hermas antico autore dell'opera
intitolata il Pastore IH 33 TI.
Hers Sebastiano^ 364»
Heyne III 53 m Ut
Hìpetros I i53.
Holfmano IH 53 n.
Horeb monte I 375.
Hosteo II 34.
Humila principessa gota fatta da
Aureliano sposare a Bonoso HI
337 n.
Hupse Martin III 991.
Iddio Padre fu il primo plastica-
tore I 1 4* -apparve a Mosè nel
rovo 187.375.- comanda ad Ada-
mo di non gustare il frutto vie-
tato 23$.- perchè va rappresen-
tato con abito turchino 355* -
apparve a Mosè nel monte Ho*
reo 375.- parlò ad Aronne ivi*
come debba dipingersi 384*
Idea del teatro opera di Giulio
Camillo III 13.
Idumea terra abitata dai discen-
denti di Esaù III 195 ti.
Ifigenia II 38 1.
Igino III 137* 199.
Iliade di Omero I 35o. Ili i3i.
235.
Ilion I 2o3,
Immagine della Vergine in S. Ma-
ria Maggiore II 377.
—della Madonna del monte Liba-
no II 578 p.
Immagini del Sole III 65.
—della Vergine col bambino in
braccio furono dipinte alla me-
tà del V secolo II 377 n. - co-
me dipingevansi prima di quc-
St' epoca ivi.
— sacre commuovono al timor di
Dio I 7. 8.
Imnidi ninfe III 176.
Impeto e suoi moti I 23o.
Importanza e forza della propor-
zione I 5o.
Inaco fiume dell' Acaja HI 137.
Incisione lo stregozzo di Michelan-
gelo fatta da M arcani. Ili 292.
Incisioni di Aldegrever le forze
di Ercole III 280.
— in legno di Virgilio Solis le Me-
tamorfosi di Ovidio II 4^4 "• '
Incubi spiriti malefici III 168 tu -
opinioni che di costoro avevasi
in tempi ignoranti ivi
Indaco (dall') Jacopo pittore II
458 n.
Infiogardagine e suoi moti I 087.
Ingiuria e suoi moti I o34-
Ingratitudine come si dipinge li
4o3.
Inimicizia ed amicizia dei moti I
Inimicizie ed amicizie de' colori
naturali I 3ag.
Intaglio di Girolamo Cock 1 pe-
sci grossi mangiano i piccoli II
374 *•
Intercolunni distinti in specie da
Vitruvio I 148.
Intercolunnio chiamato areostilo
I 149.
— —diastilo I i49-
— — eustilo I 149*
— - — pienistilo I 148.
— — sistilo I i4q*
Intonacatura data alle statue da
Nicla II 83*.
Invenzione di Demabuse II 77 n.
Invidia e suoi moti I 217.- come
si dipinge II 4<>3.
Io cangiata in vacca I 3o2.
Ipermestra I a 30.
339
Ipotenusa ritrovata da Pittagora
II ?go n.
Ipparco, sua opinione circa la lu-
ce II 26.
Ippia scultore greco IH 49 «•
Ippocrate I 289.
Ippolita regina delle amazzoni HI
43.
Ippolito con Fedra I q5o. -fugge
da Fedra II a 16.
Ippomene II 192.
Ipponacc bruttissimo poeta greco
III 76/1
Ira. e suoi moti I 228.
Iride messaggieradiGiunonelI^Ó.
Isabella I 219.
Isacco I 234* H i83.
Isaia III 10. 27.
Iside lo stesso che Diana , come
rappresentata dagli egizj IH
• 106.- come descritta da Valerio
Fiacco e da Ovidio hi.
Isidoro (S») di Siviglia , suo libro
delle origini III i54»
Isidoro II 290.
Ismaele I 214. 234* -molesto ad
Isacco 288.
Isocrate I 346.
Isola dei satiri III 172 n.
Isole consacrale al Sole III 74*
Issione 111 279.
Istinto umano 1 209.
Istituzioni armoniche libro di pro-
fondo sapere scritto da Giusep-
pe Zarlino II 196 n*
Istru menti musicali quali pitture
richiedono li 194*
Italiani conoscevano la prospetti-
va due secoli prima dei -francesi
II 17 n.
lttino architetto del Partenone HI
5o «.
Jahtl uccide Sisara I o36. II 188. Janthino ossia paonazzo I 355.
Jamblico Ili 16.- come chiama il Januali feste di Giano II Qpo.-quan-
Sole 61. do e come? celebravansi ivi n.
340
Jarba gimnosofista I 174. 22 !•
Jarca bramino II'a64*
Jaspide cosa rappresenta II 432.
Jerofante supremo sacerdote di
Cerere II 281 n.
Jerogli fi ci egiziani II 383.
Jerone tiranno II 9*
Jone scultore greco II 73 n,
Juba re di Numidia II 238 n.
Judicia ludere II 261 n.
K
Kock Matteo pittore paesista II 447 n -
Labaro cosa fosse III ?33 n.
Labda madre di Cipselo III 157.
Labirinto di Dedalo in Candia III
o48 n.
—di Egitto da cbi edificato III
a47» - sua grandezza secondo
Pomponio Mela ivi fi.
— d'Italia III ?48- dove e da cbi
edificato ivi n.
—di Lenno III 248. - ragguarde-
vole per le sue colonne ivi n.
—di Samo III 2^9 ru
—di Creta descritto da Tourne-
fort III o48. n.
Lacedemoni perché vestivano di
rosso i loro soldati tironi I 35o.-
più di tutti gli altri popoli eser-
citavano la loro gioventù nella
danza pirrica II 261 *.- sacrifi-
cavano a Marte l'uomo 279.
Lachesi una delle Parche III 281.
Ladro in presenza delle genti fa
moti di lealtà I 210.
Laippo scultore greco II 7 5 n.
Lala corriere di Alessandro IH
75 «•
Lana veduta piovere II 256*
Landino Cristoforo I 274* HI 29
289.
Lanini Bernardino pittore II 246.-
sue notizie ivi n.
Lanuvio città antichissima d'Ita-
lia II 2o3 ».
Laocoonte gruppo antico famo-
sissimo V, Gruppo famoso.
Laodicei sacrificavano a Pallade
una vergine II 270.
Laodicia pittore II 3ai*
Lascivia e suoi moti I 25 f.
Laliclave cosa fosse III 225 n
Lattanzio Firmiano II 367. Ili 66.
Lattanzio pittore bresciano III
a 97-
Latte caduto in forma di pioggia
II 256.
Lauro perchè dato alle Muse III
i46.
Lautrech suo sepolcro in S. Mar-
ta in Milano II 209.
Lazzaro risuscitalo da Cristo I
285. II 235.
Learco scultore greco III 108 ru
Leda col cigno in grembo I 27^
Leggiadrìa e suoi moti I 245
Legionario romano coinè era ve-
stito III 232.
Leidano I 390.
Leonardo da Vinci I i65.qo7.3o8
3 1 1. 338. 363. 387. 39 1 . 4o5. 408
II 39. 55* 71. 84. 101. i33. i5o
175* 177 n. 209. 274. 366. 373
4 1 1. 4*5» 444 n * IH l *• ' 79 * &*•-
eccellente nelP osservare gli ef-
fetti che fa la luce col colore
1 ,4°«- nel dar la furia «ile figu-
re 47*- in plasticare e pingere
i cavalli 11 5.- nel formare i cor-
pi solari i65. - fa un convito di
contadini per poi dipingerlo I
176. -diletta vasi di vedere i gè-
stMei condannati per suo stu-
dio iW- nel dare il moto alle
figure non errò mai f 83. - fece
di terra una bella testa di Cri-
sto ai 3. -scrìsse un libro ad istan-
za di Ludovico Sforza a63.-fu
filosofo , architetto , pittore, e
scultore 366. - dipinse Leda col
cigno 374» -suo cartone della
S.Anna 390. -altra sua tavola
in S. Francesco in Milano 39 im-
primo fra i moderni nel dise-
gnar cavalli 3 00. - suo cavallo
di plastica 3oi.- dipinse la zuf-
fa di un drago con un leone
3oa.- suoi lavori perfetti 3 14. -
suo sonetto II 68. - fu musico
196.
Leonardo Gio. detto dall' arpa
musico II 196.
Leo e a rete scultore greco III 47«-
sue notizie ivi n.
•Leone Aretino statuario 1 3 o 1.363
II 333.
Leone X. II 164 «•
Leone fatto da Leonardo con mi-
rabile artificio I 175. -fatto
camminare d'innanzi a France-
sco I. ivi.
Leone ucciso da Lisimaco III 201.
Leontio scultore antico III 75.1 35.
Lepre perchè posta dai primi ro-
mani nelle loro monete II 4 18.
Lestrigoni I 333.
Lettera di Federico Zuccari ai
principi e signori, in cui li esor-
ta a favoreggiar le arti II 301 n.
Lettere pittoriche raccolte dal
Bottari II 69.1t.
Leucosia una delle Sirene III i36.
•—isola del mar tirreno III i36 w*
Leucotoe con Febo I a5o.
Legazione de' corpi sopra la li-
nea piana II 53.
Levesque III 53 n.
Libera nome di Bacco femmina
III 173 n.
Liberalità e suoi moti I a4o.
341
Libero nome di Bacco I 138 n.
Libetra li igr.
libro dei cantici III 9.
~-dei Maccabei I 378.
~dei Numeri II 376.
—dei Re III io.
~dei Salmi III io*
—del Deuteronomio III 11.
—della Genesi II 396. Ili 9.
—di Giob III 36.
Libro di animali dipinti da Mi-
chelino II 333 a.
Lrcaone I 378.
Licinio Gio. Ant. V. Pordenone.
Licj in tempo di lutto vestivano
una nera veste di donna I 344*
Licofrone III 146.
Licone inventore dei giuochi gin-
nici II 363.
Licurgo II 3oo.
Ligia una delle Sirene III i36.
Livi fiume II 370 n.
Lisia scultore greto III 77.
Lisimaco capitano di Alessandro
I 336.
Lisippo scultore greco II i4c. i56
371. 4*4* 4^9 HI 76 - noti-
zie della sua vita , e delle sue
opere II 73 /r.- numero prodi-
gioso di queste 74 "•
Lisistrato scultore greco II 73 n.
Lissa quarta Furia secondo Eu-
ripide III 387.
Lomazzo , suoi lavori di plastica
I 365. - divenne cieco a tren-
tadue anni II 103. -suoi fonda-
menti circa la pratica del colo-
rare ivi- maniera di colorare al-
cune cose 104. -sue pitture in
S. Marco a Milano 147.- sua
pittura la caduta di Simon Ma-
go nella stessa chiesa ivi - suo
errore nel credere che Dome*
nico Corradi avesse il sopran-
nome di Ghirlandajo dal dipin-
ger che faceva i fiori II 4$7 "•
Lombard Lamberto II 319. • snt
notizie ivi n.
342
Lombardi Alfonso V. Cittadella
Alf.
Lombardia piena delle opere di
Gaudenzio I i85
Lombardi no Cristoforo li 325.
Lomellini Orazio II 5?6 n.
Lorenzetlo V. Campanajo Loreu-
zo di Lodovico.
Lorenzi Stoldo scultore III i83.-
* sue opere ivi n.
Lorenzo (S.) I 279. II 336. -qua-
dro di Tiziano I 376.
Lorenzo il Magnifico II 4^7 "•
Loth I a 1 5.- condotto prigione col-
la famiglia q36. 378.- inebriato
con le figlie s5o. II 317. a3i.
Lotto Lorenzo li 444* ~ sue nol >~
zie ivi n.
Luca d'Olanda I 309. 3 13. II 76.
Ili 393.
Luca (Fra) del Borgo II i5o.
Luca eremita pittore II 378 n.
Luca (S.) evangelista I 6. III i4«
38.- apparve a S. Maria di Tripo-
li in veste bianca I 346*- non fu
mai pittore II 377 /*.- perchè
si dipinge col bue 433.
Luca Santo pittore fiorentino II
377 ».- immagini della Vergine
da lui dipinte ivi.
Lucano I so5. II 379.
Luce non ba colore I 393.
Lucerna preziosa offerta da Ales-
sandro in un tempio del Sole
III 75.
Lueerne e loro diverse forme II
359.
Luciani V* Piombo (del) Seba-
stiano.
Luciano I 347* 348. II 320. ivi «.
363 t?.38i rc. III 43. 61.98. 117
136. i4*. >45*
Lucifero I 317.
Lucina I 3o5.
Lucina nome dato alla Luna III
101.
Lucio Bruto perchè fece uccidere
i proprj figli II i85.
Lucrezia romana II 3i8.-c6ajTar-
quiuio I 35o. - si uccide 387.
Lucrezio II 4*6. III 163.
Lucullo I 338. II 190. 336. Ili 92.
Ludio pittore antichissimo fìoriva
in Etruria assai prima della fon*
dazione di Roma II ao3 n.
Ludio Marco antico pittore roma*
no II 3o3.- sue notizie ivi n»
Ludovico (S.j re di Francia I oft*
Luigi XII re di Francia I 376 n,
Luini Aurelio I 290. II 333. 446.
III 181. -sue opere I 389.- sue
notizie ivi n.
—Bernardino I 16. 4 «6. II 69.413
46o. - sua pittura della Miseri-
cordia I 375.
— Evangelista II 35o.
Lullo Raimondo I 306.
Lume di quanta virtù sia nella
pittura I 36 1.- che cosa sia 365.-
è qualità senza corpo 371.- co-
me dividesi 3^2. -lume primario
che cosa sia iw-lume diretto
qual sia 379. - lume secondario
qual sia iW-lume riflesso qual
sia 38o. -lume rifatto qualsia
iVi-lume come debba disporsi
385. - suoi effetti nei corpi in
generale iW - suoi effetti nei cor-
pi terrei 386.- nei marmi 587. •
nei metalli ivi* nella carne fVi-
nei corpi acquei 393. -nei. cor-
pi aerei 39$. -nei corpi ignei
§97. -nei colori 399. -in qua-
lunque superficie 403* - Lume .
come si dia ai corpi 407. - non
sia perpendicolare sopra la te-
sta loro 409. - regola per bene
eseguirlo 4»o. - esempio che di
ciò si ha nel Pantheon 4 1 !•- Lu-
me deve essere un solo in tutta
Tistoria che si dipinge II i3o.,
Luna settimo governatore del mon-
do I 2o5.- suoi nomi ivi- suoi in*
flussi 306.- sotto nome di Diana
era adorata come Dea caccia tri-
ce III ioa. - come descritta da
X
Claudiano io3. -diverse forme
che le davano gli egizj 107.
Luperci perchè correvano per le
strade di Roma ignudi II 364 *
343
Lupo perchè sacrificavasi al Sole
III 71.
Lusinghe e suoi moti I v%6.
Lusto I 390.
Luzzo Pietro V. Morto da Feltre.
M
Mabuse Giovanni V. Demabtise.
Mabusio Gio. V. De mabuse.
Macchine da guerra da chi inven-
tate III 47 "•
Macedo II 208.
Macedonia I a3o.
Macone I 333.
a Macrobio III 37. 55. 65. 73. 11 3.
159. 170.
Maddalena convertita non deve
vestirsi di abiti ricchi e pompo-
si II 335.
Madonna con angeli dipinta inPar-
ma da Mazzolino I 74* -
Maestà e suoi moti I 333.
Maggiore Ambrogio tornitore II
364.
Magi andati ad adorare Gesù I
342- «73.
Magnanimità e suoi moti I rfg.
Mainardi Bastiano pittore II 4 58 n.
Maio I 390.
Majano (da) Benedetto II 333 n.
Mala scultore greco III 76 n.
Malatesta famiglia III 217*
Malignità e suoi moti I ai 5.
' Malizia e suoi moti I 359.
Mal-Pensiero come si dipinge II
4o3.
Mandricardo I 127.
Mandjn Giovanni pittore II 447».
Manfredi famiglia III a 17.
Mano (della) Paolo scultore III
181.
Mansueti Giovanni II 9 54 n.
Mantegna Andrea I i83. 3 12. II
3o. §4. 4 1 5» 4^5.- fu migliore de-
gù altri nel formare i corpi mer-
curiali I 1 65.- dipinse una mo-
sca e c'ingannò il suo maestro
3so«-suo trionfo di Cesare II 43*
Alan tei lo militare da chi inventa-
to II 398.
Marassio Damiano III 299.
Marcantonio il triumviro I a34*
287. II 396.- e Cleopatra I s5o.
sua viltà in corteggiare l'ambi-
zione di Cesare II 365 n.
Marcantonio Raimondi I 309. II
103 n. 35o. III iq3.- incise il S.
Paolo in Atene da Raffaello II
70.- sue notizie III 193 n.
Marcello II 426.
Marco (S.) evangelista perchè si
dipinge col leone II 433*
Marco Agrippa I 157.
Marco da Ravenna V. Dente Marco.
Marco da Siena f. Pino (da) Marco*
Marco Marcello I 5.
Mardocheo I 331.
Margherita (S.) martire I 268. II
3J3. 336.
Maria Vergine aununeiata dall'
angelo I 34 (.-partorisce Gesù
343.- ritrova il figliuolo a dispu-
tare nel tempio 1V1- ascende in
cielo iW-da pittori goffi effigiata
con abirfe gesti lascivi 363.- sa-
lutata dall' angelo come va rap-
presentata 274.-non deve vestir-
si con abiti ricchi e pomposi
II o35.
Maria (S.) Egiziaca I 7.
Maria (S.) Maddalena I 7.- ai pie-
di di Gesù 370. 3o6.-nel deser-
to 385. II 233.
Maria sorella di Mosè I s6c II
86. i83.
Mariamne decapitata per ordine
di suo marito Erode III 196*
344
Mario I 227. 232. 234. II 371.
Mario Equtcola III i45.
Mariotto terminò di dipingere il
giudizio finale di Fra Bartolom-
meo da S. Marco II 233 n.
Marmo chi primo adoperollo nelle
statue III 108 n,
Marsia sfida al suono Apollo I1 192.
Marta sua carità verso gì' infermi
e storpiati I 374*
Marte Dio delle battaglie I 68. -
come deve avere i capelli 307.
Marte pianeta terzo governatore
del mondo 1 202.- suoi nomi ivi-
suoi influssi ao3. -perchè sim-
bolo del fuoco 582*
Martino (S.) I 7.
Martiri perchè si vestono di rosso
I ^9- . ,
Martirio di S. Pietro di Michelan-
gelo II 5o.
Marziale III 65.
darziano Capella poeta II 266.
433. HI 1 16.- come dipinge Sa-
turno 35. 40.
Marzio primo pontefice massimo
II 282.
Masaccio II 177.- perchè così chia-
mato ivi n.- sue notizie ivi - mo-
rì di soli 41 anni 178 n.
Mascherino Ottaviano II 3q6 ri.
Masolino da Paoicale II 177 fi.
Massimiliano IL II 199.
Massi n issa re di Numidia II 238 n.
Massurio Sabino II 3o3.
Materie nelle quali si trovano i
colori I 3q6
Matrone romane perchè si pone-
vano una benda bianca in ca-
po I 346. - coprivano di color
verde le loro carrette 354*
Matteo (S.) evangelista IH im-
perché si dipinge con l'angelo
li 422.
Maturino II 274.289.300.3 15.352.-
sue notizie 274 n.
Mausoleo del cardiual Fortiguer-
ri IH 294 n.
Mausolo, suo monumento III 47
it. 1 io n. - da chi scolpito 47 «•
Mazzarino Cardinale JI 196 n.
Mazzola Francesco V. Parmigia-
nino.
Mazzolino Francesco I 46* 3o8.
390. II 78. 84. 95. 167 373. 411
46o.- eccellente in rappresentar
figure gracili I 74* - diligeotis-
simo nel dipingere i cangianti
342.- suo quadretto a due lumi
3}3.-piogeudo la Vergine le po-
se imprudentemente . in capo
gioje e perle II 4» 2.
Mazzuoli Francesco V. Parmigia-'
nino.
Mazzuoli Girolamo II 117 #1.
Mecheln (di) Israele II 4?4 n -
Meda Carlo allievo di Bernardi-
no Campi II 195 n
Meda Giuseppe li 24 «.-sua pit-
tura dell' organo della chiesa
maggiore di Milano 195.
Medaglia del marchese di Pescara
intagliata da Fontana IH 216.
— di Giacomo Trivulzi latta da
Caradosso Foppa III 216.
-—d'Ippolita Gonzaga fatta da Gia-
como da Trezzo lì 574-
— d'Isabella Gonzaga di Giacomo
da Trezzo II 574.
— di Paolo III di Alessandro Gre-
co II 374»
— motteggiata da un fanciullo I
3.4.
Medaglie incise da Caradosso Fop-
pa II 164 n.
Medea I 23o. II 187.
Medici famiglia III 217.
Medone scultore greco III 10S ».
Medula Andrea HI 294. -sue no-
tizie 995 n.
Megabizi sacerdoti eunuchi di
Diana Efesina III 109 n.
Megera una delle Furie HI 285.
Melancolia e suoi moti I 2f4«
Melanto pittore greco IH 93.
Melchisedecco II i83.
Mcfeagro I 228* 578.
Melesigene nome di Omero III
202.
Melicerla II 269.
Melone Autooio di gran forza II
073
Melzi Fraocesco miniatore I 174
11. II 175.- segna in Francia il
suo maestro Leonardo I* 174 n.-
ereditò dal medesimo i libri 9
strumenti , e disegni iV*.
Membri del corpo umano I 55.
Memmio edile , primo ad intro-
durre in Roma le feste Cereali
li 996 ».
Meninone I 378. Il 379»
Menalippo I 228.
Menecmo scultore greco II 4 9 4*"
tue notizie hi il-
Meneste architetto greco I i53 n.-
da Vitruvio chiamato Amneste
ivi.
Meraviglia e suoi moti I 283.
Mercurio I 174. 216.- si cangiò in
cigno e perchè 226. - perchè si
finge dai poeti messaggiero de-
gli Dei 263. -addormenta Argo
II 199»- perchè chiamato Cil-
lenio 337*
Mercurio pianeta sesto governa-
tore del mondo I ?o5»- suoi no»
mi 1V1- suoi influssi iW.
Mercurio Trismegisto I 200. II
368.
Meretrici simulano modestialaio.
Meroe I 223.
Mestizia e suoi moti I 218.
Metagenete architetto greco III
100 n.
Metalli e loro significati II 438*
Metamorfosi di Ovidio II 2 58. III
i5o. 173. 275.
— — «dipinte da Luca Gambiaso II
i4o n.
Metro Israel V. Mecheln (di)
Israele.
Metrodoro pittore e filosofo gre-
co li 242.
Lomazzo Tr. Voi. ///.
345
Meursio III 53 n. /
Mezenzio I a3o.
Micciade scultore greco III 76 n.
Miccio ne pittore greco scolare di
Zeusi III i?3 ri.
Michelangelo I 3o. 33. 34- 35. i65
3o8. 389.4o5. II 1 8. 56. 69. 101
n. 157. t63. 167 n. 179.328. 4"
46o. 466. Ili 78. 178. 184.- per-
fetto conoscitore ai- anatomie I
4i* -misurò i colossi di Monte-
cavallo 45. * eccellente nel dar
la furia alle figure 4 7«- nelle sue
pitture si veggono espressi i mo-
ti più difficili 184. -scolpi H
Cristo morto in grembo alla Ma-
dre 286. • eccellente nei lumi
363.- dicesi colorisse una figura
nel Curzio del Pordenone II
45.- sua pittura del Giudizio 5o.
7 1. -conversione di S. Paolo 5o-
S Pietro tirato in croce iW- per-
chè ricusò di fare la mano alla
statua dell'Adone 81. -sua re-
gola circa iinoti delle figure 97-
eosa diceva circa l'arte del fare
i colossi i65.
Michele (S.) dipinto da Raffaello
I 7 5. 76.
Michelino pittore II 222. 32 r.- sue
notizie- 222 iti v
Micipsa re di Numidia*II 239 n.
M icone pittore greco III 74 h.
Mida I 216. II 186.
Milesiadi libro di Apulejoll 161 n.
Milizia del cielo III 25. - divisa
insetto ordioi hi~ come deve
rappresentarsi il prim' ordine
• de v tto Dottrinale hi - il secondo
detto Protettore 26. - il terzo
Procuratorio ivi- il quarto Mi*
• nisteriale 27.- il quinto Ausilia-
re hi- il sesto Ricettivo 28. - il
settimo Assistente. hL
Millin II 298 n.
Milone crotonìate I 226. II 74-
272. •• : '.! :
Milziade I 16. II 189. HI 5o /...
25
346
Mina quanto valesse I li3 /r.
Minerva I zig n. - vedendosi le
mascelle gonfie nel suonare una
cornetta» vergognatasene la get-
tò via I 253. -perchè fetta dagli
antichi di proporzione di nove
teste II 85. -fu istitutrice delle
dance 960 «.
Miniati Bartolo m meo allievo del
Rosso II 169 ».
Miracolo di SÌ Caterina III £8.
Miro di Bisanzio poetessa III 48 n.
Mhrone scultore greco II 92 n. Ili
75.* sue notizie ivi fu
Mirra col padre I ?5o.
Mirtea nome di Venere III gì.
Misericordia e suoi moti I qj4*
Misteri della passione di Cristo
dipinti da Gaudenzio I iS5.
Misure del cavallo I 1 16.
—di navi tratte dal corpo urna-
. no I i55.
—di ogni cosa tratte dal corpo
umano li 54* •
Mitridate re di Ponto I a3o. o3a.
II 307. -fa trucidare ottantami-
la romani 1 a3o.- si uccide 387.
Mnasone principe degli elatresì I
qi3 ».
Modello a suste adoperato la pri-
* ma volta da Fra Bartolommeo
di S. Marco II 334 n.
Modestia e suoi moti I 961*
Modi diversi adoperati dagli an-
tichi per consultare l'oracolo di
Dodona III {fi n-
Modo di fare la prospettiva in-
versa II 174.
-—di tirare i colossi alla vista II
i65.
Modulo cosa sia I 53.
Moglie di P 11 tifar in atto lascivo
col mantello di Giuseppe in ma-
no II 939.
Mojetta Vincenzo II 35r.- lodato
dal Minozzi ivi n.
Mole Adriana III 249»
Molestia e suoi moti I 288*
Moncada (di) Fabrizio II 376 n.
Monte (di) Giovaoni II 375.
Montelupo (da) Raffaello II 83 n.
Monti (de) Antonio nasci meglio
degli altri in fare il ritratto di
Gregorio XIII. II 375 n.
Monti consacrati al Sole III 74.
Montorso (da) frate Angelo scul-
tore HI 917.
Monumento di Giacomo marchese
di Marignano in Milano di Leo-
ne Aretino HI 218.
-«di Bagolo romeo Colleoni dell'
Aroadeo III 181 n.
—di Medea Colleoni del medesi-
mo III 18 1 n.
•—di Paolo III scolpito da Gugliel-
mo della Porta III 182 n.
Monzino Francesco musico II 196.
Moor Antonio II 376 n.
Morari Antonio musico II 196.
Morato Fulvio II 426.
Moreri abate I 175 n. Ili 53 ».
Moretti Cristoforo pittore II 32 1.
sue notizie ivi n.
Moretto Alessandro V. Bpnvicino
Alessandro.
Morfo nome che davano i lacede-
moni a Venere III 88.
Moriggia II 175 n.
Moro (del) Antonio V* Moor.
Moro Giorgio destro nelle armi II
373.
Morta nome dato dai romani alla
terza Parca III 282.
Morte è sii òr moti I 284-- chiama-
ta, dai poeti oscura 345*
Morte della B. Verrine II ?35.
Morto da Feltre allievo di G4or-
gione II 1 1 1 «. 352 11.
Mosca Simone II 83 n.
Mosca dipinta da Mantegna I 32 o.
Moscatèllo milanese musico II 196.
Moschi no Francesco sue notizie
II 83 ». -sue statue mi Orvieto
iW- Marte e Venere ivi • Adamo
ed Eva ivi.
Mosco poeta greco III 93.
Mosè I 2 19. II i83. Ili ai.- dipin-
to dal Mazzolino in Parma I
^4*" perchè ruppe le tavole del-
la legge 11S, aSi comanda In
distruzione del vitello d'oro i58
urli 1 Hureb 3^5.- nel Sinai ivi-
suo soverchio splendore dopo
la discesa dal Sinai ivi- conver-
te in sangue le acque del Nilo
Il ?45.
ftlostraert Egidio II 44? "•
Mostra eri Francesco II 447* * 8Ue
notizie ivi n.
Moslraert Gill I 33^.
Mostro marino creduto un tritone
HI 139.
Moti capricciosi quali sono I q98.
— degli animali in generale I 3oi.
— degli arbori I Si 3.
•—dei capelli I 3o5.
—.dei cavalli I 398. ^ esempj in
proposito ivi.
-~dei lunatici come vanno espres-
si I 289.
— dei panni I 309.
— del bascio 1 a5o.
— del canto I a5x- esempi in pro-
posito ivi.
—del coma oda mento I a37«-esem»
p) m proposito '>5tl.
—del danzare I 353.
— del diletto I 350.
•«-del dolore I ^76. - esempj in
proposito ivi.
—del furto I 261.- esempj in prò*
posilo ivi»
—del giuoco I a54«
— del mare I ?t5.
—del solazzo I 256. - esempj in
proposi lo 357.
— dell' adulazione I 3 46*- esempi
in proposito 94?"
— dell'allegrezza 1 1 \ 1.355.- esem-
pj mi proposito 3,{t.
— lied 1 amorevolezza I 347.- «Sera-
pi in proposito ivi,
— dell' ansietà I 218. -suoi effetti
1V1.
347
— dell' asprezza I 232.- esempj in
proposito iW. t
—de 11 9 astuzia I 359*
—dell' audacia I 335. -esempj in
proposito 336.
— dell' avarizia 216* -esempj in
pm posi lo ivi.
— i 1 *-:! : benignità I 340.
— della cortesia I 346.
— della costanza I 333.* esempj in
proposito ivi*
— della credulità 1 367. -esempj in
prò posi lo ivi.
— della crudeltà I 339. -esempj
in proposito hi.
— della discrezione I 34o.
— della disonestà I 35 1.
— della disperazione I3&7.- esem-
pj in proposito ivi.
— della divozione I 331. -esempj
in proposito ivi.
— della dolcezza I ti5j.
— della eccellenza I 340.
— dell' empietà I 354 ^esempj « n
proposito ivi* '
— della fede) Là I 319.- esempj in
proposito 330.
— della ferocità I 336.- esempj in
proposito ivi.
— della festa 1 a5i. - esempj in
proposito ivi.
— della fortezza I 3 19.- esempj in
proposito ivi.
— della furia 1 337. -esempj in
proposito 22&
— della gentilezza I 345.
—della gherminella I 360.
—della giustizia I 230. -esempj
in proposito ivi.
—delia grazia I ^44* i :
— dell' infingardaggine I 28W *
— dell' ingiuria I 334.- esemjj in
proposito ivi,
— dell 1 invidia 317.- esempj in
proposito ivi.
— dell' ira I 22$. -esempj io pro-
posito iW.
-—della lascivia I aia.
348
—della leggiadria I s45.
—della liberalità I ?4°*
— della maestà I a*3.
.«—della magnanimità I a5g.- esem-
pi in proposito fai.
.•ideila malignità I ai5«- esempj
in proposito iV*.
•—della malizia I a5g.
«ideila melane olia I ai 4* -esempj
io proposi toNw*.
— della meraviglia I a83.- esempj
in proposito a 84*
-—delia mestizia I ai 8.- esempj in
proposito fai.
-—della misericordia I 374*- esera-
pj in proposito fai.
—del In modestia I a6a«
—della molestia I «87.* esempj in
proposito fat\
—-della morte! a 8 5* -esempj in
proposito ivi.
—della nobiltà I aSg.
•—dell'onestà I a6i.- esempj in
proposito ivi.
—•dell ostinazione I a33.- esempj
in proposito fai.
—della paura I %6g. • esempio in
proposito ivi.
— della pazienza I a88.
—della, pazzia I a86.
-—della pietà I a4?> - esempj in
proposito a43.
—della pompa I a5a.
—della prudenza I a57«- esempj
in proposito a58.
— della quiete I a6a.
—della rabbia I a3o. - esempj in
proposito fai.
—della riverenza 1373* -esempj
in proposito fai.
— (Spila robustezza I 126.- esempj
in proposito fai.
—della rozzezza I 317.- esempj in
proposito a 18.
—della semplicità I 275. -avver-
tenze in proposito fai»
—della servitù t 37?. -esempj in
proposito fai' errori in ciò da
fuggirsi fai.
—della superbia I a35.- esempj in
proposito fai*
«-della tardità I 317. -suoi effetti
fai,
—della terribilità 1 a3a.- esempj
in proposito ivi.
—della timidità I ai 5. -esempj in
proposito fai»
— della tranquillità I a 55.
—dell' umiltà I 269* * esempj in
proposito fai.
—della vaghezza I «44*
—della vanità I a35.- esempj io
Sroposito fai,
ella venustà I a45. •
-«-della vergogna I 273. -esempj
in proposito fai.
—della volubilità
1 370. - esempj
in proposito fai.
—delle acque che cadono d'alto
I3i5.
—delle blandizie I a4&
—delle lusinghe I a46.
—delle navi I 3i5.
— delle nubi I 3i5.
—del l'abbracci a mento I a48. esem-
pj in proposito fai.
—dell' accorgimento I a6o.
—dell' ardire I a36. - esempj in
proposito fai*
—dell esercizio I a63.
—dell'impeto I a3o.-<chi a questi
inclina fai. ' • •
— dell'odio I a34>- esempj in pro-
posito 'fai.
— dell'onore I 237.- suoi effetti /w.
—dell' orrore I aaj. - esempj in
proposito fai.
—dello sdegno I a33. - di chi è
proprio tal vizio fai.
— interni dell'animo nostro quali
colori partoriscono II 128.
Moto da darsi alle figure secon-
darie in rispetto alla primaria I
196. • esempj in proposito 197.
—della figura cosa sia l 178. -co-
gnizione di questo moto 179.
Motta Raffaello III agS.»sue no-
tizie hi n.
Motto curioso di una dama bolo-
gnese II 375 n-
Mulcibero nome di Vulcano III
113.
Musco Kircheriano I 175.
349
— Pio dementino II 81 #t.
—Vaticano II 268 n.
Musooio III 90.
Muziano Girolamo II 444* ' sue
notizie ivi n.
Muzio Scevola I 224* ** 187*- ar-
de la propria mano I 284*
N
Nabucodònosor I 235. - fece fare
un colosso di oro 169. - fa ucci-
dere ì figli di Sedecia 399. - fa
cacciar gli occhi a Sedecia Uri*
Nadab II 187. «bruciato I 377.
Napoli » sua origine HI 71 n.
Narciso II 74. tot.
popoli dell' affrica
II
Nasamoni
080 a.
Naucide scultore greco II 92 n*
Naumachie dei romani II 296 n.
Nausichia I 228.
Nave di avorio ed oro di Caligola
Ii56.
—dorata di Cleopatra t i56.
— rotta e senza vele cou entro
Lazzaro e Marta con altri cri-
stiani approdata miracolosamen-
te in Marsiglia II 253*
Navi antiche come intagliate I
i56.
— Di Enea converse in Ninfe II
253.
Nealcete pittore greco III 93. - sue
notizie hin.
Neandro fiume III i43.
Nealze pittore antico, unico nel
rappresentare cavalli 1 3oo. x
Nebbia Cesare pittore II 445 n.
Nebride nome dato al Dio Pane
III 171.
— nome di una pelle III 171 n*
Necessità del colorire 1 322.
—del lume I 364.
—della pratica II 66. #
Negroli Filippo intagliatore in fer-
ro III 2 1 2.- sue notizie ivi n.
Negruolo Cesare II 182.
Nembroth chiamato Dio Saturno
Ii5.
Neoma figlia di Caino invenlrice
del filare III 224.
Neottolemo ucciso da Oreste II
263.
Nereidi ninfe III i3t.
Nero» segno di furia e pazzìa I
344* -appartiene alla natura del
male secondo Pittagora, Ovidio,
Orazio, Cicerone , ed Apulejo
345. - significa stabilità ed osti-
nazione hi.
Nerone I 23o. II 226. 371. 378. -
fa incendiare Roma I 238..- fa
morir S. Pietro e S. Paolo hi -
pòrta sulle proprie spalle la ter-
ra dell* istmo 2^0. - si uccide
287. - fece sciocca mente indo-
rare una statua di Alessandro
Il 74 n. - cantava la distruzio-
ne di Troja nel momento che le
fiamme divoravano Roma per
suo comando 242. - amava mol-
to la danza pirrica 261 n»- per-
chè ordinò di \ gettare in mare
Rufino Crispino figliuolo di
Poppea hi*
Nesso centauro rapisce Deianira
II 214.
Nestore II 74*
Nettuno figura meravigliosa 1 211
/?. . perchè fatto dagli antichi
della proporzione di otto teste
II 80. - come disegnato da Raf-
faello III 126. - come dipinto
da Filostrato 117. -co me descrit-
to da Marziano hi.
350
Ni carco pittore greco III 92. - suoi
capodopera ivin.
Niccola (ti,) vicentino musico II
196.
Nicia allievo di Eufranore I aia n.
sue notizie II 8 a n.
Nicocr eonte tiranno di Cipro I
??4* m 9*
Nicomaco pittore greco II 2i3. -
scrisse un libro sugli antichi
pittori , e sui principi e citta
mecenati delle arti ivi n. - usava
di soli quattro colori 214 n. -
dipinse un quadro per Aristrato
ivi- entusiasta di Zeusi, e suo
motto in proposito ivi- primo
a dipingere Ulisse col pileo ivi-
sue principali opere ivi - suo?
allievi ivi,
Niliaco Apollonio II 453.
Nilo fiume come Io figuravano gli
etiopi III 141.
Nino re degli assirj fece scolpire
rimmagioe di Belo suo padre I
i4-
Ninne II 2$8.
Nisea III 1 19 n.
Nitteo cavallo di Plutone III 281.
Nobiltà e suoi moti I a5<).
Noè I 220. II i83. -> maledice
Chain I 329 -fa sacrificio dopo
uscito dall' area 267. 377.
Noel III 46 ».
Nomi che davansi al Sole III 73.
— — a Venere III 91.
Nona nome dato ad una delie
Parche III 282.
Norandino I 248.
Noto vento V* Austro. . .
Nozze come si festeggiano da dì-
versi popoli I 45 1.
— -Aldobrandine III ?5on.
—di Alessandro e R ossane dipinte
da Raffaello II 45 1.
—di Peleo e Teti poesia di Catul-
lo II 3oi.
Nuberto 1 390.
Numa Pompilio II 282» 292. n. -
nacque con la barba bianca I
346.-
o
Obelisco di Giulio Cesare I 34. -
ora nella piazza di S. Pietro in
Roma 161. - vi erano riposte le
ceneri di Cesare ivi.
Oca sacrìficavasi ad Iside II 281.
Occhio istro mento del vedere i
raggi II 33*
Odio e suoi moti I ?34*
Odissea di Omero II 470.
Oggetto cosa sia II 3g*
Ogfio bollente gettato contro i ro-
mani che assediavano Gerusa-
lemme II 239.
Olanda (di) Giovanni II 447*
Olanda (di) Luca II 44&* 4&o.
Olimpo monte I 226 #1. Ili f 4^.
Olocausto II 275.
Oloferne ucciso da Giuditta I
236. Hi 88.
Ornai do II 279.
Ombre secondo la veduta anodi-
ca I 4t4- -secondo la veduta
ottica 4 1 5. -secondo la veduta ca-
tottrica 4 16.- come debbono se-
guire il colore delle carni II 126.
Omero 1 174. II 64- #3* 469. 4p3.
5o4- III 63.^2.96.1 i7.i3o. im-
perché si privò da se stesso de-
gli occhi II 462.-prime che fos-
se cieco chiamossi Melesigene
III 202.
Onestà e suoi mòti I 261.
OnfaleIII43.
Onice cosa rappresenta II 432.
Onore e suoi moti 1 237.
Opi \ r. Ops.
Opinione di Alberto Magno sull'
influenza degli astri I 199* - di
Tolomeo ivi.
—di Platone circa la luce II a5. -
di Galepo ivi - di Euclide 36. -
di Ipparco ivi • di Aristotile ivi
di Porfirio ivi- di S. Agostinoie/*
Qpiniòoi diverse circa la morte di
Fidia III 5* n.
Ops Dea dei romani III 163 w.
Oracolo di Oodona III 45 n.
«—di Giove Animo oe III 45 «•
—di Serapide III 8.
Orazio Coclite I 5*
Orazio Fiacco I sa. 3i. 173. ». II
5oo. 5i8. Ili 85. 101.
Orazio Romano musico II 196.
Ordine composito e sue propor-
. zioni I i45. - da chi trovato ivi
e III 3 55. - perchè si chiama
composito 14& • quali membri
richiede II 334*
— corintio • sua proporzione I
i4i'-può variarsi a seconda
della situazione i45*-quali mem-
bri richiede II 333 - sua ori-
gine III 354*
— dorico e sua proporzione I i3 1 .-
quali membri richiede II 332. -
. sua origine III 353.
— jonico e sua proporzione 1 i35.-
quali membri richiede li 333* -
sua origine 254*
-—toscano dove si adopera I 139.-
sua proporzione iW- quali mem-
bri richiede II 33a. • sua inven-
. zione III a55.
Ordine con l'altro come vada
composto II 334*
Ordine da tenersi in fare i can-
gianti I 338.
Oreadi ninfe III 174* - come de-
scritte da Glaudiano ivi.
Oreb ucciso da Gedeone. I 336.
Orebbe monte li 187.
Oreste uccisore di Neottolemo li
963.
351
Orfeo II 197* iq5. III. 9. 61.
Orfeo Milanese musico li 197.
Orfeo opera in musica di Giusep-
pe Zarlino II 196 *.
Orfne cavallo di Plutone III 18 u
Organo dipinto da Bramantiuo II
i33.
Orgie V. Feste.
Origene III asn.
Oritia rapita da Borea II 314.
Orlando Furioso di Ariosto I a 14.
3i5. 318. 933. q?6. s3i. 947.
484* 489. 496.501. 5o3.5o4.5o6.
348. 386. II s5o. 35 1. 470. 470
507. 5o8.5oo. 5 io. 5i4«5>7*530.
Oro Apolline II 4 X 7* 436*
Orosio Paolo III 346.
Orrore e suoi moli I 337.
Orsi Lelio III 196 n.
Orti pensili di Guido architettati
da bostrato III 347 »•
Osiride II 3.08. 395 #1.
Osservazioni alcune su . i punii
oscuri di Vitruvio opera del
Bertano II 570 n.
Ostia Sacra I 339.
Ostie cosa fossero II 390 a.
Ostinazione e suoi moti I 333.
Otriade morendo scrisse nello scu-
do la sua vittoria I 349*
Ottavio I 334. II 336. $71.
Ottica 1 41 5. II 371 .-seconda vista
4-i.
Ottone di Dodona proverbio III
45/i.
Ovazione II 3o3.
Ovidio li 364 n. 365. 379. 393 n.
473. 483. 49°* 495. 5oo. 5o3.
5o4. 5o6. 5ÒO. 5 18. Ili 75 n.
81. 8 r >. 197. i33 137. 1 5 8. -sua
opinione circa la fondazione di
Roma II 398 n.
Pachino promontorio della Sicilia
III i34 n.
Paese vaghissimo dipìnto da Ti-
ziano 11 446.
Paesi quanto sia difficile il ben di-
pingerli II 44a*
352
Palatino monte uno dei colli di
Roma II a64«
Palazzo di Archelao re di Mace-
donia abbellito dal pennello di
Zetlsi Ili ia3.
— di Capmrola III 996 n.
—di Caronte HI ?48.
— Doria II i4o n, 309 n.
— ducale a Ferrara dipinto dal
Dossi II 336.
— Farnese 1 164 *•
— Grimaldi II 3og n.
— Pallavicini li 509 n.
Pale Dea dei pastori ,11 998 #1.
Palee ninfe III 176.
Palette filosofo III i36. - sua ope-
ra de incredibilibus ivi /t.
Palestra cosa fosse II 969 n -de-
scritta da Vitruvio ?63 n. - da
Properzio in u uà delle sue e/e-
gie al libro ///. iV*- da Cicero-
ne nelle tusculane iW*
Palladio II 39711.
Pattante ucciso da Turno I 285.
Palma Giacomo il vecchio I 38 9.
II. ?54. 373. 444 n ' ~ 5ue notizie
*54*.
Palma Giacomo il giovine II 901 n.
Palma Violante figlia di Palma il
vecchio amata da Tiziano II
064 w»
Palvese specie di scudo dei greci
III 936.
Paini la nutrice di Osiride IlsgSff.
Pan celli I 390.
Pane Dio II 264 n.
Panfilo maestro di Apelle I 16. 59*
II 36. «98.41 5/i. HI 47.
Panneggiar bene di quanta impor-
tanza sia per il pittore 1 3 49.
Panneggiare dei veneziani deve
osservarsi soltanto neVi tratti I
5n.
Panni bianchi come esprimerli II
n3.
— di colori diversi come vadano
allumati, fi 1 ri.
Pantheon di Agrippa I 157. 4 11 *
lì 398* 39g. -dedicato a Giove
Vendicatore III 48.
Paolo (S.) II i83.- adorato in Li-
eaonia col nome di Mercurio III
ìot.
Paolo Diacono III ai 5.
PaoIoEmilio vinte Perseo re di Ma-
cedonia II *4* *•- richiedendo
agli ateniesi due nomini , ano
per educare 1 suoi figli, l'altro
' per dipingere il suo trionfo ,
questi gli mandarono Metrodo-
ro 943 n.-come tra vestito quan-
do trionfò di Perseo 3o6.
Paolo Veronese V. Galiari Paolo.
Papirio dittatore 15.
Paradigramroatica II 9)9.
Parche II 180.
Parentali V* Solennità.
Paride aveva i pennacchi rossi so-
pra Telmo I 35o. - rapisce file*
nall9i3.
Parmigianino II 71. 117. i33.
55o. 46& * sue notizie ivi n. -
morì a 37 anni 1 19 n. - scoprì la
maniera d • incidere all' acqua
forte, e fu in ciò valentissimo ivi
Par naso, affresco di Raffaello II 70.
Parocchianino Gio. Maria musi*
co li 196.
Parrasio 1 16. 3 19. II 77. 990. 4*5
n. - sue notizie 1 9 1 9 «. -pingen-
do un velo ingannò Zeusi 319.-
con corse con Eufranore li 91 1
«. - suo motto arrogante nel-
l'essere stato vinto da Timante
998 w.
Partenone di Atene diretto da Fi-
dia III 5o w.* spogliato da Lord
Elgirì delle sculture che ancora
vi rimanevano 53 ».
Partenope una delle Sirene III 79
' n. i36.
Parti come usavano vestirsi III
a3 9-
Parti untuose ricevono maggior
luce che le altre II f3?*
Pasia pittore greco III 90.
Passerotti Bartolommeo III 294.-
sue notizie ivi n.
Passione di Cristo intagli di Al-
berto Durerò II 348*
Passioni dell' animo cosa sono I
186.- di che numero 187.- qua-
li effetti producono nel corpo
188.- in quali corpi abbiano più
forza 190. - mutano ancora il
corpo 196. - distinzioni da farsi
in proposito 198.
Pastore (il) opera scritta da Her-
mas III 22 n. .
Patraos isola ove s. Giovanni scris-
se l'Apocalisse II 407.
Patroclo risuscitato da S. Paolo I
968.
Pattolo fiume come doversi dipin-
gere III 14?. i45.
Patulèjo nome di Giano II 438.
Paura e suoi diversi moti 1 269.
Pausania II 80 i85 III 4?« 5o '*•
67.70.7a.80 n. 87.97 99.14.0.068.
Pavese Benedetto scultore II 209.
Pavone paragone dei ricebi III
n5.
Pazienza e suoi moli I 288. - co-
me questa va espressa nella pas-
sione di Gesù Cristo 289.
Pazzi* e suoi moti I 286.
Pazzo può rappresentarsi coll'atto
del danzare I 970.
Pecchio Giacomo musico II 196.
Pecns Giorgio allievo di Marcan-
tonio II 4?4* 44 8 * IH «49 n - *
sue notizie II 4?4*
Pellegrini Pellegrino V. Tibaldi.
Pellegrini sacrificati a Giove dai
Cerasti I 377. II 278
Pel lizzo ne Francesco II 449*
Pelope I 216.
Peneno fratello di Fidia III 54 "•
Penèo trovò la via di ritrarre dal
naturale i volti I 16.
Peneo fiume come debba rappre-
sentarsi III 14 ».
Penni Luca allievo del Rosso II
169/1.
* Lomazzo Tr. Voi. III.
353
Pens Giorgio V. Pecns Giorgio.
Penteo li 3oo. - fatto a brani dalle
baccanti 284 e n.
Peonio architetto greco III 109 n.
Periboete % cosi chiamata la statua
in bronzo del Fauno di Prassi-
tele III 83 li.
Pericle III 5o n. - perchè ritratto
coir elmo in capo li 370.
Per ilio cacciato net toro di bronzo
II 187.
Peripteros I i5a.
Pernice dipinta da Parrasio I
319.
Perseo re di Macedonia II 202 n.
a4i-
Perseo libera Andromeda I 273.
11192.
Persiani vestivano di nero i loro
giocolar! perchè fossero schifali
1 345.
Persio I 355.
Peruzzi Baldassare 1 125. 140 *43»
i58. 320. II 38. i33.274 it. S3t.
332. 35i. - dipinse dei puttini
alla Farnesina creduti di stucco
da Tiziano I 3 10 n.
Poscia (da) Pietro Maria intaglia-
tore II 353 n. -
Petarzano Simone allievo di Ti-
ziano III 295. • sue notizie
ivi n.
Petrarca I 328. 284. II 371* 4<fy
509. 520. Ili 95. i38. - suo ri-
tratto fatto da Simon Sanese II
371.
Piacere e dispiacere come si di-
pingono li 4oi.
Piaghe di Egitto II 2^4*
Piatita della chiesa di S. Pietro
fatta da Bramante I i58.
Piazza Calisto pittore III 148. -
sue notizie ivi n.
Piccinino Niccolò II 35o.
Piccòiomini Alessandro astronomo
III 34.
Piccòiomini Enea Silvio, poi Pio
IL JI 363.
26
354
Pieghe come vanno formate 1 3og.
loro diversità 3 io. - quali mo-
delli debba fuggirsi II ao»
Pierio Valeriaoo V. Bolzani.
Pietà e suoi moti I a4a.
Pietra di S. Paolo V. Cerauno.
Pietra rossa delta apisso usitatissi-
ma da Leonardo I 397.
Pietre preziose, loro significati II
43o.
Pietre preziose che ornavano il
razionale di Aron, e loro signi-
ficato II 43.
Pietro (S.) 1 ai 4- ai 5. 374*- croci*
fisso 078.
Pietro di Cosimo V. Rosselli.
Pietro Francesco pittore II 3aa.
Pigmalione II 193.
Pilato I ai 5. 378*
Pindaro II 1 59 n. III 1 45.
Pino (da) Marco III 180. • sue no-
tizie ìei 11.
Pio I. papa III aa.
Pio IV. pana II ?47 "•
Piombo (dal) Guglielmo II 574*
Piombo (dal) Sebastiano I 389. II
373. « fece SI ritratto a Prospe-
ro Colonna 1 394. - fu allievo di
Giorgione II iti n.
Pippi Giulio ' V. Giulio Romano.
Piragmone fabbro di Vulcano III
119.
Piramidi da chi inventate III i48*
Piramo e Tisbe II a3o. -si uccide
sul corpo di Tisbe I 387.
Pirgotele li 371.
Piritoo II ^4 ! «
Piromaco scultore greco III 77 n.
Piroo uno dei cavalli del Sole III
64.
Pirro di Cidone primo ad insegna-
re ai cretesi la danza armata, e
perciò detta pirrica II ?6o *.
Pirro figliuolo di Achille primo a
danzare armato avanti la tom-
ba del proprio padre II a6o n.
Pirro re di Epiro I 5.
Pirro riti o valor della pittura pres-
so i greci I i5.
Pirrone I aa5.
Pisanello Vettor II 177 n.
Pisicrate scultore greco III 58.
100.
Piteo architetto greco III a49«
Pito Dea della persuasione figliuo-
la di Venere III 86 n. 146.
Pitagora I 4. 83. II a& 36. 367.
rZn 1. • dice appartenere il nero
alla natura del male I 345 - in-
ventore dell'angolo retto II 198.
Pittore deve essere uomo libero I
17. • deve conoscere cose sacre
e profane ivi • deve sapere la
proporzione di tutte le «ose na-
turali ed artificiali 3a. - deve
procurar di essere valente colo-
ritore , poiché in questo consi-
ste l'ultima perfezione dell'arte
36. - se non na disegno, non ha
I» parte sostanziale della pittu-
ra, benché sia eccellente colori-
tore ivi - se vuol' essere eccel-
lente coloritore sia peritissimo
e sagacissimo investigatore de-
Sli effetti che fa il lume quan-
o alluma il colore 39. - se vuol
divenire eccellente e famoso ,
deve osservare i precetti dell'ar-
te 4a. - ignaro della geometria e
dell' aritmetica, non può cono-
scere le proporzioni 53. - igna-
ro della proporzione, non é de-
gno del nome di pittore 54* -
non deve adoperare una sola
proporzione 75. - ha da osser-
vare lotte, risse, vezzi ecc. 176.-
deve aver cognizione e forza di
esprimere i moti 179. - guidato
dalla ragioue può giungere a
maggior grado di perfezione,
che chi é nato con la furia e mo-
to ma privo di studio e pazien-
za 181. - oltre le passioni abi-
tuate dell'animo, é tenuto rap-
presentar quelle che vengono
per aecideule 211. -come deve
fare Giacobbe quando gli vien
presentato il mantello di Giu-
seppe insanguinato 98 1. - come
deve rappresentare Maria Ver*
gine presso il figlio suo Croci-
fisso ivi - cproe deve rappresen-
tare le madri nella strage degli
innocenti 98 9. - deve avvertire
alle stagioni 999. - per bene in-
vestigare la natura degli animali
deve leggere i poeti 3o2. -nel
dipingere animali , incoerenze
che ha da fuggire 3o5 - per co-
noscere la natura degli animali,
non solo giova leggere i poeti ,
ma anche gl'istorici ed altri scrit-
tori ivi - deve avvertire di far
benissimo i capelli alle figure ,
e perchè 3o8.- quanto debba av-
vertire nel rappresentar fuochi
377. - deve mostrare il lume
conveniente all' età della figura
dipinta 4°5- - perchè deve se-
guire non la proporzione natu-
rale delle cose, ma la proporzio-
ne visuale li 9. - come debba ciò
mettere in opera 14. - Pittore è
eguale al poeta 67. - perchè nel-
la composizione deve fuggire la
soprabbondanza delle parti, ed
ancora la povertà ivi -cosa deve
fuggire nel comporre cose lasci-
ve 71. - come deve procedere
in fare una figura vestita che sia
proporzionata 73. - nell' istorie
e composizioni di molte figure
deve esser vario nella propor-
zione 76. - deve considerare la
qualità di ciascun membro 86.-
non deve esprimere moti estremi
se non èsforzato da gran necessi-
tà 101.- sua prudenza in mettere
in atto i precetti dell'arte 108.
109. - deve colorire più di rosso
le parti ne' corpi che sono con-
tinuamente scoperte ia8. - av-
vertenze necessarie trascurate
dalla maggior parte delittori
355
176. • deve applicar le pitture
alla convenienza dei luoghi 190.-
considerazioni che deve avere
in voler dipingere una battaglia
ao4«- avvertenze che deve ave-
re in dipiogere edifici 3 18. -
quali considerazioni deve avere
in eseguire i ritratti 369, - se-
guendo Torma di altro, non può
mai giungere ad agguagliarlo
non che superare 38 1. - eseinpj
in proposito ivi - considerazio*
ni che deve 6vece in dipingere
i panni 4«°- - Pittore o sculto-
re non deve dar di piglio al pa-
nello o scalpella* se .prima ne*
vede beuissimo colla immagina-
zione la storia che vuol dipin-
gere o scolpire 4^o. - i sommi
pittori e scultòri tennero questo
sistema ivi - Pittore non deve
dar di piglio al pennello se non
quando sente eccitarsi da un na-
turai furore 4^4* * cne ^ ev * di
peso le figure dalle carte ed
opere altrui, non merita il nome
di pittore , ma di distruttor del-
l'arte ivi - senza cognizione di
prospettiva è come un dottore
che non sappia grammatica 465.
è sempre più degno di lode co-
lui che fa le cose sue più accu-
ratamente sebbene con maggior
tempo, che chi le fa con pre-
stezza e male 466- - dilige ti ris-
sima avvertenza che deve avere
nel dipingere abiti III a3o.- esat-
tezza in ciò degli antichi ivi.
Pittori eccellenti erano tenuti co-
me Dei fra gli uomini I 5i. -
Pittori goffi ed ignoranti 54* -
Pittori di grande invenzione ,
furono sottilissimi investigatori
degli effetti naturali 177 - eccel-
lenti in proporzionare e colori-
re una figura , censurati per
mancanza di moti in proposi-
to .179.- Pittori che hanno l'in-
356
■ venzione, non banno la pazien-
za dell' operare 180. - quali sia-
- no che ottengono- la palma in
- questa professione 181 • - opiuio-
• ne dell autore a questo propo-
sito ivi - come hanno da esprì-
mere la pazienza nella passiono
di Cristo 280. - nei santi marti*
• ri iVi-in qualche parte della pit-
tura eccellenti, perchè sono re-
stati oscuri UT 7.
Pittura ajuto dell intelletto 13.-
è istrumento sotto il quale è
rinchiuso il tesoro della memo*
ria 4* 8> - immaginata dagli uo-
«vmini per rappresentare Iddio 8.
per rappresentare tutte le cose
naturati ed artificiali 8. 9. im-
perché è la più antica e nobile
arte del mondo i4»-non può
' esercitarsi con lode che da uo-
mini liberi iti.- è quasi compen-
dio della maggior parte delle ar-
ti liberali ivi - cosa sia 27. 28. -
non ha nulla di servile e di mec-
canico 28.- dividesi in teorica e
pratica 42*- la teorica in quan-
te parti si divide ivi- Pittura o
scoltura deve .esser proporzio-
nata al loco dove ha da esser
posta, ed all' occhio dal quale
ha da essere veduta 44* - Pittu-
ra quanto diletto arrechi a chi
la coltiva 266. - di quanta ec-
cellenza sia ivi - giova alla reli-
gione 32i.- quale sia il suo fine
immediato II 8. - è una poesia
mutola 67. - alcune regole uni-
versali 175. • non può bene or-
dinarsi senza la cognizione del-
l'edificio ove dee farsi 3 1 7. - n on
può farsi pittura lodevole a di-
spetto delle muse 465. -
Pittura e scultura come siano un'
arte medesima I 11 12. i3.
Pittura antica conosciuta col no-
me di Nozze Aldobrandine III
a3o n»
—antica criticata da un villano I
3i3.
—bizzarra di Michelino II 222.
—colossale di un S. Marco di Fra
Bartoloinmeo II 234 "•
—del battesimo di Cristo di Ales-
sandro Ardente li 37611.
— del battesimo di Cristo del Par-
migianino li 117 n.
—del Cristo paziente in s. Ambro-
gio a Milano di Bernardino La-
nini II 246 n.
—del Famiglio di Bramantino I
320.
— del Furio Camillo di Salviati
li 209 n.
•—del Giove che fulmina i Gigan-
ti nel palazzo Doria in Genova
di Pelino del Vaga li 249*
—del Giove in trono di Zelisi III
120 n.
—del giudizio finale di Fra Bar-
tolommeo da San Marco II
233 1».
—del martirio di S. Pietro di Ti-
ziano II 447*
—del merciajuolo addormentato
di Enrico de Bles II 447 "•
— del Parmigiauino attribuita al
Correggio II 118 n. .
—del Parnaso di R afta elio III 148'.
—del pescatore di Paris Bordone
II 373 n.
— del ratto di Proserpina di Nico-
maco posta nel Campidoglio nel
tempio della Minerva II 2i4 *•
—del S. Francesco di Parmigiani-
no II 117 n.
—del S. Romualdo ai Camaldole-
si di Volterra capolavoro del
Ghirlandaio II45S>t.
—del transito della Vergine in S.
Maria della Pace in Milano di
Marco Uglon II 18 1. *
—del trionfo della Fede di Tizia-
no II 3io.
—del trionfo di Cesare di Andrea
Mantegna II 299.
—dell'adorazione de'Magi capo-
lavoro del Ghirlaodajo II 4^7*
— dell* Andromeda di Pietro Ros-
selli II 5n n.
— dell'Annunziata a Milano capo*
lavoro del Ghirlanda jo II 458/c.
—dell' Assunzione della Vergine
in S. Maria di Sarono di Gau-
denzio III a3.
—dell' Assunzione della Vergine
in Firenze del Rosso II 167.
—•della battaglia di Alessandro
contro i persiani I 3i5 n.
—della burrasca di mare nel pa-
lazzo Dona in Genova di Pe-
ri no del Vaga II ?49*
— della caduta di S. Paolo di Ales-
sandro Ardente II 376 n.
—della caduta di S. Paolo del
Salviati II *48.
— della caduta di Simon mago in
S. Marco di Milano di Lomazzo
II 346.
—della Carità di Andrea del Sarto
Ia 7 5.
—della Gena di Cristo di Gauden-
zio III 197.
— della Cena di Cristo in S. Ma-
ria Mater Domini in Vicenza
di Palma il vecchio II 354 *•
— della deposizione di Croce di
Daniello Ricciarelli I 385.
—della deposizione di Croce di
Simon Sanese II $71 n.
— dell' Elena di Zeusi li ai 4 "•
III 130 n.- copia voluta dagli
ateniesi ivi - perchè dagli atenie-
si ebbe il nome di Elena mere-
tricia ivi - orgoglioso scritto che
sotto vi pose l'autore is3 n.
—della favola di Ni òhe fetta a
chiaroscuro da Polidoro II 348.
— della Gala tea di Filostrato III
i3*.
—della Galatea di Raffaello III i3?
—dell' incoronazione della Vergi-
ne in Traona di Gaudenzio III
a3.
357
— della Madonna della Neve in S.
Maria Maggiore di Masaccio II
177 n.
—della Misericordia di Bernardi-
no Luini I 375.
—della Pitonessa di Nicia II 83
n. - per la quale Tolomeo offri
60 talenti M - ma da Nicia re-
galata ad Atene ivi.
—della Psiche di Francesco Sal-
viati II 347 n»
-* della risurrezione di Cristo nel
convento delle Grazie in Mila-
no di Bernardo Zenale I 363.
—della risurrezione di Lazzaro di
Girolamo Muziano II 444 *•
—della Sacra Famiglia di Paris
Bordone II 3?4 n.
— della strage di una citta I 31 3.
—della tentazione di S. Antonio
di Hupse Martin III 385.
—della Venere nei portici di Ot-
tavia in Roma di Eliodoro III
q3.
—della Venere Anadiomène con-
sacrata da Augusto nel tempio
di Cesare di Apelle III 91*
— della Vittoria che fende il cielo
in una quadriga di Nicomaco
II 314 w.
— delle nozze di Alessandro e Ros-
sana di Aezione II 330 n.
— delle nozze di Alessandro e Ros-
sane di Raffaello II 330.
—delle nozze di Alessandro e Ros-
sa ne del Sodoma II 330 w.
— dell' Ajace che disputa ad Ulis-
se le armi di Achille I 313 n.
— dell' Ercole fanciullo descritta
da Filostrato III 130 n.
—dell' inferno di Enrico de Blcs
II 447 n.
— —di Girolamo Boss II 301 n.
—dello sposalizio di S. Caterina
del Parmigianino II 117 11.
—di Alessandro nei portici di
Pompeo in Roma di Nicia II
83 tu
358
— di Apelle pagata dagli efesini
venti talenti d'oro III 109 n.
— di Aristide quanto pagata I
ai3n. t
—di Ausonio fatta da Bramante I
388.
*-éi Bacco nel tempio della Con-
cordia II 83 A.
— —di Daniel Ricciarelli II 199.
•—di Bacco e Sileno di Tiziano II
— di Coriolano I a8a n.
—di Ercole a Lindo I aia tu
—di Giunone in Agrigento III
119.
— di M elea grò II 8a.
—di Quinto Curzio del Pordeno-
ne II ioa.
—di Scilla che si vedeva nel tem-
pio della Pace di Nicomaco II
ai4 n -
—di Ulisse finto pazzo I ai3.
—di uua cena di Lombard II
3iq n.
—bellissima di una famiglia di
Centauri fatta da Zeusi , e de-
scritta da Luciano III 191 /».-
motto di Zeusi relativamente a
questa pittura ia3 n.- pei ila in
mare nel trasportarla a Roma
ivi.
—in S. Maria della Steccata di
Parmigianino II 118 a.
—in S. Sepolcro in Milauo di Bra-
ma u tino mirabile per uno scor-
cio li 467.
—mirabile di Romolo fiorentino
a Cuenca III 396 n.
—nel cortile del palazzo Sacco in
Milano di Calisto Piazza III
149 R.
•«portentosa del Pordenone in Ve-
nezia rappresentante Curzio II
45 #1.
—-presso i Domenicani di Casale
di Giorgio Solari II 376 n.
—singolare del teatro di Claudio
I3i 9 .
Pitture capricciosissime di Giù*
seppe A rei ni b oidi II 199*
—celebri di Elotta nel tempio di
Ardea II ao4 n.
— ebe si richiedono ne'sepolcri II
180.- nei cimiterj ivi- nelle chie-
se sotterranee i8i.->nei tempj
i85 - <juali non convengono ai
medesimi 184. -che sì richiedo-
no ne'concistori hi -che devono
porsi nei luoghi da fuoco 186.-
• nei patiboli 187.- nei palazzi
reali 188.- avvertenze in pro-
posito 189. -che devono porsi
ne' teatri 190. - negli areni di
trionfo ivi- intorno ai fonti 19 !..
ai giardini ivi - alle mura fri -si
portici aperti ivi*
Pitture degli antichi mancavano
di prospettiva II 17 n.
Pitture del Ghirlandajo nella cap-
Jella Yespucci in Firenze II
57 n. - a S. Croce, e S. Trini-
tà ivi - nel coro di S. Maria No-
vella ivi - nella cappella Sistina
a Roma ivi" in S. Martino a Luc-
ca iW-nel Duomo di Pisa «Pi-
nella Badia a Passi g nano ivi.
«—del Piazza in Codogno III ifo
n. -in Lodi iVi-a Brescia iW-in
Milano ivi.
— del Salviati a Roma II ?47 *»»-nel
palazzo vecchio di Firenze ivi.
—del sepolcro di Simandio re di
Egitto II 3™.
—del Sojaro ITI 099 n.
— delTibaldi alTEscuriale II 3^7/1.
— della sala dei Pontefici in Roma
di Parmigianino, cominciata da
Giovanni da Odine II 117 n
— dello Sehiavone nella bibliote-
ca di S. Marco in Venezia III
a 9 5 n.
—di Bernardino Campi III 098 *•
—di Bonifacio veronese HI 997 *.
—di Carlo Urbini in una sala del
pubblico palazzo di Crema H
3o8 «•
— di Civercbio nella chiesa di S.
Eustorgio in Milano II i34*-
coperte di bianco per dar luce
alla cappella ove sono dipìnte
ivi n.
—di Federico Zuccari nella sala
del maggior consiglio in Vene-
zia II 101 II.
-—di Giorgione in Castelfranco II
ni n. - io Venezia nel fondaco
dei tedeschi ivi.
— »di Girolamo Romanino uella
Cattedrale di Cremona II Zia n.
— di Giulio Campi in S. Marghe-
rita di Mantova HI 907 n.
—di Lazzaro Calvi in Genova II
3o8.
-»-di Leonardo nella sala del con-
siglio in Firenze lì 101.
— di Lorna zzo a S. Marco in Mi-
lano Il 147
— di Lotto in Venezia II 444 n -
— di Marco Ludio pittore aulico
romano II 2o3 n*
—di Michelangelo nel vòlto della
cappella Sistina II 4 1 *• 45°*
—di Pellegrino Tibaldi in Bolo-
gna II 3a6 11. • intagliate per
cura di Antonio fìurati iVi-in
Loreto iVì- in Ancona ivi- in Ma-
cerata ivi.
—di Raffaeli i 00 da Reggio nel
palazzo dijCaprarola III 296 n.
—di Raffaello nella chiesa della
Pace in Roma II 45o. • nella
Farnesina la favola di Psiche III
282.
v-di Tiziano latte per la regina
Maria sorella di Carlo V. III
290.
—diverse in Roma di Polidoro e
Maturino II 274 «•
—due l'Ajace e la Medea di Ti-
rootnaco pagate da Cesare ot-
tanta talenti III gì.
—fatte eseguire da Semiramide II
—nel duomo di Novara di Ber-
359
nardino Lanini li ?46 »•
—quali convengono alle scuole e
ginnàsj II 197.- negli alberghi
ed osterie ivi- nelle facciate 209.
—quali s'adattano agi' istru menti
musicali II 194.
Pitture eccellenti compera vansi
dai greci a qualunque prezzo
16.
— molte ed eccellenti prese inGre-
cia dai romani , dimostrano in
quanto pregio avevano i greci
questa arte I 6.
—eccellenti si donavano dai gre-
ci ai ternpj, perchè non si po-
tevano stimare con prezzo 1 5i.
Plastica madre della scultura I
365. II 22.- sorella della pittura
ivi- più antica della scoltura 168.
Platone I 4 344* 355. II 94. 36.
i85 198. 394. 4i5. Ili i97.-sua
opinione circa la luce a5.- per-
chè si privò da sé stesso degli
occhi 46a.- come chiama il Sole
III 61.
Plauto III 91.
Plinio I 189 11. 224. 396. II 78 11.
91 n. 157 n. 203.260. 266/1.271.
295 n. 3oo. 3o7« 38 1 n. 426. Ili
591»- 92. 93.112.120 n. 129.171
11. 221. 244* - ( Iìm aver veduto
il gruppo del Laocoonte nel pa-
lazzo di Tito I 281.
Plutarco I 243 !?. 35o. 357. II 259
• 283. 292 n.3o2. 3o4* 3o7. Ili 40
4a. 45 ru 86. - dice che le vedo-
ve greche vestivano di bianco '
1346.
Plutone perchè chiamato Agela-
sto I 225 n. -rapisce Proserpina
249. II 2l3.
Po fiume come figurato dagli egi-
zi IN 137. -come descritto da
Virgilio 1 38.- come doversi rap-
prese «tare i38.
Poesia è una pittura parlante II
67. - è come ombra della pittu-
ra 469.
360
Poggioreale I 187.
Polentaoa famiglia III 217.
Polibio III 95 1.
Policleto scultore ed architetto
igieco II 90. -sua Ma tua chia-
mata il Doriforo ?3 n. - sue no-
tizie ice - sua prudenza nell'arte
99 ii* -il Doriforo era tenuta
come canone dell'arte 159.
Polide primo inventore di mac-
chine da fuerrs III 47 n.
Polidoro figlio di Priamo I 9 16.
Polidoro uno dei tre autori del
Laocoonte I 977.
Polidoro da Caravaggio I 3o8. II
19. 76. 78. 134. »4°- '78- ao 9-
a74.a89.999. 3i5. 359. 4t 1.4^*
raro nel dar la fùria alle figure
I 47- 4** " migliore nel formare
i corpi marziali i65. -eccellen-
te nel dar la furia alle figure
1 83.- sua pittura della favola di
Niobe II ?4& n - m trucidato a
Messina 9?4 fi.
Polifemo I a3a. III i3a. 139.
Po) ignoto ateniese ritrovator del-
la pittura presso i corinti I i5.
Ili 74. -sue notizie ivi n.
Pulì m nestore re di Tracia, I a 16.
Polinice I 990. 998.
Polissena sacrificata per placar
l'ombra di Achille II 981.
Polluce II 964.
Pompa e suoi moti I a5a.
Pompeo I 939. II 189. 996. -suo
mirabile specchio 04.
Pomponio Mela III 9 o5. 9 1 1.938 ri.
Pontano lì 484. 5 16. Sao.
Ponte (da) Jacopo F. Bassano.
Ponte Milvio II 980.
Pontefice Massimo, e sue attribu-
zioni II 989.
Ponlormo II 69 n.
Popolo ebreo liberato dalla schia-
vitù di Egitto I 941. -ballava
intorno «il vitello d'oro I 95 1.
Poppea II 261 n.
Porea gravida sacrificavasi a Ma-
ja II 981 . - a Cerere ivi.
Pordenone I 389 II. 84. 35o.- ec-
cellente in dipingere i cangian-
ti I 343. -sue pitture a Ceneda
II 45 n. -a Piacenza 4& -sua
pittura del cavallo in Venezia
109. - sue notizie 45 n.
Porfirio III 38. 66.79. 80. 81. -sua
opinione circa la luce li 96.
Porseona re di Etruria I 994*984*
II 187.
Porto (della) Guglielmo III 181.-
sue notizie ivi n.
Porta del chiostro della Certosa
di Pavia IH 181 n.
Porta (Tortore di Alberto Durerò
I 146. II3if. 334. Ili 910.
Portai nsegue romane avevano la
toga fatta di diversi colori 135;.
Porte del paradiso fabbricale di
zaffiro I 356.
—del tempio di Ercole a Tebe ve-
dute aprirsi da loro stesse II
957.
Portico di cento colonne I 157.
— di Pompeo II 335.
-«persiano fabbricato dai lacede-
moni , perchè cosi chiamato II
338.
Porto di Ostia I i58.
Poslumio aruspice II 978.
Postumio dittatore I 5.
Postumio Tubcrto console II 3o3.-
riportò vittoria contro i sabini
ivi n.
Pozzo P. gesuita prospettico II
17 n.
Prassitele II 80. 98. i65. 4^9* IH
48. 76. 89. -autore di uno dei
colossi di Monlecavallo I 45* H
i5. -sue notizie III 89 n>
Pratica cosa sia II 66.
Pratica di prospettiva opera di
Daniele Barbaro II 56.
Precetto di Michelangelo circa la
pittura I 33.
Premio riportato da Ti mante su
Parrasio II 998 n»
Priamo I a 16.
Priapo Dio degli orti II 971. 993 n.
P rigeo fiume III i43.
Primaticcio II 397 n.- sua gelosia
pel Rosso 168 n. - fa vilmente
distruggere il più delle opere
del Rosso 169 n.
Primi pozzi da chi scavali III 247.
Primo tempio a Minerva in Piro-
ne da chi edificato 111 a47*
Primogeniti di Egitto uccisi dal-
l'angelo I 375. II !>45. Ili 98.
Principe dei tenie j nei gravi pe-
ricoli sacrificava il suo più caro
figlio II 980.
Procaccini Giulio Cesare II 35 1 ».
Proclo II 198.
Procruste I a3o.
Profeti da Michelangelo dipinti
nella cappella Sistina I 958.
Progetto di Dinocrate di conver-
tire il monte Atos in una statua
di Alessandro II 58o.
Prometeo I 378. II 186.- fu inven-
tar della plastica I i5. - legato
allo scoglio 976.
Properzio II 963 n.
Propilei di Atene III 59 n.
Proporzione divi desi in due par-
ti I 43* - ornamento principale
di tutte le arti 5i.-che cosa sia
53. - sue regole circa al corpo
umano II 79.
—del cavallo I n5.
— dell' architettura in generale I
191.
— dell' obelisco presa dal corpo
umano I 160.
— di dieci faccie più bella di tut-
te II 77. -a chi questa conven-
ga ivi e 89.
— di dieci teste stravagante 171*
— di nove teste a chi deve adat-
tarsi II 78. 85.
—di nove faccie a chi deve adat-
tarsi Il 84.
— di otto teste a chi deve adat-
tarsi II 80. 85.
Loniazzo Tr. Voi. III.
361
—di sette teste a chi deve adat-
tarsi II 80.
— degP intercolonnj I 1 48.
Proporzione di Alberto Durerò II
159.
Proporzioni d'onde nascaqo 1 169.
—dell' ordine jonico determinate
da Arcifrone HI 109 ti.
—geometriche da trasferire alla
vista II 147.
—naturali tratte dagli antichi pit-
tori dalla piramide II i3a.- abra-
da di mostrarle secondo il ve-
der dell' occhio i36.
Prospettiva, sua virtù II ^.-quan-
do si conobbe in Italia ivi it.-
é vocabolo di origine italiana
101-sua definizione 91.
Prospettiva in generale secondo
Bramantino II 55.
— prima di Bramantino II 56.
— secondo modo di Bramantino
li 58.
— terzo modo di Bramantino II 58.
— inversa modo di farla II 174*
Proserpina I 9o5. - rapita da Plu-
tone 949*
Proserpina nome dato a Diana III
104.
Prossenide perchè dette in isposa
la propria figlia al pittore Ae-
zione II 930 ìu
Prostilo I i59.
Proteo III 194.
Protogene pittore greco II 77.
459. -sue notizie 77 n.
Prudenza e suoi moti I 937.
Pseudodipteros I i59.- da chi in-
ventato i53 n.
Pugillatori II 968 n.
Puglia (da) Niccolò scultore II
3^4 n -
Pulcheria II 378 n.
Pusterla Pietro per la sua gran-
dissima forza interdetto dalle
giostre e tornei II 973*
P uti far capitano delle guardie di
Faraone III 19^ n*
2 7
362
Putti quant* ornamento • gratta
aggiungono alle pitture II 45o.-
nelle istorie come vanno rap-
presentati iVi-dove uon devo-
no ommettersi 45 r.
Quadretto a due lumi del Mazzo-
lino I 3^3.
Quadri di Marco da Siena in Na-
poli III 180 n.
—in Middelburgo di Egidio Mo-
straert II 44$ ».
— rigatati da Zeusi III iq3 n.
Quadriga famosa di Apollo e Dia-
na scolpita da Lisia III 77 tu
Quadro allegorico del popolo
di Atene dipinto da Parmsio I
aia n.
—del battesimo di Cristo di Paris
Bordone II 374 n.
— del Ciclope di Timante II **8 tu
—del Crocefisso di Vincenzo Fop-
pa II 55.
«—del maestro di campo Foppa del
Figi no I 571 tu
—del martirio di S. Giorgio capo-
lavoro di Luca Cambiaso II
i4o 11.
—del Palamede ucciso per sorpre-
sa di Timante II ??8.
—del ratto delle Sabine capolavo-
ro di Luca Cambiaso II 1 4© n.
«—del ratto di Proserpiua di Gau-
denzio II ai 3.
—del S. Ambrogio di Ambrogio
Bevilacqua II 3oi n.
—del S.Lorenzo di Tiziano I 576.
—del S. Lorenzo Giustiniani ca-
polavoro del Pordenone lì 45 n.
—del S. Petronio di Parmigiani-
no II 1 18 n.
—del S. Rocco di Parmigianino
II 118 n.
—del S. Sebastiano di Fra Barto-
lo in meo, per la sua bellezza ca-
gione di peccato alle donne che
il miravano II 233.234 w.- tolto
perciò dalla chiesa , e venduto
a Francesco I. hi.
—del S. Sebastiano di Paris Bor-
done III 374 n.
— del S. Sebastiano di Vincenzo
Foppa li 55.
— dell' adorazione dei Magi di
Gaudenzio I i/\i.
—della circoncisione di Parmigia-
nino II 118 n.
— della dispula del Sagramento di
Raffaello I 2 58.
—della Divinità fatto da Tiziano
a Carlo V. I 3 7 4«
•—della Lucrezia romana di Par-
migianino II 119 tu
—della Madonna in S. Stefano di
Vicenza di Palma il vecchio II
aS4 »
—della Madonna d<d collo lungo
di Parmigianino II 118/1.
— della Madonna a Casalmaggiore
di Parmigianino II 1 19 11.
—della Madonna e S. Elisabetta
del Rosso II f 69 n.
—della S. Margherita del Parmi-
gianino II 119 n. -studio e me-
raviglia dei Caiacci iW- antepo-
sto da Guido alla S. Cecilia di
Raffaello iW.
—della trasfigurazione di Cristo
di Raffaello I 3^. Ili 14.
— della trasfigurazione di Cristo
del Rosso II 167 ».
— della trasfigurazione di Cristo
del Savoldo I 390 n.
•—della Venere ed Adone dì Ti-
ziano li a 18.
—dell' A j.ice di Timante H ??8 ir.
—dell' Amore e Venere di Tizia-
no III 96.
—di Fra Bartolommeo terminato
da Raffaello II 234 "•
-di Giove e Danae di Correggio
I 363.
-dì Giove ed Io di Correggio I
363.
-di Simon Pelarzano a 8. Fede-
le in Milano HI 993 n.
-di Ti man te in Roma nel tem-
pio della Pace II 228 n.
-eccellentissimo di Nostra Don-
na di Fra Bartolommeo II 234 n *
-famoso della Calunnia di Fede-
rico Zuccari II 201 w.
-singolare dell' Ifigenia di Ti-
363
mante II 227. - esisteva in Ro-
ma al tempo di Augusto ivi n.
Quadro geometrico II i36. 164.
Quatremére de Quincy II 83 n.
Ili 53 n.
Queburg Cristiano II 44# **.
Quiete e suoi moti I 262.
Quintiliano III 53.
Quinto Curzio per amor della pa-
tria si precipita nella voragine
II 206.
Quinto Fabio Ruliliano I 5*
Quirino V* Romolo*
R
Rabano Magnenzio III i5q.-suo
libro De universo e te. ivi n.
Rabbia e suoi moti I ?3o.
Raccolta di stampe di Parmigia-
nino perchè cosa rarissima II
119 fi.
Raffaeli ino da Reggio K Motta
Raffaello.
Raffaello Sanzio I 3i. 4°. 47* 3o8.
3u. 338.387.39i.4o5. II 16.18.
io. 38.50.71.75 76. 78.84*»» 7.
*33. 140. 167. 178 n. 209. 35s.
373.411.495443. 466. ìli 11.
34. 78. 95. «48» 180. 193 - eccel-
lente nelT osservare gli effetti
che fa la luce col colore I 4°.-
raro nel dar la furia alle figure
47. -lume dell' arte 75. -eccel-
lente in dipingere i cavalli 1 1 5.-
migliore nel formare i corpi ve-
nerei i65.- motteggiava amiche»
voi mente con Cesare da Sesto
I 177*- formò le sue opere con
somma maestria 1 83. -sua tavo-
la della S. Cecilia 291. -quali
colori cangianti ha usato 34 1 *
eccellente uei lumi 363. - suo
quadro della trasfigurazione374
sua pittura del Parnaso II 70.-
della disputa del Sagramente
ivi' suo cartone del S. Paolo pre-
dicante in Atetife 70 ».- inciso da
Marcantonio ivi- modello ai pit-
tori in rappresentare istorie
amorose 220. * sua pittura delle
nozze di Alessandro e Rossane
320.- esistente nel palazzo Bor-
ghese in Roma ivi n. -strinse
amicizia con Fra Bartolommeo -
di S. Marco 234 n.
Raggi del vedere II 3 1.
Ragioue del modo di conoscere e
costituire le proporzioni nelle
cose I 132.
—del vedere in generale II 25.
— del vedere in particolare II 07;
Raimondi Marcantonio V. Mar-
cantonio.
Rapimenti come vadano compo-
sti II 212.
Ratto delle Sabine consigliato a
Romolo dal Dio Con so II 992 ri.
Razzi Giovanni Antonio V. So*
doma.
Re di Sodoma s'inginocchia ad
Àbramo I 272.
—di Troja usava vestirsi dei co-
lori dei giorni che correvano I
356.
—Sacrifici! lo II 283.
Regillo V. Pordenone.
Regola del colorare II 102.
Regole del moto del corpo uma-
no II 89.
364
— dei moti del cavallo II 98.
— del lume II i3o.
— della prospettiva II i3a.
Regole da osservarsi nel fare i ri-
flessi dei lumi II 178.
Reliquie SS. I 268.
Remo II 264 n.
Ricami da chi inventati IH 327.
Ricciarelli Daniello HI 180. -di-
pi use in Roma la deposizione di
croce I 985.
. Riflessi dei lumi, regole da osser-
varsi II 178.
Rime in vita di Madonna Laura
del Petrarca II 509. 5'ìo.
Rinaldo I 2i5.
Riuieri II 49 1*
Ripudiar la moglie quando ebbe
origine fra i romani HI 47 n »
Risposta savia di Zeusi ad Aga-
ta reo HI 1 23 n.
Ritratti a chi prima , ed a quale
scopo furono fatti II 367. - di
quanto onore era per colui che
veniva ritratto ivi - chi poteva
godere di quest'onore 368 .-abu-
so che di ciò oggi si fa 369.
Ritratti , errori grandissimi che
vedonsi circa gli abiti II 372.
—fatti da Bramante in Milano in
casa Panigaroli II 273.
—dì Carlo V. Ili 211.
—di Ludovico il Moro, e Beatri-
ce sua Moglie di Leonardo III
214.
Ritratti al naturale in forma di
medaglie introdotti da Alfonso
Cittadella II 375 n.
Ritratto del duca Valentino II
3n ».
— del P. Panigarola di Ambrogio
Figino II 376.
—del Sole, che ne fa il poeta Mar-
ziano II 433.
—della Gioconda di Leonardo II
373.
—di Alfonso marchese del Vasto
di Tiziano III 218.
— di Andrea Doria dì Tiziano III
218.
«—di Ariosto del Bassano II 446 n.
— di Carlo Emanuello di Savoja
II 376.
—di Carlo V. di Tiziano II 372.
—di Ferdinando re dei romani di
Tiziano I 394.
—di Filippo 11 di Sofbnisba An-
■ guisciola II 3^5.
— di Francesco 1 di Tiziano 1 3g4«
di Paris Bordone li 373.
— di Francesco Ferrante marche-
se di Pescara di Lomazzo HI
218.
— di Giacomo Trivulzj di Tizia-
no IH 2 16.
—di Gregorio XIII di Scipione
Gaetano II 375.
—di madama de Champe di Paris
Bordone II 374 *•
«—di Maria Vergine dipinto da S.
Luca 16.
—di Massimiliano imperatore di
Giovanni di Monte II 375.
— — di Giuseppe Arcimboldi II
3 ? 5.
—di Monna Lisa di Leonardo II
3 7 3.
—di Prospero Colonna di Seba-
stiano del Piombo I 394.
— di Torquato Tasso del Rassano
II 446 n.
— — di Francesco Terzi III 211».
— di Sebastiano Vernerò del Bus-
sano li 446 n.
—in bronzo di Carlo V. di Leo-
ne Aretino II 372*
— in marmo di Giuliano de > Me-
dici di Michelangelo II 372.
— —di Lorenzo de 1 Medici di Mi-
chelangelo II 372.
Riverenza e suoi moti 1 272.
Rizzo Pietro pittore III 797.
Roberto re di Napoli II 371/1.
Robigo Dea II 291 n.
Roboaino I 235.
Robustezza e situi moli I 226.
Rodi isola I 3 ig.
Rodolfo imperatore II 199.
Rognone Riccardo musico II 196.
Rolo architetto greco III 248*
Roma rovinata dai barbari II 240.
Romane nuovamente maritate per-
chè usavano nel capo un velo
giallo I 352.
Romane dame portavano scolpita
nei loro anelli l'immagine di A-
Icssandro II 367.
Romani dipingevano nei luoghi
pubblici i fatti gloriosi degli uo-
mini illustri per eccitar gli uo-
mini all' emulazione I 5. - ave-
vano nelle case loro i ritratti
dei suoi maggiori 6* -inventori
dell' ordine composito 1 4 5. -ra-
pirono le sabine 249.- per rap-
presentare la loro mestizia ve-
stivansi di bruno 344* - ripren-
devano coloro che agli allegri
coti viti presenta va osi vestiti di
bruno ivi - perchè vesti vansi di
velo rosso trasparente 349 " USa ~
rono sopra l'elmo i pennacchi
rossi 35o.- loro rispetto pe'tro-
fei bellici II 317.- in quanta ve-
nerazione avessero Nettuno III
128 n.
Romanino Girolamo II 322 ri. 444
n. 445.
Romolo II 264 n. 292 11. - trionfò
di Acrone 3o2. - perchè detto
Quirino III 204*
Romolo fiorentino V, Cincinnato
365
Romolo.
Rosselli Pietro di Cosimo II 233
n, 3n.-sue notizie ivi tu
Rossi Francesco F. Salviati Fran-
cesco.
Rossignolo Jacopo lì 353.-sue no-
tizie 354 »•
zie II 167 11. -studiò unicamen-
te sui cartoni di Michelangelo-
ivi' sua prima opera ivi' suo
bizzarro quadro della Trasfigu-
razione ivi- sua tavola in Pitti
jV/ -sua pittura alla Pace io Ro-
ma 168. - fatto prigione dai te»
deschi ivi- fugge a Perugia «Vi-
va in Francia ove è accollo da
Francesco I. ivi- sua gelosia col
Primaticcio ivi - accusa di fur-
to Francesco di Pellegrino /di-
lacerato dai rimorsi per l'accu-
sa data a Francesco si avvelena
169,
Rosso proprio colore degl' impe-
ratori e dei re I 35o.
Rotonda K Pantheon.
Rozzezza e suoi moti I 217.
Rubens P. P. continuò i lavori di
prospettiva di Yarin II 17.
Rufino Crispino figlinolo di Pop-
pea II 261 ti.
Rufino istorico II 280.
Ruggiero da Brusselles pittore II
200.
Sabine rapite dai romani lì 212.
Sacco di Roma II 118 ». 168 n.
Sacerdoti d'Iside perchè vestiva-
no di turchino I 355.
—e chierici cristiani andando al-
l'altare vestono di bianco lino
I 348.
— egizj ed ebrei perchè vestivano
di bianco I 347*
—flamini II 281.- arciflamini /ri-
salii ivi - feciali ivi.
—sacrificando a Cerere vestivano
di bianco I 346.
— salj vestivano di rosso I 35o.
Sacre immagini adorate dai cri-
stiani fin dall'origine della Chie-
sa Santa I 6.
Sacrificatori greci come erano, ve- ,
36G
sliti III 337.
Sacri6cj a Dio da chi prima fatti
II «75.
—-agonali II 290.
«-degli ebrei li 275.
—dei gentili II 277.
—detti In ferie II 292.- cosa fosse-
ro , e come facevansi ivi n.
—detti Noctiluci li 291.
— Diinataurici II 299* -in onore
di chi facevansi ivi n.
—d'Iside II 281.
—-Florali quando celebravansi II
384.
—in onore di Neottolemo II 285.
—Novendiali da chi e perchè in-
stalliti li 291 ».
—ordinati a Cerere II 284.
—San mali II 280.
— Solitaurali II 291.- da chi insti-
tuitt, quando , e come facevan-
si 292 ru
—umani dei popoli dell' isola di
Chio II 279*- cleg] i egizj ivi - dei
lacedemoni iW-dei fenici *W-
/ dei cretesi ivi.
Sacripante I 21 4»
Sadofelo II 479*
Saffo II 195.
Saggio storico di architettura di
Fischer II 270 n.
Sala Girolamo di forza straordi-
naria , e velocissimo al corso II
273.
Salai Andrea II. 382.- sue notizie
ivi 71.
Salii sacerdoti I 25 r. II 264.
Sallustio II 239 n. Ili ao5.
Salmace coti versa in fonte II 191.
Salmista F. David.
Salmo CXIL II 276.
Salomone I 210. 235.- visitato dal-
la regina dei sabei I 273.
Salviati cardinale II 247 n.
Salviati Francesco pittore II 247.
Ili 1 80. - sue notizie II 247 *•
Samaritana II 192.
Saraj migliori pugillatori fra i gre-
ci li 16& n.
Sammìzio soldato II 272.
Sanchio Alonso II 576.
Sangiorgio cardinale HI 17.
Sangue caduto in forma di pioggia
Il 256.
Sannazaro II 371.- suo ritratto fat-
to da Frale Angelo ivL
Sansone 1 219. II i83.- uccide mil-
le armati 1 236.
Sansovino Andrea I 5 08.
Sau sovino Giacomo I 3 08.
Santa Casa di Loreto II 444 **
Santuario dell' Esc urtale ornato di
molti lavori da Francesco Tor-
to ri no II 192 tu
Sardanapalo li 226.- con la co-
nocchia ed il fuso I 270.
Sardonica eosa rappresenta II 43?.
Sarissa lancia dei macedoni II
3o5n.
Sarissofori II 3o5 n.
Parmenide primo scrittore sulla
equitazione II 37 1 ru
Sarto (del) Andrea I 3 08. 338. 38g.
II 84- 1^8 n. 247 n. 3 n n. 370.
4 1 2. 461/.
Satira l di Persio I 355.
Satiri cosa fossero secondo l'opi-
nione di Plinio IH 171/1.- dipin-
ti da Parrasio in Rodi 172.
Satiro apparso a Giulio Cesare III
172 n.
Satiro architetto greco III 249 n.
Saturnali di MacrohioIIl73. 160.
Saturno come deve avere i capelli
I 307. -come veniva rappresen-
tato dagli antichi HI 35.- dagli
egizj 36.
Saturno pianeta primo governato-
re del mondo I 200. - suoi nomi
ivi - suoi influssi ivi' perchè sim-
bolo dell' acqua I 582.
Saul I u34. - calraavasi al suonare
di David 270. -fa uccidere i suoi
figli 287. - uccide sé stesso ivi -
molesto a David 288.
Savoldo Girolamo, sue notizie I
389 "* " 8uo capolavoro 3qo n. -
suo piccolo quadro della trasfi-
gurazione di rara bellezza ivi.
Savonarola (Fra) Girolamo II 235/*.
Scanalature della colonna j unica
come si formano I i38
Scene come venivano dipinte da-
gli antichi II 3 19* -errori che
si commettono su ciò 3ao.
Scenopegia festa dei tabernacoli II
391 n.
Schiavone Andrea V. Medula Au-
drea.
Schiavone Luca ricamatore II 344*
Scblotzer 111 53 n.
Schoorel Giovanui I 390. II 3*>6 n.
Sci II id e e Dipeno scultori greci III
108 - loro notizie ivi n.
Sciografia seconda parte della pro-
spettiva I 4>3.
Sciografica prospettiva di che trat-
ta II 23.
Scipione africano I 378. II 189*
212.
Scirone I a3o.
Sciti volendo adorar Marte ado-
ravano una spada ignuda III 58.
Scizia I ?3a.
Scopa scultore ed architetto greco
III 59. 76. - sue -noti zie 59 n.
Scorti mirabili di Michelangelo II
18.
Scorto mirabile in una pittura di
Rramantino in Milano II 467.
Scolto Stefano II 35o.
Scrìvere introdotto onde le scien-
ze ed arti non si perdessero 1 3.
Scultore perchè deve seguire non
la proporzione naturale delle
cose, ma Ja proporzione visua-
le II 9.- come debba ciò mette-
re in regola i4*
Scultura quale sia il suo fine im-
mediato II 8.
Scultura mirabile tli Scopa rap-
presentante Nettuno ec. un tem-
po in Roma nel tempio di Cajo
Doiuizio III 125*
367
Sculture di Prassitele nei frontoni
del tempio di Ercole a Tebe III
84 *.
—fatte eseguire da Semiramide II
379-
Sdegno e suoi moti I 2 33.
Sebastiano (S.) I 278. II a36. - co-
me debba esser dipinto 234*
Secondo lume primario qual sia
I 373.
Sedecia vede uccidere i proprj figli
I 229.
Sedia, una delle dodici insegne dei
romani era di avorio I 346.
Segesta Dea delle biade II 285.
Segni del zodiaco I 383.
Seja Dea del seminare II o85.
Seleuco medicato col diadema di
Alessandro Magno I 347. - per-'
che lasciossi cavare un occhio
II i85.
Selim I 218. 20o.
Semini Ottavio pittore II 309 h.
35o. • sue notizie 35 1 n.
Semiramide I 1 66. II 225. 379. -
léce scolpire le immagini di Be-
lo, Nino, e Nembroih 368.
Semplicità e suoi moli I 275.
Semplicità nobile , carattere di-
stintivo dei greci capo-lavori I
280 w.
Sempronio bresciano musico II 196,
Seneca I 396. IH 92*
Sennacherib ucciso dai suoi fi-
gliuoli 1 249.II 241.
Senofonte I 2^3 n.
Sensi del corpo 1 208,
Sepolcri quali pitture vi si adat-
tino II 180.
Sepolcro di Giulio II in S. Pietro
in vincula I 258.
—•di Lautrech scolpito daBenedet*
to Pavese II 209*
—di Mausolo III 59 n. zfo* ~ sua
magnificenza ivi n, ■ >
—di Simandio II 379. - circonda-
to da un cerchio di oro massic-
cio 38o,
368
—di Taddeo Zuccari scolpito dal
fratello Federico II aot ».
Sepolture degli antichi oroavaosi
di verde appio I 354*
Sera pione pittore aotico II 55i.
Sartie Sebastiano I ia5. Il 35 1.
Serono Andrea scultore III iSi.
Serpe rifugiatosi nel tempro di
Cerare in Eleusi III 166.
«-ucciso da S. Giorgio II 948.
Serpente dì bronzo sibilante 1 175.
Sarse I 336. II 189.
Ser torio I 918.
Servio 1 354. II 993 ». 496. Ili 66
196. i35. 157.
Servio Tullio II 3$6. - perchè fé-
co scolpire il bue nelle monete
4 9 °
Servitù e suoi moti I 97 1 •
Sesostri I 166. III 47 ni
Sesto (da) Cesare I 338. 390. 4°5.
II 71. 181. 4t?*-sua mirabile
pittura del S. Giorgio, e parti-
, colarmente del cavallo I 3oi-
suoi lavori perfetti 3t4* - eccel-
lente nel dipingere i cangianti
347.
Sesto ed Abido I 956.
Sesto nipote di Pompeo II 969 ».
Seta dtt chi ritrovata III 999.
Settanta fratelli uccisi da Abirae-
lech I 999.
Sferze dei Luperci di che formate
II 964-
Sfinge rappresentavasi nera 1 345-
usata da Cesare per sigillo III
974.
Sforza Francesco duca di Milano
II 399.
Sibille dipinte da Michelangelo
nella cappella Sistina III 904.-
da Raffaello nella chiesa della
Pace in Roma ivi.
Siccìo Dentato I 918.
Sichèo I 990.
Sicilo Araldo II 4?8.
Siena (da) Baldassare V. Pcruzzi.
Siena (da) Marco 1 S70.
Siface re di Numidia li 338 ».
Sigalione V. Silenzio.
Signorelli Luca II 3*4 n -
Silanione scultore greco II 73 n.
Silare fiume III 144*
Silio Italico III 170.
Siila I 998. q3o. 959. 334. II 189.
969 ».
Silvestro (S.) papa rifintò la mitra
preziosa offertagli da Costanti-
no I 347.
Silvio Lucchese scultore II 354*
4*5.
Sìmandio re di Egitto II 368. 569.
Simboli diversi II 384*
Simmetria (della) opera di Alber-
to Durerò II 59. 56. 166.
Simoleo Giambattista IH 995.
Simon Mago I 384*
Simon Sanese II 371.- sue notizie
foin.
Si moni de filosofo III 9*
Simulacri di Giunone Sposa, nel-
la Beozia e nell'isola di Samo
III 118.
Simulacro di Diana fatto di leguo
da Mirone III ìoj.
—di Giunone in Argo III 118.
— di Serapide in Alessandria IH
68.
Sinai monte I 999. 996. 375.
Sincipite I 56.
Sinibaldi Mauro musico II 196*
Sirene quante fossero III i35. -
loro nomi ivi - dove adorate ivi.
Sisara ucciso da Jahel I 936. II
188.
Sisifo III 979. - istituì i giuochi
istmici in onore di M elicerla II
959 n.
Sisto IV. 1386». II457».
Smeraldi usati dagli antichi persj
I 354.
Smeraldo ponevasi nelle sepolture
dagli antichi I 354-
—trovato nella tomba della figliuo-
la di Cicerone I 554-
—cosa rappfcemt* II 43? . . l
Socrate I aia n. 325, Il 74 n. 367.
37I. < ! •:• I'
Sociali Ti tii loro erigine li a85. -
Sodoma (iJ) dipinse alla farnesi-
na le nozze di Alessandro e
Rossano II ??o zi. .m-
Sodoma città I 377.
Sofocle I 189. a8o fi.- mdri di gioja
pel felice esito di «a suo dram*
ma tSg tu
Sojaro : Bernardo V* - Gatti Bernar-
dino.
Solari Cristoforo sue notizie II
3*5 ».
Solari Luigi 1 390.
So lazzo e suoi moti 1 156^
Soldati egizi come erano. armati
m a38.
— etiopi come erano armati III
a3 9-
— persiani come erano armati III
a38.
—romani a piedi come erano ar-
mati Illa&f.
Sole quarto governatore del mon-
do I ao3. - suoi nomi ivi - suoi
influssi ivi - perchè simbolo del
fuoco 38a.
Solennità Parentali II 991. - da
chi insti tuite, quando, e come
celehravansi ivi n.
Soleri Giorgio lì 376. -sue noti-
zie ivi n.
Solino II 3oo. Ili aai.
Solis Virgilio II 4^4* -sue notizie
win.
Solitudine necessaria all' artista
£er ben concepire le cose nel-
1 propria, idea II 46a.
Somachino IH 09/}.
Soncino H3i5.35o»
Sonetto ài Leonardo II 68.
Sostrato scultore greco II 73 ».
Sostrato architetto greco III a46. -
sue notizie ivi ».
Sparviero dato a Giunone III
i.5.
Lomazzo 77*. Voi III.
369
Specchio mirabile -di Pompeo, II
*4-
—triangolare di Venere I i6a.
Specularla prospetti praueosa sia lì
a3.
Spirito Santo come va rappresen-
tato III 14.- quante voi (e, sia
... apparsos^condoS. Bernardo iw.
Spirito Santo sceso su Maria e gli
. apostoli I a4a.
Spirito Santo (venuta dello) tavo-
la di Gaudenzio I 374*
Spurio Garvilio console, romano
HT47-
Spurio Carvilio figlio, primo fra
i romani a ripudiar la moglie
ni 47».
Stadio avanti U tempio di Giove
Olimpico I 83. - perchè . più
ganoV degli altri stadj della
veoia ivi.
Stampa della deposizione di Cristo
capolavoro del Parmigianino III
119 H.
r^Dio che parla a Mosè dal roveto
primo intaglio del Parmigiani-
nò II 119 71.
Statua colossale della Grecia I
aia ».
r-della Virtù I aia ».
di Minerva Area di Fidia III
49 "•
— — famosa di Giove Olimpico di
Fidia III 5a ».
— di Agrippina III a35.
— di Alessandro I aia ».
— di Amore nella curia di Ottavia
III 9 5.
scolpita da Michelangelo III
96.
—.di Antinoo II 368.
— di Apollo detta di Belvedere ,
descritta da Winckelmann III
77 »•
—di Apollo Sauroctono una delle
più belle statue di Prassi tele III
84 ».
—di Bacco in bronzo nel di lui
q8
Ò10
tempio io Elide di Pressitele
Ili 84 ».
•——in Goido fatta da Briasside
e Scopa III 199.
— . —-di Michelangelo III 199.
—della Buona Fortuna di Bupalo
III 968.
—del Buono-Evento di Prassi tele
IH 060.
—di Cerere di Prassitele III 166.
—di Cesare in bronzo perchè fol-
ta fare da Ottavio con una stel-
la in capo IH 99 ».
—del Cristo di Michelangelo nel-
la chiesa della Minerva III i3.
—di Cupido di Prassitele donata
a Frine IH 82 ». - trasportata
in Roma sotto i portici di Ot-
tavia 83 ».
— — —a Paro III 83 ». - ripeti-
zioni di questa statua ìvù
—di David di Michelangelo III
195.
—di Diomede in bronzo I 178.
—di Diana in oro ed avorio fotta
da Menecmo e Suida II 4?4 n -
— — descritta da Pausania III 103.
— —inoro con le ali agli omeri
IH io3.
— -—in Apollinopoli III io5.
— —di Timoteo III 110.
— dì Doria Andrea in Genova III
918.
— del Doriforo di Policleto II 91 ».
—dell' Ercole Farnese II 75. 80.-
restaurata da Guglielmo della
Porta III 182 ».
— dell' Ercole che uccide Caco di
Bandinelli IH 195.
—di Esculapio capolavoro di Co-
lotete HI 53 ».
— —in oro ed avorio di Calami-
de II 157 ti.
—della Fede di Luca Cambiaso
II i4° "•
—di Filippo I aia ».
—della Fortuna di Bupalo IH 76 ».
—di Giove Tonante di Leocarete
III 47. - di Briasside wL
— —in plastica jù tempi di Tar»
quinio Prisco III 47*
——in avorio fotta da Prassitele
III 4«-
—di Giulia III *35.
—di Giunone di Alcamene III
io5 ».
— —di Policleto III 116.
— —nei portici di Ottavia IH,* 1 9.
— — in rame fatta da Beda, dai
romani collocata nel tempio del-
la Concordia III 120.
—del Gladiator Borghese opera di
Agasia di Efeso II «67 a.
—del Gladiator moribondo del
Campidoglio, creduta opera di
Ctesilao II 966 ».
—del Gladiatore della Villa Pan-
filj II 367 fu
— di Latonal 911 fi.
*— dr Mercurio in rame di Cefisodo-
ro IH 100.
— —di Pisicrate , ed esistente in
Roma ai tempi di Plinio nel
tempio dellaConcordia IH 100».
— —di Policleto IH ioo.
—di Minerva Catulana I 911 ».
a Pellene di Fidia III 49 "•
— -—detta la Cantatrice H 371 ».
—di Mosè di Michelangelo I 258.
307. II 75. 4*3.
—del Nilo perchè fatta di marmo
nero IH i4i.
— di Niobe IH 59 n.
—di Paride I 211 ».
— di Pito Dea fatta da Prassitele
III 86»,
— di Saturno, perchè gli antichi
la legavano con un filo di lana
III 37.
—della Terra fatta da ScopalIIiò;.
—del Tevere III i4<>.
—di un Tritone in argento II
969».
—di Venere Urania di Agoracnto,
convertita in una Nemesi IH
5on.
in Elide attribuita a Fidia
III52».
detta de'Bf edici III 84** co-
piata in bronzo' de Leone Areti*
no ivi.
detta di Belvedere II 83.
- -r^di Pressitele nel tempio del-
la Felicità in Roma III $4 n.
- —popolare fatta da Scopa IH
S6.
fatta da Fidia III 86.
di Fidia ed esistente un gior-
no in Roma III 93.
nel tempio della Pace in Ro-
ma III 93.
- —nel tempio di Bruto in Roma
III 9 5.
di Scopa III 93.
- — di Cefisodoro HI 93.
di Alca mene fatta a gara con
Agoracrito II io5 ».
- — Afrodite di Alcamene III
io5 ».
-della Vergine col bambino di
Giacomo da Valsolda II 375.
-della Vittoria di Calamide II
167 11.
-di Vulcano I aia ti.
di Alcamene III io5 ».
-equestre di Marco Aurelio II
3 97*
-famosa di Venere fetta da Pras-
si tele IH 8i. -contaminata da
un giovane 85.
-in bronzo scioccamente fatta in-
dorare da Nerone II 74 ».
- —di Bartolommeo Coglione fat-
ta da Andrea Veroccbio III 216.
- — di Cupido fusa da Lisippo
II 74 ».
del Fauno di Prassitele III
83/i.
-intagliata in un sasso alta 17
stadj II 379.
-mutilata detta il torso di Bel-
vedere II 38 1. - ammirata e di-
segnata da Michelangelo ivin.
-singolare di Diana III 76 ».
374
•—sublime di Minerva Lemma di
. Fidia III 5o ».
Statue celebri di Venere scolpite
da Prassitele a Coo ed a Giu-
do Ili 83 tu - celebrità di quest'
ultima ivi- profferta del re Ni-
comede a que' di Gnido per ot-
tener questa statua ivi.
— consacrate da Fidia in Delfo a
nome degli ateniesi in memoria
della battaglia di Maratona III
5o n.
— di Cupido in bronzo III 83 n.
— diverse di Dipeno e Scillide IH
108 n.
di Prassitele esistenti antica-
mente in Roma IH 84 ».
— di Diana ed Apolline scolpite
da Dipeno e Scillide III 108. *
— dorale di Jarba servivano i con-
vitati a tavola I 174.
•» equestri fuse da Lisippo II 74».
-» di Frine fatte da Prassitele III
83 ». -una delle quali donata al
tempio di Dello 84 ». - altra da
que' di Tespia eretta nel tempio
dell'Amore ivi.
—di Lorenzetto in S. Maria del
Popolo in Roma III 294 «• -
nel ponte S. Angelo ivi.
— di Mercurio parlanti I 174.
— di Mirone IH 75 ».
— nella porta della Madonna di
S. Celso in Milano di Annibale
Fontana II 157 ».
—della Persuasione e della Conso-
lazione di Prassitele HI 84 ».
— dei Pugillatori di Canova nel
museo Vaticano II 268 ».
—scolpite da Canaco HI 76.
—di Scopa una volta esistenti in
Roma III 59 ».
nel tempio di Venere Praxis
III 5 9 ».
-del Sole III 7 5.
— di Venere a Coo e Gnido di
Prassitele IH 93.
Stazio II 3oi. 473*483. 4<)5* 5oo.
' III 85. 99. 129. i5j. - sua descri-
zione di Prometeo I 276. - còme
descrive le armi dì Marte HI 55.-
come il di lui paese 56. - come
la sua abitazione e famiglia ivi*
Stefano (S.) I 223. - lapidato 278.
Stella apparsa ai re magi II 437*
Stendardo delle legiooi romane HI
a33it.
—rosso sceso dal cielo I 35 r.
Steriide scultore greco II t3 n.
Stercuzio nome dato a Saturno
in 34.
Stèrope fabbro di Vulcano III 112.
S tieni de scultore greco III 4 8 -"
sue notizie ivi n.
Stigia palude Ut 287.
Stiruon I 2©5.
Storia de IP Arte opera di Winckel-
mann II 067 n.
Storia Ecclesiastica di Eusebio II
36 7 .
Stòria di Meleto e Ti ma gora III
80 n.
StràboneII?58. 379 n. 3oo. Ili 4*-
ioga. 1/ft. »
Strana in che consisteva presto gli
amichili! igf si'
Strigfo Alessandro musico II 196.
Strozzi Pietro II 3 1 1 ».
Strozzi Roberto li 83 m
Studio dot Vero meukarto calda-
mente da Bu pompo ai auot al-
lieti H4i5 «.
Suardi Bartolommeo K Braman-
ti no.
Strbleyras Luigi traduttore di Ca-
tullo II 3oi.
SuldaIII58.
Sulpizia I 261.
Suola Pietro destro nelle armi II
«73.
Superbia e suoi moti 1 135.
Superficie del corpo umano II
88.
Susanna ignuda alla fonte mirata
dai vecchioni II i3i«
Svetonio I 346. Il ?65 m 169 /:.
770 n. 079 n. 34&
Svevi come erano vestiti III 2%o.
Tabernacolo degli ebrei I268. - di
qua! colore erano le cortine del
medesimo 357*
Tabor monte I 374*
Tacito II 160.
Tago fiume III i43.
Talento attico Iii3 n.
Tamar I 245. - col suocero II 217-
condannata ad esser bruciata I
377.
Tamerlano I a 18. a3o. i3a.
Tanai fiume come devesi rappre-
sentare HI '4 a -
Tanaquilla predice il regno a Ser-
vio Tullio 112*6.
Tantalo I 216. HI 282.
Tappa Francesco destro nelle ar-
mi II 374*
Tappéti ove furono veduti la pri-
ma volta III aa5*
Tarcbetta Paolo musico II 196.
Tardità e suoi moti I 217.
Tarquinio Prisco II 256.
Tarquinio Sesto II 218. - con Lu-
crezia I o5o.
Tarquinio Superbo II 269* 295* n*
Tartaro fiume padre di Tifone I
226 ti.
Tasso Bernardo I 3oo.
Tasso Torquato II 480. 488. 49°-
492. 49^* 5oi. 5o3. 5o5. 5o6.
607. 5o8. 5i2. 5i4- 5^7- 52i.
Taurisco fece insieme ad Apollo-
nio il gruppo conosciuto col
nome di Toro Farnese II 4^4 "•
Ta varo ne Lazzaro pittore II 140 n.
Taverna Giuliano II 102.
Tavola del battesimo di Cristo di
Cesare da Sesto I 3ao.
— — —di Gaudenzio in S. Maria
di S. Gelso in Milano III 14.
—del miracolo dei cristiani appro-
dati in Marsiglia di Gaudenzio
li 355.
—del Rosso rarissima pel chiaro-
scuro II 167 n.
— dell' Andunziazione della Ver-
gine' di Tiziano IH 14*
—della battaglia di Alessandro
contro Dario di Filosseno III
172 n.
—della decollazione diS. Gio: Bat-
tista di Cesare da Sesto II 18 1.
—della Lascivia dipinta da Filos*
seno III 173. 173 n.
—della Madonna con due angio-
letti di Lorenzo Lotto II 444 "•
—della Natività di Cristo di Cor-
reggio I 374.
—della S. Cecilia di Raffaello I
291.
—della venuta dello Spirito Santo
di Gaudenzio I 374- III i4*
— della Vergine coi figliuolo di
Figino II 383.
— di Cristo all' orto di Correggio
I3 7 4.
— — colla croce di Gaudenzio I
3ig.
—di S. Antonino di Lorenzo Lot-
to li 444 n.
— di S. Giovanni Battista di Lo-
renzo Lotto II 444 n '
— di S. Niccolò di Lorenzo Lotto
lì 444 n.
—famosa dell'Annunziata di Por-
denone II 45 ru
— — della linea di Apelle conser-
vata a Roma II 78 n.
-—in S. Angelo di Milano di Gau-
denzio II 246.
—in S« Giovanni e Paolo in Ve-
nezia di Palma il vecchio II
954 *•- lodata dal Vasari ivi.
—mirabilissima della concezio-
ne della Madonna in S. Fran-
cesco in Milano di Leonardo I
363.
373
— nella cappella della Concesio-
ne in S. Francesco in Milano
di Leonardo I 291.
— nella chiesa di S* Rocco fin Mi-
lano di Cesare da Sesto III 198.
— nella pinacoteca milanese di
Bartolommeo Corradino Car-
nevale II 3?5 n*
Teagene I 228. II a85.
Teatro di Claudio dipinto mara«
vigli osamente I 319. • -
— di Marcello I i$4* «4°« H 3*o.
-di Pola li 58.
Teba figlia di Giove III 45 -*•
Tebaide di Stazio III S6. 160.
Tebe I 298.
Tedeschi nel sacco di Roma coma
maltrattarono il Rosso II 118 n.
168 n.
Telaro immaginata da Lo mazzo
II i38. i43.
Telefane sicionio primo autore del
dipingere a chiaroscuro I t5.
Telesto poeta li 214 "•
Tempj tolti dalla forma dell'uomo
I 157.
— innalzati in Roma alla Dea Ops
ni 162.
Tempio di Apollo in Magnesia I
i53 n.
— di Arsinoe architettato da Dino-
era te II 38o n.
—di Bacco a Teo I i53 n.
*— — in Roma I 157.
—famoso di Diana in Efeso una
delle sette meraviglie del Mon-
do III 108. - pitture di Apelle
che vi esistevano ivi - quanti an-
ni impiegati in edificarlo 109
/*. - quanto grande, e come ric-
co 1V1 - incendialo da Erostrato
ivi - ristaurato da Dinocrate ivi
e II 38o ?t.
— di Eleusi III 52 n.
— di Giano in Roma I 157.
—di Giunone Lacinia in Agrigen-
to III 119.
—di Minerva Alea architettura di
374
Scopa III 5g «.
f— di Nettuno ocll' Atlantide se-
condo Platone III 137*
—della Pace in Roma I 157» II
. »8 n.
—della Pietà I i58.
^»dt Salomone III afa • di qual
colore erano le cortine di es-
so tempio I 357* - derubato da
Eliodoro II 31 4*
—di Venere edificato da Marcel-
. lo fuori di Roma III 85.
— —Genitrice fatto innalzare in
Roma da Cesare III 93.
—della Dea Vesta in Tivoli I i57.
Tende da chi inventate III 346.
Tenedio re perchè fece uccidere
il proprio figlio II 184.
Teocrito II 47 »• 4 8 *-
Teodoro di Lenno architetto III
348.
Teodoro Lettore II 378 n.
Teodosio imp. III 76 n.
Teofrasto III 74 n.
Xeon pittore I 31 3.
Terenzio dice di pessimo auguro
il cane nero I 344*
Tereo con Filomena I q5o.
Terme di Agrippa II j5 n.
—di Tito I 983 n.
Termine Dio II 336.
Termini cosa erano anticamente
II 336. -come varia vansi 33 3.
Termini figurati quali si adattino
air ordine toscano II 33g. - all'
ordine dorico iW- all'ordine jo-
ntco 34o. - all' ordine corintio
«m «all' ordine composito 34 u
Terra madre di Tiione I 336 n. -
come rappresentata dagli egizj
III 1 59. -cerimonie del culto di
questa Dea presso gli antichi
t etmani 161.- come descritta da
larziano 1 63.- da Vairone i65.
Terribilità e suoi moti I 333.
Tertulliano III 118.
Terzi Francesco pittore III 311.-
sut notizie ivi n.
Terzo lume primario cosa sia l
375. .
Teseo I 311 a. II 189. -combatta
coi centauri d4t«- perchè fece
scolpire il bue nelle monete 430.
Tesmofora , perchè Cerere aveva
questo nome II 307 n.
Testa colossale scolpila da Carete,
a collocata in Campidoglio dal
console Lentulo Hi 73 ir*
—di bronzo di Alberto Magno
parlante I 175. - creduta da S.
Tommaso un diavolo ivi.
—di Cristo fatta di terra cotta da
Leonardo, cosa eccellente I 3 13.
—di Menalippo ròsa da Tideo I
338 n.
Tetteo scultore greco III 108 /*.
Teucro in Cipro sacrificò per pri-
mo vittime umane II 37SV» que-
sto barbaro sacrificio continuò
fino al tempo di Adriano ivi o.
Teutate il Mercurio dei galli II
379/1.
Tevere fiume come descritto da
Virgilio III i38.-da Sannaza-
ro ivi,
Thamar violata dal fratello Amnon
II 341.
Thelesia II 4*6%
Thersa città I 377.
Theve nome di Saturno III 35*
Thia prima sacerdotessa di Bacco
II 393 it.
Tiadi sacerdotesse di Bacco II
393 TU
Tibaldi Pellegrino II 383. Ili 18 1.
sue notizie II 335 n. - quanto
fosse stimato dai Caracci 036 n>
Tiberio II 79 » - obbligato dal po-
polo romano a restituirgli una
statua di Lisippo 75 n.
Ticino fiume come debba dipin-
gersi III 14 1.
Tideo rode la testa di Menalippo
1 338 n.
Tifone o Tifeo I 336. -dichiarò
guerra agli Dei ivi tu
Tigrane IT 307.
Tigri fiume come doversi rappre-
sentare III 143.
Timantc pittore I 5a. aia n. II
397. 4>5 n - 45g. -sue notizie
«27 tu
Timarco scultore greco III 77 n.
Timavo fiume IH §43 »•
Timeo dialogo di Platone 1344*
Timidità e suoi moti 1 ai 5.
Timomaco pittore greco III 92. -
sue notizie iW.
Timone I aa5.
Timoteo scultore greco III no.-
sue notizie ivi it.
Tintoretto Jacopo I 370. II 201
Tisaferne I 16.
Tisbe I 227. a87.
Tisifone una delle Furie III a85.-
come descrìtta da Ovidio 386.
Tito II aa8 n.
Tito Livio I 348. 357.
Tito Tazio II a83 n. Ili 16? n.
Tiziano I 48. 3o8. 338. II 86. no
in n. 009. 370. 37 1. 4b5. - ec-
cellentissimo nell* osservare gli
effetti che fa la luce col colore
I 4°« 4 1 * 4^ " migliore nel for-
mare i corpi lunari i65.-prin-
cipalissimo pittore nel dipinge-
re le difficoltà dei moti 184. -
perciò fn detto che era amato
dal mondo , ed odiato dalla
natura i85. - ritrasse il duca di
Sassonia 3i5. - credette di stuc-
co alcuni puttini dipinti a chia-
roscuro dal Peruzzi 3ao. - ec-
cellente in dipingere i cangian-
ti 342. - 500 quadro della divi-
nità 374*- suo quadro del S. Lo-
renzo 376.- suo ritratto di Fran-
cesco I. 394. - di Ferdinando re
dei romani (Vi -suo quadro di
Venere e Adone II a 18.- ebbe
timore del talento del suo allie-
vo Paris Bordone 373 tu - som-
mo nel dipingere i paesi 44 5.
375
Tobia il vecchio seppellisce i mor*
ti I a43.
Tobia il giovine , sua continenza
I a68.- va in compagnia dell'an-
gelo a trovar Gabello III a6.
Toccagno I 390.
Tolomeo , suo trattato musicmie
II 196 ».
Tolomeo Fi la d elfo II 38o tu ■
Tommaso (S*) d'Aquino 1 1 75*37 u
sua opinione circa la luce ivi
Topazio cosa rappresenta lì 43a.
Torbido Francesco allievo di Gior-
gione II 1 1 1 m
Torneo di fanciulli a cavallo dato
da Siila II a6a ».
Toro sacrificavasi a Nettuno e ad
Ercole II a8i.
Toro di bronzo inventato da Pe-
nilo II 187.
Torquato I a3a. II aa6.
Torre dei venti costruita in Ate-
ne da Andronico III i55.
Tortorino Francesco intagliator
di cammei II 193 n.- adornò di
molti lavori il santuario dell'
Escuriale ivi.
Tournefort HI a48.
Tradizione che S. Luca evange-
lista fosse pittore II 377 ».
Tranquillità e suoi moti I a55.
Trasfigurazione di Cristo di Raf-
faello I 374.
del Savoldo I 3go ».
Trattati musicali di Aristossenó e
di Tolomeo II 196 ».
Trattato di Pittura opera di Ber-
nardino Campi III 398/1.
Trattato di Prospettiva opera di
Zonale II 55.
Trebellio Pollione II 339 ».
Trento (da) Antonio intagliatore
in legno II 118 ».
Trezzo (da) Giacomo 1 3o8. Il 374
lavorò il tabernacolo dell'Esco-
riale I 3o8 n.- contrada ove abi-
tò in Madrid porta il suo no-
me ivi.
876
Tritacelo issopburo I <6fc. :
Tribolo scultore I 5og* • • <
Tribè di Dan II 45t*-di Ruben
ìVf«~di Giuda ivi - di M aitasse ivi
~ di Aser ivi- di* Simeon ivi» di Is-
si eh ar ivi - di Beaiamm>ipi **. di'
furiatali iw*di Gad ivi -di Z&
bulon ivi - di Ephraim ivi. • :
Triforme ndÉae di Diaria III in£
Trigemina nome di Diana-Ili io|l'
Trinità descrìtta da Dante III i4-
Trionfi loro forma II -3o4«'
Trionfi degli Dei II 3oq.
Trionfi diversi disegnati da Pie-
tro Rosselli II 5u. :
Trionfi di Cesare II 607.
***di Ottavio II 5o8.
Trionfo ordinato da fiacco II 3oo.
Trionfo di' Cesare pittura di Man-
tegna II 49*
—della Fede pittura di Tiziano
1I5io.
—di -Massimiliano di Alberto Du-
rerò II 3io.
—della Morte fatto da Pietro Ros-
selli II 5 11.
Trionfo di Paolo Emilio II 3o4* -
può servire di esempio alla com-
posizione di altri trionfi 3oy.
—di Pompeo II 307.
—di Tarquinio II 3 07.
Tripodi di Vulcano I 174*
Trismegisto Mercurio V. Mcrcu-
rio Trismegisto.
Tritano gladiatore II 379*
Trilerato Abate I 906.
Trittolemo institutore . delle feste
Cereali II 996 n.
Triyta uomo di Diaria III ««3. .
Trivulzio Giacomo 1 . 939.
Trofei come, vanno composti II
314. ......
—di Mario II 3i5. ■• • • •
—diversi II 3ia.
Troja città I 378.
Troiani osavano vestimenti rossi
I 35o.
Trombetti dei romani come era-
no armati III ?34«
Tromboncino Ippolito: musico II
196.
Troni perchè si fanno di oro I
353.
Troso da Monza II 48. 354* - sue
notizie ivi n.
Tulliola figliuola ài Cicerone I
354*
Tulio Ostilio II 991 n. III i63 n.
Tunica da chi inventata III 9*8. -
sua forma e come usata ivin.
Turiano plasticatore antico III 47*
Turnebo II 384 n.
Turno II 169. -uccide Pallante I
985. - ucciso da Enea ivi.
Tusculane di Cicerone II 963 n.
u
.Uccelli formati da Leonardo che
per l'aria volavano I 175*'
-*-»sacri alle Muse III \fò.
— vivi che volarono ad alcuni di-
J>inti dal Bernazzano II 4^5 n.
ine (da) Giovanni allievo di
Giorgione II in n. 35o. 559.
4^5. - sue notizie ivi n.
Uglon Marco dipinse la morte
della Vergine in S. Maria della
Pace in Milano II 18 f.
Ulisse finto imbecille I a 1 1 zi. scuo-
pre Achilie fra le figlie di Lieo-
mede 956. - ebbe animo e volto
sagace 959.
Umiltà e suoi moti I 969.
Umori o temperamenti dell'uomo
I 191.- loro effetti nel corpo
ivi*
Unni come erano armati III 94°*
Uomini d'arme romani come era-
no armati III 933.
—di costumi corrotti doversi fug-
gire I 198.
— mostruosi disegnati da Leonar-
do III 220.
Uomo sacrificato a Saturno dai ro-
diani II Q78. • ad Ag laura da
quei di Salamina ivi.
Urbini Carlo pittore II 3o8« - sue
notizie ivi n.
3TÌ
Urla 1009.
Urna dei SS* Mario e Marta in Cre-
mona III i8t ».
Usi dei romani nei sacri6cjll28a>
Uso comune a molti popoli d'in-
volgere i lor morti in manti
bianchi I 346.
Vaga (del) Perino I 46. 3o8. 390.
II 71. 78. 949. 3o8. 35o. 353.
4?5. 448. 460. III 78. 180. -
eccellente in dipingere i can-
gianti I 34^.
Vaghezza e suoi moti I 2 44*
Vairone Biagio scultore III 181.
Valentiniano irop. 1 229.
Valeriano imp. Il 194. 378.
Valerio Fiacco II 5 18.
Valerio Massimo JI 38 1 n.
Valesio Francesco V. Francesco I.
Valle (da) Giovanni pittore Il3ai.
Valsolda (da) Giacomo II 375. -
sue notizie ivi n.
Van-Dyck quanto stimasse il me-
rito di Sofonisba Anguisciola
II 376 n.
Vangelo III io.
Vanità e suoi moti I 235.
Vaprio Costantino II 32 1.
Varano famiglia III 217.
Varchi Benedetto I 3oo. II i65.
436.
Varens ( marchese di) II 77 n.
Varin Quintino adornò la galle-
ria del Lussemburgo II 17 n.
Varrone II 290. 293 ». Ili 92.
Vasari Giorgio II 83 ru 234. 32?
n. 328. 375 n. 466. - dimenticò
nelle vite de' pittori quella di
Gaudenzio Ferrari 1 186. -fece
far la copia del cartone di Pisa
II 102. -fu grande amico del
Sai via ti 274 «.
Vasi Antigonidi li 3 06. • Seleuci-
di ivi- To ri elei ivi.
Lomazzo Tr. Voi. IH.
—di Febo descritti da Marziano
III 69.
— di oro del tempio di Salomone
II 225.
—preziosi lavorati da Caiani ide
lliSnn.
Vaso chiamato il giardino di Ado-
ne II 297 ».
Vaticano II no.
Vedove greche perchè vestivano
di bianco I 346.
Vegezio scrittore di cose militari
II 2o5.
Vegiu Antonio , sue sculture sot-
to Porgano di S. Maria di S.
Celso in Milano II 337.
Velabro II 33 o.
Veliti soldati romani come erano
vestili III 23 1.
Vellutello Alessandro espositore
di Dante III 29.
Vendramin famiglia II 222 n.
Venere I 245. - si cangiò in pesce
e perchè 216 n. - come deve ave-
re i capelli 307. - usava stivalet-
ti rossi 55o. - perchè fatta dagli
antichi della proporzione di die-
ci faccie II 82. - con Adone a3o.
perchè rappresentata armata dai
lacedemoni 86 n.
— Afrodite III 92.
—Anadiomène perchè cosi chia-
mata II 83 71.
— Apostrefia III 85.
— Barbata III 80.
— Callipigia o dalle belle natiche
hi 90.
'9
378
—Calva , perchè così rappreseti*
tata dai romani III 88.
—Celeste III 85.
— -Genitrice III 92*
—Popolare III 85.
— Yittrice come rappresentata dai
romani III 87.
Venere pianeta quinto governa-
tore del mondo 1 104.- suoi nomi
tW-suot influssi iVi- perchè sim-
bolo dell'aria 382.
Venti come chiamati dai romani
III i56.
Venustà e suoi moti I 245.
Verga di Mosè convertita in serpe
divorava quelle dei Magi con-
vertite parimenti in simili ani-
mali II 256.
— di Priapo perchè rappresentata
rossa I 358.
Vergogna e suoi moti I 273.
Verrc III 75 m
Vesal anatomico III 18 f.
Vespasiano imp. la 16. II 298 ft.
Vespolato Ambrogio giuocatore II
273.
Vessillo imperiale dei romani era
di color di porpora I 35o.
Vesta Dea 1 99. - perchè fatta da-
gli antichi di proporzione di ot-
to teste II 85.
Vestale veduta portar l'acqua in
un crivello I 284*
Vestali perchè conservavano con-
tinuamente il fuoco acceso I
35o. - loro attributi II 282* •
onori che ricevevano ivi.
Vesti da chi trovate III 225.
—bianche segno di allegrezza I
348.
Velurio Mamurio II 283 n.
Via lattea III 118.
Vibio Avito prefetto dell' Alvernia
fece fondere da Zenodoro un
colosso di Mercurio III 1 00.
Vicentino Francesco li 445* " di-
pinse una cappella alle Grazie
I 388.
Vico Enea allievo di Marcantonio
III 194».
Vico Giugario nell'antica Roma,
così chiamato da no tempio di
Giunone III 1 19.
Vidue Ettore musico II 197.
Vigna del cardinal d'Este in Ti-
voli II 445 n.
Vignola V. Baro zzo Jacomo.
Vinci (da) Leonardo f. Leonardo.
Vinci (da) Piero scultore I 309. -
suo gruppo colossale del San-
sone hi tu
Virgilio I 2i5. II 64. 265. 294 tu
426. 47»- 479* 4&>- 4o«- 4s>3*
5oo. 5o2. 5o4- 5o8 III 75 n. 8i.
91. 92. 96. u4* 125.1129. 137. -
suo racconto dell'avventura di
Laocoonte 1 27711.
Virginia romana I 261* Il 218.
Virtù del colorire I 3ìg.
—del lume I 36i.
—della pratica II 63.
—e necessità dell' istoria, o forma
della pittura III 7.
Visconte Prospero cavalier mila-
nese 1 321. v
Visconti Filippo Maria II 55- '
Visconti Matteo I 23p.
Vista prima mentita ft 44*
—seconda mentita II 46.
—terza mentita II 48*
—quarta mentita II 4c/.
— quinta mentita li 5o.
—sesta mentita II 5i.
Vita di S, Paolo eremita scritta
da S. Girolamo III 169 #*.
Vita Timoteo I 090.
Vite dei pittori^ scultori, ed archi-
tetti di Giorgio Vasari III 253.
Vite (della) Timoteo II 324 n -
Vi teli io rrap. I 238. 270. II 24.
Vitelliooe I 371. -sua opinione
rapporto alla luce ìvL
Vitello d'oro adorato da Aronne I
3 77 .
"Vitruvio I 5o. 5i. 128. 129. i3a.
i35. i36. i^a. 143. i<9* i5i.
i55. 354.II 93. 963 n.3ao. 3a8.
335. Ili i56. a44. -perchè voi-
le dedicare l'ordì ne jonico alla
Dea Giunone 1 93. - distinse le
specie degl' intercolunnj 148.
Vìttime convenienti a ciascun Dio
II 287.
— nere sacri ficavansi agli Dei in-
379
fernali I 345.
Volta della cappella Paolina di-
pinta da Michelangelo e Fede-
rico Zuccari II 300 n.
Volterra (da) Daniello V. Riccia-
relli.
Volubilità e suoi moli I 970.
Vopisco III 937 ».
Vulcano II 187.- perchè dai poeti
finto zoppo I 193.
W
Willaert Adriano fondatore della
scuola veneziana di musica II
196.
Winckelmann li 966 iu - suo pa-
rere sul Laocoonte I 991.
Xantippo moglie di Socrate I 257.
Zaccaria profeta III 25. 98.- folto
uccidere da Gioab II 94 1*
Zaffiro cosa rappresenta li 43 1.
Zambri uccide Èia I 999* - usur-
patore del trono d'israello 377
/i*- si brucia vivo colla famiglia
ivi.
Zarabaglia Augusto scultore II
181. 374. '
Zirlino Giuseppe maestro di cap-
pella II iqd. - sue notizie ivi ik
Zeb ucciso eia Gedeone I a36.
Zeffiro vento V Favonio.
Zenale Bernardo I i65* II 39. 47*
54* 55. 909. - dimandato di con-
siglio da Leonardo I 80. ~-sua
risposta ivi • sua cappella dipin-
ta a S. Maria del Carmine in Mi-
lano II 47- -sue pitture in Mi-
lano 49- - sua capella a S. Fran-
cesco a Milano ivi - a S. Pietro
in Gessate iV/.
Zenobi Luigi musico II 196.
Zenodoro scultore III ioo*,- au-
tore del colosso di Nerone II i65.
Zeto li 195.
Zeusi I 79. II 82. 4i5 n. III 119-
primo a trovar la maniera di
ombrar le figure I 16. - sua pit-
tura dei grappi d'uva 319. - in-
gannato dal velo di Parrasio im-
perché fece il ritratto di Peri-
cle coli 9 elmo in usta 3^0* • suo
notizie III 1 19 tu
Zmilo architetto greco III 948.
Zoroastro I 995.
Zuccari Federico II 900. S97/1.-
notizie della sua vita e delle sue
opere 900.
Zuccari Taddeo II 444 n - 445 n.
FINE.
imprimatur;
Fr. Dom. Battami Ord. Pr. Sac. Pai. Ap. Mag.
IMPRIMATUR
Joseph Canali Archiep. Coloss. Vicesgcr.
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